Ma noi
non siamo nessuno?!
Tetsuo:
4000 LP = WIN
« Mi dispiace molto per Akari-san. » disse Kotori,
togliendosi la lente a sua volta, con grande solidarietà
femminile. Quella
ragazza aveva sempre una parola gentile per tutti.
« Già. » aggiunse Yuma con le mani
dietro la testa e una
faccia non particolarmente afflitta. In pratica, non gliene importava
granché;
conosceva le capacità della sorella e immaginava sarebbe
andata più o meno in
quel verso. Aveva cercato a lungo di farla appassionare a quel genere
di
combattimenti ma era stato tutto inutile.
La ventenne si mise seduta per terra togliendosi la lente
arancione e sospirando sconfitta.
Ma perché doveva perdere tutte le volte? Non riusciva a
capire. Eppure si era impegnata sodo per migliorare la propria
strategia ed il
proprio deck. Non credeva che duellare e mettere su un mazzo di carte
fosse
così complicato, doveva ammetterlo. Però non si
era fermata ed era andata
dritta per la sua strada, come faceva sempre.
Si rimise in piedi spolverandosi i pantaloni bianchi e
togliendosi il duel disk. Mentre lo riponeva in tasca il suo sguardo
cadde sul
fratello e non poté fare a meno di sentirsi ancora
più afflitta e, in un certo
senso, arrabbiata. Persino Yuma era riuscito a diventare un vero
duellante,
perché dunque non poteva riuscirci lei?
« Se c’è riuscito un asino come mio
fratello dovrei farcela
anch’io, no? » borbottò tra
sé ad occhi chiusi.
Le sarebbe piaciuto davvero pensarla così, ma non poteva.
Rialzò
le palpebre osservando Yuma chiacchierare vivacemente con i suoi due
amici e un
lieve sorriso si formò sulle sue labbra.
Lui aveva lottato tanto per raggiungere il suo obbiettivo.
Nessuno lo sapeva meglio di lei, avendolo osteggiato in tutti i modi
possibili.
Era vergogno ed inammissibile da parte sue essere gelosa di lui dopo
tutto ciò
che aveva dovuto subire. Sarebbe stato ingiusto e lei non lo era,
specialmente
con il suo adorato ed indisponente fratellino. Avrebbe potuto riprovare
anche
all’infinito ma non sarebbe mai stata in gamba come lui.
Doveva rassegnarsi su
questo.
« Vedo che hai perso di nuovo. »
« Già. » rispose senza pensare. Ma poi
si pietrificò in
preda allo stupore assoluto. Quella voce la conosceva fin troppo
bene… si girò
all’improvviso per la sorpresa ed un certo shock trovandosi
di fronte l’ultima
persona che pensava di rivedere.
« Charlie! » l’uomo la guardava immobile
e sorridente. Si
toccò il cappello in un gesto di saluto diretto solo a lei.
« Ne è passato di
tempo, Akari. » Vi era una certa malizia nella sua voce ed
uno sguardo talmente
intenso che lei, per tutta risposta, arrossì. Sì
sentì un po’ incavolata con sé
stessa. Le procurava sempre quel tipo di effetto ma, d’altro
canto, era
innamorata di lui da quando aveva quindici anni. Ed il primo amore non
si
scorda mai. Per quanto quest’ultimo sia assurdo a volte.
« Che cosa ci fai qui? »
« Sono passato per un saluto. » si
avvicinò a lei, mani in
tasca a faccia da schiaffi. Esattamente come tutte le volte che lo
rivedeva. «
Non sapevo avessi iniziato ad appassionarti ai duelli. »
« Infatti non m’interessano affatto. »
puntualizzò
abbassando gli occhi in maniera fin troppo pudica, se si considerava il
suo
carattere. « È solo che devo scrivere un articolo
su un minitorneo che si terrà
in città e per farlo sono obbligata a duellare. Inoltre
avrò la possibilità
d’immedesimarmi meglio nei duellanti. Almeno così
dice il direttore. » Cosa di
cui non era affatto convinta, ma era pur vero che il suo capo
difficilmente
sbagliava su quel genere di questioni. Charlie, per tutta riposta,
emise un
sonoro fischio e si calcò meglio il cappello in testa.
« Far duellare te? Che coraggio. » disse con un
malcelato sarcasmo,
ma il suo sguardo era talmente diretto e gentile da costringerla a
girarsi
dall’altra parte con le braccia conserte e gli occhi chiusi.
« Beh, non è colpa mia. Sono gli intoppi del
mestiere.
Comunque sia… » si voltò parzialmente
per guardarlo meglio. « Resti a pranzo da
noi? »
« Perché no? » si toccò
nuovamente la falda del cappello –
quel gesto la faceva impazzire! – e le fece
l’occhiolino. « Accetto volentieri,
purché cucini tu. E magari ti metti anche un po’
di trucco. »
« Non ci contare. » Akari si ricoprì
nuovamente di rossore e
per darsi un contegno gli diede le spalle ancora una volta. Stava
diventando
una cattiva abitudine. « Comunque vado ad avvisare la nonna.
» Lo piantò nel
mezzo del giardino intenzionata a dirigersi verso casa quando venne
improvvisamente attirata all’indietro. « Eh?
» Si trovò, non seppe bene come,
con la faccia premuta contro qualcosa di solido, caldo e che profumava
di
sandalo e terra.
Il petto di Charlie.
