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Autore: Kaesy Jordan    07/07/2014    1 recensioni
Per Estella Seymour è già difficile mettersi in viaggio e abbandonare casa, figuriamoci sapere che da un momento all'altro può essere una donna morta. Quando lady Elisabetta Tudor, non ancora regina d'Inghilterra, le ordina di recarsi alla corte Francese come spia sotto copertura, la dama rossa, sa di dover ubbidire. Scoprire ben presto, però, di essere una pedina in un gioco più grande di lei la convince che l'unico modo per uscirne candida e pulita è quello di amicarsi la regina di Scozia: Maria Stuarda. Anche perchè una volta arrivata a corte, la Contessa Estella assieme alla sorella minore Annarose, è al centro di continui intrighi e malignità che faranno di tutto per far vacillare sia lei che Mary Stuart. In poco tempo, entrambe le dame, si accorgeranno di essere sulla stessa barca.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francis, Mary Stuart, Nuovo personaggio, Re Enrico II, Sebastian 'Bash'
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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1.


Contea meridionale dello Swansea (Galles), Estate dell’anno 1557.

La residenza Inglese dei Seymour era colpita dal sole estivo che solo il mese di Luglio poteva portare. Gli alberi sul viale che conduceva alla prestigiosa villa erano perfettamente allineati l’uno di fronte a l’altra, neanche fossero un gruppo di soldati pronti a partire per la guerra. I prati verdi della magnifica residenza, ottenuta anni orsono dal re in persona, erano popolati da profumati fiori di campo. Un piccolo regalo per via delle nozze della sua lontana parente, l’ormai defunta regina Jane Seymour. Di tutte le donne che aveva avuto sua maestà forse solo Jane sembrava che potesse dare un tocco di vitalità alla monarchia Inglese. E l’aveva fatto, per un anno certo. Ma in quell’anno, la sua parente, ne era certa che fosse entrata nella mente e nel cuore di chi l’aveva apprezzata per ciò che era. La bellezza del Galles era paragonata alla bellezza della regina d’Inghilterra, che Estella aveva conosciuto ma che non vedeva di buon occhio, visto le chiacchiere che giravano attorno alla figura di Maria, attuale sovrana. Il valoroso e nobile destriero nero che la rossa dama cavalcava sembrava essere una furia per tutta la voglia che aveva di correre. Di correre, di ribellarsi, esattamente come avrebbe voluto fare lei. Avrebbe voluto fare la fine delle sue altre due sorelle maggiori, già mogli e madri di nobiluomini. Ogni volta che cercava di convincere suo padre, però, egli cambiava puntualmente discorso o le rispondeva in modo brusco. Marian e Lydia erano già entrate in società da molto tempo, con i loro mariti che vantavano professioni nobili, a favore della regina Maria. Per Estella era una fortuna che avesse al suo fianco la sorella minore, di appena tredici anni. La piccola Annarose, la gioia dei suoi occhi. Entrambe le dame erano molto simili, tanto che quando erano a corte i vari messeri facevano fatica a riconoscerle. Però qualcosa che le contraddistingueva c’era: gli occhi. Quelli di Annarose erano di un verde accennato, mentre quelli di Estella erano due lapislazzuli conficcati in un viso latteo che si illuminava solamente se un raggio di sole la illuminava. Annarose ed Estella erano due bellezze simili, ma ugualmente diverse tra loro. Entrambe amavano sfidarsi, sempre e comunque. Era raro che fossero d’accordo su qualcosa ma andavano terribilmente d’accordo. Si volevano bene, esattamente come era logico che fosse tra due sorelle. Le ultime Seymour rimaste in vita. Come se fossero loro due destinate ad un destino delle quali non conoscevano le conseguenze. Avevano la stessa passione per l’equitazione, la poesia e gli pettegolezzi. Oh, in quello Annarose era più brava di Estella. Sparlare a corte era la sua unica professione.
