Disclaimers: Naruto&Sakura don’t belongs to me! (8)
Con il dovuto ritardo
rispetto alla data giusta =_=,
un piccolo pensierino per Kokky,
la recensitrice
e scrittrice iperattiva che mi delizia sempre e mi fa scappare un sorriso ogni volta
che la incontro da qualche parte – EFP; LJ.
Spero ti piaccia! ^^
This is the
last night
[look into my
eyes]
You come to me with scars
on your wrist
You tell me: “This will be the last night feeling like this,
I just came to say goodbye
I didn't want you to see me cry, I'm fine”
But I know it's a lie
Non si ha il tempo di pensare, in battaglia.
Questo Naruto lo ha scoperto solo entrando nel
gruppo ANBU, alla giovane età di diciotto anni, di cui circa cinque passati a
rincorrere un vecchio compagno di squadra – un
guscio di noce ormai vuoto – e una vita intera che è ruotata intorno a
Sakura Haruno, Konoha, la ricostruzione di un gruppo che non esiste più; se non
in un polveroso, doloroso ricordo, per il quale si è unito alla squadra speciale
dell’Hokage.
Ma questo riguarda Naruto, e lui non è qui, ora.
Naruto non è Naruto.
È la Volpe, grazie ad una maschera che è posta sul
suo viso, per celarlo.
È la Volpe, temuta dai nemici, rapida e letale
come la punta di un ago avvelenato.
Chi non lo conosce, tra i ninja, lo conoscerà ora
mentre combattere.
Lo vedrà immischiarsi nella battaglia con un grido
animalesco, affondare la mano artigliata di chakra dentro lo stomaco del
nemico, sentirà lo spostamento dell’aria, unico segno della sua presenza.
Poi, se sarà fortunato, morirà subito, il tempo di
sbattere le palpebre e scorgere, per pochi, piccoli secondi, lo sguardo placido
di due iridi feline, strette e crudeli.
I ninja nemici moriranno per mano di un demonio.
Quelli che sopravvivranno, racconteranno di un
fascio di chakra danzante e rossastro, che brucia al contatto, o di un palmo di
chakra, che sfreccia nell’aria, colpendo ripetutamente i compagni e cadaveri e
cadaveri che cadono, come la frutta matura dagli alberi.
Ma
nessuno di loro era ‘maturo’, pronto a morire, piagnucoleranno, deliranti, in un lettino d’ospedale.
E la Volpe?
Osserva i nemici scappare, tenere tra le mani
tremanti un kunai, attendere la morte, chi timoroso, chi coraggioso, ma tutti
l’attendono.
Per loro, lui è il Demonio venuto ad prenderli nel
giorno del Giudizio.
Quando finisce la battaglia, la Volpe si china a
terra, e vomita – che schifo, sono uno
schifo, schifoschifo – su se stesso e sulla
terra, brulla, coperta da cadaveri più o meno sanguinanti, da armi arrugginite
cadute a terra, sul silenzio che ricopre quel rito di morte, finalmente finito.
Mentre si rialza, la Volpe si pulisce la bocca con
il pugno chiuso, tremando, e alza gli occhi al cielo, coperto da pesanti nubi
cotonate indifferenti allo spettacolo appena visto.
La Volpe allora sospira, rassegnata alla fine di
un altro giorno, e alza gli occhi incontrando quelli bianchi come sapone del
Falco che, impassibile, gli porge la maschera animalesca che si è tolto.
La Volpe accetta la maschera, la stringe per un
attimo tra le dita, si morde le labbra e la rimette sul volto.
Pensa, tristemente, che quella maschera non gli va
larga né stretta.
È perfetta.
Preferirebbe che durante la battaglia, qualche
volta, gli scivolasse via dal viso per tornare se stesso per qualche minuto. In
modo da poter dire a tutti che Naruto Uzumaki è un assassino.
La confessione renderebbe il delitto un po’ meno
doloroso, un po’ meno pesante.
Invece, con la maschera addosso, Naruto è la
Volpe. E la Volpe non esiste, a Konoha.
Non esiste.
(Se non
riflessa negli occhi delle vittime e di quella del suo branco.)
« Andiamo. » lo esorta con tono piatto il Falco,
legandosi i lunghi capelli mori.
