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Autore: MightyZuzAnna    06/07/2014    2 recensioni
Una figura misteriosa correva nel cuore della notte lungo le antiche mura della città rincorsa da un paio di guardie. La figura era avvolta in un lungo mantello nero, il cappuccio gli copriva gran parte del volto. Lo sconosciuto si fermò davanti al muro, si girò e si vide circondato da altre guardie, gli puntarono una forte luce ed egli abituato al buio della notte, si coprì per metà il volto col braccio, qualcosa da sotto l’arto e il cappuccio sbrilluccicò. Involontariamente scostò un po’ il tessuto rivelando in parte una maschera nera e bianca a forma di farfalla. Le decorazioni nere e argentee brillavano come piccoli diamanti. Lo sconosciuto ghignò nonostante non avesse vie di fuga, eppure la notte del 14 luglio 1766, la figura conosciuta come il ladro più ricercato del secolo detto anche ‘Butterfly’ scomparve lasciando al suo posto, come ricordo della sua esistenza, la maschera a farfalla. A più di tre secoli di distanza, la leggenda del ladro ‘Butterfly’ ritornò più viva che mai.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non seppi niente su Elisewin per un anno intero, o per lo meno, in modo diretto. Si vociferava in continuazione della donna travestita che si faceva chiamare ‘Butterfly’, e quasi stentavo a credere che mia sorella avesse compiuto atti del genere, perché ella ormai non si limitava più solamente a rubare: uccideva.
Questo lo seppi da una serva che spettegolava in cortile, incurante delle orecchie indiscrete.
Dovevo sapere se era la verità.
Per un lungo periodo cercai di scoprire cosa stesse tramando l’organizzazione, senza successo, per poi passare alla ricerca della misteriosa voce; anche questa andò male.
Poi un giorno, trovai una lettera davanti alla porta della mia camera. Dava appuntamento nello stesso giardino e alla stessa ora della prima volta che ne ricevetti una.
Mi recai lì e attesi come l’ultima volta. La voce si fece sentire dietro un albero, mi avvicinai e mi appoggiai al tronco, chiudendo gli occhi e assaporando la brezza estiva carezzarmi i capelli, unita alla voce bassa dell’altra persona; non c’erano più dubbi sul fatto che fosse un uomo.
Egli mi riferì ciò che avevo scoperto in quei mesi, ma una sola domanda mi premeva fare:
«Elisewin ha ucciso?»
«
»
Sussultai a quel semplice monosillabo, sentendo una fitta al cuore e lo stomaco attorcigliarsi.
Elisewin ha ucciso. Mia sorella non l’avrebbe mai fatto. Perché?
«Perché?»
«L’organizzazione gliel’ha ordinato. Doveva uccidere per recuperare un oggetto»
«Ma perché?! Cosa vuole Sunset per farla rubare e uccidere?!»
«Non lo so con certezza. Informazioni, probabilmente, su un qualcosa custodito in una grotta»
Pensai immediatamente al racconto di Elisewin della sera della sua nomina, quello sullo strano e particolare arazzo.
«Riguarda forse una grotta, dove all’interno vi è un altare in mezzo a due cascate?»

«Come fate a saperlo?» chiese allarmato l’uomo, muovendosi irrequieto e rompendo un ramoscello a terra.
«Me ne parlò Elisewin la sera della sua nomina da ladra»
«Dovete tenere questa cosa segreta. Se si venisse a sapere che Elisewin Vi ha parlato di Quella stanza verreste entrambe immediatamente giustiziate»
«Giustiziate?» sussurrai, con un filo di voce. La testa mi girò, persi l’equilibrio e per poco non caddi, se non fosse stato per un braccio muscoloso che mi afferrò prontamente da dietro. Feci per voltarmi, incuriosita, ma egli mi intimò di non muovermi, tenendomi gli occhi chiusi con la sua grande mano guantata: non voleva essere visto in volto. Ma il suo odore mi era familiare.
