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Autore: Fiamma Erin Gaunt    06/07/2014    2 recensioni
Dimenticatevi dei fatti di Insurgent e Allegiant. Dimenticate tutte le morti, i feelings da fan girl calpestati dalla Roth, dimenticate Jeanine … No, momento, momento. Jeanine ricordatevela! Immaginate di trovarvi sedici anni dopo i fatti di Divergent, con il Dipartimento che è intervenuto cancellando la memoria di tutti circa la tentata strage a opera degli Eruditi, con Quattro e Tris felici e sposati. Fatto? Bene, adesso preparatevi psicologicamente ad assistere agli avvenimenti legati alla nuova generazione.
Gabriel Murter. Bello, arrogante, glaciale, la perfetta copia di suo padre.
Eve Murter. Pallida, delicata, una principessa di ghiaccio con il cuore di un leone.
Kate Prior Eaton. La determinazione e la testardaggine della madre, il coraggio del padre.
Rafael e Rashel Pedrad. Cugini legati da un legame che va oltre il sangue, migliori amici di Kate e Eve.
Cesar Hayes. Gli occhi verdi come quelli di un gatto, l’anima della festa, e il migliore amico di Gabriel.
*
Dal testo:
- Promettimi una cosa, Kate, prima che scendiamo. –
- Cosa? –
- Che non ucciderai nessuno durante la cena. – replicò.
- Lo prometto. – disse solennemente, per poi rovinare tutto aggiungendo: - Va bene se uccido Gabriel subito dopo il dolce? –
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

Riunire nella stessa stanza Gabriel e Kate poteva rivelarsi un’esperienza in grado di far sembrare la seconda guerra mondiale una semplice scaramuccia tra bambini. Quella volta, però, i due ragazzi ostentavano un’indifferenza palese e, quando proprio non potevano fare altrimenti, si rivolgevano brevi frasi condite di una formalità e una cordialità chiaramente finta.

- Non sembrano neanche loro due. – commentò Rafael, mentre nello stesso momento Cesar lanciava un’occhiata incredula a Gabriel, che aveva appena chiesto a Kate di “passargli la salsiera, se non le era di troppo disturbo”.

- Secondo me sono stati ricattati da quelle due. – replicò il figlio di Peter, lanciando un’occhiata significativa in direzione di Eve e Rashel che sembravano incredibilmente divertite dalla situazione.

- È l’unica spiegazione possibile. – convenne, prima di scuotere la testa e ricordarsi con chi stava parlando.

Quasi gli avesse letto nel pensiero, Cesar emise un verso disgustato ed esclamò: - Si può sapere perché mi sono messo a parlare con te? –

Poi assestò una gomitata all’amico, venendo fulminato da un’occhiataccia.

- Che c’è? – sibilò Gabriel, mettendo giù il coltello.

Forse, se non avesse maneggiato arnesi affilati e potenzialmente mortali, sarebbe riuscito a trattenere l’impulso di trasformare quella cena nella scena di un omicidio particolarmente cruento. L’idea della frigida in preda agli ultimi momenti di vita gli passò fugacemente nella mente. Sì, non sarebbe stato poi così male.

Certo, sua madre dopo lo avrebbe disintegrato, ma ne sarebbe valsa la pena.

- Calcolami. Stavo quasi cominciando una conversazione con Pedrad. – replicò.

Sì, se Cesar cominciava a parlare con Rafael doveva proprio essersi ridotto in condizioni pietose.

- Non riesci proprio a mangiare in silenzio, eh? –

- Perché adesso ti metti a fare domande stupide? Mi conosci, sai che io non riesco neanche a dormire in silenzio. –

Già. Doveva essere stato proprio una persona orribile nella sua vita precedente se il destino gli aveva assegnato un migliore amico logorroico. Cesar riusciva a parlare per ore anche del nulla.

- Bè, sforzati di riuscirci, perché in questo momento sono troppo concentrato nell’evitare una strage. – ribattè, rivolgendo un sorriso tutto denti alla gemella che lo fissava come se la sua atroce sofferenza fosse la cosa più buffa che avesse mai visto in tutta la sua vita.

- Oh, andiamo, Kate non è poi così … - cominciò, ma l’occhiata assassina che gli rivolse lo spinse a tacere.