La Volpe asserisce, guardando il Falco, il Cane,
il Gufo e la Talpa in piedi, le divise grigie e nere spruzzate di sangue e i
muscoli tesi.
Si alza facendo leva sul terreno e mette le mani
sotto il mento.
Prima di volatilizzarsi in un nuvola di fumo, come
la sua squadra, si concede di essere un po’ egoista (perché sa che lei, lì, non vorrebbe starci mai), e pensa che gli
sarebbe piaciuto avere accanto la Pantera, quel giorno.
O tutto il resto della vita.
This is the last night
you'll spend alone
Look me in the eyes so I know you know
I'm everywhere you want me to be
The last night you'll spend alone
I'll wrap you in my arms and I won't let go
I'm everything you need me to be
Un ruggito la fa sussultare nel letto,
svegliandola.
Sakura inarca la schiena, si mette a sedere sul
materasso e accende l’abat-jour accanto al letto, che rischiara la stanza con
la luce artificiale e giallastra della lampadina.
Stanza vuota.
Eppure la sua mente, ancora un po’ annebbiata dal
sonno, è allerta, qualcosa dentro lei si ribella, inquieto, come un animale che
annusa la tempesta da lontano.
Sakura porta la mano al petto ed ispira aria dai
polmoni, per calmarsi.
Suggestione, si dice, ascoltando la pioggia picchierellare
con fragore contro le assi del tetto di legno, sopra la sua testa.
Il presentimento non se ne va, con un respiro.
Rimane lì, tra faringe e trachea, né fuori di lei
né dentro. Scomodamente in mezzo.
Sakura stringe tra le dita il lenzuolo rosa
pallido, nervosa, e decide di alzarsi; spera che un bicchiere d’acqua e un
pezzetto di cioccolata possano aiutarla a digerire quell’inquietudine strana,
scombussolante.
I piccoli piedi nudi saltellano sul pavimento
freddo fino in cucina, dove afferra veloce un bicchiere dal lavabo e lo riempie
d’acqua fresca.
Si appoggia poi allo stipite vicino alla finestra,
sorseggiando il liquido fresco distrattamente.
Di fuori infuria uno dei peggiori temporali
dall’inizio della stagione primaverile. Gli alberi si piegano sotto gli sbuffi
più o meno violenti del vento, le foglie ricadono nei giardini e sulle strade,
fangose e lucide per via delle pozzanghere che riflettono la luce timorosa dei
lampioni.
Aghi d’acqua si scontrano contro la finestra e, da
lontano, arrivano il borbottio sommesso dei tuoni e i flash indistinti dei
lampi.
A Sakura i temporali non sono mai piaciuti, non
riesce a dormire la notte quando ci sono.
Ricorda vagamente che Ino la sempre prendeva in
giro da bambina rievocando un pigiama party a casa Haruno in cui aveva fatto
pipì a letto, tanto era impaurita dalla tempesta; se ai tempi avesse avuto più
fiducia in se stessa, se fosse stata una bambina presuntuosa e sicura come Ino,
le avrebbe risposto che anche lei tremava ugualmente quella notte sotto la
pioggia e il vento, ma non lo aveva fatto: si era limitata a chinare il capo e
imbronciarsi.
Sakura chiude gli occhi e preme il pollice e
l’indice alla base degli occhi, coprendo il viso con la mano.
Respira e inspira, ma la sensazione di disagio
permane, fastidiosa.
Un lieve bussare.
Sakura alza di scatto le palpebre e in quel
momento un lampo scende dal cielo, illuminando l’ombra scura davanti alla
finestra: un viso coperto da ciocche bionde bagnate e due occhi che la fissano
ossessivamente.
Sakura sobbalza istintivamente per lo spavento;
tuttavia, guardando un po’ più attentamente al di là del vetro sporco,
riconosce l’uomo alla finestra che aspetta pazientemente che lei gli apra.
Per un attimo è tentata di non farlo, ma poi
allunga la mano prendendo la maniglia e la gira: le ante si spalancano con un
rumore sordo a causa del vento che si intrufola in casa, soffiando imperioso.
« Ciao Sakura-chan. »
Non dà peso al tono strascicato e prende l’uomo
per la colotta, come un gatto, buttandolo sul
pavimento della sua casa con irritazione evidente.
