VOGLIO
SALVARTI
16
– Sono un ladro
Il vento entrava lieve a
scompigliarci i capelli, “È strano”
Constato guardandomi intorno.
“Cosa?” Domanda Murtagh
affiancandomi; la sabbia della piccola arena gli sporca i vestiti, non
so cosa
stesse facendo ma quando sono entrata era già qui, seduto a
terra.
“Il re” Sapendo che quelle due
parole possono spiegare tutto; lui mi guarda come se fossi stupida.
“Non c’è, e allora?”
“È strano” Insisto; tutti i
giorni dopo il mio ritorno ha supervisionato i nostri allenamenti di
scherma e
ha sostituito i gemelli come insegnante di magia, un vero
professionista al
confronto di quei due.
“Bè, allora forse avrò il
tempo di parlare con te” è una settimana che lo
evito, non mi va di parlare
della sera in cui eravamo ubriachi; ha dormito con me e allora?! Sembra
che non
gli sia mai successo e sono sicura che ha fatto di peggio. Ma non credo
che
potrò evitarlo adesso.
“Non abbiamo niente di cui
parlare” Uffa, ma perché deve rendere le cose
più difficili.
“Dai, non ti piacciono più i
miei occhi?” Sbatte le palpebre con fare ironico; sbuffo, ma
decido di
reggergli il gioco.
“Sì, da morire; quasi quasi
prendo un coltello e ti cavo i bulbi oculari per conservarli in un
barattolo,
ma per consolarti dal dolore ti prometto che li terrò sul
comodino” Lui ride di
gusto.
“Questo mi consola veramente;
ma credo che ci sarebbero metodi migliori per ammirarli prima di andare
a
letto” Sogghigna.
“Ah sì? E quali sarebbero?” Mi
avvento su di lui con la spada ed iniziamo il nostro allenamento.
Dopo due ore di allenamento ci
fermiamo col fiatone, sono riuscita a batterlo una volta ma le altre
tre ha
vinto lui; fuori il sole sta tramontando e io ho una fame pazzesca.
“Io questa sera ho intenzione
di bere, vuoi farmi compagnia?” Domanda; lo squadro, che
intenzioni ha? Vuole
chiedermi qualcos’altro?
“Non ci casco una seconda
volta cavaliere” Lo ammonisco avviandomi verso
l’uscita, lui mi segue.
“Non ho intenzione di
chiederti nulla, pensavo solo che se vuoi bere è meglio che
non incorri in
qualche rissa da osteria contro qualcuno che non puoi battere e senza
finire in
un fossato mentre torni al castello” Ridacchia, probabilmente
pensando al mio
comportamento di dieci giorni fa.
“So badare a me stessa,
cavaliere”
“A me non sembrava e il mio
nome è Murtagh” Sospira “E comunque
potresti incontrare dei ladri” Ridacchia
ancora, come se avesse appena fatto una battuta.
“Tipo chi?” Domando annoiata.
“Tipo me” Risponde sicuro.
“Tu?!” La mia voce alle mie
orecchie suona sconcertata, che bisogno ha di rubare lui? “E
cosa avresti
rubato?” Chiedo curiosa.
“Ancora niente, ma ruberò il
tuo cuore” Accarezzo l’idea di girarmi e dargli uno
schiaffo, ma mentre ci
penso lo schiaffo si trasforma in un bacio e così decido di
lasciar perdere e
di ribattere con l’ironia.
“Le cose preziose le proteggo
bene e non bastano semplici ladruncoli per rubarle” Lui
sorride sbarrandomi la
strada, lo osservo fintamente annoiata.
“Dammi una sera” Rido “Se
credi che non ci riuscirò cosa ti costa?” Scuoto
la testa; il problema non è
che penso che non ci riuscirà, ma l’esatto
contrario, ho paura che ci riesca.
Voglio che ci riesca.
“Accetto” Ma quanto sono
stupida? Che cosa vuole da me? Perché mi devo innamorare
proprio ora? No! Non
sono innamorata! È solo che lui mi incuriosisce, non
centrano questioni di
cuore; non me lo posso permettere. Dovrei togliermi lo sfizio e basta!
Eppure sto
sognando baci sotto un albero all’alba, il suo respiro sul
collo, la sua risata
nell’orecchio, carezze…
“Sant’iddio mi sto
innamorando” Ma perché?!
“Anna, forse potresti lasciar
perdere il tuo piano di conquista e
goderti un po’ di felicità, la meritiamo
entrambe”
“No! Ci godremo la felicità quando sarò
regina”
“Fai come ti pare, ma se le cose stanno così non
baciarlo” Detto
questo esce dalla mia mente. E solo in questo momento mi accorgo che
Murtagh mi
sta trascinando per le vie della capitale; ha la mano stretta nella
mia, mi
rendo conto, stringo la presa e mi affretto a seguirlo. Sì,
un po’ di felicità
per una sera che male vuoi che faccia?
Entriamo in una taverna,
Murtagh mi lascia la mano per andare a chiedere qualcosa al
proprietario e io
me ne dispiaccio un po’; poco dopo torna con due borracce
simili a quelle della
sera di dieci giorni fa, lo guardo un po’ scettica mentre le
infila in una
bisaccia.
“Solo due” Lui sogghigna.
“Fidati, bastano e avanzano”
Sta per dirigersi fuori quando io lo fermo per un braccio.
“Non stiamo qui?” Domano
interdetta; lui fa una faccia stranita.
“Certo che no!” Esclama quasi
indignato; in effetti la locanda non mi sembra molto accogliente e
puzza.
