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Autore: Rossy_chris    06/07/2014    2 recensioni
Ciao!In questa ff immagino una mia terza stagione e siccome non sono tanto brava con le introduzioni vi cito il testo!Spero vi piaccia:
-Benvenuta フェニックス (si legge feniks) –
Thea guardò prima il padre,poi l’uomo che aveva appena battuto e rispose sorpresa
-Che vuol dire?-
-Significa fenice-
Malcom la abbracciò,fiero del suo lavoro di persuasione.
-Credi che mi doni?-
-Credo che ti stia una meraviglia. Risorgeremo,bambina mia, e ridurremo Oliver in cenere.-
Intanto a Starling City…
-Respira Digg,accidenti,respira!-
La voce di Felicity risuonò per tutto il salotto.
Diggle era appoggiato con la schiena al tavolo. Aveva le braccia conserte e il volto divertito dall’esasperazione dell’amica
-Non sarò io a partorire,Felicity. Ne abbiamo già parlato.-
La biondina si allertò,come se fosse appena tornata con i piedi per terra.
-Mancano solo tre mesi! Dovrai pure allenarti! Avanti Dig,concentrati e respira!-
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’alba era sorta da poco,ma Oliver Queen era già alla guida della sua Bmw diretto a Los Angeles. Laurel dormiva beata sul sediolino del passeggero e questo lo aiutava ancora di più a far finta che non ci fosse. Nella sua testa continuava a ritornare l’immagine di Felicity fasciata in quel bellissimo abito fucsia,intenta a parlare con un altro uomo. Magari a provarne anche attrazione. Sospirò,mentre superava l’ennesima piazzola di sosta. “A questa velocità ci vorranno altre tre ore..” Pensò,stiracchiandosi leggermente il collo. Spinse di più sull’acceleratore e si concentrò sulla strada,senza più pensare a nulla.
[…]
Il covo quella mattina era terribilmente freddo e inospitale. Roy era attaccato ai computer,ma appena entrò Felicity balzò in piedi,dimenticando le buone maniere.
-Allora?C’è qualche possibilità per il Verdant?-
-Buongiorno,Roy-
Lui si lasciò ammonire dal suo sguardo,ma restò in attesa di una risposta.
-C’è la possibilità di riprenderci tutto-
-Grande!Come?-
-Facendomi nominare amministratore delegato-
-Huh?- Roy la guardò,insospettito. –Possibile che sia così facile diventarlo?a volte mi chiedo perché nella mia vita non ci abbia mai pensato..-
-Beh in realtà,sarebbe una cosa abbastanza illegale.-
-Come tutte le cose che facciamo qui,no?-
-Vero.- Disse lei,pensierosa. –Forse questa è immorale,però.-
-Non dovrai mica andare a letto con qualcuno vero?-
Felicity scoppiò a ridere. –Assolutamente no! E se anche fosse non sarebbe un grande sacrificio..- Si fermò troppo tardi,trascinata dal rivivere le emozioni provate la scorsa notte.
-Oh immagino che tu non abbia una gran vita sessuale insomma,con Oliver che non si decide..-
-Oh mio Dio!Roy!-
Lui scrollò le spalle,sorridendole. –Secondo me dovresti farti una vita. Non puoi rimanere sempre ad aspettarlo.-
-Io non aspetto nessuno..- Lo disse,sapendo di aver mentito. E se ne accorse anche Roy.
-Certo,per questo lo stai cercando vero?-
-Gli avevo mandato un messaggio ieri notte..Ho bisogno del suo parere..-
-Perché mai?sei abbastanza intelligente per decidere da sola.-
-Giusto.-
-Già.-
Felicity prese il cellulare e lo strinse forte. Guardò il messaggio inviato la scorsa notte ad Oliver e controllò nei ricevuti. Naturalmente senza trovar nulla. Si rattristò per un momento,poi compose il numero di Diggle. Partì la segreteria telefonica.
-Pare che mi abbiano lasciato completamente sola.-
-Non proprio completamente..-
-Sai come si dice,Roy?Meglio soli che male accompagnati –
Gli fece la linguaccia,mentre si girava a dargli le spalle. Pensò che per una volta aveva ragione,quel ragazzo ribelle. Lei poteva agire da sola,non aveva bisogno di nessuna autorizzazione. Guardò il suo riflesso nello schermo del cellulare,poi si rivolse a Roy:
-Per una riunione d’affari,preferiresti una donna con i capelli sciolti o legati?-
-Sciolti- lo disse subito,senza doverci pensare su due volte.
Felicity sciolse la lunga coda che aveva,lasciando i capelli liberi sulle spalle. Sorrise a Roy e lo salutò con una semplice frase:
-Farò del mio meglio. Augurami buona fortuna.-
[…]
“21,Boulevard Street”
Oliver lo ripeté,in mente, facendo attenzione ad ogni numero civico che sorpassava.
-18,19..-
La voce di Laurel si bloccò,esattamente due isolati dopo.
