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Autore: Sariel    26/08/2008    8 recensioni
Pansy restò a guardare -tentando di non ridere- i suoi cambi d’espressione, mentre le studiava il viso. Rivalutò per un attimo la situazione. Era rinchiusa in una stanza dei sotterranei insieme ad un grifondoro. [..]
E ora si ritrovava uno dei due gemelli, George, che la fissava concentrato con i suoi profondi occhi blu.
[George/Pansy]
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice: nuova one-shot[ma forse la continuerò, infatti ho in mente una long-fic legata a questa. O comunque scriverò una long-fic, a breve spero. Il prologo è già pronto] su George e Pansy. Questa coppia mi sta prendendo. Oddio, è anche merito del random pairing generator che, guarda caso, ha fatto uscire proprio questa coppia. Un caso? Nah, un invito esplicito a scrivere u.u
Perciò eccomi qua, con questa idea malsana di fine agosto. Sì, il titolo fa pena, lo so, ma capitemi. Il caldo mi ha dato alla testa. O forse è stata la botta che ho preso sulla Magic Mountain a Gardaland °° chi può dirlo?
Comunque non chiedetemi perché i due siano in punizione. George si può capire, ovviamente, ma Pansy…bè i Serpeverde non sono mai in punizione. Mi sembrava giusto ù.ù
Buona lettura,
Sara.
Ps anche questa fiction la dedico a Val[weasleygirl], che mi ha fatto conoscere questa fantastica coppia [e grazie per averla betata ç__ç *kiss*]
Ps2 grazie mille a chi ha commentato rendez-vous~
Ps3 dovrei starmene a studiare per l’esame di domani ma non ne ho voglia °°
Ps4 nota dell’ultima ora. più rileggo la fic, più mi sembra una cagata e meno mi convince.
Però l’idea mi piaceva.
Commenti e consigli come sempre graditi.

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ops, we're locked in the room

ops, we’re locked in the room
-VA’ A QUEL PAESE, WEASLEY
-SEMPRE CARINA, EH, PARKINSON?
 
 
La punizione si era rivelata un disastro. Un Grifondoro e una Serpeverde nella stessa stanza. Pansy sapeva che qualcosa sarebbe andato storto.
E infatti quel genio finito per caso, forse per sbaglio- dopotutto dovette ammettere che un po’ di cervello i grifoni ce lo avevano in confronto a lui- nei Grifondoro combinò un casino, come lei aveva previsto.
Ma non solo: si fece odiare sul serio con il suo ops, mi sa che siamo rimasti chiusi dentro.
- Alohomora.- sussurrò la ragazza, puntando la bacchetta verso la porta.
- Ci ho già provato, Parkinson, è tutto inutile.- commentò il ragazzo dai capelli rossi seduto a terra, appoggiato con la schiena al muro della segreta.
- Scusa, Weasley, ma non mi va di passare il resto della giornata con te chiusa in questa stanza.- si voltò verso la porta, tentando di farsi venire un’idea per aprirla. - Ho cose molto più importanti da fare.
- Ad esempio?- chiese lui, divertito.
Si girò per guardarlo e alzò un sopracciglio.
- Non sono affari tuoi.- disse, annoiata. -Comunque tutto è meglio di questo.
- Avrai una vita piatta, suppongo, Parkinson.-
La risata fredda di Pansy riempì la stanza.
- Parli proprio tu. Che fai, oltre a vendere i tuoi stupidi giocattoli insieme a tuo fratello?- domandò, sarcastica, prima di girarsi nuovamente vero la porta.
- I nostri stupidi giocattoli, come li chiami tu, fruttano.- rispose, calmo. Il tono di Pansy parve non averlo scalfito per niente. - Io e Fred stiamo spopolando con i nostri stupidi giocattoli.
Pansy sbuffò, come infastidita dalla risposta - non che lo fosse veramente, era la presenza del gemello Weasley ad irritarla- e riprese a lanciare incantesimi verso la porta. Con tutti quelli che potevano capitarle, proprio con lui doveva finire in punizione?
