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Autore: ChiiCat92    07/07/2014    3 recensioni
"- Bene Sora, hai appena ottenuto un buono per una cerimonia di benvenuto offerta dalla Vanitas Incorporated. - Riku e il biondo ridacchiarono sommessamente, scuotendo la testa - In realtà, dovrei essere io a ringraziarti, sai? Mi stavo annoiando, e sono mesi che non vediamo una matricola. Sembra che il destino ti abbia voluto portare da me. - Vanitas poggiò le mani sulle spalle di Sora, e si abbassò un poco, in modo che i loro occhi fossero allo stesso livello - Nessuno ti ha accolto nel giusto modo, vero? -" dal cap. 1
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è la prima FF che scrivo su KH, volevo un po' sperimentare!
mi sono chiesta cosa succederebbe se i personaggi di KH fossero studenti di un istituto prestigioso...e questo è il risultato!
Il raiting in alcuni capitoli oscilla verso l'arancione con sfumature di rosso, cercherò di avvertire prima nel qual caso dovesse succedere.
probabilmente la pubblicazione sarà settimanale, il giovedì :3
leggete e, se vi va, lasciatemi un commento!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
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27

Quattordici è un numero difettivo

 

Zexion non era un gran chiacchierone, ma questo Sora l'aveva intuito. Per cui, mentre camminavano, fu il bruno a riempire il silenzio con le sue ciarle senza fine.

La cosa bella era che Zexion non si sentiva per niente scocciato dai suoi racconti, anzi, voleva sentirlo parlare ancora e ancora.

Questo perché Sora, nonostante fosse in buona parte uno scocciatore incallito, sapeva intrattenere piacevoli conversazioni se si sorvolava sul fatto che datagli corda si rischiava di sentirlo chiacchierare fino a cadere a terra stremati.

Parlava delle Isole del Destino, un argomento che a Zexion risultava affascinante: non aveva mai visto il mare, e sentirne parlare lo faceva sentire quasi come se fosse sulla spiaggia.

Sora, dal canto suo, non faceva neanche finta di nascondere la nostalgia che provava raccontandogli delle sue avventure, dei suoi amici, dell'estate, dei gelati, del mare, della pesca e di tutte quelle piccole cose che ormai non poteva più vivere.

Gli mancavano le sue Isole, come gli mancavano la compagnia degli amici di sempre.

Si sentiva solo in quella città, con quella scuola e quelle persone che non conosceva e che non gli avevano dato molta speranza per il futuro.

- Secondo me dovresti...ecco...prenderla con più leggerezza. La nostra scuola è tra le più difficili del paese, devi essere contento di essere stato ammesso, ma devi anche essere più rilassato. -

Disse Zexion, guardando avanti per il troppo imbarazzo di specchiarsi negli occhi cerulei di Sora.

Il ragazzino fece una smorfia e brontolò.

- La fai facile tu! Sarai preparatissimo su qualsiasi cosa, non sei arrivato il primo giorno senza capire neanche il nome della materia da studiare, figurarsi la materia in sé! -

Zexion ridacchiò, coprendosi la bocca con la mano quasi subito, come se fossero anni che non rideva in quel modo.

Arrossendo disse:

- Posso darti ripetizioni, se vuoi. Non sono brillantissimo, ma di certo posso darti una mano. -

- Davvero?! -

Avesse potuto, Sora sarebbe saltato addosso a Zexion per stritolarlo in un abbraccio soffocante.

- Davvero...! - anche se l'entusiasmo del ragazzo era meno contenuto, non voleva dire che non fosse contento - Sono stato anch'io una matricola, cioè, siamo stati tutti delle matricole, solo che alcuni fanno finta di non ricordarselo e... -

E niente, Sora gli saltò al collo davvero e lo abbracciò forte. Zexion si lasciò stringere, diventando rosso come un peperone, poi il ragazzino si staccò e trotterellò in avanti, come un bambino.

Zexion si grattò la nuca, tutto imbarazzato, ma un sorriso cordiale gli nacque sulle labbra.

- Di qua, vieni! -

Ora tutto aveva stranamente più senso.

 

Zexion abitava con sua madre in un appartamento nel Terzo Distretto. Un posticino tranquillo e poco frequentato come fosse la periferia della città, ma ordinato e pulito come il centro.

