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Autore: Aeltanin    06/07/2014    11 recensioni
Emma Watson non sa ancora che la sua cerimonia di laurea le riserverà una sorpresa speciale e inaspettata.
E' una circostanza che ha il tempismo perfetto a giocare con il destino e a permetterle di realizzare il suo più grande sogno nascosto.
Ma c'è qualcuno a minacciare la felicità...
{Feltson {Tom/Emma
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Evanna Lynch, Rupert Grint, Tom Felton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Vicious Circle

 


« Tom mi stai ascoltando? »

« Si…certo… ».

« E di cosa ti sto parlando allora? »

« Il vestito di seta verde andrà bene ».

« Sapevo che non mi stavi ascoltando..ti stavo raccontando del servizio fotografico per Elle, ma naturalmente non ti importa. Cosa è che guardi e che ti distrae? » Prova a
strapparmi dalle mani la foto che sto contemplando.

« Niente! In realtà hai ragione, non mi importa. E per la cronaca, sei tu che mi distrai. Tu mi hai sempre distratto, ma ora non più ».

« Che…che intendi dire…tesoro? »

« E non chiamarmi così, mi infastidisce! »

« Beh allora vado da sola! Bevi meno succo di limone la mattina, diventi sempre più acido! » Afferra le chiavi della macchina ed esce dall'appartamento, sbattendo la porta.

 

E' una vecchia foto quella che, a detta di Jade, mi distrae dai suoi "importantissimi" discorsi sugli abbinamenti di colore. Gli angoli sono leggermente stropicciati, a causa delle numerose volte che l'ho stretta tra le mani e adagiata sul cuore. Ci sono tante piccole facce non proprio sorridenti, che si abbracciano e scambiano parole nostalgiche. Mi vedo, un po' più biondo di adesso, mentre guardo adorante e da lontano una esile figura, senza potermi arrischiare alcun avvicinamento. So che non la vedrò più, che non potrò più sentire la sua risata cristallina, né percepire il torpore elettrizzante della prima volta che l'ho abbracciata. Sono passati 3 anni da quella volta, e non ho smesso di pensarla nemmeno un giorno. Sono stato un codardo, un vero vile a rifiutare la possibilità di essere felice. Ancora oggi penso che sia stato meglio così, perchè so che quella donna avrebbe avuto il comando del mio cuore e l'avrebbe strapazzato a suo piacimento. Ho preferito soffrire avendola lontana, sapendola non cosciente di quel che provo per lei, piuttosto che donarle di buon grado quella parte di me, che comunque so, sempre le apparterrà. Distolgo lo sguardo da quel pezzo di carta lucido, che le mie dita hanno ricalcato nel punto in cui il suo viso appare rigato di lacrime, e lo ripongo nel cassetto sotto il maglione infeltrito, che Jade tanto detesta. Quel nome è insofferenza e allergia. E' disagio e molestia.

 

Devo andarmene immediatamente. 
Mi sento mancare l'aria, portare via la vita e reprimere quello che sento da tempo. E spinge, vuole uscire e manifestarsi. Non ce la fa più il mio corpo, ne il mio cuore a trattenerlo e cercare invano di soffocarlo.
La valigia, mi serve lei. Cerco la valigia, ci butto dentro qualche maglietta a caso. Non trovo l'Ipod. Oh no, quello lo devo trovare, perchè non vivo senza. Rivolto i cassetti, svuoto le tasche, guardo sul comodino. Da sotto il letto spuntano le cuffiette. Le tiro fuori e viene fuori anche l'Ipod. Perfetto, ho tutto quello che mi serve. Chiamo un taxi, perchè la macchina l'ha presa Jade stamattina. Onestamente non la sento più come un problema da tempo, visto che l'indifferenza ha preso il posto di qualsiasi altro sentimento. Accendo il lettore musicale e trovo in riproduzione la canzone che ho scritto per lei. Lei Emma, non lei Jade. E' stato naturale per le radio ritenere corretto che l'avessi scritta per la mia presunta fidanzata. Ma c'è una cosa che non sapranno mai. If You Could Be Anywhere me l'hanno suggerita gli occhi di Emma.

