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Autore: Donixmadness    06/07/2014    2 recensioni
Non ho idea di cosa mi sia saltato in testa!! Sono nei casini e metto pure a scrivere una storia!!
Va beh! Spero almeno di farcela, premettendo che ho molto da fare comunque ecco alcuni indizi:
"Lo sapevi che era solo un riflesso, perciò non ti sei stupito più di tanto quando non ci hai trovato nulla in quella pozza sporca. Ma perché l’hai fatto? Non vorrai mica controllare le tue condizioni, mi auguro!
Ciò che fai dopo conferma i miei timori. Persino il tuo inconscio ti intima di non farlo: gli hai già disobbedito una volta perché vuoi farlo ancora? Maiale testardo!!
Troppo tardi ti sei sporto sulla superficie stagnante e ti sei visto … "
Genere: Malinconico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matt, Mello, Near, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Glory smells like Burnt
 

-Capitolo 12-
 
 
 


Uomo: Mammifero caratterizzato dalla stazione eretta, dallo sviluppo straordinario del cervello, delle facoltà psichiche e dell'intelligenza, dall'uso esclusivo del linguaggio simbolico articolato e dalla conseguente capacità di fondare, trasmettere e modificare una cultura; in senso collettivo, la specie umana nelle caratteristiche che la contraddistinguono …
 
 

Luce. Una luce accecante. Poi bianco, solo questo.
Il bagliore ha distrutto ogni cosa, ogni frammento di memoria.
La luce ha sterminato la mente …
Ma dal punto di vista fisico e scientifico, questa asserzione non ha alcun fondamento logico. Si tratta soltanto dell’insieme di corpuscoli, detti fotoni, e onde elettromagnetiche, fra le quali alcune sono percepite dall’occhio umano in determinate frequenze.
Tutte le supposizioni –che non sono frutto del ragionamento– sono mere congetture, fantasie. Per gli esseri umani, ogni esperienza arricchisce la conoscenza di informazioni che entrano nei complessi meccanismi racchiusi nella psiche, la quale spesse volte agisce secondo uno schema di primordiale sopravvivenza.
Per anni gli scienziati hanno tentato di carpire i segreti di tali procedure, di scoprire come funziona il cervello della specie dominate sulla Terra.
Ma ancora si brancola ancora nel buio, da questo punto di vista, e ciò rappresenta il più fitto dei misteri …  
I sentimenti umani, ad esempio, sono articolazioni così complesse che non possono essere semplificate nemmeno dal soggetto che li prova.
Ciononostante, se tali meccanismi sono intrinseci dell’uomo, possono essere cancellati? Può un evento di una certa rilevanza spazzare via il ricordo di questi?
È possibile per l’essere diventare non-essere pur esistendo materialmente? 
 