- Non stavi per dire che non è poi  così male, vero? –

- Assolutamente no. È tremenda, insopportabile, e tu hai tutte le ragioni del mondo. – lo assecondò.

- Bene, mi fa piacere che la pensiamo allo stesso modo. –

Cesar non ribattè. Improvvisamente l’idea di rimanere in silenzio non gli sembrava più così malvagia.  

Eve non si era lasciata sfuggire nemmeno una parola del dibattito in corso, ma per il resto era stranamente silenziosa e fu proprio questo ad attirare l’attenzione di Kate e Rashel.

- Si può sapere che ti succede? – le chiese Kate, osservandola con la fronte corrugata alla ricerca di qualche segno che tradisse un eventuale malore.

- Stavo pensando … - replicò, vaga.

- A cosa? –

Un sorrisetto furbo le increspò le labbra. – È un segreto. –

- E questo segreto com’è? – intervenne Rashel, con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Bello come il Sole. –

Kate e Rashel si scambiarono un’occhiata complice, il segnale che l’interrogatorio sarebbe cominciato all’istante e sarebbe andato avanti finchè la ragazza non avesse confessato il nome di colui che aveva attirato la sua attenzione.

- È di un’altra fazione? –

Scosse la testa.

- E farà la Scelta con noi? –

La domanda di Kate raggelò la loro allegria per un attimo. La mattina seguente avrebbero affrontato il test attitudinale e la paura del risultato attanagliava i loro cuori in una morsa dolorosa. Cosa sarebbe accaduto se la Fazione più adatta al loro temperamento fosse stata un’altra? Ciò avrebbe significato dire addio alla famiglia, agli amici, cominciare da un’altra parte sapendo che tutti i legami costruiti in quei sedici anni sarebbero stati recisi come rami secchi.

Tuttavia, come sempre, fu il tono malandrino di Eve a spezzare la tensione.

- No, non farà la Scelta. È più grande di noi. –

La rivelazione scatenò un mormorio eccitato. Gli unici adulti con cui avevano a che fare erano Intrepidi e tra di loro si conoscevano almeno di vista quasi tutti. Ciò significava che dovevano averlo visto almeno di sfuggita.

- Aspetta, non sarà mio padre … o mio zio, vero? – domandò d’un tratto Rashel.

- O il mio. – aggiunse Kate, sgranando gli occhioni azzurri e fissandola con trepidante attesa.

Eve scoppiò a ridere, scuotendo la testa come se quelle fossero le assurdità più grosse che avesse mai sentito in tutta la vita.

- È ovvio che non si tratta di nessuno di loro … e nemmeno di Peter, prima che proviate anche solo a pensare di proporlo. – aggiunse in fretta.

- Allora ho finito le idee. – sospirò Rashel, lasciandosi ricadere contro lo schienale, sconfitta.

Kate annuì. – Anche io. –

- Meglio così, siete troppo giovani e innocenti per sentire certe cose. –

- Guarda che sei più vecchia solo di un paio di mesi. – le fece notare Kate.

Eve scrollò le spalle, in un movimento fluido ed elegante che le riusciva ogni volta perfettamente naturale.

- Sarà anche vero, ma non sono certo innocente come voi due. –

Su questo non trovarono nulla da obiettare.

Dall’altra parte del tavolo, intanto, le donne chiacchieravano allegramente tra di loro mentre tra gli uomini serpeggiava un certo imbarazzo. Peter ed Eric, in particolare, si limitavano a scambiare poche parole l’uno con l’altro, evitando accuratamente di rivolgere la parola agli altri tre quando non era strettamente necessario.

Eric aveva infatti scoperto che quando riusciva a mordersi la lingua e non sparare battute al vetriolo sul Rigido o  l’Idiota le cose miglioravano sensibilmente e poteva evitarsi le ulteriori discussioni con Fiamma. Fu proprio su quest’ultima che soffermò lo sguardo, registrando come il vestito le accarezzasse le curve. Sembravano passati secoli da quando si erano incontrati eppure guardarla gli suscitava sempre le stesse sensazioni. Ammirazione, rispetto, stima, un istinto di protezione che non aveva creduto di possedere finchè non l’aveva incontrata e che si era riversato anche sui loro figli.

 E desiderio.  Soprattutto desiderio, proprio come in quel momento.

