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Autore: ChibyLilla    05/07/2014    1 recensioni
Ispirato ad una storia vera!
Kurt è costretto a prendere l'autobus in una zona poco raccomandabile per di più.
Ovviamente incontra Blaine.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ispirato ad una storia vera.

Ci tengo a dirlo, perché al posto di Blaine c’ero io nel pullman qualche giorno fa. Grazie, trasporti italiani!
Peccato che non ci fosse nessun Kurt per me!

 

Of buses and trains

 

Le fermate dell’autobus non sono mai piaciute particolarmente a Kurt. Troppa folla, troppo rischio di esser toccati da mani sudate ed appiccicaticce che non sai dove sono state prima di posarsi su di te. No, Kurt odia decisamente gli autobus,.

Ma odia di più il treno che non è passato costringendolo a prendere l’autobus fino a Lima.

Continua a spostare il peso da una gamba all’altra, guardando l’orologio. Sono le 21.45, probabilmente suo padre si sta chiedendo che fine abbia fatto, dal momento che per quell’ora avrebbe dovuto già essere a casa, se non ci fosse stato uno sciopero inatteso.

“Ehi, scusa amico, hai da accendere?” gli chiede una ragazza dai capelli corvini con delle alquanto discutibili ciocche fucsia e Kurt scuote la testa, spostandosi di qualche passo verso il muro.

Dannato Finn che non è voluto passare a prenderlo con la macchina.

Forza, Kurt! Ce  la puoi fare. Non ha neppure finito di pensarlo, quando un signore sulla quarantina gli si avvicina, sfiorandosi le labbra con la punta della lingua. “Sei qui da solo?” domanda e Kurt ha paura a dirgli di si. “Beh, non penso che un ragazzino come te dovrebbe starsene tutto solo. È un peccato.”

Kurt sorvola sul fatto di essere stato definito ragazzino all’età di ben 24 anni e si concentra sulla mano che l’uomo gli ha appena messo su una spalla.

“Ehi!” gracchia, divincolandosi ed avvicinandosi alla coppia alla sua destra. La donna ha un poco rassicurante tatuaggio di tigre sull’avambraccio, ma poco importa. È sicuramente meglio che starsene accanto a quel tipo che automaticamente ha mosso un paio di passi verso Kurt, rifiutandosi di lasciarlo andare così facilmente.

Kurt si lascia sfuggire l’ennesimo gridolino sorpreso quando lui lo tocca ancora e l’uomo fa una smorfia.

“Guarda che non mordo mica! Non voglio violentarti davanti a tutti, cosa credi? Sto solo cercando di fare amicizia. E guardami quando ti parlo!”

Nonostante i suoi migliori sforzi, Kurt non riesce ad alzare lo sguardo verso di lui e continua a graffiarsi il dorso della mano sinistra con le unghie della destra.

“Ehi! Lascialo in pace!”

Il viso di Kurt scatta nella direzione della nuova voce ed improvvisamente si trova di fronte il suo salvatore. Un ragazzo più o meno della sua stessa età, capelli ricci che gli cadono dolcemente sugli occhi e uno sguardo adorabilmente indispettito.

“E tu cosa vuoi, Hobbit?”

Il ragazzo scrolla le spalle, rivolgendosi a Kurt con un sorriso imbarazzato, “Tutto okay?”

Kurt annuisce proprio nel momento in cui arriva il pullman.

Ci sono troppe persone intorno e Kurt sa che se vuole sedersi deve prepararsi a sgomitare. Per quanto la cosa lo infastidisca, preferisce una ressa di cinque minuti, piuttosto che due ore di viaggio, schiacciato tra il gomito appuntito di una signora troppo bassa e l’ascella sudata di un uomo panciuto!

E così eccolo che si affretta, arrancando per raggiungere le porte dell’autobus, odiando Finn, i trasporti e l’intero continente!

“La borsa – Ehi!” La signora che sta salendo è rimasta incastrata con la tracolla tra la folla, mentre le sue gambe sono già sull’autobus e rischia di cadere rovinosamente, mentre qualcuno dal basso continua ad impedirle di tirare via  la suddetta borsa. È una Chanel, osserva Kurt. Beh, la donna poteva tranquillamente chiamare un taxi, se ha la possibilità di comprare una Chanel.

“Ehi! Mi sta facendo mal- AHI!”

Kurt riconosce chiaramente la voce del ragazzo che lo ha salvato e si volta nella sua direzione. Non riesce a vedere bene, anche perché il tipo dietro di lui continua a spingerlo.