Incredibile a dirsi: Sora parlava ancora. Non ne aveva mai abbastanza, e Zexion lo ascoltava attentamente senza perdersi neanche una parola.

Dentro di sé pensava a quanto gli sarebbe piaciuto essere come lui, così spigliato, aperto, chiacchierone, cordiale. Lui si sentiva così goffo e timido. L'unica persona con cui riusciva a parlare senza farsi venire un attacco di panico era Vexen. Forse perché lui gli ricordava suo padre, o forse proprio perché non aveva più un padre aveva sostituito con il medico quella figura che gli mancava.

In ogni caso...invidiava Sora. Sembrava la felicità in persona.

Quando arrivarono a casa Zexion aprì la porta e fece un cenno al ragazzino di entrare per primo.

Lui trillò un “grazie!” allegrissimo ed entrò.

- Ancora...devono arrivare gli altri. - mormorò Zexion, poggiando le chiavi in un gancio all'ingresso e sistemando la giacca sull'attaccapanni - Accomodati dove meglio desideri... -

Ma tanto Sora aveva già fatto come fosse a casa sua ancora prima che lui glielo dicesse: si era piazzato sul divano e continuava a saltellare su e già sul cuscino.

- Com'è morbido! -

- È di piume d'oche. -

- Morbido. -

Rise Sora, come un bambino.

Di nuovo, Zexion sentì nascere sulle labbra un sorriso. Era già la seconda volta, una specie di record per lui!

- Ti posso portare qualcosa? -

- Hai del tè freddo? - Zexion annuì - Allora un bicchiere di quello non mi dispiacerebbe! -

Mosso dalla voglia di soddisfare quella piccola creaturina bruna, Zexion corse in cucina e riempì un bicchiere di tè fino all'orlo, per poi portarglielo. Sora gli rivolse uno dei suoi sorrisi smaglianti. - Hai una bella casa! Vivi con i tuoi genitori? -

- Con mia madre. -

Commentò solo Zexion, che poi andò a sedersi accanto a lui.

Sora provò l'istinto irrefrenabile di chiedergli che cosa ne fosse di suo padre, ma vista l'espressione triste di Zexion decise che forse...era meglio lasciar stare.

Per un attimo rimase in silenzio (più o meno l'attimo che gli ci volle per finire di bere il tè) dopo di che sospirò.

- Zexy-chan non sono stato molto sincero con te. - borbottò Sora - Sono...tipo mezzo scappato di casa. -

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia.

- Mezzo scappato di casa? -

Sora annuì e il suo sguardo si fece così cupo che Zexion si spaventò. Che ne era della meravigliosa luce che illuminava quegli occhi così belli?

- È successa una cosa strana. Mi sono spaventato e...non lo so, sono confuso. -

Fece una faccia buffissima, probabilmente perché non capiva quello che sentiva e di conseguenza il suo corpo non sapeva come reagire.

- Che intendi per cosa stra--... - ma in quel momento si sentì uno scampanellio allegro e continuo. Zexion tirò un sospiro. - Se ti va ne parliamo dopo. -

E non aggiunse altro, andò solo ad aprire la porta.

- Gelaaaati ho portato i gelaaaati! -

Fu l'urlo belluino che quasi fece tremare le parete della calme, tranquille e silenziose della casetta di Zexion.

- Gelati, gelati, gelati! -

Esultò qualcun altro subito dopo il primo.

- Smettetela di fare casino! -

Questo invece era Zexion...che urlava veramente di rado e per questo le sue urla erano, per le persone normali, ad un tono di voce normale.

Sora si sporse dal divano per vedere chi fosse e rimase stupito.

- Axel! Demdem! -

Scattò verso di loro e finì con l'inciampare su un tappeto e finire a terra lungo disteso...cosa che scatenò le risate del rosso e del biondo.

Axel andò a raccoglierlo da terra scuotendo la testa.

- Certo che tu sei incredibile! Ma come fai a farti sempre male? -

- Uhm...ehm...non lo so. -

Balbettò lui con un sorrisino sulle labbra.

- Ha bisogno di una dose extra di gelato! -

Rise Demyx e praticamente infilò a forza tra le labbra di Sora un ghiacciolo di un bel colore azzurro. Un gelato al sale marino!

