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Autore: Kaho    26/08/2008    13 recensioni
[ Auguri Kokky. In ritardo XD ]
Naruto abbassa gli occhi al pavimento, un piccolo sorriso di scuse sulle labbra.
« Non volevo disturbarti… » sussurra sottilmente, e lei finalmente si accorge che qualcosa non funziona, qualcosa non è normale.
Gli occhi verdi si chinano e scorgono sul collo abbronzato due nuove cicatrici che non ricorda. E, sulla fronte di Naruto, non c’è il coprifronte.
Allora capisce e si maledice.
(Anche se lo fa per Konoha, non lo mette mai il coprifronte, la Volpe.)
[ Naruto x Sakura ] [ ANBU fic ]
Genere: Romantico, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimers: Naruto&Sakura don’t belongs to me! (8)

 

 

Con il dovuto ritardo rispetto alla data giusta =_=,

un piccolo pensierino per Kokky,

la recensitrice e scrittrice iperattiva che mi delizia sempre e mi fa scappare un sorriso ogni volta che la incontro da qualche parte – EFP; LJ.

Spero ti piaccia! ^^

 

 

 

This is the last night

[look into my eyes]

 

 

 

 

You come to me with scars on your wrist
You tell me: “This will be the last night feeling like this,
I just came to say goodbye
I didn't want you to see me cry, I'm fine”
But I know it's a lie

 

 

Non si ha il tempo di pensare, in battaglia.

Questo Naruto lo ha scoperto solo entrando nel gruppo ANBU, alla giovane età di diciotto anni, di cui circa cinque passati a rincorrere un vecchio compagno di squadra – un guscio di noce ormai vuoto – e una vita intera che è ruotata intorno a Sakura Haruno, Konoha, la ricostruzione di un gruppo che non esiste più; se non in un polveroso, doloroso ricordo, per il quale si è unito alla squadra speciale dell’Hokage.

Ma questo riguarda Naruto, e lui non è qui, ora.

Naruto non è Naruto.

È la Volpe, grazie ad una maschera che è posta sul suo viso, per celarlo.

È la Volpe, temuta dai nemici, rapida e letale come la punta di un ago avvelenato.

Chi non lo conosce, tra i ninja, lo conoscerà ora mentre combattere.

Lo vedrà immischiarsi nella battaglia con un grido animalesco, affondare la mano artigliata di chakra dentro lo stomaco del nemico, sentirà lo spostamento dell’aria, unico segno della sua presenza.

Poi, se sarà fortunato, morirà subito, il tempo di sbattere le palpebre e scorgere, per pochi, piccoli secondi, lo sguardo placido di due iridi feline, strette e crudeli.

I ninja nemici moriranno per mano di un demonio.

Quelli che sopravvivranno, racconteranno di un fascio di chakra danzante e rossastro, che brucia al contatto, o di un palmo di chakra, che sfreccia nell’aria, colpendo ripetutamente i compagni e cadaveri e cadaveri che cadono, come la frutta matura dagli alberi.

Ma nessuno di loro era ‘maturo’, pronto a morire, piagnucoleranno, deliranti, in un lettino d’ospedale.

E la Volpe?

Osserva i nemici scappare, tenere tra le mani tremanti un kunai, attendere la morte, chi timoroso, chi coraggioso, ma tutti l’attendono.

Per loro, lui è il Demonio venuto ad prenderli nel giorno del Giudizio.

 

Quando finisce la battaglia, la Volpe si china a terra, e vomita – che schifo, sono uno schifo, schifoschifo – su se stesso e sulla terra, brulla, coperta da cadaveri più o meno sanguinanti, da armi arrugginite cadute a terra, sul silenzio che ricopre quel rito di morte, finalmente finito.

Mentre si rialza, la Volpe si pulisce la bocca con il pugno chiuso, tremando, e alza gli occhi al cielo, coperto da pesanti nubi cotonate indifferenti allo spettacolo appena visto.

La Volpe allora sospira, rassegnata alla fine di un altro giorno, e alza gli occhi incontrando quelli bianchi come sapone del Falco che, impassibile, gli porge la maschera animalesca che si è tolto.

La Volpe accetta la maschera, la stringe per un attimo tra le dita, si morde le labbra e la rimette sul volto.

Pensa, tristemente, che quella maschera non gli va larga né stretta.

È perfetta.