« Naruto! Che diavolo ci fai qui? C’è un tempo da
cani là fuori! » sbotta con furore, richiudendo la finestra dietro di sé,
sfidando la forza del vento.
Naruto abbassa gli occhi al pavimento, un piccolo
sorriso di scuse sulle labbra.
« Non volevo disturbarti…
» sussurra sottilmente, e lei finalmente si accorge che qualcosa non funziona,
qualcosa non è normale.
Gli occhi verdi si chinano e scorgono sul collo
abbronzato due nuove cicatrici che non ricorda. E, sulla fronte di Naruto, non
c’è il coprifronte.
Allora capisce e si maledice.
(Anche se lo
fa per Konoha, non lo mette mai il coprifronte, la Volpe.)
« Non mi disturbi affatto…
» deglutisce, imbarazzata, piegando alle ginocchia fino ad arrivare all’altezza
delle iridi cerulee, così opache che non possono appartenere a Naruto.
Ma
alla Volpe sì.
Sakura scosta un paio di ciuffi biondi dalla sua fronte
e tenta di sorridere goffamente.
« Ehi. »
Naruto risponde, titubante, tirando le labbra
umide di pioggia.
« Ehi… » riecheggia,
allungando una mano verso il viso ovale di Sakura, imprimendo sulla guancia la
propria mano, fredda di pioggia.
Sakura rabbrividisce istintivamente e chiude gli
occhi, mordendo appena la guancia all’interno.
« Ti sei fatto un bagno? »
Naruto solleva le spalle, accennando un sorriso
sghembo.
« Pensavo bastasse la pioggia. »
Sakura alza appena gli occhi al cielo ma non
ribatte; non ce n’è veramente bisogno, perché sa già l’inutilità di uno dei
loro soliti litigi, in quella situazione.
Naruto sta male, e lei è l’unica di cui si fida; e
viceversa. Quando Sakura diventa la Pantera, allora va da Naruto per ritrovare
se stessa – Sakura, tu sei Sakura, non
quel ninja la cui mano cade nel petto dell’avversario senza una lacrima –
con il suo bagaglio di illusioni, amarezze, paure; e così via, un continuo
nascondino, perdersi e ritrovarsi; Sakura e Naruto,
Naruto e Sakura, e nessun’altro,
perché loro si conoscono, sanno i rifugi preferiti, le nicchie del villaggio
dove abitualmente stanno, cominciano perfino a pensare quasi nello stesso modo
del compagno (di squadra, di storia, di
letto).
Gli passa un braccio sotto le spalle e tenta di parlare
con voce sottile, gentile.
« Hai bisogno di un bagno, puzzi come una capra! »
scherza un po’ riuscendo a guadagnare una risata amara.
« Se è un modo per vedermi nudo, Sakura, potevi
pensare di meglio! »
Sakura
sorride, lentamente. « Idiota.
»
The night is so long when
everything's wrong
If you give me your hand
I will help you hold on
Tonight
Tonight
« L’acqua com’è? »
« È perfetta, Sakura. È perfetta…
»
Si morde le labbra e non risponde, preferendo
voltare le spalle a Naruto, immerso nella vasca da bagno coi piedi appoggiati
sul bordo.
Non vuole vederlo in quelle condizioni, non vuole
scorgere quello sguardo di vetro difficile da scalfire (ti ci vedi riflessa dentro, eh?).
Sakura immerge i vestiti inzaccherati nel lavabo
sotto il getto veloce e tiepido d’acqua, che crea una nuvola di schiuma sporca.
Preme le mani addosso alla stoffa e strofina, le nocche si scontrano.
In silenzio ascolta il respiro un po’ affannato di
Naruto e il rumore placido dell’acqua che si muove lenta, seguendo gli esigui
movimenti del corpo che lambisce. E, di conseguenza, strofina più forte sul
tessuto, continuando a torturarsi il labbro.
Gli occhi smeraldini seguono il vortice d’acqua
che si è creato, mentre il liquido sporco abbandona il bacino del lavabo,
nascondendo nelle fogne i segni della battaglia.
Appoggia i pugni sul lavabo,respira profondamente,
spingendosi un po’ verso il lavandino, i pugni serrati sulla ceramica
biancastra.
Dio
mio, che vita abbiamo scelto?