Il brunetto lo addentò con piacere e fece un'espressione quasi sognante.

- Allora è questo il sapore che ha! -

Però immediatamente gli venne su una boccata di amarezza: quel gelato gli ricordava Ventus. E Ventus gli ricordava quello che era successo.

- Ragazzi, non dovevamo studiare? -

Provò Zexion, senza molto successo dato che i due si litigavano i gelati come i cani randagi si litigherebbero un pezzo di carne.

Con tutta quella confusione, nessuno si accorse del turbamento di Sora.

 

Alla fine Zexion riuscì a convincere Axel e Demyx a mettersi a studiare. Certo, ci riuscì solo dopo che la scorta di gelati si esaurì, ma sempre meglio di niente.

Sora scoprì così che, anche se i tre erano in tre sezioni diverse, erano grandi amici dai tempi delle elementari e che non avevano mai perso l'abitudine di studiare insieme una volta a settimana. I programmi erano più o meno gli stessi ed essendo tutti allo stesso anno potevano scambiarsi informazioni a vicenda senza problemi.

Per il bruno quello di cui parlavano era più incomprensibile dell'arabo, però era comunque bello vedere il loro affiatamento. Tra l'ingegno di Zexion, la spigliatezza di Axel e...beh, Demyx, studiare con loro sembrava davvero divertente e Sora desiderò più volte poter partecipare.

Il massimo che poté fare, però, fu stare in silenzio e prendere appunti su quello che riusciva a capire.

Alla fine aveva un blocchetto di fogli tra le mani pieno di informazioni sconnesse e disegnini...e la testa così pesante e dolorante che non riusciva neanche più a mettere a fuoco le facce dei suoi tre amici.

Presto finì con l'appoggiarsi sul tavolo e...addormentarsi.

 

Diverse ore dopo fu risvegliato da Zexion e dal suo timido quanto meraviglioso sorriso.

Si stropicciò gli occhi e si tirò su sbadigliando.

- Che ore sono? -

- È tardi, Axel e Demyx sono andati via da un pezzo. Vuoi chiamare i tuoi e farti venire a prendere? -

- N-no! - all'improvviso, Sora si appese al braccio di Zexion. Per un attimo il ragazzo provò l'impulso di scrollarselo di dosso, spaventato da quel contatto fisico indesiderato, poi visto che il brunetto aveva negli occhi il terrore decise di lasciarlo fare. - Ti prego...posso rimanere a dormire qui da te? -

Sembrava una supplica...e Zexion non era mai stato bravo a sottrarsi alle suppliche, soprattutto se venivano da occhi tanto belli e tanto disperati.

- Okay... - rispose con un filo di voce - Ma...dobbiamo avvertire i tuoi...se sanno che sei scappato potrebbero preoccuparsi...e chiamare la polizia... -

Lui fece un versetto strozzato e si appese di più al suo braccio.

- No...non posso chiamarli...mi verrebbero a prendere...non voglio tornare a casa... -

- Facciamo che...li chiamo io...okay? -

Anche se l'idea di parlare con degli sconosciuti al telefono gli faceva quasi venire un infarto. Stava uscendo dalla sua zona di controllo per quel piccoletto...e non sapeva neanche perché.

Sora annuì fortissimo e gli sciorinò in fretta e furia il numero di casa.

Zexion non poté fare altro che chiamare e sorbirsi le urla della madre del bruno a cui non seppe rispondere non tanto perché gli mancavano le parole ma quanto perché il suo tono di voce era troppo sottile per sovrastarle.

Però, riuscì a strapparle il permesso di lasciare il ragazzino a casa da lui, il che rese Zexion particolarmente fiero di se stesso. Rosso e col batticuore...ma anche fiero.

Mentre riagganciava il telefono si ritrovò a fissare Sora.

Quel ragazzino aveva il potere di cambiare la gente.

 

*

 

Camminava per le strade buie della città, la busta della spesa troppo pesante le ha intorpidito le braccia a tal punto che ormai non le sente più.

Avrebbe dovuto fermarsi ma non ne aveva voglia, stava cominciando a farsi tardi e rimanere in strada ancora a lungo la faceva sentire in pericolo.