 
-Brumm!- la macchinina blu si muove nell’aria, seguendo un percorso immaginario. A mantenerla contro gravità sono delle piccole dita diafane, le quali spuntano appena dalla manica della camicia.
-Near. Non ti sembra che sia arrivato il momento di farci conoscere la tua opinione su questo caso?- la voce matura del comandante Lester esordisce alle sue spalle. Accovacciata sul pavimento, c’è la figura di un ragazzo dall’apparenza infantile che gioca con un’automobilina di plastica. Attorno a lui c’è una costruzione interamente gialla, una pista fatta di lego.
Near posa il giocattolo a terra.
-Il fatto che Kira abbia fatto tante concessioni durante lo scambio con Quartier Generale Giapponese, mi porta a pensare … che ci sia un legame di complicità tra loro e Kira.- risponde con assoluta pacatezza, mentre prende due pupazzi e li posiziona davanti a sé: uno ha una veste scura e impugna una falce, l’altro sembra un’astronauta con il classico elmo trasparente e la scritta “POLICE” sul torace.
-Complicità?- ripete l’agente, sottintendendo una delucidazione.
-Se le cose stanno così … - continua soffermandosi sull’astronauta -Allora Kira è il secondo L.- risponde secco, staccando il casco e rivelando la testa un teschio demoniaco, al posto di una dalle fattezze umane.
-Non è possibile! Stai dicendo sul serio?- esclama l’uomo, sorpreso.
-Ciononostante … -prosegue armeggiando con la testa del pupazzo -Do a questa possibilità solo il 7% di probabilità.
-Ma … - tenta di ribattere l’altro, però l’albino lo interrompe freddo e risoluto.
-Comandante Lester. Quando si indaga ci si fissa sempre su qualcuno. E se poi si sbaglia, basta chiedere scusa.- conclude, come se fosse una cosa di poco conto scusarsi per un errore in un’indagine così delicata. Tuttavia l’ex-agente dell’FBI non se la sente di ribattere ulteriormente il suo superiore.
-D’accordo.- gli risponde semplicemente, tornando alla sua postazione mentre quel ragazzino, invece, continua a giocare in un mondo tutto suo.
Riprende in mano l’automobilina e ricomincia farla correre sulla pista che ha edificato attorno a lui, come se fosse una fortezza.
Quando è andato via dall’orfanotrofio, le sue valige erano povere di vestiti e stracolme di giocattoli di ogni genere. Non ha lasciato nulla alla Wammy’s House, nemmeno un tassello del domino e attualmente ha dato disposizione a Ridner di comprare –almeno una volta al mese– i balocchi che lui desidera.
All’inizio gli uomini del suo comando erano un po’ scettici al riguardo: infatti, quando appresero che l’ erede di L era soltanto un adolescente, faticarono a credere ai loro occhi. Solo nel momento in cui udirono il timbro di voce neutro e, allo stesso tempo, imperioso, non ebbero più dubbi su chi fosse il capo dell’SPK.
Gli opali abissali e oscuri dell’albino si fissano sui contorni di quell’oggetto. La luce dei monitor lo fa risultare quasi inconsistente, sebbene lo stringa tra le dita. È un po’ come lui: così bianco da sembrare evanescente, ma è solo apparenza. Il peso schiacciante della consapevolezza lo tiene ancorato al suolo fin dalla nascita e così sarà per il resto dei suoi giorni.
-Near.- la voce di Gevanni giunge alle sue spalle e lui accenna un breve movimento del capo, segno che gli sta prestando attenzione. Con la coda dell’occhio ben nascosta tra la chioma candida, nota anche la presenza di Ridner.
-Tra poco trasmetteranno in diretta un annuncio del Presidente.
-Ok. Sintonizzate sul canale.- fissando il grande schermo dinnanzi a sé. Il comandate effettua un rapido movimento sulla tastiera di un pc e subito si visualizza la sala conferenze.   
Accompagnato dalla scorta, l’uomo che fa le veci degli USA si avvicina al microfono. Il volto è scuro e negli occhi vi è il bagliore di terrore represso.
I giornalisti davanti a lui cominciano a tempestarlo di domande e Near può constatare bene che, se fosse per lui, fuggirebbe a gambe levate pur di non rispondere. Esala stanchezza e oppressione, dopo di ché parla.
-Dichiaro che gli Stati Uniti d’America … Asseconderanno Kira e non faranno più nulla per contrastarlo.
I membri dell’SPK boccheggiano basiti e lo sguardo dell’albino si fa truce.
-Cosa!? Ma non è possibile?!- esclama il suo disappunto, Gevanni.
La calca dei giornalisti si affolla sotto il palco e le due guardie si avvicinano al Presidente.
-Quindi ritiene Kira dalla parte della giustizia?- chiede uno di essi.
-Giustizia? Io non ho affatto detto questo. Ma grazie all’operato di Kira sono cessate le guerre e anche le organizzazioni criminali nel nostro,  come in molti altri paesi, sono state debellate. È ormai assodato che chi affronta apertamente Kira viene ucciso! Perciò non sto dicendo che approvo l’operato di Kira, ma che come nazione non prenderemo nessun provvedimento nei suoi confronti.
Gli inviati tentano invano di replicare, ma l’uomo più potente al mondo si defila, lasciando i suoi elettori ad un palmo di naso.
-E ora che ne sarà di noi?- domanda Lester.
-Temo che sarà la fine per l’SPK, per colpa di quel coniglio di un Presidente. Anzi, chiamarlo coniglio è un complimento. Quello vale meno di un verme.- nelle parole atone trasuda disprezzo e indignazione. Il teschio verde rotola giù dallo scivolo rosso, gli occhi malefici e sanguigni rivolti all’insù.
 
“Ma cos’è uno scherzo? Non ci sono scusanti per dar ragione a Kira”.
 