«Chi siete?» mi venne da sussurrare, mentre egli mi rimetteva in piedi. Provai un brivido lungo la schiena per il tepore che quella pelle mi trasmetteva.
«Una persona fidata»
«Vi conosco?»
«Direttamente no»
«Perché mi state dicendo tutto questo su Elisewin?»
«Siete sua sorella, avete bisogno di essere tenuta informata; e poi voglio aiutarvi»
«Aiutarmi? Come? Perché?»
L’uomo ridacchiò lievemente vicino al mio orecchio, ancora abbracciato a me, tenendomi ferma per impedirmi di vedere il suo volto a tradimento. Provai un altro brivido.
«Il perché mi sembra ovvio, non credete?»
«Non così tanto, se te l’ho chiesto» sbottai, inviperita, passando dal Voi al Tu.
Egli rise ancora, più forte questa volta, rafforzando la presa sulla mia vita. Cercai di ricompormi, riprendendo compostezza.
«Siete davvero molto divertente, Elizabeth»
«E voi abbastanza fastidioso, Mr. Mistero»
«Mr. Mistero?»
«Non volete dirmi il vostro nome, così mi sono adeguata, trovandovi un nome che vi calzi a pennello»
«Su questo non posso darvi torto»
«Ora potete anche lasciarmi andare. Vi prometto che non cercherò di sbirciare»
«Di questo ne sono sicuro, visto che me ne debbo andare. Fareste meglio a tornare nelle vostre stanze»
«Avete ragione» dissi, facendo un passo in avanti, per allontanarmi.
«Ah, un’ultima cosa, Elizabeth» disse la voce dell’uomo, ormai già un po’ distante.
Mi fermai. «Ditemi»
«Osservate i due innamorati. L’amore sta sbocciando»
«Cosa?» chiesi, sconcertata. Cosa voleva dire?
Non ricevendo risposta mi voltai, vidi lontano un mantello da viaggio nero svolazzare a ogni passo del possessore. Ripresi a camminare, preservando nella mia mente l’immagine di quelle spalle possenti, osservate da lontano.

Il giorno dopo prestai attenzione alla gente che passava per il cortile, cercando di scorgere i “due innamorati” che Mistero mi aveva indicato.
Ma non avevo capito comunque cosa intendesse dire.
Molta gente mancava, mandate in missione di ricerca o di recupero e molte serve e scrivani non avevano nulla da fare.
Stavo facendo un giro per il campo di addestramento, nell’arena c’era Axel impegnato in un combattimento contro un energumeno. Provai un attimo di terrore quando la spada dell’omaccio si abbassò minacciosa sulla testa del giovane, ma tirai un sospiro di sollievo quando il moro parò il colpo e con un movimento circolare disarmava l’avversario. Mi avvicinai per fargli le mie congratulazione quando mi accorsi che, con il respiro affannato dalla lotta, cercava qualcuno.
Guadai a mia volta intorno e istintivamente alzai la testa, puntando lo sguardo sulle finestre. Intravidi un’ombra, una figura femminile, nella sezione per i ladri, guardare verso l’arena. Aguzzai la vista e riconobbi il volto e il sorriso, un po’ triste e malinconico, di Elisewin. Riabbassai lo sguardo sull’arena e vidi Axel guardare in su, incrociando lo sguardo con quello di lei. Egli sorrise strafottente e alzando la spada al cielo la invitò silenziosamente a scendere e a combattere contro di lui.
Compresi finalmente chi intendesse l’uomo del Mistero con i due innamorati. Chissà da quanto andava avanti.
Con un pizzico di soddisfazione mi allontanai fischiettando.
L’amore ERA sbocciato.

 

Sora sorrise. Se lo aspettava, o meglio ci sperava. Sperava anche che Elizabeth si innamorasse del signor Mistero, in fondo era già su un buon punto.
La rossa chiuse il quaderno e guardò il calendario. Mancavano tre giorni alla festa di Williams; si era già procurata un invito falso e il vestito da indossare. Ma Felix non aveva ancora chiamato. Quando l’avrebbe fatto? Quel sabato pomeriggio?