 

 

If I had a plane,

then where would I fly to?

If I had to use my brain for something else

tell me what would I do?

 

 

Sono uscito da casa senza una meta precisa, con il solo obiettivo di prendere il primo aereo e ricominciare da capo in un' altra città. Non mi importa granché di ciò che penseranno di me e delle notizie che potranno circolare. Questa volta ho deciso di mettere da parte la razionalità e provare a capire davvero ciò che voglio e ciò che non voglio. Sono saturo di subire le scelte altrui e soprattutto di convivere con una persona, con cui l'affinità l'ho persa da tempo. Prima che un attore più o meno famoso, sono un ragazzo, che ha avuto le sue fortune, ma che ha subito anche tutte le complicanze che la vita delle celebrità comporta. Ho anche io le mie debolezze e una coscienza con la quale fare i conti. 

Arrivato all'aeroporto di Heathrow, noto che sulla tabella elettronica ci sono 3 voli disponibili. Bruxelles alle 8:45, Stoccolma alle 9:10, Providence (Rhode Island) alle 11:15. Passo al vaglio le varie opzioni, considerando le possibilità che hanno da offrirmi, e alla fine decreto che Providence è proprio la città di cui ho bisogno, per forgiare nuovamente me stesso. Ho sempre agognato di vivere in America, di lasciarmi invadere dalla grandezza delle sue strade, della sua storia, e della sua modernità. 
Acquisto l'ultimo biglietto ad una cifra mostruosa, appositamente protetto dai miei fidati Ray Ban da sole, per evitare di essere riconosciuto da fan isteriche e urlanti, delle quali, per quanto possa apprezzarne l'entusiasmo, ne detesto svariate volte l'ossessione.
Sono le 10 e 20 minuti, la coda per il check in è abbastanza lunga, e quando finalmente arriva il mio turno per l'imbarco, saluto con non poca tristezza la città che mi ha visto crescere e diventare l'uomo che adesso sono. 

 

 

 

***

 

 

6 ore e 54 minuti dopo, mentre ascolto un eccelso Ed Sheeran e mi sfilo la giacca di jeans per lo sbalzo di temperatura notevolmente più alto, l'aereo atterra a Providence, ed è con grande agitazione ed inquietudine che noto una folla di gente in fermento ai piedi della scaletta di sbarco. In quel momento la mia mente è attraversata dalla più angusta possibilità, che quei giornalisti siano li per me. E' comunque inverosimile che la notizia della mia partenza abbia già prodotto tanto scalpore. Ne ho la conferma quando, ben nascosto da cappellino con visiera e immancabili occhiali da sole, sento provenire dalla folla in fermento un brusio incessante. Un nome attira tutta la mia attenzione e mi fa vibrare non poco celatamente. 


« Sarà questo l'aereo di Emma? ».

« Secondo me è già arrivata ».

« La cerimonia inizierà alle 17:00 in punto, è probabile che ancora non sia arrivata ».

« I suoi manager l'hanno scortata su un taxi già da qualche ora, vi consiglio di liberare lo spazio circostante e non impedire il normale flusso dei viaggiatori ». Ad intervenire è un  
corpulento agente dalla faccia poco amichevole e dall'atteggiamento fiero. Decido che di lui posso fidarmi, per cui lo avvicino 
educatamente e mi informo.

« Scusi se la disturbo, potrebbe dirmi a cosa è dovuta la presenza di tanti giornalisti? »

« Lei è…? »

« Oh, un semplice curioso. Mi scusi se mi sono informato, sono solo sorpreso di tanta eccitazione ». Mi squadra meglio, quasi volesse strapparmi la pelle e radiografarla. Devo
avergli fatto una buona impressione, ed è così che conferma ciò che sospettavo.

« Sono qui per Emma Watson. Oggi alla Brown University si svolgerà la cerimonia di laurea. Ha sentito parlare di lei? » Sussulto impercettibilmente a quella domanda. Eccome se ne ho sentito parlare, eccome.

