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Autore: CassandraBlackZone    06/07/2014    1 recensioni
Paura? No, lei non aveva affatto paura. Ed era proprio questo quel qualcosa in più.
Correre per lei non era mai stato un modo per scappare, anzi: correre per lei era l’unico modo per superare la monotonia e anche se stancante, era lo svago che più la soddisfaceva. Persino più del contare le statue del Duomo.
Emily amava correre. Da sempre.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La lancetta dell’orologio da polso del Dottore ticchettava inesorabile da ormai venti minuti. L’alieno era rimasto con gli occhi fissi sul cacciatore, che ad ogni secondo che passava, perdeva la sua pazienza e, di conseguenza, la sua lucidità. Non desiderava altro se non staccare a morsi quello stupido farfallino, per poi sfigurargli direttamente il volto.
“Ebbene?” fu Randy a rompere il ghiaccio, con tutta la calma di cui disponeva “Siamo fermi uno davanti all’altro da quasi un’ora e…”
“Sarebbero venti minuti. Per essere precisi.”
Te lo faccio vedere io l’essere precisi. “Venti… minuti. Di cosa dovremmo parlare?” continuò a denti stretti.
Il Dottore allungò le braccia avvicinandole pericolosamente alle mani massicce dell’umano, che le ritrasse involontariamente quasi per paura. Paura? Randy se lo stava chiedendo: un fessacchiotto vestito in tweed non poteva assolutamente spaventarlo, eppure quello sguardo non mentiva, lo conosceva fin troppo bene. Era lo stesso che lui mostrava davanti ad ogni sua preda prima di catturarla, il perfetto riflesso di se stesso.
“Ma tu guarda, Dottore. Sembravi quasi amichevole entrato qui dentro. Che cosa ti è successo nel giro di venti minuti, eh?”
“Lo stai facendo di nuovo.”
“Che cosa intendi?”
“Mi stai provocando.”
Certo che ti sto provocando, dal momento che non stiamo effettivamente facendo nulla “Ti sbagli, la mia era solo un’osservazione.”
“3185511.”
“Eh?”
“3185511. Ti dice niente, Randy?”
Era palese che Randy sapesse cosa fosse quella sequenza di numeri.  Palese tanto quanto volesse conoscere l’identità del reietto. Era la sua occasione di guadagnare un po’ di tempo “ Per essere precisi è il reietto 3185511.”
“Grazie per la correzione.”
“Spiacente, amico mio. Io non so chi sia il reietto, anche se in passato avevamo molti nomi sulla nostra lista, tra cui…”
“Tra cui Massy” continuò il Signore del Tempo.
“Fino a qualche giorno fa, sì. Ma poi ci sono giunte informazioni che hanno fatto in modo che il nome del tuo amichetto liseno venisse cancellato.”
“E il resto della lista?”
“Oh, mi dispiace. Non posso proprio dire nulla. Sai come funziona, no? Se parlo mi uccidono.”
“Già. Ma io so anche come farti parlare.”
Allo schiocco delle dita del suo padrone, Jake si mise a fianco di Randy e gli puntò alle tempie il cacciavite sonico.
“Ma cos-…? Quando…?”
“Massy non è l’unico a saper fare le magie,” sogghignò il Dottore soddisfatto “non per vantarmi , ma sono stato io a insegnargli i primi trucchetti.”
“C-che vuoi fare? Assemblarmi un armadietto addosso?” Apparire sarcastico non gli era difficile, ma niente poteva impedirgli di sudare e quindi mostrarsi tremendamente preoccupato.
“Spero che tu abbia almeno ipotizzato cosa ho intenzione di fare. So bene che a cacciatori di un certo livello vengono impiantate delle speciali cornee che fungono da hard disk. Deve aver fatto molto male, vero?”
“Tu…. Maledetto.”
“Ma credimi. Farà ancora più male appena le manderò in corto, e non oso immaginare cosa succederà alla tua povera vista. Jake…”
L’androide era pronto a premere il pulsante sul cacciavite, quando si fermò di colpo all’ordine del Dottore.
“Ehi ehi!! Fermati Theta Sigma!”
Con la mano ancora ferma a mezz’aria, il gallifreyano cambiò improvvisamente espressione. Quello stesso sguardo in cui Randy si ritrovava era scomparso. Al suo posto, due occhi dilatati alla massima estensione, indice di stupore, fece sghignazzare vincitore Randy. Sorprendere l’avversario era la sua specialità.