Il ragazzo dagli occhi nocciola  è basso, Kurt lo intravede appena, schiacciato tra due persone e vorrebbe aiutarlo, ma proprio quando sta per arrendersi all’idea di entrare nell’autobus e sta per voltarsi indietro e soccorrere il ragazzo, con un’altra spinta si ritrova di fronte alla porta. Un passo e sale, porgendo stizzito il biglietto all’autista ed accaparrandosi un posto.

Altre persone continuano a salire e l’autobus inizia a riempirsi, mentre Kurt si chiede che fine abbia fatto il bel ragazzo dagli occhi nocciola.

Una donna sulla trentina gli chiede se può sedersi accanto a lui e Kurt si alza, lasciandole occupare il posto interno, approfittando per sbirciare fuori. Si risiede senza essere riuscito a scorgere il ragazzo e quando alza lo sguardo se lo trova di fronte. Sembra sconvolto, con le guance arrossate e i capelli spettinati.

“Tutto okay?”

Il ragazzo annuisce, sforzandosi per riprendere fiato e si aggrappa ad una maniglia, restando accanto a Kurt. Un’occhiata alle sue spalle e Kurt si rende conto che il pullman è già tutto pieno e ci sono un paio di persone in piedi.

Quando ormai i passeggeri sono incollati gli uni agli altri, pressati come sardine in scatole, l’autista  decide che gli altri non possono salire e parte. Peggio per loro.

“Io sono Kurt. Grazie per prima.”

“Blaine. Non c’è di che!” sorride, “Se riuscissi a muovermi ti stringerei la mano.”

Kurt  ricambia il sorriso e Blaine strizza gli occhi quando in una curva qualcuno gli finisce addosso.

“Tutto bene?” chiese e Blaine annuisce ancora, ma lui non gli crede neanche un po’’. “Sicuro? Sembra che tu stia per svenire!”

Il suo viso è improvvisamente diventato pallido, color latte, gli fa notare Kurt. Blaine sospira, “Va tutto bene. È solo – fa caldo.”

Kurt si morde il labbro, “Già! Maledetti treni, a quest’ora sarei già a casa.”

“Beh, non ci saremmo conosciuti se avessimo preso il treno, probabilmente.”

“Probabilmente ci saremmo conosciuti in circostanze più … comode! Dove scendi?”

“Westerville,” Blaine socchiude gli occhi, inspirando a fondo, “Tu?”

“Lima. Sicuro che sia tutto okay? Vuoi sederti?”

“No, tranquillo sto bene. Mi gira solo un po’ la testa.”

Kurt fa una smorfia, maledicendosi per ciò che sta per fare. “Dai, siediti.”

Si alza, forzando Blaine al suo posto, mentre la signora accanto a loro li guarda preoccupata, “Stai per vomitare? Ti prego, non vomitarmi addosso. L’ultima volta c’era un tipo che ha vomitato e-”

“Sta svenendo, non vomitando, tanto per la cronaca!” Kurt quasi le urla addosso, “Ma penso che se lei ripetesse in continuazione ad una persona che sta per vomitare questa parola … Beh potrebbe ritrovarsi il suo vomito sul viso!”

Blaine abbozza un sorriso e la signora fa spallucce, voltandosi verso il finestrino. Kurt inizia a frugare nella propria ventiquattrore, alla ricerca del blocco di appunti di Fotografia Panoramica che non avrebbe mai pensato gli sarebbe tornato utile. Lo tira fuori e comincia a sventolarlo davanti al viso di Blaine. “Meglio?”

Il ragazzo annuisce, “Grazie davvero. È che c’è troppa gente.”

“Claustrofobico?”

“No, non direi. È solo- è proprio affollato qui dentro!”

“Vuoi un po’ d’acqua?” Kurt tira fuori anche una bottiglina di acqua naturale, magari sarà diventata più calda di un brodo di verdure, ma è comunque acqua; la porge a Blaine e lui l’accetta con piacere.

“Non ti hanno mai detto che non si accettano le cose dagli sconosciuti?” chiede Kurt quando Blaine gli restituisce l’acqua.

“Non siamo sconosciuti. Mi hai appena salvato la vita!”

Kurt ghigna, felice che Blaine si sia ripreso abbastanza da fare dell’umorismo sulla loro estenuante condizione momentanea.

“Allora, presunto sconosciuto, come mai vai a Lima?”

“Faccio un salto dalla mia famiglia, da quando sono a New York li vedo poco. Tu?”

