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Autore: Fiamma Erin Gaunt    04/07/2014    5 recensioni
Dimenticatevi dei fatti di Insurgent e Allegiant. Dimenticate tutte le morti, i feelings da fan girl calpestati dalla Roth, dimenticate Jeanine … No, momento, momento. Jeanine ricordatevela! Immaginate di trovarvi sedici anni dopo i fatti di Divergent, con il Dipartimento che è intervenuto cancellando la memoria di tutti circa la tentata strage a opera degli Eruditi, con Quattro e Tris felici e sposati. Fatto? Bene, adesso preparatevi psicologicamente ad assistere agli avvenimenti legati alla nuova generazione.
Gabriel Murter. Bello, arrogante, glaciale, la perfetta copia di suo padre.
Eve Murter. Pallida, delicata, una principessa di ghiaccio con il cuore di un leone.
Kate Prior Eaton. La determinazione e la testardaggine della madre, il coraggio del padre.
Rafael e Rashel Pedrad. Cugini legati da un legame che va oltre il sangue, migliori amici di Kate e Eve.
Cesar Hayes. Gli occhi verdi come quelli di un gatto, l’anima della festa, e il migliore amico di Gabriel.
*
Dal testo:
- Promettimi una cosa, Kate, prima che scendiamo. –
- Cosa? –
- Che non ucciderai nessuno durante la cena. – replicò.
- Lo prometto. – disse solennemente, per poi rovinare tutto aggiungendo: - Va bene se uccido Gabriel subito dopo il dolce? –
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Prologo

 

 

 

 

 

 

 

- Tu non stavi pensando di andarci sul serio. –

La voce di Eric trasudava incredulità e un pizzico di panico, quasi sua moglie avesse appena pronunciato chissà quale frase assurda.

- Io non stavo pensando di andarci. – confermò Fiamma, per poi aggiungere subdolamente, - Io stavo affermando che stasera andremo da loro. –

Eric andò avanti con le sue rimostranze per una decina di minuti finchè, sconfitto ma ben deciso a non ammetterlo, si chiuse dietro la porta della loro camera da letto. Nonostante ciò si sentivano chiaramente i suoi borbottii su quel “diavolo di donna” che si era scelto e su quanto fosse assurdo che un “Capofazione fosse costretto a sottostare ai capricci di sua moglie”.

Eve sorrise, lanciando un’occhiata di sottecchi al fratello.

- Comincia a prepararti, questa sera siamo dagli Eaton. –

- Non mi pare che nostro padre abbia detto di sì. – considerò il gemello, inarcando un sopracciglio.

Aveva appena finito di parlare che la porta della stanza si aprì, mostrando un Eric appena cambiatosi con un’espressione decisamente arcigna sul volto.

- Preparatevi, siamo a cena dagli amici di vostra madre. – sputò, come se quello fosse l’insulto peggiore che potesse venirgli in mente.

- Che somma gioia. – esclamò, ironicamente, Gabriel mentre si alzava dal letto e apriva le ante dell’armadio.

Padre e figlio si scambiarono un’occhiata d’intesa, ma non aggiunsero altro.

Sembrava che solo il ramo femminile della loro famiglia trovasse i Prior – Eaton tollerabili.

- Mi chiedo ancora perché faccia sempre ciò che dice la mamma. – considerò poi, pensieroso, una volta che Eric se ne fu andato.

Eve gli rivolse uno sguardo che significava quanto lo ritenesse ingenuo o lento di comprendonio. O magari entrambe le cose.

- Non è ovvio? –

- Per niente. –

La ragazza scosse la testa, facendo ondeggiare la scintillante massa di onde corvine.

- Papà sarà anche un Capofazione fuori casa, ma qui dentro è la mamma che comanda. Anche se lui odia prendere ordini detesta molto di più passare la notte sul divano e per giunta solo. – concluse, ammiccando maliziosamente.

Gabriel annuì. – Quello che non capisco però è perché io debba sorbirmi frigida Eaton e famiglia al completo. –

La sorella sbuffò, alzando gli occhi al cielo, esasperata. Ogni volta era la stessa storia e il fatto che suo fratello e una delle sue migliori amiche non potessero sopportarsi la mandava ai matti; erano gemelli, stare separati era difficile, ma stare nella stessa stanza con Gabriel e Kate era insostenibile.