 
-Near!
Il richiamo di Lester giunge forte e chiaro, ma lui ha già appreso la situazione.
Sullo schermo si vede Ridner con una pistola dietro la testa, impugnata da un figura incappucciata che l’albino conosce fin troppo bene.
Sapeva che sarebbe venuto.
-Cosa facciamo?
-Lasciamoli entrare.- ordina con la solita flemma, senza scomporsi.
La porta automatica si apre e i due entrano fermandosi a pochi passi da lui, che si presenta attorniato da un altro giocattolo: una pista spiroidale su cui si scorrono i trenini.
-Mello. Benvenuto.- accoglie l’ospite con il suo solito modo di fare, guardando di sbieco e mai faccia a faccia.
-Getta la pistola!- ordina Lester puntando, come Gevanni, l’arma contro il nemico. Il biondo stringe i denti, stizzito.
-Anche voi signori … Abbassate le armi. Sarebbe inutile far scorrere altro sangue.- esorta con assoluta pacatezza.
-Ma Near! Lui ha ucciso senza pietà tutti i nostri compagni!- ribatte Stephen e la tensione sul grilletto aumenta.
-Non fatemelo ripetere.- continua implacabile e risoluto. -Il nostro obiettivo è assicurare Kira alla giustizia. Se ora uccidessimo Mello non ne ricaveremmo assolutamente nulla.
-Mmh … Come vuoi.- dice Lester ed entrambi abbassano le armi.
Il mafioso fa lo stesso e sfila il cappuccio, rivelando i suoi lineamenti duri e la l’orripilante cicatrice che gli deturpa il volto. Nonostante sia ancora un ragazzo, l’odio e la frustrazione, la mente deviata da delusioni e complessi lo fanno apparire spietato e privo di qualunque frammento di umanità. Mello è furore puro, per questo è in grado di uccidere.
Ma l’aura nefasta e bestiale emanata dal giovane con le vesti oscure non scalfisce minimamente l’albino. Racchiuso in un guscio robustissimo, Near è protetto. Tutto gli scivola di dosso come l’acqua e, dall’alto del suo scranno, persino un ruggito feroce si trasforma nel guaito di un cucciolo ferito.
Le iridi glaciali di Mihael si impuntano su quel corpo immobile: rivederlo dopo tanto tempo gli fa bollire il sangue nelle vene, chiunque può constatarlo dagli occhi pulsanti e infuocati. Quando Halle l’ha visto sbucare nel suo appartamento, le è davvero parso che, oltre il viso, le fiamme avessero sfregiato anche quegli opali cerulei.
-Finora è andato tutto come ti aspettavi, vero Near?- domanda distaccato, cercando di mantenere il controllo, eppure sfugge una punta di ironia.
-Sì. Immagino che Ridner ti abbia già parlato del secondo L. Devo confessarti che è grazie a tutto quello che hai fatto che mi sono avvicinato a Kira.- vorrebbe essere un ringraziamento questo?
-NEAR!!- ovviamente non è ben accetto. Nuovamente viene a calcarsi la differenza di livello che separa i due: da piccoli era una linea dritta che divideva il primo e il secondo posto sulla bacheca, adesso la cosa è tutta giocare.
Con uno scatto fulmineo estrae la pistola e i collaboratori fanno altrettanto:
-Ti avverto che io non sono uno strumento per completare il tuo puzzle!!
L’indice inguainato di pelle fa pressione sul grilletto, mentre una furia mista al veleno più letale comincia a scorrergli in corpo, tramutandosi in una sorta di frenesia.
-Mello. Se vuoi sparare qui, ora, sei libero di farlo.- le parole scorrono fluide come un fiume dalle labbra esangui, senza il minimo tremore. Lo sguardo fisso davanti a sé è insondabile: si tratta solo di una patetica dimostrazione di infantilismo. Una delle tante.
Eppure, per un secondo, il biondo ha davvero pensato che la soluzione a tutte le sue sofferenze e umiliazioni fosse servito su un piatto d’argento.
Il grilletto scricchiola lentamente, lancette di un orologio che decreta la morte del bersaglio.
-Mello!- l’ex-agente della CIA si para davanti al mafioso, per sventare la tragedia -Se ora uccidessi Near, ti assicuro che non usciresti vivo da qui! E che cosa ne ricaveresti? Dimmelo … Faresti solo felice Kira.