“Che cosa hai detto?” chiese con la gola secca l’alieno.
“Ho detto qualcosa di sbagliato? Non ti è piaciuto il modo in cui ti ho chiamato? Eppure è strano. Era così che ti facevi chiamare. Theta Sigma.”
Randy non riusciva a smettere di sorridere, e si godeva, da buon sadico che era, la preoccupazione dipinta sul damerino in tweed.
Intanto, le cornee dell’umano continuavano la ricerca delle informazioni sul Dottore attraverso i suoi pensieri: tra le sue innumerevoli gesta eroiche, Randy si concentrò sulle sue informazioni personali:
 
Nome: Dottore
Specie: Signore del Tempo
Pianeta: Gallifrey
Costellazione: Kasterborous
Segni particolari: ultimo della sua specie, capacità di rigenerarsi
 
Randy rimase per un attimo scioccato dall’enorme quantità di files sotto la voce Dottore, soprattutto da quella particolare rigenerazione, ma felice di aver trovato la distrazione perfetta per il gallifreyano.
“Come diamine fai a saperlo? Tu… voi non dovreste avere informazioni su di me.”
“Allora non ci conosci così bene come dici. Dovresti saperlo che noi cacciatori dell’ordine Loto siamo bravi a raccogliere informazioni. La nostra rete di comunicazione è molto ampia.”
“Avevo eliminato ogni traccia di me dall’Inforarium.
“Ribadisco: non ci conosci così bene come dici.”
Il Dottore cercò invano di mantenere la calma il più possibile, poiché Randy vedeva chiaramente la sua inquietudine dalle pupille dilatate. Lo aveva in pugno “Oh, scusa,” riprese l’umano “ forse Theta non ti piace perché ti rievoca troppi ricordi, vero? Allora… che cosa ne dici di… La tempesta inarrestabile?
“Piantala” riuscì a dire il gallifreyano.
Il portatore dell’oscurità?”
“Ho detto basta.
“Ah, questo sì che mi piace! Fa tanto film d’azione.” Randy allargò le braccia davanti a sé come il redattore di un importante casa editrice che decide il titolo della prima pagina, e a gran voce e con una certa enfasi disse “Il predatore!
Inaspettatamente, il Signore del Tempo si allungò su Randy per prenderlo per il colletto della tuta.
Per un istante il cacciatore provò la stessa paura di qualche minuto fa dopo aver incrociato gli occhi del suo aggressore, in cui le pupille da dilatate erano diventate due piccole fessure nere verticali immerse in iridi verdi e arancioni. Quasi temette che si sarebbe messo a sibilare, tanto assomigliava a un serpente pronto ad attaccare.
“Ascoltami bene,” ringhiò il Dottore “te l’ho già detto, no? Io non ho tempo da perdere con della feccia ripugnante come voi, quindi: o parli, o Jake ti manderà all’altro mondo, e tutti i tuoi coetanei si ricorderanno di te come colui-che-è-stato-ucciso-da-un-semplice-cacciavite! Ti piace come idea, eh? Ti piace?!”
“Dottore.”
“CHE C’E’??!!”
Jake si intromise tra i due staccandoli tenendo Randy dal colletto e il Dottore dal polso “I suoi battiti. Si controlli, per favore.”
Con la fronte aggrottata, il Dottore si portò la mano destra al petto, e stette in ascolto:
 
Tu-tu-tu-tum
Tu-tu-tu-tum
Tu-tu-tu-tum
 
I suoi cuori battevano entrambi ad un ritmo decisamente accelerato e regolare. Fin troppo regolare, che gli ricordava vagamente qualcuno da tempo dimenticato, e che doveva rimanere tale.
Chiusi gli occhi, respirò profondamente e si calmò. Non era da lui, pensò, doveva restare il Dottore.
 Aperte le palpebre, gli occhi dell’alieno erano ritornati di un verde leggero sfumati di marrone; da rettile erano ritornati ad essere quelli di un uomo.
“Grazie, Jake” disse sorridendo all’androide “Se non ci fossi tu.”
“Si figuri.”
“Come? Tutto qui? Abbiamo già finito di giocare, Dottore?”
“Non ho tempo. Questa è la terza volta che te lo dico. Ora, Randy, se vuoi che io ti lasci andare è meglio se mi dici ora chi è il reietto.”