« Si, ne ho sentito parlare… » Rispondo laconico. Mi passa davanti tutta la mia vita, ogni momento trascorso davanti l'obiettivo, ogni sentimento sviluppato, ogni amicizia coltivata, ma soprattutto quel potenziale amore distrutto per codardia ed egoismo. E' strana ed eccitante la vita. Avevo tre possibilità di scelta, e ho inconsapevolmente deciso di accettare 
quella che mi conduce da lei. E' solo una coincidenza questa? Beh, non ci credo molto alle coincidenze. Mi trovo nel vortice incessante di un circolo vizioso: ogni cosa mi riconduce
da lei. Ogni scelta sbagliata, ogni carezza mancata, ogni sguardo implorante 
amore occultato alla vista e al cuore.

« E' stato molto gentile. La ringrazio ». Mi avvio verso l'uscita, ma la voce dell'agente mi richiama.

« Mi scusi. Mi sembra di averla già vista… lavora da queste parti? »

« Possibile, chi lo sa ».

 

 

***

 

 

Per una volta soltanto ho odiato essere una persona comune e non avere agenti a scortarmi. I fan in delirio e i giornalisti ghiotti di notizie e fotografie esclusive mi stanno strattonando e sorpassando in modo indecente, mentre io cerco di coprirmi a fatica per non farmi riconoscere. Finalmente i cancelli della prestigiosa università si aprono per lasciar passare i numerosi laureandi. Il mio viso migra veloce tra le varie facce in passerella, ma quella di Emma non è presente. Sorrido, perchè se la conosco bene, sarà arrivata in anticipo di molte ore e si starà preparando con molta calma, evitando la folla. Pago profumatamente una delle guardie, sdegnandomi della facilità con con cui è possibile corrompere la gente con del denaro, e mi apparto dietro una alta aiuola di margherite ben curata. 
Dopo molti nomi altisonanti e applausi che consumano i palmi delle mani, finalmente il rettore pronuncia il suo nome e il mio cuore perde un battito, ora come allora.


« Emma Charlotte Duerre Watson ». Eccola la mia meravigliosa Emma. La vedo salire gli scalini del palco, sistemarsi accanto al rettore e accettare compostamente e con una
   traccia di imbarazzo sulle gote, i meritatissimi complimenti che riceve. Il mio sguardo si posa sulla madre in prima fila, che l'aspetta a 
braccia aperte e la stringe forte,
   trattenendo a stento la più che manifesta emozione. Un energumeno alto e moro l'afferra per i fianchi e la porta alla sua altezza. Le dona una bacio a fior di labbra e le
sussurra qualcosa che la fa ridere di gusto. Non riesco a capire se il rumore di cocci che ho sentito sia reale o 
se qualcosa dentro di me sia andato in frantumi. 

  Devo andarmene ancora una volta. Come ho potuto credere che potesse pensare a me dopo tutto questo tempo?! Sono davvero uno stupido. Perchè mai Emma non avrebbe
  dovuto rifarsi una vita e aprirsi a qualcuno che la ami? Mi guardo intorno per capire se posso uscire indisturbato, e appurata 
l'assenza di avventori, sguscio via dal mio  
  nascondiglio. Mi volto verso di lei per l'ultima volta, ma non mi accorgo che Emma mi stava già fissando. Devo aver attirato l'attenzione con il mio atteggiamento sospetto.  
  
Dannazione! Comincio a correre, incurante della gente intorno a me che mi guarda interrogativa, finché non mi sento afferrare per un braccio e nascondermi dietro una imponente
  quercia. Il suo tocco è gentile, il calore delle sue dita ha un qualcosa di familiare.


« Tom… ». Si porta una mano davanti le labbra in segno di stupore e rilascia lentamente la presa sul mio polso. Emana una bellezza semplice e lucente. I capelli lisci ondeggiano  
   sulle spalle, il viso gode del suo naturale splendore e le labbra sono evidenziate da un rossetto opaco e rosso fuoco.