L’espressione di Mello è cruda. Squadra la donna con sufficienza: in realtà, non ha nemmeno soppesato le sue parole, poiché il suo smisurato orgoglio gli avrebbe comunque impedito di far fuori il rivale. Una mossa avventata come quella, gli avrebbe di sicuro costato la vita date le due canne di pistola a qualche centimetro da lui. Inoltre –cosa più importante– sarebbe la peggiore delle umiliazioni uccidere quel nano per vincere: desidera battere Near sul terreno intellettuale e strategico. Vuole sbattergli finalmente in faccia la sua schiacciante superiorità, catturando Kira prima di lui.
-Mmh.- fa una leggera smorfia abbassando l’arma, seguito anche dal comandante e Gevanni -Non preoccupatevi. In realtà, sono solo venuto a riprendermi la mia fotografia.
-Ok.- il diciannovenne la estrae dalla camicia e la mostra al diretto interessato -La foto è questa. Non esistono altre copie. Inoltre sappi che ho già parlato con tutti coloro che in passato ti hanno visto in volto alla Wammy’s House … - informa lanciando il pezzo di carta al biondo, il quale afferra al volo con due dita -Non posso assicurartelo al  100%, ma ora non dovrebbe essere più possibile ucciderti con il quaderno della morte …
Mihael controlla subito il retro per verificarne l’autenticità. Ci trova una scritta: “Dear Mello”.
-Abbiamo altro da dirci, Mello?- domanda ancora l’albino.
L’altro posa lo sguardo su di lui. L’eco lontano di campane risuona nell’aria, tuttavia lo possono udire soltanto loro.
-Near … In realtà, non ho nessuna voglia di allearmi con te.
-Questo lo so.
-Però ti confesso che mi secca prendere questa fotografia e andarmene così …
Tali parole catturano l’attenzione di Near. L’iride ossidiana focalizza la figura del ragazzo, il quale prende parola:
-Il quaderno assassino appartiene ad uno Shinigami che può essere visto solo da chi possiede il quaderno.
Shingami?!” echeggia nella mente geniale dall’albino il quale sgrana impercettibilmente gli occhi, quasi incredulo.
-Che sciocchezza!- sputa Lester.
-Chi crederebbe mai ad una cosa del genere?- sentenzia il moro.
-Io ci credo.- la voce di Near lo smentisce subito -Che cosa ne ricaverebbe Mello da dire una bugia tanto assurda, se proprio avesse voluto mentire avrebbe cercato una menzogna più plausibile. Ne deduco quindi che gli Shingami esistono.
-Il quaderno che avevo per le mani era già stato di qualcun altro, oltre che dello Shinigami stesso. Inoltre, non tutte le regole scritte lì erano vere. Questo è tutto ciò che posso dirti.- conclude e gira i tacchi verso l’uscita.
Così possono partire dallo stesso piano e, Mello ne è certo, riuscirà a superarlo. I pesanti stivali si fermano qualche passo oltre la soglia.
-Near?
-Mello?
Il guanto di pelle nera afferra dalla tasca una tavoletta di cioccolata. L’involucro argentato viene rimosso. I denti staccano un morso deciso.
Le dita afferrano una ciocca candida.
-Vogliamo vedere chi sarà il primo a trovare Kira?
La sfida.
-Vuoi fare una gara?- si disegna l’ombra di un sorriso sul volto di porcellana.
-Tanto la nostra meta è la stessa, ti aspetterò al traguardo.
-D’accordo.
Il ferro blindato li separa. Un bivio e due strade differenti da scegliere. È solo da capire quale sia quella più giusta.
 
 
 
-MAYDAY! MAYDAY!! MAYDAY! Mi ricevete?? Volo KT-500! Rispondete!!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E rieccomi che aggiorno!!
In verità non sono soddisfatta di questo capitolo, perché mi sembra una scopiazzatura degli episodi originali!
Non so, voi che dite?
Comunque sono stata costretta a scriverlo per riallacciarmi alla storia originale.
Sperò che non me ne vogliate per questo, ma dal prossimo capitolo –se non avete capito– ci saranno parecchie cose interessanti! ;) E con questo mi defilo.
Bye, bye!
  
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