Randy schioccò la lingua con disappunto, e arresosi all’idea parlò “Non avresti dovuto mandare via i due ragazzini, lo sai? La testa-a-caschetto bionda stava per dire ch-…”
“Si sbagliano di grosso. Non sono io il reietto.”, lo precedette il gallifreyano deluso, “All’inizio lo pensavo anche io, ma non lo sono.”
“Oh, non lo sei?” lo seguì l’umano.
“No. Anche se devo dire che il nome Reietto mi si addice.”
“Ora però ti stai prendendo in giro da solo.”
“Può darsi. Sta di fatto che il tanto ricercato reietto 3185511 non sono io, nonostante la mia reputazione.”
“Modesto, eh?”
“Puoi dirlo forte.”
“Beh, caro Dottore.” Disse Randy accavallando le gambe “ I miei piani sono andati in fumo a quanto pare. Un vero peccato.”
Il Dottore inarcò un sopracciglio perplesso. C’era qualcosa che non andava, e quel qualcosa era dovuta proprio a causa di Randy “No, così non va affatto bene.”
“Che cosa, Dottore?” chiese Jake.
“Lui” indicò Randy “Che cosa hai in mente?”
“Ti vorrei correggere, Doc,” sogghignò il cacciatore “se mai: che cosa avevo in mente. Ero certo che il tuo amichetto biondo avrebbe detto un nome strano, in questo caso il tuo, perché… diciamocelo: Dottore. Che razza di nome è?”
“Che avevi qualcosa in mente fin qui c’ero arrivato. Sei stato tranquillo per tutto il tempo, prima ero quasi certo che avresti addentato il mio mento. ”
“Ne avevo la tentazione, ma mi sono trattenuto.”
“Rispondi. Che cosa avevi in mente.”
“Sarai pure l’ultimo Signore del Tempo, l’uomo stropicciato, ma sei una vera frana in matematica.”
Il Dottore si alzò dalla sedia e si avvicinò a Randy invitandolo ad alzarsi “Che vuoi dire?”
“Dimmi, Doc. Sei sicuro di aver sonicizzato tutti i miei androidi?”
Il Dottore spalancò nuovamente gli occhi con la fronte aggrottata “Non dirmi che…”
“Sta a te controllare, non credi?”
Subito l’alieno si avvicinò agli androidi spenti. Undici. Erano undici androidi cacciatori, li aveva contanti bene dopo aver spento i loro sistemi. Non può essere, pensò lui, mentre li controllava uno per uno.
“Dottore,” lo chiamò Jake  inespressivo “Sono dieci. Ne manca uno.”
“Che cosa hai mente, Randy?!” lo ammonì il Dottore.
“I verbi, Dottore. Era quasi sicuro che fossi tu il reietto date le tue informazioni, e ho pensato che questa volta avrei usato veramente i tuoi due amichetti come ostaggi.”
“Richiamalo. Ora!!”
“Mi dispiace tantissimo,” disse sarcastico il cacciatore “ ma l’ordine gliel’avevo dato qui dentro. Ora che ha attraversato la porta dimensionale mi è impossibile cancellarlo.”
“Bugiardo!”
“Accecami pure, allora! Ma ti conviene sbrigarti. Sai che c’è un distacco di tempo fra qui dentro e là fuori.”
Randy sorrise soddisfatto. Non aveva trovato il reietto come pianificato, ma in compenso poteva benissimo portare ai suoi superiori qualcosa che fosse alla sua altezza. La testa del Dottore era un’ottima scusa per il sua disobbedienza.
“Jake!”
“Sì, Dottore.”
“Corri e cerca subito Emi, Jeremy e Massy. Vai!!”
“Agli ordini.”
Sonicizzata la porta, Jake uscì di corsa, mentre il Dottore sperava che quei quindici minuti di distacco non penalizzassero l’androide.
“E’ tutto inutile, Doc. Il mio androide li avrà sicuramente già trovati. Quindi minuti non sono niente.”
“Cinque.”
“Come dici?”
“Jake ci metterà solo cinque minuti.”
“Ma non essere ridicolo. Tu menti.”
“Già. Io mento molto spesso, anche sul mio nome, ma questa volta no” il Dottore fece roteare in aria il cacciavite sonico, e come un pistolero, se lo portò alla bocca e soffiò sopra la lampadina verde “A quanto pare non sei intelligente come tu pensi, e non sono l’unico ad andare male in matematica.”
“Che cosa intendi?”
“Pensi davvero che io abbia sonicizzato solo la porta?”
Randy lo fissò ancora più confuso con la bocca semiaperta.