« Sakura… » il gorgoglio
dell’acqua dietro di lei le mozza il fiato. « Mi aiuti? »
La stretta sul lavabo si intensifica, mentre
Sakura si obbliga a respirare – o meglio, annaspare.
D’un tratto, si vergogna di aver pensato anche
solo per un attimo di non aprirgli.
Naruto è lì a chiedere il suo aiuto; lui non è mai
stato egoista e, anche se lei non domandava nulla, in passato era sempre stato
lì a curare le sue ferite, lenendo il pulsare ritmico delle cicatrici;
accarezzandole una ad una, con delicatezza, con le labbra.
Si gira e lascia i panni ancora inzuppati d’acqua
nel lavandino e si china accanto alla vasca, facendo attenzione a muoversi con
lentezza.
L’atmosfera di falsa tranquillità potrebbe
rompersi come un bolla di sapone.
Sakura prende tra le mani la spugna, vi versa del bagnoschiuma,
e la passa sulle spalle tese di Naruto, sul petto striato da cicatrici, indugia
sul collo soffermandosi sui muscoli tirati; il bagno pare essere inutile per
rilassarli.
L’acqua sta diventando fredda, realizza dopo un
po’.
Lascia andare la spugna, e si gira prendendo un
grande asciugamano.
« Ti prenderai un raffreddore, stupido, esci da lì. »
Sente dei rumori e poi avverte una presenza dietro
di sé. Due braccia bagnate le circondano la vita, trascinandola con la schiena
addosso ad un petto bagnato. La zazzera bionda di Naruto le bagna la spalla
dove si è appoggiata e il suo respiro le è perfettamente percettibile
attraverso la stoffa sottile del pigiama.
Sakura rabbrividisce istintivamente quando lui la
stringe con tanta, forse troppa forza.
Lo sente addosso quel dolore persistente che le
percorre il corpo, sente anche la scarica adrenalinica che la percorre, mentre
attende una mossa da parte di lui.
Naruto si limita a sfiorarle il collo con le labbra,
indugiando. Poi si stacca da lei e le ruba l’asciugamano.
Sakura lo guarda inebetita per un attimo. Naruto
le lancia un mezzo sorriso, stringendosi l’asciugamano alla vita.
« Non ti costringerò a fare ciò che non vuoi,
Sakura-chan. »
È
uno stupido, un maledetto dannatissimo stupido: ecco cos’è Naruto Uzumaki.
Lo pensa senza dirlo a voce alta per una volta, ma
lasciando che gli occhi le si inumidiscano, irritata – commossa – dall’ennesima prova del suo amore incondizionato.
Stupido.
Stupido.
« Stupido… » gli prende
il volto tra le mani, lo bacia con irruenza, lo butta addosso alla porta
chiusa, con una disperazione che stupisce entrambi.
Il loro modo di dimenticare era uguale a tanti
altri, vecchio come il mondo.
Ma Sakura, sentendolo accanto, non tremava più per
il temporale, né per quell’acqua sporca che scivolava tra le pieghe dei suoi
ricordi troppo spesso.
I won't let you say
goodbye
And I'll be your reason why
The last night away from me
Away from me
___________
La fine proprio non mi piace, ma ammetto che
avendola lasciata da parte per tanto tempo non ricordavo più cosa avessi in
mente per questa fanfic. ù_ù”
Ho sempre voluto scrivere qualcosa sugli ANBU! *_*
è un argomento che su EFP non ricorre granché e che a me è sempre piaciuto! *_*
Comunque, ho pochi appunti da fare: il primo, sono
contenta di averla finita; il secondo, la canzone non mi appartiene è degli Skillet *_* looovely! <3, il
terzo è un grazie a Tya che mi ha dato l’imput ù.ù, il quarto un grazie a
Silvia che l’aveva letta mesi fa, e l’ultimo ancora un augurio alla Kò. Buon compleanno, anche se in ritardo! ^^
Le recensioni sono sempre gradite! (L) Soprattutto
perché a questa storia ci tengo. :)
Grazie a tutti quelli che leggeranno!
Bye,
Kaho
Oh, giusto: la Talpa è Shino, il Gufo è Shikamaru,
il Falco Neji e il Cane… chi altri se non Kiba? :) E
per la Pantera, penso non ci sia bisogno di dirlo! XD