- Parkinson, finiscila. Non riusciremo ad aprirla.- fece George, roteando gli occhi.
- Weasley, chiudi quella bocca. E’ colpa tua, hai combinato tu questo casino.- replicò Pansy, acida.
- Io?- chiese, stupito, prima di alzarsi con un fruscio.
Lei si voltò e indico la serratura della porta. La maniglia era deforme, il metallo sembrava essere colato.
- Sei stato tu ad aver rovesciato la pozione sulla porta.- lo accusò.
- Mica ho fatto apposta.-
- Sì, certo.-
- Sai, Parkinson, preferirei restare in compagnia della piovra gigante del lago, piuttosto che con te.- aggiunse, incrociando le braccia e lanciandole uno sguardo di sfida.
- La cosa è reciproca.- rispose lei, superandolo e andandosi a sedere a terra.
- Almeno su una cosa siamo d’accordo.- constatò George, prima di raggiungerla. Si appoggiò al muro e scivolò a terra, accanto a lei.
- E, vorrebbe dirmi, di grazia, come mai Piton ha messo in punizione uno dei suoi cocchi?
Pansy lo fulminò.
- Non sono affari tuoi.
- Sei ripetitiva, Parkinson.- replicò George, con un mezzo sorriso.
O forse, pensò lei, non voglio parlare. Scemo d’un Weasley.
Non rispose e il suo sguardo si posò sulla porta. Era impossibile che non si potesse fare nulla per uscire. Era caduta solo una pozione, qualche incantesimo doveva pur funzionare!
Sentì lo sguardo di George su di sé ma non si voltò.
- E’ tutto inutile.- sussurrò lui.
Pansy girò la testa dalla sua parte.
- Eh?
- So a che pensi. Non possiamo aprirla.- le spiegò.
- L’hai già detto, sei tu quello che sta diventando ripetitivo.- disse, come per chiudere la conversazione.
- Ma…
- Senti, Weasley.- disse, esasperata. - C’è qualcosa che ti dice che io voglia parlare?
Tornò a fissare la porta di fronte a loro. Passò qualche minuto, che sembrò durare un’eternità.
Cominciò a tamburellarsi le dita sulle gambe, mentre la pazienza andava a quel paese.
Erano lì da meno di un’ora e lei non ne poteva già più. Con la coda dell’occhio sbirciò l’espressione di Weasley, che se ne stava tranquillo e rilassato contro il muro. Molto rilassato, anzi troppo, dato che si era addormentato.
Aveva chiuso gli occhi e respirava piano. Una ciocca di capelli gli ricadeva sul viso, arrivando fino alla bocca. Ad ogni respiro si alzava e si abbassava, ritmicamente.
Pansy nascose un sorriso divertito, cosa che non le risultò difficile, ma subito dopo, come se si fosse resa conto di quello che stava facendo, sgranò gli occhi stupita e tornò con lo sguardo nuovamente sulla porta.
Appoggiò la testa al muro e anche lei chiuse gli occhi, dopo essersi accertata che Weasley dormisse veramente.
Sentì la mente svuotarsi e si assopì.
 
•••
 
Qualcosa non andava. Nello stato di dormiveglia in cui si trovava riusciva quasi a formare pensieri coerenti e si rese conto che qualcosa non quadrava. Si girò piano, certa di trovare il pavimento duro e freddo sotto di sé. Invece, con grande sorpresa, finì su qualcosa di morbido.
Spalancò gli occhi di colpo e di fronte a sé trovò lo stemma dei Grifondoro a guardarla.
- Ma che diavolo…?- sussurrò, con la bocca impastata.
- Fai piano, Parkinson, non vorrai rovinare i gioielli di famiglia, spero.
La voce calda di George la raggiunse come se avesse parlato da metri di distanza.
Con un gridolino si alzò, trovandosi in ginocchio di fronte a lui, che la osservava divertito.