Preferirebbe che durante la battaglia, qualche volta, gli scivolasse via dal viso per tornare se stesso per qualche minuto. In modo da poter dire a tutti che Naruto Uzumaki è un assassino.

La confessione renderebbe il delitto un po’ meno doloroso, un po’ meno pesante.

Invece, con la maschera addosso, Naruto è la Volpe. E la Volpe non esiste, a Konoha.

Non esiste.

(Se non riflessa negli occhi delle vittime e di quella del suo branco.)

« Andiamo. » lo esorta con tono piatto il Falco, legandosi i lunghi capelli mori.

La Volpe asserisce, guardando il Falco, il Cane, il Gufo e la Talpa in piedi, le divise grigie e nere spruzzate di sangue e i muscoli tesi.

Si alza facendo leva sul terreno e mette le mani sotto il mento.

Prima di volatilizzarsi in un nuvola di fumo, come la sua squadra, si concede di essere un po’ egoista (perché sa che lei, lì, non vorrebbe starci mai), e pensa che gli sarebbe piaciuto avere accanto la Pantera, quel giorno.

O tutto il resto della vita.

 

 

This is the last night you'll spend alone
Look me in the eyes so I know you know
I'm everywhere you want me to be
The last night you'll spend alone
I'll wrap you in my arms and I won't let go
I'm everything you need me to be

 

Un ruggito la fa sussultare nel letto, svegliandola.

Sakura inarca la schiena, si mette a sedere sul materasso e accende l’abat-jour accanto al letto, che rischiara la stanza con la luce artificiale e giallastra della lampadina.

Stanza vuota.

Eppure la sua mente, ancora un po’ annebbiata dal sonno, è allerta, qualcosa dentro lei si ribella, inquieto, come un animale che annusa la tempesta da lontano.

Sakura porta la mano al petto ed ispira aria dai polmoni, per calmarsi.

Suggestione, si dice, ascoltando la pioggia picchierellare con fragore contro le assi del tetto di legno, sopra la sua testa.

Il presentimento non se ne va, con un respiro.

Rimane lì, tra faringe e trachea, né fuori di lei né dentro. Scomodamente in mezzo.

Sakura stringe tra le dita il lenzuolo rosa pallido, nervosa, e decide di alzarsi; spera che un bicchiere d’acqua e un pezzetto di cioccolata possano aiutarla a digerire quell’inquietudine strana, scombussolante.

I piccoli piedi nudi saltellano sul pavimento freddo fino in cucina, dove afferra veloce un bicchiere dal lavabo e lo riempie d’acqua fresca.

Si appoggia poi allo stipite vicino alla finestra, sorseggiando il liquido fresco distrattamente.

Di fuori infuria uno dei peggiori temporali dall’inizio della stagione primaverile. Gli alberi si piegano sotto gli sbuffi più o meno violenti del vento, le foglie ricadono nei giardini e sulle strade, fangose e lucide per via delle pozzanghere che riflettono la luce timorosa dei lampioni.

Aghi d’acqua si scontrano contro la finestra e, da lontano, arrivano il borbottio sommesso dei tuoni e i flash indistinti dei lampi.

A Sakura i temporali non sono mai piaciuti, non riesce a dormire la notte quando ci sono.

Ricorda vagamente che Ino la sempre prendeva in giro da bambina rievocando un pigiama party a casa Haruno in cui aveva fatto pipì a letto, tanto era impaurita dalla tempesta; se ai tempi avesse avuto più fiducia in se stessa, se fosse stata una bambina presuntuosa e sicura come Ino, le avrebbe risposto che anche lei tremava ugualmente quella notte sotto la pioggia e il vento, ma non lo aveva fatto: si era limitata a chinare il capo e imbronciarsi.

Sakura chiude gli occhi e preme il pollice e l’indice alla base degli occhi, coprendo il viso con la mano.

Respira e inspira, ma la sensazione di disagio permane, fastidiosa.

Un lieve bussare.

Sakura alza di scatto le palpebre e in quel momento un lampo scende dal cielo, illuminando l’ombra scura davanti alla finestra: un viso coperto da ciocche bionde bagnate e due occhi che la fissano ossessivamente.

Sakura sobbalza istintivamente per lo spavento; tuttavia, guardando un po’ più attentamente al di là del vetro sporco, riconosce l’uomo alla finestra che aspetta pazientemente che lei gli apra.