Si scostò lo stretto necessario per guardarlo negli occhi
mentre il rossore e le sue guance erano divenute una cosa sola. Altro
che trucco,
lì ci voleva un intero cofanetto di cipria bianca.
« Ma… » Akari era il genere di persona
che riusciva a
rimettere al suo posto chiunque. Non aveva peli sulla lingua e ancor
meno un
carattere docile. Eppure davanti all’allievo di suo padre
perdeva buona parte
del suo fuoco. Era sempre stato così. Si rese vagamente
conto di ciò mentre lui
la fissava seriamente ed intensamente; gli occhi due gemme blu dal
fondo
imperscrutabile e misterioso.
« Charlie, io… » Avrebbe dovuto
fermarlo. Pensava a questo
mentre osservava il suo viso farsi sempre più vicino. Poteva
notare le
sfumature dei suoi capelli scuri, l’abbronzatura della sua
pelle e percepire il
calore del suo fiato che sapeva vagamente di fumo. Stavolta le stava
dando il
tempo di fermarsi, solo che era lei a
non volerlo fare in quel momento.
Se soltanto avesse avuto la certezza che fosse serio…
Se soltanto non avesse trentaquattro anni…
Se soltanto non fosse un avventuriero…
Se soltanto avesse smesso di pensare una volta per tutte.
L’uomo schiuse la bocca passandosi la lingua sulla labbra
mentre Akari faceva altrettanto, attendendo che finalmente
s’incontrassero.
Avrebbe dovuto cominciare ad uscire con qualche uomo, tutta quella
astinenza
non le faceva bene.
« Akari… » la chiamò con un
tono di voce così intimo da
risultare imbarazzante. Non aveva mai cercato di sedurla seriamente,
cosa che
lei aveva sempre sperato. Ma sarebbe morta schiacciata da una trave
piuttosto
che dirglielo.
« Charlie… » invocò il suo
nome in un sussurrò un’ultima
volta prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare…
Stavolta per davvero…
Basta pensieri inutili…
Voleva solo essere baciata da lui…
Come solo un uomo può prendere una donna.
« Charlie! » la voce di suo fratello la
schiantò sul pianeta
terra con la stessa velocità con cui lui mangiava. Non si
aveva nemmeno il
tempo d’ingoiare il primo boccone che la ciotola del giovane
Tsukumo era già
vuota. A quanto
pareva i ragazzini che
si erano finalmente accorti della presenza dell’ospite.
Fortunatamente lui la
copriva con la sua stazza per cui nessuno dei tre sospettava neanche
lontanamente cosa stava per accadere tra di loro.
« Ciao Charlie, come stai? »
« Non c’è male Yuma, grazie. E tu?
» Da quando avevano
duellato erano diventati buoni amici, anche se si vedevano decisamente
poco.
L’uomo lasciò andare il braccio della ragazza,
girandosi verso il ragazzino in
modo da coprirla con il suo corpo e darle il tempo di riprendersi.
Akari si
girò a sua volta facendo dei respiri profondi e cercando di
ricomporsi. Mai
avrebbe permesso a qualcuno di sospettare qualcosa, tanto meno a quel
ficcanaso
di suo fratello.
« Benissimo! Che ne dici di un duello a coppie? »
chiese
quest’ultimo col suo solito entusiasmo e senza perdere tempo.
« Dico che è un’ottima idea. I partner
non mancano. » annuì soddisfatto
lanciando poi un’occhiatina alla ventenne che rispose
arrossendo ancora ed
abbassando gli occhi.
« Aspetta un attimo Yuma. » lo chiamò
Tetsuo perplesso. « Io
e te possiamo duellare insieme, ma chi farà coppia con
Charlie-san? Non c’è
nessuno che sappia duellare qui. » Senza che gli altri se ne
rendessero conto
la maggiore degli Tsukumo si girò a fissarli male. Molto
male.
« Hai ragione. Kotori non sa duellare ed oltre noi non
c’è
nessuno. » annuì un po’ deluso, ma
giusto qualche secondo. Il tempo di
ritornare in sé e passare all’azione.
«Allora faremo un duello noi due, ti va? »
Intanto un nervo pulsava minacciosamente sulla tempia della giovane che
minacciava di esplodere da un momento all’altro.
« Certo. » altro toccò al cappello.
Adorava compiere quel
semplice gesto, ma adorava ancor di più vedere la figlia del
suo maestro fuori
dai gangheri. « Se nessuno può farlo è
inutile aspettare. » A quel punto Akari
perse definitivamente la pazienza. Un conto era sapere di essere scarsa
nei
duelli, un conto era essere trattata alla stregua di un sopramobile.
« Ehi! E
io non sono nessuno?!
»
Salve
gente.
Questa fiction è la
vendetta di quei personaggi che pur essendo presenti nella serie
vengono
sistematicamente ignorati. Un piccolo modo per dare spazio e chi viene
poco
considerato.
Piccole
precisazioni:
- Secondo quanto dice
Yuma nel manga, Akari ha perso 40 volte contro Tetsuo.
- Non conosco il suo
deck. Ne ho trovato uno ma non mi piaceva e così ho scelto
l’archetipo
cavaliere-gemma.
- Per chi non lo
sapesse, Charlie è l’allievo di Kazuma
nonché proprietario della motocicletta
posseduta da Akari. Oltre ad essere l’uomo di cui
è da sempre innamorata.
Ora vi saluto gente.
Alla prossima.
Koishan sakura.