Frustrata si alzò dal letto e incominciò a camminare per la stanza. Si mangiucchiò una pellicina del pollice destro, nervosa. Provò a mettere su della buona musica, l’unico metodo che riusciva a calmarla in attimi come quelli, ma ebbe l’effetto contrario: si innervosì ulteriormente e le venne un terribile mal di testa.
Si sedette sul bordo del letto, si afferrò la testa e prese grandi respiri, cercando di calmarsi. Rabbrividì un attimo, e sconvolta se ne chiese il motivo.
Qualcosa cadde con un piccolo tonfo vicino ai suoi piedi: il diario. Lo raccolse e lo sfogliò velocemente. Non mancavano molte pagine leggibili alla fine del quaderno.
Ancora una volta si chiese il motivo per cui Felix le aveva affidato quel diario, raccomandandosi di leggerlo assolutamente.
Quali informazioni avrebbe trovato utile in quei fogli ingialliti?
Aveva finalmente capito chi era la sua antenata, aveva scoperto che uccideva addirittura per entrare in possesso di determinati oggetti; con un brivido si rese conto che sarebbe potuto capitare anche a lei di uccidere. Ma a cosa le sarebbe stato utile sapere tutto ciò? Oramai sapeva da un bel po’ che Williams era un uomo malvagio, pronto a distruggere tutti e tutto per ottenere ciò che desiderava. Ma ancora una volta c’era un interrogativo. Williams cosa desiderava? Potere? Denaro? Cosa?
Abbandonò il diario per riprendersi tra le mani la testa dolorante; a lungo andare sarebbe impazzita.
«Maledizione» sussurrò, digrignando i denti.
Scese in cucina per prendere una medicina contro il mal di testa, sentendo il sangue pulsare sulle tempie dolorosamente. Prese un’aspirina e poggiò il bicchiere, ormai svuotato, nel lavello. Si sedette e si curvò in avanti, appoggiando le braccia sul tavolo e sopra di esse la testa; dopo un paio di minuti la medicina iniziò a fare effetto.
Il telefono squillò, facendola sobbalzare per la milionesima volta in quella settimana. Corse a prendere la cornetta e rispose: «Pronto?»
«Ciao, Sora» disse una voce maschile, calda e familiare, dall’altra parte dell’apparecchio.
Il suo cuore perse un battito prima di iniziare una folle corsa; le nacque spontaneo un sorriso. «Felix! Come stai? Dove sei? Perché non hai chiamato prima? Sai che mi hai fatto preoccupare vero? Anche Emy e Mike sono preoccupati; Kristen ha ironizzato che sei scappato con qualche pollastrella che hai messo incinta, ed è molto arrabbiata con te» disse tutto d’un fiato, travolgendolo con quel mare di parole.
«Calma, calma» disse lui ridacchiando. «Io sto bene. Scusami per non aver chiamato prima ma sono stato occupato. Davvero Kristen ha detto così? Quella è tutta pazza»
«Lo puoi ben dire! Quando la mattina dopo non ti ha visto è sbroccata perché le dovevi fare qualcosa al computer o qualcosa del genere, poi ha diffuso la voce che hai messo incinta una ragazza e che sei scappato con lei. In un’altra versione diceva che sei scappato da lei»
«Grande, quindi al ritorno mi troverò a essere padre all’improvviso! Che bellissimo regalo» ironizzò lui e Sora poté immaginarsi che alzava gli occhi al cielo; rise all’idea.
«Sora» richiamò la sua attenzione Felix, «non ho molto tempo. Ti ho chiamata per avvertirti che stavo bene e che ci incontreremo alla festa di Williams»
«A proposito di Williams, avrei alcune domande da farti»
«Se posso ti risponderò»
«Promettilo» disse Sora, in un tono autorevole con un pizzico di supplica.
