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Autore: LazySoul    06/07/2014    0 recensioni
Avevo buttato nel cesso cinque mesi, cinque mesi della mia vita sprecati nel tentativo vano di farla innamorare di me, per poi rendermi conto, una volta lasciata, che le mie intenzioni mi si erano ritorte contro.
Perché mi ero innamorato io.
Quella foto era l’unica cosa che rimaneva di quel sogno, l’unica cosa che mi permetteva di ricordare
che era successo davvero, ogni singolo gesto, ogni singolo sorriso e ogni singolo giorno e notte passata
insieme.
Quella foto di noi due innamorati.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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capitolo due

Capitolo due

Katy

 

Piangere contro il cuscino era la cosa più patetica di tutta quella faccenda, soprattutto i miei singhiozzi: imbarazzanti.

Per non parlare poi dei pugni che mi ostinavo a lanciare tutt’intorno a me, neanche avessi quel bastardo a portata di mano per poterlo far pentire del suo gesto.

La pioggia e i nuvoloni in cielo sembravano rispecchiare perfettamente il mio stato d’animo.

Avrei voluto addormentarmi, ma non ci riuscivo, per il momento dovevo sfogarmi ancora un po’ per tutto quello che mi aveva fatto lui.

Pensare al suo nome avrebbe significato solo altre fitte al cuore.

“Ti odio, ti odio, ti odio!”

Afferrai con forza il cuscino, conficcandovi le unghie e chiedendomi quanto quella sofferenza sarebbe durata.

Per quanto mi sforzassi però di dimenticare, ogni istante mi tormentava e mi sommergeva come una valanga.

Il nostro primo incontro e la pessima impressione che mi aveva fatto, quel giorno in cui ero andata a vedere se la macchina di mamma era finalmente a posto e, invece del meccanico, avevo trovato lui che mi aveva chiesto di nuovo il numero di telefono, il nostro primo appuntamento, il nostro primo bacio e la nostra prima notte insieme.

Se possibile cominciai a singhiozzare ancora più forte sentendo le forze abbandonarmi e, in pochi minuti, mi ritrovai in uno stato catatonico; le mie scorte di lacrime erano terminare, ma non riuscivo a dormire, così l’unica soluzione era continuava a guardare il comodino nel buio mentre non riuscivo a smettere di pensare a Jay.

Spesso mi chiedevo cosa sarebbe accaduto se avessi voluto rompere prima di lui, magari dopo il nostro secondo appuntamento, o cosa avrebbe fatto se lo avessi implorato di restare con me quando mi aveva lasciata, invece di dirgli che per me non c’era problema.

E invece il problema c’era eccome!

Mi aveva usata, per lui ero stata solo una puttana come tante, nient’altro.

E forse, se fosse venuto davanti alla mia porta per chiedermi perdono avrei ceduto; avrei sotterrato il mio orgoglio per lui, pur di poterlo abbracciare e sentire le sue forti braccia intorno al mio corpo ancora una volta.

Aveva voluto sempre di più, non gli bastavo mai.

A volte mi chiedevo ancora che cosa stava cercando in me, che cose voleva a tutti i costi.

L’unica cosa di cui sono sicura è che l’ha trovata, se no non se ne sarebbe andato mai.

Il ricordo più doloroso era dell’ultima mattina che avevamo passato insieme, quando mi ero svegliata e lui non era più accanto a me; si era già vestito ed era appoggiato alla parete.

Mi fissava con uno sguardo pieno di dolore, confusione e determinazione.

Quando avevo incontrato i suoi occhi avevo capito subito che sarebbe cambiato tutto e, nel momento esatto in cui mi aveva lasciata con quel tono freddo mi ero sentita morire.

Avrei voluto urlargli contro, gridargli e riversargli addosso tutto il mio dolore.

“Guardami, bastardo! I miei occhi sono qui, non serve a niente schivare il mio sguardo! Guardami! Non te ne accorgi? Mi stai uccidendo! Tutto quello che volevo eri tu, era stare con te ancora, magari per sempre! E invece tu hai deciso di rovinare tutto, uccidendomi”.

Strinsi forte al mio petto le coperte, ancora scossa dai singhiozzi.

Mi aveva ferita in modo molto profondo, eppure, per quanto mi sforzassi di odiarlo, non ce la facevo.

Ero troppo innamorata per poter pensare ai cinque mesi passati insieme come ad una disgrazia, perché in realtà erano stati i più piacevoli, divertenti e totalizzanti della mia vita.

Ricordavo di esser cambiata per lui, sentendomi più donna ogni volta che lui mi guardava in quel modo provocatorio e malizioso che mi faceva impazzire.

Eppure, per quanto io abbia provato a tenerlo stretto e a non lasciarlo andare, alla fine lui si era allontanato da me.

Come ogni bambina avevo sognato il principe azzurro dai tre ai dieci anni, poi avevo pensato che mi sarebbe bastato un ragazzo dolce e premuroso dagli undici ai quattordici anni, eppure avevo finto coll’innamorarmi di un bastardo, egoista, bambinone.

E anche se credevo di non volerlo mai più rivedere, in realtà avrei voluto andare da lui e farlo pentire della sua scelta crudele nei miei confronti.

Il punto era che non era stata quella classica storia da una botta e via, forse in quel caso non avrei sofferto troppo perché il mio cuore non si sarebbe spezzato del tutto, in realtà era stata una relazione seria fin dall’inizio e ad entrambi non era bastata una volta per “consumare la passione”, ma avremmo voluto sfruttare il letto o qualsiasi superficie piana ogni singolo istante della giornata, perché era inutile negare o far finta di non vedere l’attrazione sconvolgente che ci legava.

Mi rigirai nel letto e allungai la mano accanto a me, sentendo una fitta dentro quando trovai il posto accanto a me vuoto.

Mi mancava da morire ogni singolo istante passato insieme ed ora, che mi ritrovavo sola, non possedevo altro che i ricordi e una piccola e debole speranza che ero certa si sarebbe affievolita in poco tempo.

Quando sentii cessare la pioggia avevo la mente stanca e affaticata da tutti quei pensieri dolorosi e non impiegai molto tempo prima di chiudere lentamente gli occhi e di addormentarmi.

Quella notte sognai per l’ennesima volta di essere con lui e di perdonarlo.

Se da una parte il sogno si sarebbe potuto definire piacevole, dall’altra era maledettamente straziante, soprattutto quando mi sembrò di sentire la sua voce pronunciare le uniche due parole che avei voluto sentire uscire dalle sue bellissime labbra: «Ti amo».
  
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