Lo vide aprire la bocca per parlare.
- Zitto!- lo anticipò, alzandosi in piedi di scatto.
Barcollò, ancora intontita dal sonno.
- Ben svegliata.
- Và a quel paese, Weasley.
- Sempre carina, eh, Parkinson?
Lo fulminò con lo sguardo ma si risedette, allontanandosi però leggermente da lui.
La luce nella stanza era cambiata ma non riuscì a stabilire quanto tempo era passato. Si guardò attorno, aggrottando la fronte. George sembrò rispondere ai suoi pensieri.
- Hai dormito quasi un’ora, se è questo che vuoi sapere.-
Si voltò a guardarlo.
- Ma cosa fai, leggi nella mente degli altri?-
George rise piano. - No, però la tua faccia è come un libro aperto.
- Un libro aperto, eh?- chiese, inarcando un sopracciglio.
George annuì.
- Bene, Weasley. Allora dimmi a cosa sto pensando adesso.- gli disse, con aria di sfida.
- Mi stai mettendo alla prova?- domandò, divertito.
- Se la metti così…
Si alzò e si spostò davanti a lei. Rimase immobile, osservandola.
Pansy restò a guardare -tentando di non ridere- i suoi cambi d’espressione, mentre le studiava il viso. Rivalutò per un attimo la situazione. Era rinchiusa in una stanza dei sotterranei insieme ad un grifondoro. Se fosse stato un mezzosangue sarebbe andata contro le regole solo parlandogli ma da quel che le risultava i Weasley erano purosangue.
Sbagliato, Pansy, traditori del loro sangue, si ritrovò a pensare ma scacciò quell’idea.
E ora si ritrovava uno dei due gemelli, George, che la fissava concentrato con i suoi profondi occhi blu.
Quei bellissimi occhi blu. Riuscì a studiare nei minimi particolari il viso del ragazzo, non molto distante dal suo. Cercò di non fare smorfie strane, per non dargli soddisfazione, anche se non fu del tutto sicura di esserci riuscita.
- Allora?- chiese, impaziente.
George arricciò lievemente le labbra, prima di distenderle in un sorriso. Poi scoppiò a ridere.
- Cosa c’è di tanto divertente?
- Parkinson, dovresti vedere la tua faccia.- disse, tra una risata e l’altra.
Dannato Weasley.
- Và a quel paese.- ripetè, per poi alzarsi e andare nel lato opposto della stanza, il più possibile lontano da lui.
George smise di ridere e si alzò a sua volta.
- Andiamo, non ti sarai mica offesa?-
Offesa? No, rimbecillito, io vivo per questi complimenti.
- Tornatene nel tuo angolo.- ribattè lei, acida.
- E dai, Pansy.- alzò lo sguardo quando sentì il suo nome. Il gemello Weasley sorrideva.
Come, come, come? Un traditore del suo sangue, un grifondoro, si era appena azzardato a chiamarla per nome? E per di più osava fare lo stronzo?
In meno di un secondo Pansy rivalutò nuovamente la situazione, pentendosi di aver solo pensato che stare con George Weasley in quella stanza non fosse poi una disgrazia.
Sbuffò e tornò a sedersi nel punto in cui era prima, decisa ad ignorarlo. Di certo non poteva prendersela per uno come lui.
- Non osare farlo più.- sbottò, mentre George tornava a sua volta al suo posto.
- Cosa? Scherzare?
- No, chiamarmi per nome. - precisò.
- Pansy, Pansy, Pansy.- cominciò, fregandosene di quello che aveva appena detto e avvicinandosi alla Serpeverde. Ora erano spalla a spalla ma Pansy non si spostò. - Se continui così non troverai mai un ragazzo.
- Cosa ti fa pensare che io non lo abbia già?- ribattè, lanciandogli un’occhiataccia.
- Da quando Malfoy ha una ragazza fissa?- chiese subito lui, alzando un sopracciglio.