Il pensiero delle sue mani che percorrevano ogni centimetro di quella pelle alabastrina, che ormai conosceva alla perfezione proprio come se si fosse trattato del suo stesso corpo, gli fece ribollire il sangue nelle vene.

Le accarezzò una coscia sotto al tavolo, trattenendosi a fatica dal ghignare compiaciuto quando la vide trattenere il respiro per un attimo. Si chinò su di lei, sussurrandole all’orecchio: - Perché non ce ne torniamo a casa? –

Gli rivolse un’occhiata contrariata, ma il movimento delle sue dita che le accarezzavano la pelle al di sotto dell’abito le impedì di formulare una risposta categoricamente negativa.

- Allora? – insistè, risalendo verso l’alto.

Gli sembrava quasi di poter vedere i denti che mordicchiavano la parete interna della guancia nella speranza di riuscire a riprendere il controllo. Speranza vana, dal momento che non aveva fatto i conti con lui.

Le accarezzò lascivamente l’interno coscia, sentendola fremere sotto il suo tocco.

- Che tu sia dannato, Eric Murter. Andiamo a casa. – gli sibilò nell’orecchio.

Sorrise, soddisfatto, salutando tutti i presenti con un cenno del capo e rivolgendosi al figlio. Gabriel era un ragazzo sveglio, incredibilmente simile a lui sotto tutti i punti di vista, perciò bastò la sua occhiata per fargli capire che per quella sera non erano tollerate interferenze di alcun tipo.

- A meno che non si tratti di qualcosa di grave, e con grave intendo dire che tu o tua sorella siete in procinto di morire, non voglio essere disturbato. – gli comunicò sottovoce, raggiungendolo.

Gabriel annuì. – Entriamo dalla porta sul retro. –

- Bravo ragazzo. –

Raggiunse Fiamma mentre si scusava con i padroni di casa, salutandoli e adducendo come pretesto un fastidioso mal di testa e la necessità di sdraiarsi al più presto. Quattro e Tris annuirono, comprensivi, troppo Rigidi per cogliere la malizia di quella situazione, ma Nicole sorrise come chi sapeva perfettamente come intendessero curare quel “mal di testa”.

  

 

 

 

 

 

 

 

 


*

 

 

 

 

 

 

Due ore più tardi, sotto le coperte con Fiamma che si era accoccolata sul petto muscoloso di Eric, erano avvolti dal silenzio della notte e si limitavano a fissarsi negli occhi.

- Sono un po’ preoccupata. – ammise d’un tratto, interrompendo quel momento di perfetta beatitudine.

- Perché dovresti esserlo? Sono Intrepidi dalla testa fino alla punta dei piedi, il risultato è scontato. – replicò Eric, trattenendo uno sbadiglio.

- E se volessero fare un’altra scelta, se il posto giusto per loro fosse un altro? –

Scosse risolutamente la testa. – Ti preoccupi troppo, non accadrà. Piuttosto, sai chi sono stati scelti come istruttori per gli interni? –

- Da come lo hai detto non deve trattarsi di niente di buono. – osservò Fiamma.

- Patrice … e Reaper. – aggiunse, sputando fuori il nome con disgusto.

Patrice era una ragazza di appena diciotto anni, nata e cresciuta nella Fazione, conosciuta da tutti per un semplice motivo: era la figlia di Max. Era in gamba, su questo non si discuteva, ma bisognava vedere se avrebbe avuto la stoffa e la tempra necessaria ad addestrare dei ragazzi così poco più giovani di lei.

Quanto a Reaper. Bè, nessuno dubitava del suo valore come Intrepido, ma Eric non avrebbe chiesto di meglio che farlo a pezzi a mani nude. Malgrado fossero passati diciotto anni, continuava a vedere nel collega Capofazione il suo peggior nemico. Era qualcuno in grado di far passare in secondo piano persino la sua antipatia istintiva per il Rigido e quello era tutto dire.

- Reaper? – chiese, sorpresa.

Ancora adesso avvertiva un fastidio e una punta irrazionale di gelosia quando la sentiva pronunciare il suo nome.

- Già, ma ho già messo in chiaro che se darà problemi a Gabriel ed Eve poi sarò io a dargli problemi. E non so quanto la cosa gli convenga. – ribattè, soffiando minaccioso.

