Ispirato ad una
storia vera.
Ci tengo a
dirlo, perché al posto di
Blaine c’ero io nel pullman qualche giorno fa. Grazie,
trasporti italiani!
Peccato che non ci fosse nessun Kurt per me!
Of buses and
trains
Le fermate
dell’autobus non sono mai
piaciute particolarmente a Kurt. Troppa folla, troppo rischio di esser
toccati
da mani sudate ed appiccicaticce che non sai dove sono state prima di
posarsi
su di te. No, Kurt odia decisamente gli autobus,.
Ma odia di
più il treno che non è
passato costringendolo a prendere l’autobus fino a Lima.
Continua a
spostare il peso da una
gamba all’altra, guardando l’orologio. Sono le
21.45, probabilmente suo padre
si sta chiedendo che fine abbia fatto, dal momento che per
quell’ora avrebbe
dovuto già essere a casa, se non ci fosse stato uno sciopero
inatteso.
“Ehi,
scusa amico, hai da accendere?”
gli chiede una ragazza dai capelli corvini con delle alquanto
discutibili
ciocche fucsia e Kurt scuote la testa, spostandosi di qualche passo
verso il
muro.
Dannato Finn che
non è voluto passare
a prenderlo con la macchina.
Forza, Kurt! Ce la puoi fare. Non ha neppure
finito di pensarlo, quando un
signore sulla quarantina gli si avvicina, sfiorandosi le labbra con la
punta
della lingua. “Sei qui da solo?” domanda e Kurt ha
paura a dirgli di si. “Beh,
non penso che un ragazzino come te dovrebbe starsene tutto solo.
È un peccato.”
Kurt sorvola sul
fatto di essere stato
definito ragazzino all’età di ben 24 anni e si
concentra sulla mano che l’uomo
gli ha appena messo su una spalla.
“Ehi!”
gracchia, divincolandosi ed
avvicinandosi alla coppia alla sua destra. La donna ha un poco
rassicurante
tatuaggio di tigre sull’avambraccio, ma poco importa.
È sicuramente meglio che
starsene accanto a quel tipo che automaticamente ha mosso un paio di
passi
verso Kurt, rifiutandosi di lasciarlo andare così facilmente.
Kurt si lascia
sfuggire l’ennesimo
gridolino sorpreso quando lui lo tocca ancora e l’uomo fa una
smorfia.
“Guarda
che non mordo mica! Non voglio
violentarti davanti a tutti, cosa credi? Sto solo cercando di fare
amicizia. E
guardami quando ti parlo!”
Nonostante i
suoi migliori sforzi,
Kurt non riesce ad alzare lo sguardo verso di lui e continua a
graffiarsi il
dorso della mano sinistra con le unghie della destra.
“Ehi!
Lascialo in pace!”
Il viso di Kurt
scatta nella direzione
della nuova voce ed improvvisamente si trova di fronte il suo
salvatore. Un
ragazzo più o meno della sua stessa età, capelli
ricci che gli cadono
dolcemente sugli occhi e uno sguardo adorabilmente indispettito.
“E tu
cosa vuoi, Hobbit?”
Il ragazzo
scrolla le spalle,
rivolgendosi a Kurt con un sorriso imbarazzato, “Tutto
okay?”
Kurt annuisce
proprio nel momento in
cui arriva il pullman.
Ci sono troppe
persone intorno e Kurt
sa che se vuole sedersi deve prepararsi a sgomitare. Per quanto la cosa
lo
infastidisca, preferisce una ressa di cinque minuti, piuttosto che due
ore di
viaggio, schiacciato tra il gomito appuntito di una signora troppo
bassa e
l’ascella sudata di un uomo panciuto!
E
così eccolo che si affretta,
arrancando per raggiungere le porte dell’autobus, odiando
Finn, i trasporti e
l’intero continente!
“La
borsa – Ehi!” La signora che sta
salendo è rimasta incastrata con la tracolla tra la folla,
mentre le sue gambe
sono già sull’autobus e rischia di cadere
rovinosamente, mentre qualcuno dal
basso continua ad impedirle di tirare via
la suddetta borsa. È una Chanel, osserva Kurt.
Beh, la donna poteva
tranquillamente chiamare un taxi, se ha la possibilità di
comprare una Chanel.
“Ehi!
Mi sta facendo mal- AHI!”
Kurt riconosce
chiaramente la voce del
ragazzo che lo ha salvato e si volta nella sua direzione. Non riesce a
vedere
bene, anche perché il tipo dietro di lui continua a
spingerlo.