“Dovresti sapere che quello,”, indicò il lettino in mezzo alla stanza, “ per accelerare le molecole, rilascia delle radiazioni innocue chiamate X20 che si attaccano facilmente a qualsiasi cosa, a meno che non si è protetti come i tuoi androidi o tu stesso, e quindi, mio caro Randy, diversamente dal tuo androide, Jake ha nella sua banca dati le informazioni riguardanti le X20 così da poter rintracciare i miei amici.”
“Tu,” disse scuotendo la testa il cacciatore “Tu sei….”
“Un genio? Un infame? Un doppiogiochista? In questo caso l’ultimo non c’entra, ma arrivati a questo punto chiamami come ti pare e piace, non m’importa, e sai perché?”
“Perché?”
“ Perché stai per venir degradato.” Una leggera pressione. Bastò una leggera pressione sul secondo bottone del cacciavite per far esplodere tutti gli androidi rimasti.
“No! Maledetto! Tu non hai di quello che hai fatto!!”
“Oh, e invece sì. So bene quel che ho fatto.”
“E devo dire, che ci ha fatto risparmiare un sacco di tempo. Signore.” La punta di una pistola laser toccò fredda la schiena di Randy, che d’istinto alzò le braccia riconosciuta la voce: era Shila.
“Da-dannazione…” imprecò.
“Puoi dirlo forte, Randy della gilda Loto 2. Se non fosse stato per i localizzatori di emergenza degli androidi che tu hai rubato, non ti avremmo mai trovato.” Abbassata l’arma, Shila ammanettò il suo subordinato “Portatelo via” ordinò a quattro cacciatori dalle tute grigie.
“No, Shila! Tu non capisci! Ero a tanto così per trovarlo! Il reietto era qui vicino!”
“Taci! La missione del reietto 3185511 era stata archiviata. Non ci sono scuse per aver preso una decina di androidi e un acceleratore di molecole senza permesso.”
“No! Aspet-… lui!! Lui è un’ottima preda! Dovete prenderlo!! Lui è i-…!”
“Avvio teletrasporto.”
La voce di Randy venne coperta dal fascio di luce del teletrasporto, e in meno di un secondo era svanito, assieme ad altri due cacciatori.
“Bene. Qui abbiamo finito. Voi altri, portate via l’acceleratore.”
“Agli ordini.”
“Questa stanza verrà subito eliminata. In quanto a lei, ” Shila incrociò lo sguardo del Signore del Tempo con i suoi occhi color cannella “potrei sapere chi è?”
Il Dottore sorrise tranquillamente, mentre tirava fuori dalla sua tasca la sua fidata carta psichica “Mi chiamo Smith, signora. John Smith. Mi faccia tutte le domande che vuole, ma si sbrighi. Ho fretta.”
 
“Presa!”
“No! Lasciami! Lasciami, Jeremy!”
Per sua fortuna, Jeremy non dovette rincorrere per molto Emi. I marciapiedi erano così intasati di persone, che essendo assieme a Massy non poté andare molto lontano.
Con uno strattone, Jeremy riuscì a far uscire dalla folla Emi e il piccolo Massy. Tutti e tre col fiatone, si piegarono in due per riprendere fiato.
“Tu… mi farai impazzire, sai Emi? Si può sapere cosa ti è preso, eh? Non hai ancora capito che siamo sulla stessa barca?”
“No” rispose lei tra un sospiro e l’altro “Non lo capisco e non lo voglio capire, è chiaro?!”
“Ma lo sai che sei proprio una grande egoista tu?! Insomma, guardati! Dopo essere appena usciti da una situazione assurda come questa hai ancora la forza di pensare solo a ora mi parla, ora qualcosa è cambiato… basta! Tutto non gira attorno a te! Non sei l’unica confusa qui, c’è anche il sottoscritto, sai?! Tra alieni, androidi, la donna con l’impermeabile. il Dottore… non so cosa ci sia di peggio!”
Emi si morse il labbro inferiore. Si sentì come se a sgridarla non fosse Jeremy, ma suo padre, poiché anceh lui stesso le fece lo stesso discorso. Si era messa in testa che stando da sola sarebbe stata bene, ma grazie a lui capì che doveva cambiare, per questo si fece avanti come tutor giusto per iniziare, e così conobbe Anna. Detestava ammetterlo, ma Jeremy aveva dannatamente ragione.  Che cosa stava facendo? Non era di certo il momento di pensare a se stessa. C’era altro a cui pensare.