Era già ora di pranzo quando Estella giunse nel territorio della residenza di campagna. Subito uno stalliere accorse ad aiutarla a smontare da cavallo, per evitare che si facesse male anche se non era così stupida da non sapere come scendere da un equino. Rimessi i piedi a terra, si guardò intorno, com’era solita fare. Osservare e studiare l’ambiente, anche se ne conosceva a memoria ogni angolo, l’aiutava a capire meglio anche le persone. Col tempo aveva imparato addirittura ad associare i passi di qualcuno alla persona in questione. Poi le sembrava che nella residenza fosse sempre sotto esame. Le sembrava così forse perché le mancavano le sue sorelle. La maggiore di tutte, che è stata la prima a sposarsi, Marian era andata a vivere in Scozia, mentre Lydia era andata a vivere a South Tempton. Era logico che fosse la figlia più “in vista” visto la mancanza delle pedine principali della scacchiera. Sarà forse per questo che la sua pedina preferita fosse la regina? Estella si congedò da ogni tipo di servitore che aveva provato ad avvicinarsi per chiederle se voleva qualcosa da mangiare, da bere o se voleva cambiarsi. In quel momento voleva restare sola, con i propri pensieri. Così si avviò a piedi dietro la residenza, diretta alla serra, dove sapeva di trovare una persona a lei carissima. Forse cara a lei più delle sue sorelle. Quando giunse di fronte la porta trasparente della serra, osservò dentro, decidendo di entrare. Come sapeva, sorprese sua madre a curare come sempre le sue amatissime piante medicinali. Curvò le labbra in un flebile sorriso, avanzando lentamente, osservandola di spalle.
Isolde de Montlùpe, nata e cresciuta in Francia, nella sua adorata campagna francese. Si diceva che la campagna francese fosse diversa da quella inglese. Ma d'altronde Inglesi e Francesi se ne dicevano così tante a vicenda che Estella stessa non sapeva più a chi dar retta. Montlùpe è un paesino sperduto tra le campagne, esattamente a Sud della Francia, vicino a Rènnas del Castèl, il luogo dove Estella era venuta al mondo. C’erano tante voci alla corte Inglese di Maria, voci che riguardavano anche la famiglia Seymour e in particolar modo la francese Isolde, divenuta Contessa solo per una fatalità del destino. C’era chi diceva che un uomo come il Conte Philip Seymour poteva desiderare di meglio, come una Irlandese ad esempio. Specie in quell’anno i rapporti tra l’Inghilterra e la Francia erano rigidi come la corda di un violino. Estella lo sapeva perché origliava le tante conversazioni che suo padre intratteneva con sua madre. Philip Seymour era divenuto consigliere di corte della regina Maria, un ruolo abbastanza importante se si voleva essere al centro dei desideri di ogni nobile che passasse per la corte Inglese.
-Adesso ti diverti a spiare anche tua madre, Estella?-
La voce della Contessa Isolde, riportò la giovane dama alla realtà. La rossa alzò leggermente le spalle, camminando fino ad arrivarle vicino e a rubare con gli occhi ciò che la donna stava facendo. Tagliuzzava le foglie andate a male sulle piante medicinali.
-Non era mia intenzione, madre. Scusatemi.-
-Non fa niente, cara. Tu puoi fare quello che vuoi. Piuttosto sono preoccupata per tua sorella. Nessuno della servitù non ha ancora urlato, come mai?!-
Estella tirò fuori una risata spigliata e solare, come la sua persona, e nuovamente alzò le spalle leggermente.
-Non saprei. Ritorno adesso da una passeggiata a cavallo e mi è parso di non averla vista.-
Isolde guardò per un momento la figlia prima di continuare a curare le sue piante.