« Immagino che tu ti stia chiedendo cosa ci faccia qui. Beh, in realtà non lo so. Perdonami, non volevo farmi notare. Tanti auguri, a proposito. Addio Emma ». Rimane interdetta per
   più di un minuto, cercando di trovare delle parole adatte al momento. La verità è che nessuna parola si addice ad una scena 
simile, in cui io, vinto e appesantito dal mio carico di
   emozioni negative, mi dileguo, lasciando le mie impronte sull'erba fresca e umida. Percepisco dietro di me passi sempre più veloci e incalzanti ed una voce ferma e
   sensuale richiamare la mia attenzione.

« No..non te ne andrai così, non di nuovo ». Allunga una mano verso la mia e dolcemente mi trascina al riparo da spettatori invadenti. Mi godo i lunghi attimi in cui mi osserva
   scrupolosamente, quasi a voler ricordare ogni mio dettaglio e individuare qualche ruga di più a solcare il mio viso niveo.

« Emma perdonami..non volevo irrompere senza preavviso in un momento così importante per te. E' talmente strano ciò che mi è successo da stamattina ad ora… ». Siamo così
   vicini che posso sentire il suo respiro sulle labbra e i riflessi dorati dei suoi occhi giocare con i raggi del sole. Le nostre mani, adagiate lungo il 
corpo, si sfiorano, generando
   scariche di elettricità roventi, che nascono dal ventre e si dipanano verso ogni singola nervatura. Ho chiuso gli occhi, beandomi della perfezione del momento, finché non li riapro
   e noto con rabbia che l'energumeno che prima la abbracciava, viene verso di noi con aria 
minacciosa. Mi stacco velocemente da lei, congedandola con una frase di circostanza.

« Mi ha fatto piacere rivederti Emma. E ancora complimenti per l'importante traguardo che hai raggiunto ». Esibisco il sorriso più finto di cui sono capace, mentre sopporto con
   dolore la sua espressione sconvolta e gli occhi tristi. Sta lottando con tutta se stessa per lasciarmi andare. Le sue mani si 
contraggono e quasi le unghia perforano i palmi. 

« Tesoro, non mi presenti il tuo amico? » C'è qualcosa nel tono di voce dell'energumeno che mi lascia alquanto perplesso e mi porta a dubitare della sua cortesia. Mi guarda
   dall'alto in basso e deduco che è uno che non si lascia scivolare niente addosso. Afferra la vita di Emma, per sottolineare il ruolo che ha 
nella sua vita. Emma fa pressione sulle sue
   grandi mani e lo stacca da se con poco garbo e molto imbarazzo.

« Matt, ti presento Tom..Tom lui è.. »

« Sono il ragazzo di Emma ». Come se non lo avessi intuito, penso con amarezza. L'ha interrotta prima che potesse terminare la frase, quasi intendesse enfatizzare la sua posizione
ed evitare che Emma potesse presentarlo con diverso nominativo. 

« Piacere di averti conosciuto, Matt » la voce più falsa che possiedo. « Adesso io andrei.. »

« Matt, tesoro, ti dispiacerebbe andare a prendere qualcosa da bere? Io e Tom non ci vediamo da tanto tempo e vorremmo aggiornarci sulle novità ». Se non la conoscessi, l'avrei
   scambiata per una più che lecita richiesta. Ma quell'aria furba e quel sorriso malizioso mi suggeriscono che, dietro tanta cortesia, c'è 
anche la non molto celata voglia di
intrattenersi ancora con me.

«Certo… torno subito… » risponde con voce titubante l'energumeno.

 

 

***

 

 

« Sei stata davvero molto convincente ».