Per un attimo è tentata di non farlo, ma poi allunga la mano prendendo la maniglia e la gira: le ante si spalancano con un rumore sordo a causa del vento che si intrufola in casa, soffiando imperioso.

« Ciao Sakura-chan. »

Non dà peso al tono strascicato e prende l’uomo per la colotta, come un gatto, buttandolo sul pavimento della sua casa con irritazione evidente.

« Naruto! Che diavolo ci fai qui? C’è un tempo da cani là fuori! » sbotta con furore, richiudendo la finestra dietro di sé, sfidando la forza del vento.

Naruto abbassa gli occhi al pavimento, un piccolo sorriso di scuse sulle labbra.

« Non volevo disturbarti… » sussurra sottilmente, e lei finalmente si accorge che qualcosa non funziona, qualcosa non è normale.

Gli occhi verdi si chinano e scorgono sul collo abbronzato due nuove cicatrici che non ricorda. E, sulla fronte di Naruto, non c’è il coprifronte.

Allora capisce e si maledice.

(Anche se lo fa per Konoha, non lo mette mai il coprifronte, la Volpe.)

« Non mi disturbi affatto… » deglutisce, imbarazzata, piegando alle ginocchia fino ad arrivare all’altezza delle iridi cerulee, così opache che non possono appartenere a Naruto.

Ma alla Volpe sì.

Sakura scosta un paio di ciuffi biondi dalla sua fronte e tenta di sorridere goffamente.

« Ehi. »

Naruto risponde, titubante, tirando le labbra umide di pioggia.

« Ehi… » riecheggia, allungando una mano verso il viso ovale di Sakura, imprimendo sulla guancia la propria mano, fredda di pioggia.

Sakura rabbrividisce istintivamente e chiude gli occhi, mordendo appena la guancia all’interno.

« Ti sei fatto un bagno? »

Naruto solleva le spalle, accennando un sorriso sghembo.

« Pensavo bastasse la pioggia. »

Sakura alza appena gli occhi al cielo ma non ribatte; non ce n’è veramente bisogno, perché sa già l’inutilità di uno dei loro soliti litigi, in quella situazione.

Naruto sta male, e lei è l’unica di cui si fida; e viceversa. Quando Sakura diventa la Pantera, allora va da Naruto per ritrovare se stessa – Sakura, tu sei Sakura, non quel ninja la cui mano cade nel petto dell’avversario senza una lacrima – con il suo bagaglio di illusioni, amarezze, paure; e così via, un continuo nascondino, perdersi e ritrovarsi; Sakura e Naruto, Naruto e Sakura, e nessun’altro, perché loro si conoscono, sanno i rifugi preferiti, le nicchie del villaggio dove abitualmente stanno, cominciano perfino a pensare quasi nello stesso modo del compagno (di squadra, di storia, di letto).

Gli passa un braccio sotto le spalle e tenta di parlare con voce sottile, gentile.

« Hai bisogno di un bagno, puzzi come una capra! » scherza un po’ riuscendo a guadagnare una risata amara.

« Se è un modo per vedermi nudo, Sakura, potevi pensare di meglio! »

Sakura sorride, lentamente. « Idiota. »

 

 

The night is so long when everything's wrong
If you give me your hand
I will help you hold on
Tonight
Tonight

« L’acqua com’è? »

« È perfetta, Sakura. È perfetta… »

Si morde le labbra e non risponde, preferendo voltare le spalle a Naruto, immerso nella vasca da bagno coi piedi appoggiati sul bordo.

Non vuole vederlo in quelle condizioni, non vuole scorgere quello sguardo di vetro difficile da scalfire (ti ci vedi riflessa dentro, eh?).

Sakura immerge i vestiti inzaccherati nel lavabo sotto il getto veloce e tiepido d’acqua, che crea una nuvola di schiuma sporca. Preme le mani addosso alla stoffa e strofina, le nocche si scontrano.

In silenzio ascolta il respiro un po’ affannato di Naruto e il rumore placido dell’acqua che si muove lenta, seguendo gli esigui movimenti del corpo che lambisce. E, di conseguenza, strofina più forte sul tessuto, continuando a torturarsi il labbro.

Gli occhi smeraldini seguono il vortice d’acqua che si è creato, mentre il liquido sporco abbandona il bacino del lavabo, nascondendo nelle fogne i segni della battaglia.

Appoggia i pugni sul lavabo,respira profondamente, spingendosi un po’ verso il lavandino, i pugni serrati sulla ceramica biancastra.