Annuisco e lui torna a dirigersi in strada, lascio la presa sul suo
braccio ma
gli afferro la mano; lui si volta stranito e poi abbozza un sorriso.
“Volevo dire meno di una sera”
“Oh stai zitto” Gli intimo con
la faccia scura; ride e inizia a guidarmi per i vicoli della
città.
Ci troviamo fuori dalle mura,
percorriamo il muro perimetrale fino ad a raggiungere una piccola
insenatura
tra i mattoni; Murtagh vi si accoccola e mi tira dentro, mi siedo di
fianco a
lui e prendo la borraccia che mi porge, la stappo e bevo un sorso; il
liquido
inizia a bruciare subito e mi viene da tossire, ma cerco di resistere
con un
risultato piuttosto ridicolo; Murtagh ride.
“Smettila, non è divertente!”
Protesto sorridendo a mia volta; lui scuote la testa e prende un sorso
dalla
mia borraccia, ingoia e non sembra affatto risentirne.
“È solo questione di
abitudine”
“Vedo che sei molto esperto di
queste cose” Lo punzecchio, scuote nuovamente la testa
sfiorandomi con in
capelli le guance;
prende un altro sorso
prima di parlare.
“Tu non capisci… Farei di
tutto per dimenticarmi di tutti, anche solo per un
po’” Effettivamente non
capisco cosa intende, deve averne passate molte più di me,
già solo provare a
resistere a Galbatorix deve essere molto doloroso, per mente e corpo.
“Vuoi dimenticarti anche di
me?” Cerco di sdrammatizzare, lui sorride.
“No, non voglio dimenticarmi
le poche cose buone che ho” Sorrido, ma dentro mi sento
morire; sto facendo
tutti gli sbagli che mi ero ripromessa di non fare… E mi
piace
sbagliare, mi fa
sentire viva; quel dolore intenso e quel sentimento che provo per lui
che mi
dilaniano mi fanno sentire tremendamente viva.
“Hmmm, non credi di dover
essere lucido per cercare di trovare un modo… per
andarsene” E è la prima volta
che desidero veramente andarmene; lui ride, una risata piena di
amarezza e
triste.
“Tu non hai la più pallida
idea di quello che voglio dimenticare” Si ferma per bere e
continua “ Con te il
re è completamente diverso, forse perché non
gli hai aperto ufficialmente le ostilità, non
so… Comunque non hai
ancora avuto il piacere di vederlo realmente arrabbiato; quando mi hai
trascinato via dopo che non avevo catturato Eragon, quello è
stato niente; mi
ha richiamato ed è stato peggio, molto peggio. Ho saputo che
ha ucciso cinque
servi prima che arrivassimo noi; quando ci sei tu si comporta con i
guanti,
forse non ti vuole spaventare…” Piega la testa di
lato e non riesco a reggere
il suo sguardo, gli sottraggo la borraccia e bevo, questa volta non
tossisco.
“Hei, non ci pensare ora; non
conta” Mi dice, mentre mi sfiora una guancia con due dita;
devo avere gli occhi
lucidi, ma è colpa dell’alcol.
“Assolutamente” Mi
deride Ignem.
Beviamo ancora un po’
entrambi, non mi sento così brilla come l’altro
giorno, ma anche se ha bevuto
di più Murtagh è meno ubriaco di me; sto per
portare la borraccia alla bocca
quando lui me la toglie di mano e la chiude.
“Credo possa bastare per oggi”
Sospiro, non ha tutti i torti; chiacchieriamo ancora un po’
di com’è il mio
mondo e quando ha finito le domande restiamo per qualche secondo in
silenzio,
io non voglio chiedergli nulla del suo passato, è una ferita
non ancora chiusa
e non voglio farla sanguinare, in più non voglio essere
coinvolta più di quanto
non sono già.
“Anna, vorrei fare una cosa…”
Inizia; io sogghigno.
“Fammi indovinare, un bacio”
Quanto è ben educato e timido; mi giro e lo bacio, la prima
cosa che sento è la
risata di Ignem, poi esce un attimo dalla mia testa e allora avverto le
labbra
di Murtagh, schiudo le mie e il sapore dell’alcol mi invade,
non avevo sperato
di meglio; mi lascio andare e avvicino il mio corpo al suo, lui mi
passa le
braccia sui fianchi e mi abbraccia.
Quando ci stacchiamo è solo
per respirare, lui appoggia la fronte sul mio collo e io la guancia
sulla sua
testa.
“Meno male che non avresti dovuto
baciarlo” Ridacchia Ignem, io
sbuffo e Murtagh ha un fremito, alza le testa e mi guarda, sembra
imbarazzato.
“Non è per te!” Esclamo
capendo quello che lo ha turbato “È Ignem
che… Fa battute” Mi sembra stupido
dirlo, ma il viso del cavaliere rosso si distende in un sorriso.
“Anche Castigo non è da meno”
Mi trascina più vicino, appoggio la schiena al suo petto e
lui mi passa un
braccio sulla pancia; uso la sua spalla come poggia testa e mi giro per
guardarlo, anche lui si gira ma l’oscurità non mi
permette di distinguere i
suoi lineamenti. Come se mi avesse letto nel pensiero accende un globo
di luce
che si alza fino ad
arrivare a toccare
il basso soffitto della piccola insenatura.
Sul viso di Murtagh si
disegnano ombre altalenanti e mentre le osservo le palpebre si fanno
pesanti,
alla fine mi addormento tra le sue braccia.
NOTE
DELL’AUTRICE: Ciao a tutti;
ringrazio come sempre coloro che leggono, recensiscono, seguono,
ricordano e
preferiscono la mia storia.
Ciao e grazie ancora