Forse avrebbe dovuto fare più attenzione alla strada invece di perdersi nei suoi pensieri e finire col non sapere più dove andare.

Tirò su con il naso, sconsolata.

Ma come aveva fatto a perdersi?

- Scusi mi sa dire... -

Provò a fermare una signora che stava passando di lì, ma neanche le diede retta, anzi, la spintonò da una parte, tanta era la fretta che aveva di andare dove doveva andare che non l'aveva proprio vista!

I negozi avevano chiuso e lei era rimasta praticamente sola sulla strada.

Cavolo, come odiava Traverse Town!

Ci si era appena trasferita e già non la poteva sopportare!

I suoi genitori le avevano detto che sarebbe andato tutto bene, che si sarebbe ambientata, ma lei si sentiva più fuori posto che mai.

E poi...la spaventava enormemente il primo giorno di scuola.

Kingdom Hearts non era proprio una di quelle scuole in cui una persona con un po' di raziocinio avrebbe desiderato entrare.

Però lei aveva comunque mandato il suo curriculum, comunque aveva fatto il test di ingresso, comunque aveva ricevuto una borsa di studio dal Preside per i brillanti risultati.

Insomma...era stata un bel po' masochista.

Ma questo era successo un bel po' di tempo prima, gli esami erano stati il semestre passato quando ormai l'anno era cominciato e il Preside non aveva potuta inserirla, per questo le avevano detto di tornare con il nuovo semestre. Ed era proprio quello che aveva fatto.

Finché la data era lontana, lei non ci aveva fatto troppo caso. Sì, era consapevole di quello che avrebbe dovuto fare e quello che avrebbe dovuto affrontare: il trasferimento, il vivere da sola, il sapersi organizzare...cose che normalmente non le riuscivano molto bene.

Però, ecco, non ci aveva pensato finché sul calendario non era apparsa, quasi improvvisa, la data che lei aveva cerchiato di rosso.

Poi c'erano stati i bagagli, la partenza, la sistemazione in quel posto tanto nuovo e tanto difficile da capire, e quelle dannate strade che si somigliavano tutte.

Si era rifiutata di uscire senza un accompagnamento, ma non conosceva nessuno, non ancora almeno, e alla fine la necessità di riempire il frigo l'avevano finalmente tirata fuori dal suo piccolo appartamento.

E che cosa ci aveva guadagnato? Che si era persa! Esattamente come aveva calcolato che sarebbe successo!

Sbuffando con le lacrime agli occhi, aumentò il passo. Forse quell'incrocio era quello giusto, se così fosse stato avrebbe svoltato a destra e dopo due isolati sarebbe arrivata a casa!

Quelle buste enormi piene di roba da mangiare pesavano troppo per lei, avrebbe voluto lasciarle lì e basta, al diavolo il frigorifero vuoto.

Ovviamente aveva sbagliato. Di nuovo. Non era l'incrocio di casa sua!

- Ma dove diavolo sono?! -

Piagnucolò, lasciando le buste per terra e disperandosi enormemente. Già immaginava di passare la notte all'addiaccio, di essere aggredita o chissà cos'altro.

- Sei nel Primo Distretto. -

Quando sentì la voce saltò in aria per la paura.

Si volse come se si aspettasse che dietro di lei ci fosse un qualche mostro tirato fuori da un film horror. Ma invece si ritrovò davanti un ragazzino biondo, con grandi occhi blu intenso, un sorriso amichevole sulle labbra e...un gran brutto occhio nero che però sembrava essere sulla via della guarigione.

- Oh...davvero? - disse lei con un mezzo sorriso - Credevo...di essere nel Terzo. -

Il ragazzo scosse piano la testa e le indicò un grande portone poco distante da loro.

- Se passi di lì arrivi nel Secondo, poi c'è un arco che ti porta al Terzo. -

Lei gli sorrise, grata.

- Meraviglioso, grazie mille. -

Provò a sollevare le borse della spesa ma...erano davvero troppo pesanti e lei se le era portate in giro per troppo tempo, non ce la faceva più.

Il ragazzo si gettò subito per prenderle al suo posto e per quanto lei tentasse di dirgli che non c'era bisogno, lui rimase fermo nella sua decisione.