-Meglio così. Sono certa che si farà viva, prima o poi.-
Il tono della madre, però, le suonò strano. Come se sapesse qualcosa ed Estella pregò che sua madre non fosse venuta a conoscenza del segreto che custodiva. Perché la rossa sapeva certamente dov’era sua sorella. Pregò anche che non fosse così ingenua da commettere qualche sciocchezza che le potrebbe costare un futuro dignitoso. Da qualche mese, la dolce Annarose provava una forte attrazione per il panettiere privato della famiglia Seymour. Un tipo giovane, rispetto ai soliti anziani che avevano lavorato precedentemente. Biondo, bello, alto e con un fisico atletico. Questo però aveva la fama di essere un donnaiolo da strapazzo. Ed Estella voleva assicurarsi che sua sorella non commettesse passi falsi. Le malelingue, specialmente, a corte l’avrebbero massacrata.
-Certamente. E dov’è mio padre?-
-Nel suo studio credo, a lavorare a qualche nuova proposta da sottoporre alla regina Maria.-
Anche Isolde non poteva vedere tanto “amichevolmente” l’attuale regina d’Inghilterra. Era un fatto ovvio che fosse odiata da tutti, ancor di più perché mezza Inghilterra la riteneva una figlia illegittima, non degna quindi di sedere su un trono. Ma Isolde era anche una donna che non dava troppa importanza a chi non la ricambiava e faceva bene. Estella pregò di aver ereditato il suo stesso carattere. Perché sua madre era indubbiamente una donna forte e l’ammirava molto.
Una domanda che la giovane stava per fare alla madre venne interrotta dall’arrivo di una donna della servitù. Dopo aver fatto un breve ma corretto inchino, si rivolse ad Estella:
-Contessina perdonatemi.-
La servitù usava sempre chiamarla “Contessina” anche per distinguerla dalla Contessa di Swansea, che era Isolde.
-Ditemi, Helen.-
Acconsentì a far parlare la domestica, osservandola.
-Vostro padre desidera parlarvi. E’ nel suo studio e c’è anche una persona alquanto… importante.-
Non seppe dirlo con certezza, ma Estella, non appena aveva sentito quelle parole fuoriuscite dalla bocca della domestica, sapeva che qualcosa sarebbe cambiato, da lì a poco qualcosa stava sicuramente per cambiare. E sarebbe stato qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e quella di sua sorella. Ma tutti quei pensieri e quelle sensazioni le ebbe soltato confermate quando raggiunse lo studio di suo padre, congedandosi frettolosa da sua madre, e vide l’ospite che c’era: il consigliere privato di Elisabetta Tudor, la sorellastra della regina Maria. Estella delutì silenziosamente per farsi coraggio e una volta entrata, la domestica Helen che l’aveva accompagnata, se ne andò.
Estella fece una lieve reverenza al consigliere e al padre, il quale la osservava con una strana luce negli occhi. La rossa sentì puzza di affari all’istante. Il padre aveva appena concluso qualcosa ma, per motivi a lei ancora sconosciuti, voleva che ne fosse al corrente. Il Conte Philip fece un cenno alla figlia di raggiungerlo accanto a lui e la giovane ubbidì senza fare parola. Il silenzio della stanza era interrotto da i suoi passi e dal fruscio del vestito viola che indossava. L’acconciatura era intrigante e le trecce erano legate tra loro, formando come un elengante chignon. Ad Estella piaceva farsi fare acconciature complicate, la divertiva sembrare più misteriosa di quanto non lo fosse già.
-Conte Seymour, come le avevo già accennato prima in privato, vengo per conto di lady Elizabeth Tudor, prossima in linea di successione al trono d’Inghilterra.-
Stavolta lo sguardo di Thomas Richford fu piantato saldamente sulla figura di Estella e per un attimo alla giovane sembrò di essere a corte. Avere gli occhi puntati addosso di qualcuno la infastidiva ma al tempo stesso la faceva sentire importante, quasi fosse una vera regina. E mentre Philip Seymour si versava una coppa di vino, incitò al consigliere di continuare:
-Certo. Vada pure avanti.-
Thomas sospirò pesantemente, come se continuare quel discorso fosse un grande sacrificio per lui. Se per lui era ciò, per Estella era solo un aumento di tensione inutile.