« Sono un' attrice dopotutto » sorride. « Tom… perchè sei qui? Intendo perchè proprio qui? »

« Perchè me lo stai chiedendo come se ti aspettassi una risposta in particolare? » le sfioro la guancia e le riporto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

«Perchè probabilmente è vero. Vorrei sentirmi dire che sei qui proprio per me.» sospira, poi mi grida addosso. « E adesso goditi la soddisfazione di sentire Emma Watson dirti che
  ti vuole ancora, come tredici anni fa, anche adesso e più di prima. Goditi la Watson che ancora una volta viene rifiutata dall'accasato 
Tom Felton! Soddisfati anche per il fatto che sta
con un ragazzo a cui vuole bene molto poco, perchè il suo maledettissimo cuore è e sarà sempre occupato dal suo primo amore! » Abbassa lo sguardo, nascondendomi le lacrime
sorde che terminano il loro percorso sulle labbra vive. Mi sento così in colpa per 
aver privato entrambi di una meravigliosa possibilità. Capisco quale immane errore sia stato
lasciarmi condizionare dalla paura e accettare un sentimento che di onesto e sincero ha ben poco.

« Smettila! Smettila ho detto! » le afferro prepotentemente il mento con le dita e l'avvicino così stretta a me, che posso percepire il suo cuore battere violento a contatto con la mia
cassa toracica. « Come puoi non capire? Come mai secondo te ho scelto, anche se inconsapevolmente, di venire proprio qui oggi, 
piuttosto che in qualsivoglia altra città?! Solo un
caso? Assolutamente no! Pensi che sia stato facile per me, vivere ogni giorno con la consapevolezza che si trattasse più di mera sopravvivenza? » Non mi curo più della gente che
ci guarda. Ho notato persino quel Matt tentare di avvicinarsi e interromperci, per 
poi girare i tacchi e andarsene, sconfitto.

« E fammi capire, la parte in cui "sopravvivi" è quella in cui sorridi felice insieme a Jade sul red carpet? O quella in cui le tieni la mano sulla spiaggia in compagnia di Timber?
   Scusami se non ti credo. » Mi porto indietro i capelli con una mano, esasperato dal sua mancata comprensione, ma assolutamente
deliziato dalla sua ostentata gelosia. Come
   posso spiegarle, e risultare un minimo convincente, che non ho mai smesso di tenere a lei?

« Si Tom, leggo i giornali e guardo anche le foto. E se è il caso, inumidisco le pagine con qualche lacrima. Ci tengo così poco a te, che ho persino conservato quella stupida foto che ci
   siamo fatti quando io avevo quindici anni e che baciavo ogni sera prima di andare a letto. Peccato che tu baciassi qualcun'altra già 
allora. Aggiungi anche questo, alla lista di cose di cui
   essere soddisfatto ».

« Parli di questa foto? » Tiro fuori il portafogli dalla tasca e ne estraggo una piccola foto di me ed Emma, sorridenti e innamorati seppur celatamente l'una dell'altro. Me la strappa
dalle mani, ancora in preda alla rabbia, e la osserva nostalgica.

« Ce l'hai ancora » constata incredula « Perchè? » le sfioro il viso, cancellandole con una carezza le stille salate che continuano a scorrere.

« Perchè sono un codardo, Emma. » prendo un lungo respiro, le sfioro le mani e le porto, intrecciate alle mie, dietro la schiena.  « Scusami, per tutto. Scusami per averti rifiutata.
Scusami per averti fatto sopportare di vedermi insieme a Jade. Scusami per averti privato del mio amore. Scusami per ogni 
momento insieme che non abbiamo trascorso.
Scusami per non aver sorriso insieme a te. Scusami per non aver gioito dei tuoi traguardi insieme a te. Scusami per non averti reso partecipe della mia vita.
Scusami semplicemente perchè sono un dannatissimo coglione innamorato. » Rimane interdetta solo un 
attimo, nonostante io veda i suoi occhi brillare di una luce nuova e della
passione per me mai sopita.

« Hai ragione, sei una grandissima testa di… »

« Emma! Ti sei appena laureata! »

« E tu mi devi ancora tante di quelle spiegazioni! Non credere di potertela cavare così ».

« Ho tutto il tempo del mondo, anche se devo dire che farei volentieri un salto al McDonald's. Suppongo però che tu debba restare… »

« Dovrei infatti. Ma, voglio dire, l'amore della mia vita si ritrova casualmente a Providence in occasione della mia laurea, secondo te resterei qui con questi sapientoni a mangiare
tartine al caviale? » Rido di cuore, stretto a lei e inebriandomi del suo odore agrodolce.