In quel momento il desiderio di strangolare George Weasley si fece sentire, ma Pansy tentò di ignorarlo, dato che il ragazzo aveva ragione.
- Stronzo.
- Ah, Pansy.- sospirò, mentre lei apriva la bocca per ribattere. Lui fu più veloce. - Come fai a perdere tempo dietro ad uno come lui?
- E sentiamo, dietro a chi dovrei perdere il mio tempo? Dietro a uno come te?
George sorrise. - Di sicuro sono mille volte meglio di quel pallone gonfiato di Malfoy.
Pansy rise, ma questa volta non fu la solita risata fredda a propagarsi per la segreta.
- Bè, forse hai ragione.- gli concesse. E lei cambiò nuovamente idea. Forse non era del tutto sbagliato essere finita con lui in quella stanza. - Allora, Weasley. Spiegami perché non dovrei trovare un ragazzo.
- Prima di tutto perché tutti ti credono la troietta di Malfoy e poi, andiamo Pansy, non riesci a tenere a freno quella la lingua tagliente che ti ritrovi.- annuì, come per dare enfasi a ciò che aveva detto.
Restò per un attimo immobile a fissarlo ma dovette ammettere che il ragazzo aveva ragione. Ed era l’unico in tutta la scuola ad averlo detto, fregandosene di avere tatto e di essere carino. Era stato sincero, schietto.
- Dici quello che pensi Weasley, mi piace.- fu l’unica cosa che riuscì a dire lei.
George ridacchiò piano e si alzò, porgendole la mano. Pansy lo guardò confusa.
- Dai, andiamo.
Pansy allungò la mano e George la aiutò ad alzarsi in piedi. Seguì il ragazzo, mentre si puliva la gonna dalla polvere.
George tirò fuori la bacchetta e la puntò contro la porta.
- Hai detto che non possiamo aprirla.- lo avvertì lei.
- Sta a vedere.
Mormorò qualcosa, che Pansy non riuscì a sentire. Una luce azzurra si diffuse per la stanza, per poi svanire sulla punta della bacchetta.
Con un colpetto, la porta si aprì.
- Come diavolo hai fatto?- chiese, stupita.
George si limito a sogghignare ed uscì nel corridoio.
- Sapevi come aprirla?
Lo seguì fuori, incredula. In tutta risposta il ragazzo scoppiò a ridere.
- Dannato Weasley.- sibilò Pansy.
Si avvicinò a lui e lo colpì alla schiena. - Cretino.
George si voltò e la fermò per il braccio.
- Questa è una delle cose da non fare se vuoi avere un ragazzo.- disse, con voce calma, indicando con l’altra mano il braccio della ragazza. - Però sei stata gentile prima, te lo concedo.
George si fece più vicino e Pansy non riuscì a prevederlo. Accadde e basta. In un attimo le labbra del ragazzo erano appoggiate alle sue. Si rese solo conto che le sue labbra si muovevano con quelle di George e non fece nulla per fermarsi. Anzi.
Si ritrovò a ricambiare il bacio, con più foga di quanto si sarebbe mai aspettata. Le mani di George scesero sui fianchi di lei e il ragazzo la trascinò fino al muro, mentre le sue si aggrappavano alle sue spalle. Pansy gemette piano quando la sua schiena raggiunse lo stipite duro e freddo della porta. Le sue labbra scesero fino all’incavo del collo e risalirono fino alla mascella, per poi tornare a posarsi sulle labbra socchiuse di Pansy. Si allontanò da lei di qualche centimetro. Pansy potè sentire il suo fiato caldo sulla guancia, prima che parlasse.
- Cerca di farti mettere in punizione di nuovo, Parkinson.- disse, ridendo, prima di scoccarle un bacio sulla guancia e andarsene di corsa.
Pansy restò immobile, sulla soglia della porta, e lo osservò andare via.
Un lieve sorriso le increspò le labbra, e questa volta non lo nascose.
Forse non era stato un totale disastro. Decisamente non lo era stato.
  
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