- Puoi comportarti bene? Per favore, fallo per me. – lo pregò, sbattendo gli occhioni azzurri e fissandolo con il suo migliore sguardo da cucciola supplichevole. Era il genere d’espressione con cui riusciva a farsi accontentare sempre da lui e da suo padre; l’unica che non ci cascava era Fiamma che, parole sue, “aveva usato quel trucchetto con Eric ancora prima che l’idea di sposarlo fosse stata concepita dalla sua mente”.

- D’accordo, ma smettila di fare quella cosa con gli occhi. – sbottò.

Sorrise trionfante, scoccandogli un bacio sulla guancia e precipitandosi nella sua stanza. Quando ne riuscì, mezz’ora più tardi, indossava un vestito estivo che le metteva in risalto il fisico snello e la vita stretta.

Gabriel ed Eric la guardarono dall’alto in basso, pronti a trovare qualcosa da ridire sul suo abbigliamento, ma Fiamma ruppe gli indugi.

- Stai benissimo, tesoro. Non è vero? – aggiunse, riuscendo a far suonare una domanda innocua come quella in modo incredibilmente minaccioso.

- Certo che sta bene, ma non è un po’ troppo corto? –

- Alla sua età indossavo vestiti ben più corti, se ben ti ricordi. Magari potrei prestargliene qualcuno. – replicò, lanciandogli uno sguardo che sembrava essere un messaggio in codice perché Eric aveva sgranato gli occhi.

- Non starai parlando di quel vestito. –

- Precisamente. Avevamo più o meno la stessa taglia, dovrebbe andarle bene. – confermò, sorridendo serafica.

 - Non oseresti. –

Lo fissò con aria di sfida: - Tu dici? –

Poi si rivolse alla figlia: - Tesoro, nel mio armadio c’è un vestito che potresti indossare, visto che a tuo padre questo non piace. –

Eve osservava divertita il loro scambio di battute. Imparava molto guardando sua madre e suo padre che si stuzzicavano; a soli sedici anni sapeva esattamente come ottenere ciò che voleva.

- Su che ripiano lo trovo? – domandò, sorridendo angelicamente.

- D’accordo, adesso statemi a sentire, tutte e due. Nessuno indosserà quel vestito mai più, specialmente tu, signorina. –

Poi lanciò un’occhiataccia al figlio. – E tu non dici nulla? –

- Ehm … è proprio necessario che venga con voi? –

- Certo. Se io devo sorbirmi il Rigido, l’Idiota e il suo fratello minore incredibilmente simile, allora devi farlo anche tu. – decretò, assottigliando lo sguardo e tornando a essere Eric il Capofazione, quello a cui era impossibile dire di no. O meglio, a cui potevi dire di no, se proprio ci tenevi così tanto a farti staccare la testa a morsi.

- Bè, almeno ci ho provato. – borbottò, controvoglia, mentre seguiva il resto della famiglia verso l’uscita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

- Kate! Kate, stanno per arrivare. –

La voce di sua madre la raggiunse, oltrepassando il rumore della musica che alleggiava nella sua stanza.

Sospirò, spegnendo lo stereo portatile e soffermandosi davanti alle ante specchiate dell’armadio. Studiò il suo riflesso, storcendo leggermente il naso davanti a quei capelli lisci come spaghetti. Avrebbe dovuto farci qualcosa di particolare, qualcosa che facesse risultare il suo viso un po’ meno convenzionale. Forse avrebbe potuto provare ad arricciarli. Scacciò l’idea con una scrollata di spalle. Che senso aveva farsi bella per una cena con degli amici?

Gli unici che non considerava tali erano Gabriel e Cesar, ma si sarebbe fatta sparare su due piedi piuttosto che fantasticare romanticamente per uno di quei due.

Un lieve bussare la strappò dai suoi pensieri.

- Ho capito, mamma, adesso scendo. –

- Ma che brava bambina obbediente. –

La risata familiare di Rashel preannunciò l’apparizione dell’amica.