-Ventuno.-
Lui le sorrise,rasserenato. Parcheggiò l’auto nel vialetto e scese,senza neanche aspettarla. La casa che aveva di fronte era tenuta abbastanza bene,con tanto di un bel giardino curato.
Si passò una mano nei capelli per sistemarli in qualche modo e prese un profondo respiro. Poi bussò piano al campanello.
-Buongiorno Signora Bett..-
Gli aprì una donna che doveva avere almeno una cinquantina d’anni. Bionda,in forma, con indosso un top davvero striminzito e un pantalone argentato aderentissimo sui piatti,ma cadenti,fianchi.
-Oh ciao tesoro,qualunque cosa sia successa tra noi ieri sera è stato soltanto un gioco,caro. Mi dispiace..-fece per chiudere la porta,ma Oliver glielo impedì,bloccandola con il piede. Le rivolse uno dei sorrisi migliori che poteva avere e con occhi dolci le sussurrò:
-Noi non ci conosciamo,Bett. Sono un amico di sua figlia Felicity.-
A quelle parole,Bett spalancò la porta e gli fece cenno di aspettare un minuto. Oliver la vide entrare in una stanza e chiudersi la porta alle spalle. Tornò pochi minuti dopo,con in mano una sigaretta e una bottiglia di Gin nel reggiseno.
-Entra pure,caro. Avanti..-
Lui lo fece,divertito dalla piega che stavano prendendo gli eventi. Laurel intanto lo aveva raggiunto,ma era rimasta sull’uscio senza sapere cosa fare.
-Chi è quella lì?la tua ragazza?-
Oliver scosse il capo,poi si voltò e chiese a Laurel di rimanere fuori.
-Avanti,siediti!Adoro i tipi così timidi e belli- Lo disse rivolgendogli una lunga e maliziosa occhiata. Oliver si sentì imbarazzato,ma sorrise,sedendosi sul divano di fronte a lei. La osservò per un po’,soffermandosi sui lineamenti. Aveva gli occhi scuri,a differenza di Felicity,ma avevano le stesse labbra. E anche le stesse tinte di rossetto.
-Sono Oliver Queen,signora Bett..-
-Ahh Oliver Queen!Il famoso Oliver Queen!-
-Famoso?-
-Felicity mi disse di dover venire a lavorare da te..-si fermò per tracannare un sorso di gin – le è successo qualcosa?vuoi tipo licenziarla?-
-Assolutamente no,lei è la persona più in gamba che conosca-
La signora scoppiò a ridere,guardandolo con aria di sfida.
-Oh si lo è! Nonostante sia cresciuta con una madre come me!-
-Sono certo che lei le abbia comunque dato la cosa più importante che le serviva: la sua fiducia e il suo affetto.-
-Mi piaci,giovanotto.- Si guardarono a lungo e nessuno pareva voler abbassare lo sguardo.
-Se dopo quello che hai da dirmi ti va di fare un giro..-lo disse,indicando il proprio corpo –sei il benvenuto-
Oliver tossì rumorosamente e poi sorrise,imbarazzato. –Io sono venuto perché Felicity ultimamente è molto triste..-
Bett spese la sigaretta e ne cacciò un'altra,dalla tasca dietro il sedere. La riaccese,mordendo il filtro.
-Temo che le manchi suo padre.-
Sta volta fu lei a tossire.
-Come può mancarle il padre se l’ha mollata quando aveva appena cinque anni!Non può ricordarsi granchè-
-Credo sia proprio questo il problema..-
-Beh,ragazzino,io non posso proprio farci nulla.-
-Non potrebbe lasciarmi il suo nome?-
La signora si fermò,come se si fosse immobilizzata improvvisamente.
-C’è una cosa che non ho mai detto a Felicity..-prese una pausa,e fece uscire dalla bocca tanti cerchi di fumo –quando rimasi incinta,dissi al mio ragazzo di aver perso il bambino. Partii lontano e gli feci giurare di non farsi più vedere.-
Oliver rabbrividì mentre ascoltava quelle parole.
-Quel bastardo però tornò,proprio il giorno in cui dovevo partorire. Lo aveva chiamato mia sorella.- Lo disse con disprezzo,sputando a terra. –la convivenza con lui era un incubo. Mi picchiava perché gli avevo mentito e nascosto la gravidanza..Ogni sera dovevo aggiustarmi col trucco i lividi che mi lasciava e spiegare a Felicity che mi facevo male sbattendo sui mobili..-
-Allora lo ha cacciato lei?-
Bett scosse la testa. –No,una sera mi guardò e mi disse di avermele date abbastanza,di avermi perdonato. Prese le sue cose e se ne andò-
-Non lo ha più rivisto?-
-No, ed è stato meglio così. Non servono i padri,giovanotto. Non contano nulla nella vita di una bambina.-
Oliver pensò a Thea e a come invece tutta la sua infanzia ruotasse sulla presenza del padre.