«Non posso…»
La rossa sospirò e decise di accontentarsi. «Che cosa vuole Williams da me? Cioè, perché mi fa rubare oggetti preziosi facendomi recitare la parte di una ladra morta secoli prima? Che cosa vuole ottenere? Perché mi hai dato il diario? Perché devo leggerlo fino in fondo?»
«Calma, calma. Una domanda alla volta. Cavolo, non mi basta nemmeno un taccuino intero per scrivermi tutte le domande che mi hai fatto»
«Smettila di sfottermi e rispondi»
«Uhm, vediamo… Non so cosa voglia Williams da te, ma so cosa vuole dai tuoi genitori»
Sora rimase un attimo sorpresa, non si aspettava che Felix avesse questo tipo di informazioni; quindi, trepidante, gli chiese di continuare.
«I tuoi genitori sono i suoi ricercatori personali. Come ben sai tua madre ha studiato archeologia mentre tuo padre lingue antiche. Williams ha rinvenuto un manoscritto antico e con una traduzione rudimentale ha capito che l’incisione parlava di un luogo nascosto e portatore di fortuna e potere»
«Quindi ha rapito i miei genitori cosicché lavorassero per lui?» chiese furiosa, stringendo la mano tanto da far sbiancare le nocche.
«Esatto»
«Sai cosa vuole ottenere? Perché deve andare in quel posto?» le venne un attimo da ridere, pensando al doppio senso di quella frase.
Felix sospirò dall’altra parte del telefono, e ancora una volta le sembrò di trovarselo di fronte a scompigliarsi i capelli sconfortato o esausto. «La risposta dovresti trovarla nel diario, per questo devi leggerlo fino in fondo»
Ci fu un lungo silenzio.
«Felix… Come fai a sapere tutte queste cose?»
«Io…Uhm…» borbottò a disagio il ragazzo. «Io faccio, diciamo, da intermediario»
«Da intermediario?» chiese conferma, stupita. «Con chi? Chi ti ha detto di darmi il diario?»
«Ora devo andare, Sora»
«Cosa?! No, Felix, non puoi lasciarmi così!»
«Invece devo, scusami Sora. Ci vedremo alla festa, sabato sera»
«No, aspetta, Felix!»
«Scusami, Sora, ma proprio non posso fermarmi» disse il ragazzo con voce nervosa; in sottofondo si udì il rumore di un motore farsi sempre più vicino. «Ora devo andare, Sora. Stammi bene»
Felix riattaccò senza aspettare una sua risposta e Sora iniziò a provare una grande paura. E se lo stavano inseguendo? Scacciò immediatamente quel pensiero, avendo paura, in quel momento più che mai, della sua immaginazione.
Posò la cornetta, che teneva ancora saldamente attaccata all’orecchio, e andò a sedersi al tavolo della cucina, avvertendo le gambe tremolanti e pronte a cedere.
A un certo punto trovò stupido perder tempo sulla storia d’amore di Elizabeth e sua sorella e volle proseguire. Risalì in camera, percorrendo le scale a due a due con un’ansia sempre maggiore. Afferrò il quaderno e si buttò a letto; iniziò a sfogliare frenetica le pagine ingiallite e fragili, fino a giungere in un punto più avanti della storia. Non voleva più perdere tempo e se ne infischiava se avesse perso un punto importante della storia, sarebbe tornata indietro se lo avesse ritenuto opportuno.


Qualche giorno dopo ricevetti la solita lettera da parte di Mr. Mistero, come ogni volta mi veniva da sorridere e a quel tempo ero giovane e immatura, non riuscivo ancora a riconoscere gli effetti dell’amore su di me. A quel tempo ancora non sapevo il suo nome, ma ero, e sono anche adesso, certa di star provando qualcosa di più forte di semplice riconoscenza e amicizia nei confronti di quell’uomo misterioso.
Ritornando alla lettera, quel giorno le sue notizie erano scarne e per niente piacevoli. La prima cosa che volli fare fu quella di buttarmi a terra a piangere e pregare; la seconda, quando mi tornò la ragione, fu quella di chiedere aiuto ad Axel.