- Ah, Rash, sei tu. – sospirò, sollevata.

Spesso e volentieri sua madre diventava dispotica e dimenticava che dentro casa non c’era alcun bisogno che indossasse i suoi panni da Capofazione.

- Hai intenzione di scendere giù in quel modo? – domandò Rashel, scrutando dalla testa ai piedi il suo abbigliamento. Una semplice t shirt blu, jeans consumati e sneaker dello stesso colore della maglietta; i capelli le ricadevano sulle spalle fino ad arrivare a metà schiena e sul viso non c’era un filo di trucco.

- Pensavo di fare qualcosa ai capelli, ma non mi voglio mettere in tiro per quei due idioti. –

L’amica annuì, aprendosi in un sorriso malizioso che mise i denti bianchissimi in evidenza, creando un meraviglioso contrasto con la sua deliziosa carnagione caffè latte. – Sono due idioti carini, però. –

- Sono due idioti, punto. Rafael è carino, dolce e simpatico, e poi ha la tua stessa meravigliosa carnagione. –

Sospirò. Con una pelle come quella di Rashel non occorreva nemmeno il trucco, talmente era priva d’imperfezioni.

- Sono contenta che apprezzi la mia negritudine, Kate, ma non è che stai per confessarmi di avere una cotta per mio cugino. Vero? – domandò, fissandola con uno sguardo strano.

Rafael era davvero carino, con quegli occhi nocciola screziati di verde e i capelli neri e lucidi come le ali di un corvo. Però era il suo migliore amico e non avrebbe mai potuto pensare a lui in quel senso.

- Santo cielo, no! Sarebbe troppo strano. –

- Meglio così. – replicò ambiguamente, per poi sistemarsi alle sue spalle e cominciare a lavorare le ciocche bionde.

- Che stai facendo? –

- Ti do una sistemata, non vorrai mica che a Eve prenda un infarto vedendoti in queste condizioni, no? –

No, ma non le sarebbe dispiaciuto affatto se l’attacco di cuore fosse venuto al suo gemello.

Sentì le labbra stendersi in un ghigno malefico al solo pensiero.

- Smettila. –

- Di fare cosa? –

- Di pensare a qualsiasi cosa tu stia pensando e, soprattutto, di ghignare in quel modo. Mi sembri Eric, fai paura. –

Il commento le cancellò il ghigno dalle labbra. Okay il desiderare la morte di Gabriel, ma lei non era poi così spietata.

- Ragazze, sono arrivati! –

Questa volta la voce era quella di Nicole, la madre di Rashel, che raggiunse le loro orecchie.

- Promettimi una cosa, Kate, prima che scendiamo. –

La ragazza inarcò un sopracciglio, perplessa, mentre studiava con attenzione il modo in cui la treccia laterale in cui Rashel le aveva raccolto i capelli le incorniciava il volto. Con il viso scoperto in quel modo sembrava che avesse gli zigomi più alti, anche se non erano neanche lontanamente scolpiti come quelli di Eve, e la cosa le piaceva.

- Cosa? –

- Che non ucciderai nessuno durante la cena. – replicò.

- Lo prometto. – disse solennemente, per poi rovinare tutto aggiungendo: - Va bene se uccido Gabriel subito dopo il dolce? –

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Come anticipato nell’introduzione, questa long non è uno spoiler dei fatti narrati nell’altra mia long, poiché quella si attiene alla storia dei libri mentre questa è un semplice what if. Spero che l’ambientazione in cui ha luogo sia chiara (praticamente dopo i fatti di Divergent il Dipartimento ha utilizzato il siero dei Pacifici per cancellare la memoria a tutti gli abitanti delle Fazioni e quindi nessuno ha memoria dei Divergenti o dei piani di sterminio degli Eruditi. Perciò i nostri personaggi hanno vissuto la loro vita in santa pace, senza morti e catastrofi simili, e sono felicemente sposati e genitori). Infine, il vestito di cui si parla è quello che Fiamma indossa nella long “Be dauntless is a tough job but someone ha sto do it” durante la festa organizzata da Zeke. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito. Aspetto il vostro parere tramite recensione. Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

 

  
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