-Si sbaglia di grosso,Bett.-
-Comunque non ho idea di dove sia. E non ho intenzione di fargli incontrare la mia bambina..-
-Ma..-
-Può andare Signor Queen. Buona giornata.-
Quell’improvviso tono formale,gli ricordò molto Felicity.
-Sa,credo proprio che lei dovrebbe smettere di essere egoista e di iniziare a pensare al bene di sua figlia..-
-Mi ascolti bene,signor milionario..- Il tono adesso era duro e deciso. Bett si alzò e gli andò incontro,puntandogli le dita sul petto. Ancora una volta Oliver rabbrividì,pensando a come quell’atteggiamento gli fosse familiare.
-Una madre pensa sempre e dico SEMPRE ai suoi bambini!Ho combattuto una vita intera affinché mia figlia venisse su sana e intelligente e non avesse dei disturbi a causa delle molestie che subivo e del lavoro che ero costretta a svolgere..-
-Perché continua a farlo allora?-
-Perché  una volta che ne sei dentro non puoi uscirne facilmente..-
Gli alitò in faccia il fumo e lo guardò con fare minaccioso.
-Se proprio vuoi fare felice mia figlia..fai in modo che finisca con un uomo che la ami davvero. E non con uno porco schifoso come suo padre.-
Oliver non rispose e le diede le spalle,avviandosi verso l’uscita. Sbirciò dalla porta del salone e notò un uomo grasso,seduto su un divano,completamente nudo. Guardò per un’ultima volta la madre di Felicity e le fece un semplice cenno del capo. Sentì chiudersi la porta dietro di lui e il suo cuore affondare,ancora più in basso.
-Allora?come è andata?-
-Devo trovare una persona-
-Ti ha detto il nome?-
-No- Oliver sospirò,nervoso. –ma mi ha messo un brutto sospetto che devo assolutamente togliermi.-
-Che intendi?-
-Ti accompagno a casa.-
-No,io voglio venire con te!-
-Devi stare con tuo padre,Laurel,dannazione!-
-Io voglio stare con te Oliver.-
-Bene- disse,stringendo i denti. Prese il cellulare e avviò una ricerca
-Raisa Pott?- domando Laurel,curiosa. – chi è?-
-La possibile madre di mio figlio..-
Oliver strinse forte il cellulare,cercando di trattenere le lacrime.
[…]
Central City è di per sé una città tranquilla. In periodo autunnale non è molto trafficata ed è conosciuta per degli ottimi timballi di carne.
Raisa Pott ne aveva appena comprato uno per suo figlio,Connor. Aveva,come ogni sera,parcheggiato l’auto nel garage ed era intenta a raccogliere tutte le buste della spesa.
Mentre chiudeva il bagagliaio però,avvertì uno strano rumore. Si guardò intorno,temendo che fosse entrato un gufo. Le era capitato spesso,infatti,di trovarsi a cacciar via dal suo garage dei gufi,ma quello che vide non si avvicinava neanche lontanamente ad un animale.
Fece cadere tutte le buste a terra ed emise un urlo di spavento.
-Shhh Raisa,non fare così-
Malcom Merlyn la guardava,divertito. Le si avvicinò per tapparle la bocca con un nastro e la spinse sul cofano dell’auto,piegandola a metà.
-So bene chi se e cosa nascondi..-
-O meglio,chi nascondi.
La voce di Thea risuonò,glaciale,per tutti i metri quadri. Si avvicinò alla donna e le accarezzò il viso,con la punta del piccolo coltello nero regalategli dal padre.
La graffiò sulla guancia,provocandole una lunga ferita rossa.
-Ascoltami bene..-disse,senza smettere di puntarle il coltello in viso –Oliver Queen tenterà di rintracciarti oggi stesso. Non rispondere alle chiamate e non azzardarti a parlargli,ma soprattutto, corri a nascondere ogni prova che Connor è suo figlio. Portalo lontano,avrà sicuramente dei nonni..- Fece una risata sprezzante,mentre raccoglieva le lacrime della povera donna..-E se corri dalla polizia o fai una sola mossa falsa..-afferrò il timballo di carne lo ridusse a pezzi,con il coltello  -la pagherete cara.-
Lasciò la donna,di colpo. Raisa di abbattè al suolo con le lacrime che quasi la soffocavano. Si guardò attorno,ma non c’era la minima traccia né dell’uomo né della ragazza.
Si passò una mano sul voltò e si alzò,ancora sconvolta. Lanciò in aria il timballo e la spesa e corse a chiamare il figlio. Gli avrebbe raccontato di essere stata aggredita e di voler andare via per un po’,magari in Canada. No, forse era fin troppo lontano il Canada,ma se ne sarebbero andati di certo. Quella stessa notte.
 Ciao di nuovo ragazze! So che è presto,ma la settimana prossima partirò per le vacanze finalmente e non so quando riuscirò ad aggiornare di nuovo, Per questo appena ho un momento libero mi dedico a questa ff!Vi sta piacendo?:) aspetto con ansia i vostri pareri..bacii
  
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