- Ti accompagno io al Terzo Distretto, così non ti perdi. -

- No...davvero...non ce n'è bisogno! -

Lei aveva le guance talmente tanto rosse che il biondo non poté non riderne.

- Non preoccuparti, anche io devo andare da quella parte, così almeno non fai la strada da sola. -

Avrebbe voluto dirgli “grazie”, ma era troppo imbarazzata per farlo.

Per un po' camminarono in silenzio, lei che continuava a sbirciare il ragazzo, lui che trascinava le buste della spesa senza battere ciglio.

Era carino, davvero molto carino, i lineamenti delicati, la dolcezza dello sguardo, quelle belle labbra...il rossore non poté che aumentare, soprattutto quando lui si volse a guardarla e la sorprese a fissarlo.

- Ah, io sono Roxas, e tu come ti chiami? -

Lei dovette fare una serie di tentativi prima di trovare la forza di parlare.

Ogni volta che apriva bocca la voce le moriva in gola per l'imbarazzo!

- Xion. -

Riuscì a dire alla fine, con gran soddisfazione...anche se l'aveva detto con un filo timido di voce.

- Xion. - ripeté Roxas, quasi per imprimersi nella mente quel nome - Sei nuova? Non ti ho mai vista in giro. -

- Mi sono trasferita da poco. -

Sciorinò Xion tutto d'un fiato.

Come lei aveva guardato lui, anche lui l'aveva squadrata per benino. Era una ragazzina davvero carina, tutta in formato mignon. Non era molto alta e non aveva un seno particolarmente grande. Capelli mori tagliati corti le incorniciavano il volto e gli occhi erano blu reale, una sfumatura delicata ma allo stesso tempo decisa.

Non aveva potuto impedirsi di arrossire esattamente come non aveva potuto lei, solo che lui era abituato a nascondere i suoi sentimenti e la cosa non era trapelata.

- Oh, wow. - sorrise lui - Allora capisco perché ti sei persa. Traverse Town è un postaccio per chi non sa come muoversi. -

Lei rise appena, una risatina nervosa più che altro, ma Roxas la trovò comunque carina.

Provò l'immediato impulso di parlare di lei ad Axel, così, senza alcuna ragione.

Quella giornata era stata lunga e stressante e aver trovare quella ragazzina gli aveva fatto passare il malumore, soprattutto visto che, per motivi di studio, non aveva potuto passare il pomeriggio con lui.

- Che scuola frequenti? -

Chiese lei a bruciapelo.

- Kingdom Hearts. -

Rispose lui, altrettanto a bruciapelo.

- Davvero?! -

Saltò la ragazza, con tanta enfasi che Roxas quasi si fece cadere di mano le buste.

- S-sì, davvero. -

Confermò, balbettando imbarazzato.

Perché quella ragazza gli suscitava tanti e tali sentimenti?

E perché lo faceva balbettare in quel modo?

- Anch'io vado lì. Cioè, non ancora. - Xion aggrottò le sopracciglia - Domani sarà il mio primo giorno. Magari possiamo fare la strada insie---... -

- No. - Roxas all'improvviso sentì il cuore fermarsi. Una matricola. Questo voleva dire che Vanitas avrebbe infierito anche su di lei come su Sora. - Devi...stare lontana da lui...! -

Mollò le buste lì dov'era e si allontanò di qualche passo.

- M-ma...che stai dicendo...? Non capisco... -

- Stagli lontana! Devi stargli lontana! -

- Da chi...? Non conosco ancora nessuno! -

Roxas non sapeva che cosa inventarsi. Che cosa avrebbe dovuto dirle? Stai lontana dai miei migliori amici? Faccio parte del trio di persone che mettono a soqquadro la scuola sette giorni su sette?

Si morse a sangue il labbro inferiore e poi corse via...tanto in fretta che Xion non riuscì a fare altro che chiamare il suo nome accoratamente.

- Roxas! -

Ma lui era già lontano.

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The Corner

Ciao a tutti!
Sì, è passato davvero un sacco di tempo 
e questo capitolo non è granché...
scusatemi
però avevo una gran voglia di scriverlo e pubblicarlo
mi riprenderò strada facendo (spero).
Non posso darvi una data di pubblicazione ma vi garantisco che non passerà più così tanto tempo!

Chii

   
 
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