Chi meglio di lui poteva intervenire per salvare la situazione? Per salvare Elisewin?
Io no di certo, ero troppo debole e spaventata per poter agire, sebbene cercassi di darmi forza pensando che mia sorella stava affrontando quella cosa da sola.
Corsi da Axel, curandomi poco degli sguardi delle altre ragazze, e raggiunsi presto la sua camera. Era davvero disdicevole che una giovane ragazza andasse nei dormitori maschili, ma ancora una volta me ne curai poco.
Bussai con insistenza finché non mi venne ad aprire, mostrando un’espressione chiaramente sorpresa. Se non fossi stata così sconvolta gli avrei riso in faccia.
Lo guardai tremando aprendo e chiudendo la bocca, spaventata. Le parole che poco prima mi avevano affollato la mente ora erano fuggite via, lasciandomi la testa vuota e la bocca arida.
«Elizabeth, cosa c’è? Cosa vi turba?» mi chiese gentile come ormai non lo era da tanto tempo.
Il mio cuore si gonfiò di sollievo, riconoscendo Axel come il ragazzino che vidi crescere insieme a Elisewin; tuttavia non riuscì lo stesso a pronunciar parola.
Lui si accorse del pezzo di carta che stringevo forte tra le dita tremanti e mi chiese cosa fosse; capii allora che se non riuscivo a parlare gli avrei fatto leggere la lettera.
Gliela passai tremando e lui mi invitò dentro, prestando attenzione che nessuno ci vedesse, altrimenti avremmo corso una terribile punizione. Mi fece sedere alla scrivania e mi portò un bicchiere d’acqua, che accettai più che volentieri, e lo sorseggiai lentamente, osservando l’espressione di Axel divenire sconvolta e poi impassibile quando si ricordò che c’ero anche io in camera.
«Mi addolora leggere queste notizie su vostra sorella, Elizabeth, ma perché siete corsa qui da me? E chi vi assicura che queste informazioni siano corrette?»
«Sono corsa qui da te, Axel, perché sei l’unica persona cui posso rivolgermi per chiedere aiuto» mormorai con la voce arrochita; cercai di schiarirmi la gola e dopo un paio di tentativi ci riuscii.
«Non può aiutarvi il vostro amico? Questo Mr. Mistero?»
«Posso fidarmi di lui» dissi sicura, guardandolo dritto negli occhi, «ma, purtroppo, non so come contattarlo»
«Non contate su di me, Elizabeth, io e vostra sorella abbiamo chiuso un po’ di tempo fa» disse il ragazzo, distogliendo lo sguardo e puntandolo sul muro di fianco a lui.
Quel suo comportamento mi irritò parecchio e fui tentata di tirargli uno schiaffo.
«Sai benissimo che se ne fossi in grado, sarei andata io stessa a salvare Elisewin. E’ cambiata da quando è diventata ladra, mi ha ignorato a lungo, ma io sono ancora qui a disperarmi per salvarla. E sono certissima che lo avrebbe fatto anche lei!» sbottai, alzandomi di scatto dalla sedia e guardandolo come una dragonessa che doveva difendere i propri cuccioli.
«Mi dispiace Elizabeth, ma credo che vostra sorella a questo punto sappia difendersi da sola. In fondo,
ha già ucciso»
Non mi trattenni più: gli tirai uno schiaffo. Lo guardai toccarsi stupito la guancia colpita, con le lacrime che iniziavano a salirmi agli occhi.
«Mia sorella ha un nome: Elisewin. Se non vuoi aiutarla a me sta bene, ma non ti permettere mai più di pronunciare quelle parole»
Axel sorrise sprezzante. «Quindi il vostro amico non vi ha avvertito che vostra… Elisewin» pronunciò il suo nome con tale amarezza che mi fece pentire per un attimo di averglielo fatto pronunciare, ma solo per un attimo; «ha ucciso per rubare»
«Ne ero a conoscenza» risposi, asciugandomi frettolosamente le lacrime che mi scorrevano sul volto.