Fiamma rise, scoccandogli un bacio a fior di labbra: – Il mio Capofazione iperprotettivo. –

- Già, ma che non si sappia in giro. –

- Assolutamente. – promise, baciandolo nuovamente.

Quando le mani di Eric le afferrarono i fianchi, facendola aderire il più possibile al suo corpo, rise nuovamente.

- Ancora? Sei avido stasera. –

- Di te? Sempre. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Eve scivolò giù dal suo letto, stringendosi nella vestaglia e dirigendosi verso la stanza del gemello. Non riusciva a dormire, non con quell’ansia che l’attanagliava. Aprì la porta, stando attenta a fare meno rumore possibile, e sbirciò all’interno. Strinse gli occhi, cercando di mettere a fuoco la sagoma nel buio più completo che la circondava.

- Gabe? Gabe, sei sveglio? –

Un paio d’occhi grigi incontrarono i suoi azzurri, in un guizzo metallico che fu l’unica cosa ben visibile nell’oscurità.

- Eve, che c’è? –

Avanzò a tentoni, sedendosi sul bordo del letto.

- Non riesco a dormire, sono troppo agitata. – ammise, prima di lanciare un’occhiata timida allo spazio libero sul materasso.

Erano passati anni dall’ultima volta che si era rifugiata nel suo letto alla ricerca di protezione. Però Gabriel era il suo fratellone e non l’avrebbe mai presa in giro, neanche se ormai aveva sedici anni e ciò che tanto la preoccupava era uno stupido test.

- Vuoi dormire qui? – chiese, spostandosi di lato e sollevando le coperte per permetterle di accoccolarsi contro di lui.

Annuì, sistemandosi meglio che poteva.

Rimasero in silenzio per un po’ finchè Eve non riprese la parola.

- Tu non sei preoccupato per niente? –

- Certo che no. – affermò, risoluto.

Qualcuno magari avrebbe anche potuto credere alle sue parole, ma non lei. No, lo conosceva troppo bene per lasciarsi ingannare dai suoi modi da duro.

- Bugiardo, sei agitato almeno quanto me. –

Scoppiò a ridere, colto in fallo.

- Okay, sono agitato, ma neanche lontanamente quanto lo sei tu. –

- Come pensi che sarà? – chiese poi.

Gabriel sbuffò. – Non ce la fai proprio a chiudere gli occhi e dormire? –

- Giuro che è l’ultima domanda. – promise.

- Non ne ho idea, Eve. Non so cosa aspettarmi, ma non sarà nulla di troppo orribile. – assicurò.

- Ne sei sicuro? –

Le rivolse un’occhiata a metà tra il rimprovero e il divertimento.

- Ma non doveva essere l’ultima domanda? –

Eve rispose con una linguaccia e uno sfarfallio di ciglia. – Ho mentito. Questa è l’ultima. –

- Sì, ne sono sicuro. E adesso chiudi la bocca e dormi! – ordinò.

Questa volta gli diede retta, certa che se avesse continuato a parlare l’avrebbe con ogni probabilità frullata fuori dalla finestra. Sarebbe stato anche un buon piano, un ottimo modo per inscenare un suicidio da stress pre test.

Chiuse gli occhi, cercando la mano del fratello. Gabriel gliela strinse, intrecciando le dita alle sue.

Si rilassò. Qualsiasi cosa fosse, l’avrebbero affrontata insieme. Sarebbe andato tutto bene. Doveva andare tutto bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo. Sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che così tante persone hanno apprezzato la mia idea e ci tengo a ringraziarle tutte quante :) Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e nel prossimo, finalmente, si entrerà nel vivo della storia. Per il momento, qual è il personaggio della nuova generazione che preferite?

A) Gabriel

B) Eve

C) Kate

D) Rashel

E) Rafael

F) Cesar

 

Vi lascio qui sotto anche il nome dei prestavolto che ho scelto per rappresentarli.

Gabriel è Gaspard Ulliel (con il look che sfoggia nella pubblicità di Bleu de Chanel);

Eve è Marie Avgeropoulos;

Kate è Laura Vandervoort;

Rafael è Taylor Lautner;

Rashel è Bianca Lawson;

Cesar è Mitch Hewer.

 

 

Ora non mi resta che rimandarvi al prossimo aggiornamento.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

  
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