“Mio fratello torna in città per annunciare il suo imminente matrimonio o qualcosa del genere e mi ha chiesto di esserci.”

“Oh-” L’autobus svolta ancora e Kurt perde per un attimo l’equilibrio, finendo diritto addosso al ragazzo alla sua destra e ritrovandosi compresso tra la sua spalla e la schiena di un altro signore alla sua sinistra.

“Grazie davvero, Kurt. Puoi sederti, ti ho disturbato abbastanza.”

Blaine fa per alzarsi, ma Kurt lo blocca con una mano sulla spalla, “Resta seduto, sei ancora bianco come un lenzuolo.”

 Blaine sta per replicare quando la signora al suo fianco gli posa una mano sulla spalla e Kurt ha la sensazione che Blaine si sia spaventato quando, colto di sorpresa da quel gesto, salta letteralmente sul sediolino prima di voltarsi nella sua direzione.

“Scendo alla prossima fermata, quindi puoi farmi passare e potete sedervi entrambi.” Il suo tono sembra annoiato, ma se Blaine ci ha fatto caso, non lo da a vedere.

“Perfetto!” Esulta, tornando a concentrarsi su Kurt, “Mi fai alzare, per favore?”

“Come?”

“Mi stai davanti e dovrei far passare la signora. Sai, penso abbia fretta!! Blaine gli fa un occhiolino e Kurt resta impalato di fronte a lui ancora un attimo, prima di ritrovare le proprie facoltà motorie e spostarsi.

Quando lo signora scende, Blaine scivola sul sediolino interno e Kurt si siede accanto a lui, tirando un sospiro di sollievo.

“Studi fotografia?”

Kurt guarda il blocco che ha tra le mani e lo apre, sfogliando distrattamente, “Studio Moda e Design,” spiega con una punta di orgoglio nella voce, “Questo è un corso a scelta.”

“Interessante.”

“Tu invece?”

Blaine inclina la testa verso sinistra, “Io cosa?”

“Cosa fai? Non so, studi, lavori, perdi tempo.”

Blaine ride, “Perdi tempo? sul serio ti aspetti che qualcuno ti risponda cos? Comunque studio anch’io. Oh, tra l’altro anche io sono alla NYU.”

“Come sai dove studio?” Per un attimo nella mente di Kurt affiora l’idea che Blaine possa in qualche modo essere uno stalker o un serial killer. Chiamatelo pure paranoico, ma una persona che non ha mai visto prima in vita sua, sa perfino che università frequenta. E Kurt è da solo in un pullman pieno di sconosciuti poco raccomandabili, non si stupirebbe di certo se Blaine provasse a fargli qualcosa di male.

Il moro però non lo tocca, posa soltanto un dito sull’emblema della facoltà ben evidente sul quaderno che Kurt ha ancora tra le mani.

“Oh. E cosa studi?” chiede rassicurato.

“Per adesso sto seguendo i corsi di base. Vorrei fare legge, o magari medicina. E intanto faccio qualche corso di arte e spettacolo.”

Kurt inarca un sopracciglio, “Insomma, hai le idee chiare, amico!”

“Non tutti nascono con Vogue tra le mani.”

Kurt torna improvvisamente teso, “Come sai che leggo Vogue?” domanda circospetto. Stavolta non c’è niente che possa ricollegare alla rivista, proprio niente e Blaine non può inventare stupide scuse.

Il ragazzo di fronte a sé fa spallucce, “L’ho detto a caso, era una battuta. A volte leggo Vogue e ho pensato che-”

“Tu leggi Vogue?” chiede, ancora insospettito.

“Ho parecchi interessi!” Kurt non può fare a meno di notare che Blaine sembra imbarazzato all’idea di leggere Vogue, mentre lui se ne vanta continuamente.

“La prossima è la tua fermata.”

Kurt sbuffa, consapevole che sta per salutare Blaine e probabilmente non lo rivedrà mai più. “Starai bene per il resto del viaggio?”

Blaine aggrotta le sopracciglia folte, “Penso di si. Ma se sei in pensiero potresti darmi il tuo numero, così ti faccio sapere se arrivo vivo a destinazione.”

“È il modo peggiore con cui qualcuno abbia mai chiesto il mio numero,” confessa Kurt, ma prima che Blaine possa dire un’altra parola, gli ha già scritto il numero su una pagina del quaderno, l’ha strappata e gliela ha consegnata, salutandolo con un cenno della mano e lasciando il posto accanto a lui.

 

 

  
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