«Ne eri a conoscenza e stai cercando lo stesso di aiutarla?» chiese stupito.
Non badai a come a un tratto ha iniziato a parlarmi confidenzialmente, ormai abituata, anzi rassicurata da quel ritorno di confidenza, e annuii.
«Comunque, non posso farci nulla» riprese brusco il ragazzo.
«Axel, pensaci, ti prego. Almeno promettimi di pensarci» lo supplicai un’ultima volta prima di uscire dalla stanza.

 
«Sora?» chiamò ad alta voce Emy, salendo le scale.
«Sì? Dimmi!» rispose Sora, dopo un attimo in cui il suo cuore era quasi schizzato dal petto per la paura. Nascose velocemente il diario, non sapendo nemmeno lei per quale motivo.
«Meno male! Credevo non ci fossi»
«No, scusami, ero assorta nel leggere un libro. Comunque dimmi»
«Oh, nulla, volevo sapere se avevi mangiato»
«Sì, non ti preoccupare»
Emy sorrise e allungò una mano per accarezzarle la testa, affettuosamente. «Non ti sforzare, va bene? Vedrai che si risolverà tutto»
Sora annuì, più per mandarla via in fretta, che per reale convinzione. Il diario, sotto le sue dita, sembrava scottare come se la invogliasse a leggere ancora.
«Va bene, piccola. Allora buona notte. Non fare troppo tardi, ti raccomando»
«Sì, va bene. ‘Notte, sogni d’oro»
Solo in un secondo momento Sora si rese conto di quello che le aveva detto la giovane. Un’ipotesi le nacque, ma la scacciò quasi subito. Stava seriamente impazzendo. Iniziava anche a credere che in quella casa tutti sapessero molto più di lei riguardo alla faccenda di Butterfly.
Prese in mano il quaderno e lo osservò con aria sconfortata.
«Cosa vuoi dirmi? Cosa state cercando di dirmi tutti quanti?» mormorò, rannicchiandosi su se stessa.







L'Angolo della Sadica:
Bentrovati a tutti coloro che continuano a seguire questa storia, nonostante i numerosi ritardi, soprattutto quest'ultimo.
La colpa è mia, è sempre e solo mia XD
Spero vivamente di star leggendo la data sbagliata, perché se l'ultimo capitolo l'ho veramente pubblicato il 3 gennaio dell'anno scorso (2013) beh... Ehm... *fischietta con aria innocente, guardando da tutt'altra parte*
Ma sarò sincera con voi cari lettori: non sono soddisfatta di come sta proseguendo questa storia. L'adoro, l'amo perché è pur sempre la prima storia che ho scritto, a cui ho dedicato tutto il cuore, ma da quando ho inserito questo maledetto diario sembra andare tutto male... Mi passa anche la voglia di scrivere ogni volta che prendo la pagina di word.
Me ne sto pentendo molto amaramente, ma ormai non si può tornare indietro e farò tutto il possibile per togliermelo il più velocemente possibile (e in modo anche che non possiate accorgervene, spero) 'sto coso maledetto... Mannaggia a me! Non potevo trovare un altro preteso per far sapere le cose a Sora? *si lamenta come una bambina*
Vi prometto che farò il possibile per aggiornare quest'anno... E spero anche questo mese XD
Ora passiamo alle cose veramente importanti: un grande ringraziamento alla carissima Emuccia (
Guitarist_Inside) che come al solito mi dà sempre la carica e la voglia di continuare la storia sebbene i miei disasostri approcci con questa XD
Ringrazio anche i lettori silenziosi, e quelli che sono timidi e non fanno ancora sentire la loro voce (vi prego, datemi un parere ç__ç anche solo per dirmi che sono una Ssssssssssadica che vi lascia sempre in sospeso ç___ç)
Spero a presto :)
Sadako Kurokawa

 
  
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