-Lady Elizabeth è a conoscenza della continua fedeltà che, in questi anni, la vostra famiglia ha avuto nei confronti della corona. Avendo lei a gran cuore questo paese, si sente in dovere di difenderlo. La lady confida nella vostra riservatezza qualora ella si fidi ad affidare alla vostra famiglia una missione diplomatica.-
Nuovamente una pausa. Estella credette di morire, quanto era dolorosa quella tortura. Nessuno diceva di no ad una richiesta di un membro della famiglia reale. Ma allora perché inscenare uno spettacolo del genere? Questo era il solo pensiero che affollò la mente di Estella, la quale decise di prender parola:
-Una missione? Spiegatevi.-
Si stupiva a volte di quanto potesse essere gentile e composta anche quando dentro invece era un turbine di ansia e angoscia. Ma alla fin fine doveva restare calma. Era la sorellastra della regina a chiederle un favore, anche se un giorno potrebbe tornarle utile. Estella, di politica almeno, ne sapeva davvero poco e non capiva ancora come avrebbe potuto aiutare il padre.
Non appena vide con la coda dell’occhio il padre riempirsi il bicchiere, fulminea, quando fu colmo di vino, lo prese e lo strinse, portandoselo alle labbra.
-Si tratta di una questione abbastanza delicata, milady. Ma Signor Conte, le garantisco una cosa: in vostra figlia, la Contessina Estella, sono riposte grandi speranze. Lo pensa lady Elizabeth, lo penso io e lo penserà sicuramente l’intera Inghilterra.-
Thomas era tornato a rivolgersi a Philip, una volta che aveva risposto ad Estella. Quest’ultima pensò sulle parole dette dal consigliere. In lei erano riposte grandi speranze. Che voleva dire? Era una metafora?
-In pratica, lady Elizabeth, chiede alla Contessina Estella di poter infiltrarsi, senza farsi scoprire apertamente, alla corte Francese e scoprire quali sono le intenzioni di re Enrico riguardo al matrimonio di suo figlio Francesco con la cugina di lady Elizabeth, Mary Stuart.-
Continuò il consigliere, continuando a far vagare lo sguardo da Philip ad Estella e viceversa. Per poco la dama rossa non si strozzò con il vino che stava bevendo. Le fu comunque difficile mandarlo giù, come la notizia che Richford le aveva dato. Per un attimo Estella guardò suo padre, che non faceva una piaga. Stavano scherzando forse? Infiltrarsi alla corte Francese? Era una pura pazzia. Se solo l’avessero scoperta l’avrebbero decapitata all’istante. Ma perché farlo? Pur volendo… Estella cosa ci guadagnava? Rigirò il bicchiere tra le mani, con quel poco di vino che era rimasto, e prese parola prima che lo potesse fare il padre:
-Ed io cosa ci guadagno, rischiando la pelle?-
-L’amicizia di quella che un giorno potrebbe diventare regina d’Inghilterra non le basta, Contessina?-
Estella scosse leggermente la testa. Certo che non le bastava. Voleva avere qualcosa di “vero” tra le mani prima di andare nella tana del lupo. Poi le era ancora sconosciuto come avrebbe raggiunto la corte Francese. Che avrebbe detto a re Enrico? Andava lì, faceva due giri di valzer e sarebbe passata la paura? I Francesi erano furbi. Si sarebbero insospettiti che qualcosa non andava.
-Ho bisogno di qualcosa di più valore se sua altezza vuole che rischio la vita.-
Il consigliere sospirò. Se l’era aspettato che una donna come Estella Seymour, Contessa di Swansea, non si sarebbe lasciata persuadere solo dall’amicizia offertagli da una donna che un giorno sarebbe potuta divenire regina.
-Un matrimonio dignitoso, invece? Basta a farvi rischiare la vita?! Lady Elisabetta da la sua parola che se la vostra missione avrà successo, tornerete qui e sposerete un uomo che sia maggiore al vostro rango. E la lady ha già qualche nome in mente.-
Forse per Estella, il matrimonio dignitoso, era l’unica cosa che le poteva permettere di rischiare così tanto. Grazie ad un matrimonio con un rango maggiore al suo, lei e la sua famiglia sarebbero saliti nuovamente di potere, più di quanto non lo fossero già. I Seymour sarebbero tornati ad essere una famiglia rispettata. A queste condizioni, la sua risposta, era si.