Dio mio, che vita abbiamo scelto?

« Sakura… » il gorgoglio dell’acqua dietro di lei le mozza il fiato. « Mi aiuti? »

La stretta sul lavabo si intensifica, mentre Sakura si obbliga a respirare – o meglio, annaspare.

D’un tratto, si vergogna di aver pensato anche solo per un attimo di non aprirgli.

Naruto è lì a chiedere il suo aiuto; lui non è mai stato egoista e, anche se lei non domandava nulla, in passato era sempre stato lì a curare le sue ferite, lenendo il pulsare ritmico delle cicatrici; accarezzandole una ad una, con delicatezza, con le labbra.

Si gira e lascia i panni ancora inzuppati d’acqua nel lavandino e si china accanto alla vasca, facendo attenzione a muoversi con lentezza.

L’atmosfera di falsa tranquillità potrebbe rompersi come un bolla di sapone.

Sakura prende tra le mani la spugna, vi versa del bagnoschiuma, e la passa sulle spalle tese di Naruto, sul petto striato da cicatrici, indugia sul collo soffermandosi sui muscoli tirati; il bagno pare essere inutile per rilassarli.

L’acqua sta diventando fredda, realizza dopo un po’.

Lascia andare la spugna, e si gira prendendo un grande asciugamano.

« Ti prenderai un raffreddore, stupido, esci da lì. »

Sente dei rumori e poi avverte una presenza dietro di sé. Due braccia bagnate le circondano la vita, trascinandola con la schiena addosso ad un petto bagnato. La zazzera bionda di Naruto le bagna la spalla dove si è appoggiata e il suo respiro le è perfettamente percettibile attraverso la stoffa sottile del pigiama.

Sakura rabbrividisce istintivamente quando lui la stringe con tanta, forse troppa forza.

Lo sente addosso quel dolore persistente che le percorre il corpo, sente anche la scarica adrenalinica che la percorre, mentre attende una mossa da parte di lui.

Naruto si limita a sfiorarle il collo con le labbra, indugiando. Poi si stacca da lei e le ruba l’asciugamano.

Sakura lo guarda inebetita per un attimo. Naruto le lancia un mezzo sorriso, stringendosi l’asciugamano alla vita.

« Non ti costringerò a fare ciò che non vuoi, Sakura-chan. »

È uno stupido, un maledetto dannatissimo stupido: ecco cos’è Naruto Uzumaki.

Lo pensa senza dirlo a voce alta per una volta, ma lasciando che gli occhi le si inumidiscano, irritata – commossa – dall’ennesima prova del suo amore incondizionato.

Stupido. Stupido.

« Stupido… » gli prende il volto tra le mani, lo bacia con irruenza, lo butta addosso alla porta chiusa, con una disperazione che stupisce entrambi.

 

Il loro modo di dimenticare era uguale a tanti altri, vecchio come il mondo.

Ma Sakura, sentendolo accanto, non tremava più per il temporale, né per quell’acqua sporca che scivolava tra le pieghe dei suoi ricordi troppo spesso.

 

 

I won't let you say goodbye
And I'll be your reason why
The last night away from me
Away from me

 

 

 

 

___________

 

 

 

La fine proprio non mi piace, ma ammetto che avendola lasciata da parte per tanto tempo non ricordavo più cosa avessi in mente per questa fanfic. ù_ù

Ho sempre voluto scrivere qualcosa sugli ANBU! *_* è un argomento che su EFP non ricorre granché e che a me è sempre piaciuto! *_*

Comunque, ho pochi appunti da fare: il primo, sono contenta di averla finita; il secondo, la canzone non mi appartiene è degli Skillet *_* looovely! <3, il terzo è un grazie a Tya che mi ha dato l’imput ù.ù, il quarto un grazie a Silvia che l’aveva letta mesi fa, e l’ultimo ancora un augurio alla . Buon compleanno, anche se in ritardo! ^^

 

 

Le recensioni sono sempre gradite! (L) Soprattutto perché a questa storia ci tengo. :)

Grazie a tutti quelli che leggeranno!

 

Bye,

Kaho

 

 

 

 

 

Oh, giusto: la Talpa è Shino, il Gufo è Shikamaru, il Falco Neji e il Cane… chi altri se non Kiba? :) E per la Pantera, penso non ci sia bisogno di dirlo! XD

  
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