Il ragazzo dagli
occhi nocciola è
basso, Kurt lo intravede appena,
schiacciato tra due persone e vorrebbe aiutarlo, ma proprio quando sta
per
arrendersi all’idea di entrare nell’autobus e sta
per voltarsi indietro e
soccorrere il ragazzo, con un’altra spinta si ritrova di
fronte alla porta. Un
passo e sale, porgendo stizzito il biglietto all’autista ed
accaparrandosi un
posto.
Altre persone
continuano a salire e
l’autobus inizia a riempirsi, mentre Kurt si chiede che fine
abbia fatto il bel
ragazzo dagli occhi nocciola.
Una donna sulla
trentina gli chiede se
può sedersi accanto a lui e Kurt si alza, lasciandole
occupare il posto interno,
approfittando per sbirciare fuori. Si risiede senza essere riuscito a
scorgere
il ragazzo e quando alza lo sguardo se lo trova di fronte. Sembra
sconvolto,
con le guance arrossate e i capelli spettinati.
“Tutto
okay?”
Il ragazzo
annuisce, sforzandosi per
riprendere fiato e si aggrappa ad una maniglia, restando accanto a
Kurt.
Un’occhiata alle sue spalle e Kurt si rende conto che il
pullman è già tutto
pieno e ci sono un paio di persone in piedi.
Quando ormai i
passeggeri sono
incollati gli uni agli altri, pressati come sardine in scatole,
l’autista decide
che gli altri non possono salire e
parte. Peggio per loro.
“Io
sono Kurt. Grazie per prima.”
“Blaine.
Non c’è di che!” sorride, “Se
riuscissi a muovermi ti stringerei la mano.”
Kurt
ricambia il sorriso e Blaine strizza gli occhi quando in
una curva
qualcuno gli finisce addosso.
“Tutto
bene?” chiese e Blaine annuisce
ancora, ma lui non gli crede neanche un po’’.
“Sicuro? Sembra che tu stia per
svenire!”
Il suo viso
è improvvisamente
diventato pallido, color latte, gli fa notare Kurt. Blaine sospira,
“Va tutto
bene. È solo – fa caldo.”
Kurt si morde il
labbro, “Già!
Maledetti treni, a quest’ora sarei già a
casa.”
“Beh,
non ci saremmo conosciuti se
avessimo preso il treno, probabilmente.”
“Probabilmente
ci saremmo conosciuti
in circostanze più … comode! Dove
scendi?”
“Westerville,”
Blaine socchiude gli
occhi, inspirando a fondo, “Tu?”
“Lima.
Sicuro che sia tutto okay? Vuoi
sederti?”
“No,
tranquillo sto bene. Mi gira solo
un po’ la testa.”
Kurt fa una
smorfia, maledicendosi per
ciò che sta per fare. “Dai, siediti.”
Si alza,
forzando Blaine al suo posto,
mentre la signora accanto a loro li guarda preoccupata, “Stai
per vomitare? Ti
prego, non vomitarmi addosso. L’ultima volta c’era
un tipo che ha vomitato e-”
“Sta
svenendo, non vomitando, tanto
per la cronaca!” Kurt quasi le urla addosso, “Ma
penso che se lei ripetesse in
continuazione ad una persona che sta per vomitare questa parola
… Beh potrebbe
ritrovarsi il suo vomito sul viso!”
Blaine abbozza
un sorriso e la signora
fa spallucce, voltandosi verso il finestrino. Kurt inizia a frugare
nella
propria ventiquattrore, alla ricerca del blocco di appunti di
Fotografia
Panoramica che non avrebbe mai pensato gli sarebbe tornato utile. Lo
tira fuori
e comincia a sventolarlo davanti al viso di Blaine.
“Meglio?”
Il ragazzo
annuisce, “Grazie davvero.
È che c’è troppa gente.”
“Claustrofobico?”
“No,
non direi. È solo- è proprio
affollato qui dentro!”
“Vuoi
un po’ d’acqua?” Kurt tira fuori
anche una bottiglina di acqua naturale, magari sarà
diventata più calda di un
brodo di verdure, ma è comunque acqua; la porge a Blaine e
lui l’accetta con
piacere.
“Non
ti hanno mai detto che non si
accettano le cose dagli sconosciuti?” chiede Kurt quando
Blaine gli restituisce
l’acqua.
“Non
siamo sconosciuti. Mi hai appena
salvato la vita!”
Kurt ghigna,
felice che Blaine si sia
ripreso abbastanza da fare dell’umorismo sulla loro
estenuante condizione
momentanea.
“Allora,
presunto sconosciuto, come
mai vai a Lima?”
“Faccio
un salto dalla mia famiglia,
da quando sono a New York li vedo poco. Tu?”