« Tu non saresti una di questi sapientoni?! » la schernisco. « Emma »

« Ehi »

« Posso darti un bacio? »

«  E Jade che dirà? »

« Chi è Jade? »

« Mmm » finge di riflettere, divertita. « Solo uno? »

« Certo che no! » Adagio le mie labbra sulle sue, arcuate in un sorriso, e finalmente mi insinuo tra di esse, assaporandone la dolcezza e richiedendone un maggiore accesso. La mia
bocca si sposta verso il collo, inumidendolo e lasciando su di esso un piccolo livido violaceo indolore.

« Mi sembra impossibile tutto questo… »

« Cosa ti sembra impossibile, amore? » Sgrana gli occhi e mi rivolge il sorriso più bello che abbia mai visto.

« Questo per esempio » mi attira a se e inspira profondamente il mio profumo, affondando il naso sul mio petto. « E questo… » si alza sulle punte e mi inumidisce maliziosa con la
lingua il labbro inferiore. « E naturalmente anche questo » mi trascina in mezzo alla folla, tenendomi saldamente per mano e non 
curandosi affatto dell'orda di giornalisti che ci
sta scattando miliardi di foto, che domani saranno già su ogni rivista di gossip.

« Ma quello non è Draco Malfoy? » urla una giornalista tarchiata e dalla voce stridula.

« Tecnicamente sarei Tom Felton. Il fidanzato della signorina Watson. » Grido di rimando.

« Il… che? Thomas, quando avresti deciso questa cosa? Mi sa che non ero presente ». mi sussurra, alterata.

« Tredici anni fa ovviamente. Solo che ero stupido e avevo paura che mi avresti fatto soffrire. Tu eri l'unica in grado di potermi realmente far male. » Appoggia la testa sul mio petto e
mi stringe forte, mentre io le accarezzo i capelli e le depongo un bacio sulla fronte.

« Io non ti avrei mai e poi mai neanche per ipotesi fatto soffrire. Ma tu hai finito per far del male a me. Ti rendi conto che abbiamo sprecato del tempo prezioso, che potevamo
impiegare a far l'amore? »

« Sono ancora in tempo per riscuotere? » Ghigno, ricevendo una pacca non proprio leggera sulla nuca.

« Sei pessimo! Ma direi di si amore mio. ». mi risponde con voce roca, baciandomi il lobo dell'orecchio.

« Hai idea di quanto io ti ami in questo preciso istante? » le chiedo serio.

« Una vaga idea… ». Le rivolgo uno sguardo da cucciolo bastonato e avanzo una insolita richiesta.

« Posso picchiare quel Matt? Insomma già che ti abbia guardata mi da fastidio, che ti abbia toccata poi... »

« THOMAS! »

« Ok, come non detto amore! »

 

 

***

 

 

 

Tom Felton ed Emma Watson paparazzati insieme alla cerimonia di laurea di quest'ultima alla Brown University.

Il signor Felton dichiara: 

"Ci siamo innamorati durante le riprese dei film di Harry Potter, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di affrontare il nostro sentimento. 

Ci sono state una serie di difficoltà, che abbiamo ampiamente superato, e che non hanno fatto altro che alimentare il nostro amore."

Alla domanda: 

"Vi sposerete?"

Risponde:

"Ho intenzione di sposare la mia meravigliosa fidanzata entro la fine dell'anno."

 

« Maledetta! Alla fine sei riuscita a portarmelo via! »


 

***


 

Buonasera a tutti lettori!
Spero che abbiate apprezzato questo mio piccolo esperimento di scrittura su due dei miei attori preferiti.
Non ho nulla contro Jade, nonostante non la apprezzi particolarmente. Mi è semplicemente piaciuta l'idea di immaginarmi Emma e Tom come una reale coppia.
Alla prossima, Erika AstoriaGM

 

 

 

 

   
 
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