“Si. Hai ragione. S-scusa.”
Jeremy si arruffò i capelli sbuffando, sentendosi improvvisamente leggero. Era la prima volta che urlò ad una ragazza, e sperava vivamente di non doverlo fare mai più “No. Scusami tu. Non avrei dovuto urlare. Anche perché… ora la gente ci guarda.”
“Se mai guardano te.”
“Ehi, non ricominciare.”
“Io… non so cosa mi sia preso. Avevo l’impulso di correre e allora… ho iniziato a correre.”
“La forza dell’abitudine.”
“No, non solo. Ho sentito qualcosa di strano.”
“Ehm… Emi…”
“Hm? Che c’è?”
Jeremy fissava preoccupato la mano di Emi che teneva quella del liseno. Entrambi i dorsi pulsavano di una luce violacea.
“Ma che diamine…”
“Emi, questa cosa non mi piace. Che succede?”
“Lo vorrei sapere anche io.” Senza lasciare la mano, Emi si inginocchiò davanti a Massy. Quest’ultimo era visibilmente spaventato; fronte aggrottata, occhi tremanti di paura. “Massy. Che cosa succede? Allora sei stato tu? Sei tu che mi hai trasmesso la paura?”
“ Sta… arrivando” disse il giovane alieno “ Ci raggiungerà presto.”
“Chi? Chi ci raggiungerà? Il Dottore?”
“No.” Massy spostò lo sguardo sulla folla da cui erano appena usciti “Lui.”
Le urla di un gruppo di turisti tedeschi allarmarono Emi e Jeremy, ma furono gli occhi rossi del cacciatore a farli correre
“Oddio, no!”
“Andiamo Jeremy!”
Prede localizzate.
Il cacciatore tramutò in pochi secondi il suo braccio in un bazooka.
He has a bazooka! Oh my gosh! It’s  really a bazooka!” Tutti quelli che erano nelle vicinanze, si allontanarono dall’uomo in tuta e scapparono il più lontano possibile in preda al panico.
“Ha un bazooka?! Ma stiamo scherzando, vero?!” urlò Jeremy.
“Zitto e corri!” lo ammonì Emi.
Individuate le sue prede nel suo mirino, l’androide si preparò a sparare il primo colpo. Il razzo uscì dalla canna lasciandosi dietro il consueto fischio e si avvicinò pericolosamente ai tre bersagli.
“EMI!!! GIU’!!!!!”
Un’enorme esplosione provocò una folata di vento e un boato assordante. Una spessa cortina di fumo si formò attorno al punto il cui il razzo atterrò, e un profondo silenzio calò su tutta la via londinese.
Jeremy teneva stretti a sé Emi e Massy. Il razzo li aveva colpiti? Erano morti? No. tutti e tre sentivano odore di bruciato, i sospiri di sollievo delle persone uscite dal loro nascondiglio, ma soprattutto non sentivano dolore.
“M-ma… cosa?” Emi, che era con gli occhi chiusi, si decise ad aprirli lentamente e li spalancò ritrovandosi davanti il volto inespressivo di Jake “Oh santo cielo, Jake! Sei veramente tu?”
Senza rispondere, l’androide cadde a peso morto di lato. Sulla parte del cuore, Emi vide spuntare la punta ammaccata del razzo che era diretto verso di loro.
“Oh no! Jake! Jake mi senti? Jake! Jeremy, alzati! Jeremy!”
“Che… cosa è successo? Siamo… vivi?”
“Aiutami Jeremy! Jake ci ha salvati la vita!”
“Cosa?!”
I due umani e il liseno si misero attorno a Jake incapace di muoversi. Facendo attenzione, Jeremy girò il pesante corpo metallico sulla parte anteriore.
“Oh,accidenti. Ci ha… davvero salvati.”
“Andrà tutto bene, Jake. Il Dottore arriverà e potrà ripararti, ne sono certa.”
“R…”
“Eh? Come dici?”
“Re…Rei…”
“Non ti devi sforzare, hai capito?”
Con un po’ di fatica Jake riuscì ad allungare il braccio per prendere la mano di Emi, che rispose a sua volta “Sì, sono qui, Jake. Sono qui.”
Ormai privo di energia, Jake riuscì a guardare negli occhi Emi un’ultima volta e a pronunciare due parole, prima di spegnersi del tutto “Rei… Reietto…  Reietto…. sal…vato.”
   
 
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