“Mio
fratello torna in città per
annunciare il suo imminente matrimonio o qualcosa del genere e mi ha
chiesto di
esserci.”
“Oh-”
L’autobus svolta ancora e Kurt
perde per un attimo l’equilibrio, finendo diritto addosso al
ragazzo alla sua
destra e ritrovandosi compresso tra la sua spalla e la schiena di un
altro
signore alla sua sinistra.
“Grazie
davvero, Kurt. Puoi sederti,
ti ho disturbato abbastanza.”
Blaine fa per
alzarsi, ma Kurt lo
blocca con una mano sulla spalla, “Resta seduto, sei ancora
bianco come un
lenzuolo.”
Blaine
sta per replicare quando la signora al
suo fianco gli posa una mano sulla spalla e Kurt ha la sensazione che
Blaine si
sia spaventato quando, colto di sorpresa da quel gesto, salta
letteralmente sul
sediolino prima di voltarsi nella sua direzione.
“Scendo
alla prossima fermata, quindi
puoi farmi passare e potete sedervi entrambi.” Il suo tono
sembra annoiato, ma
se Blaine ci ha fatto caso, non lo da a vedere.
“Perfetto!”
Esulta, tornando a
concentrarsi su Kurt, “Mi fai alzare, per favore?”
“Come?”
“Mi
stai davanti e dovrei far passare la
signora. Sai, penso abbia fretta!! Blaine gli fa un occhiolino e Kurt
resta
impalato di fronte a lui ancora un attimo, prima di ritrovare le
proprie
facoltà motorie e spostarsi.
Quando lo
signora scende, Blaine
scivola sul sediolino interno e Kurt si siede accanto a lui, tirando un
sospiro
di sollievo.
“Studi
fotografia?”
Kurt guarda il
blocco che ha tra le
mani e lo apre, sfogliando distrattamente, “Studio Moda e
Design,” spiega con
una punta di orgoglio nella voce, “Questo è un
corso a scelta.”
“Interessante.”
“Tu
invece?”
Blaine inclina
la testa verso
sinistra, “Io cosa?”
“Cosa
fai? Non so, studi, lavori,
perdi tempo.”
Blaine ride,
“Perdi tempo? sul serio
ti aspetti che qualcuno ti risponda cos? Comunque studio
anch’io. Oh, tra
l’altro anche io sono alla NYU.”
“Come
sai dove studio?” Per un attimo
nella mente di Kurt affiora l’idea che Blaine possa in
qualche modo essere uno
stalker o un serial killer. Chiamatelo pure paranoico, ma una persona
che non
ha mai visto prima in vita sua, sa perfino che università
frequenta. E Kurt è
da solo in un pullman pieno di sconosciuti poco raccomandabili, non si
stupirebbe di certo se Blaine provasse a fargli qualcosa di male.
Il moro
però non lo tocca, posa
soltanto un dito sull’emblema della facoltà ben
evidente sul quaderno che Kurt
ha ancora tra le mani.
“Oh. E
cosa studi?” chiede rassicurato.
“Per
adesso sto seguendo i corsi di
base. Vorrei fare legge, o magari medicina. E intanto faccio qualche
corso di
arte e spettacolo.”
Kurt inarca un
sopracciglio, “Insomma,
hai le idee chiare, amico!”
“Non
tutti nascono con Vogue tra le
mani.”
Kurt torna
improvvisamente teso, “Come
sai che leggo Vogue?” domanda circospetto. Stavolta non
c’è niente che possa
ricollegare alla rivista, proprio niente e Blaine non può
inventare stupide
scuse.
Il ragazzo di
fronte a sé fa
spallucce, “L’ho detto a caso, era una battuta. A
volte leggo Vogue e ho
pensato che-”
“Tu
leggi Vogue?” chiede, ancora
insospettito.
“Ho
parecchi interessi!” Kurt non può
fare a meno di notare che Blaine sembra imbarazzato all’idea
di leggere Vogue,
mentre lui se ne vanta continuamente.
“La
prossima è la tua fermata.”
Kurt sbuffa,
consapevole che sta per
salutare Blaine e probabilmente non lo rivedrà mai
più. “Starai bene per il
resto del viaggio?”
Blaine aggrotta
le sopracciglia folte,
“Penso di si. Ma se sei in pensiero potresti darmi il tuo
numero, così ti
faccio sapere se arrivo vivo a destinazione.”
“È
il modo peggiore con cui qualcuno
abbia mai chiesto il mio numero,” confessa Kurt, ma prima che
Blaine possa dire
un’altra parola, gli ha già scritto il numero su
una pagina del quaderno, l’ha
strappata e gliela ha consegnata, salutandolo con un cenno della mano e
lasciando il posto accanto a lui.