Ma restava ancora un punto interrogativo alla quale dare risposta.
-Pur volendo accettassi: come entro a corte? Il re potrebbe accorgersi che c’è qualcosa sotto e per me sarebbe la fine ancor prima di cominciare.-
Thomas sorrise appena stavolta. Cercava di tranquillizzare una lady che stava buttando in pasto ai cani con quel sorriso? Bhè non ci riusciva, non faceva che inquietare maggiormente la giovane rossa.
-A questo avrei già pensato io. Con questa, i vostri problemi sono risolti.-
Detto ciò, il consigliere, tirò fuori dalla sua giacca una lettera che aveva il sigillo della sua famiglia. Una lettera. Estella la prese tra le mani, osservandola, senza aprirla.
-Ebbene?-
-Questa lettera verrà spedita alla corte Francese, poco prima della vostra partenza. Mi risulta che la regina Caterina e vostra madre, la Contessa Isolde, erano amiche nello stesso convento.-
Era così. Entrambe le dame avevano vissuto in un convento in Italia, a Subiaco per la precisione.
-Si. Ma che a che fare con me?-
-Essendo la regina Caterina un’importante figura per la Francia, lei sarà più che felice di ospitare la figlia di una sua vecchia amica. Inoltre mi risulta che proprio la figlia di Caterina stia per sposarsi. Quindi… quale scusa migliore per visitare la corte Francese?! E poi so per certo che la regina di Francia non smania molto all’avere la regina di Scozia sotto lo stesso tetto. In lei potete trovare un’alleata, ma non fidatevi subito.-
Estella assimilò parola per parola nella sua mente, con il timore di dimenticarsi qualche cosa. Ma in fondo sapeva cosa fare. Tramare alle spalle dell’intera Francia per scoprire gli esiti del matrimonio tra la regina di Scozia, Mary Stuart, e il futuro re di Francia, Francesco.
-D’accordo. Accetto la missione che lady Elisabetta mi ha affidato. Potete riferirgli che intendo partire tra un mese, a Settembre, se per lei non è un problema.-
Il consigliere rimise in spalla le sue pergamene e sorrise, ben soddisfatto del risultato che aveva ottenuto.
-Credo che lady Elizabeth accetterà di gran grado le vostre condizioni. Quando sarete in Francia, non appena scoprite qualcosa, inviate una lettera qui a casa vostra. E meglio non dare troppo nell’occhio, di questi tempi.-
Estella annuì, facendo una lieve reverenza quando il consigliere prese ad andarsene, fino ad abbandonare la stanza e a rimanere sola con il padre. La dama si girò verso quest’ultimo, osservandolo con sguardo freddo.
-Voi sapevate tutto, vero?!-
Philip sorseggiò del vino nel suo calice, annuendo appena.
-Era logico. Vedrai che andrà tutto bene. Sono certo che Caterina non veda di buon occhio la regina di Scozia e forse vorrà sbarazzarsene prima lei che sua cugina Elisabetta.-
Estella cercò di accogliere l’ironia accennata che trapelava dalle parole del padre e per un momento ci riuscì. Se voleva rischiare la vita, voleva farlo accanto di una sola persona. Niente dame di compagnia o cavalieri, non le sarebbe importato.
-Spero che per voi non sia un problema se chiedo ad Annarose di venire con me. Sapete, con lei mi sento più sicura.-
Il Conte osservò la figlia e non ci volle molto ad ottenere il suo permesso.
-Va bene. Si, è meglio che venga con te. Non so perché ma è da qualche giorno che la vedo persa tra le nuvole e la cosa non mi piace. Assaporare l’aria Francese farà bene pure a lei.-
Ed avere sua sorella vicino in quell’ardua missione, per lei, era già una grande vittoria. Ora avrebbe dovuto prepararsi psicologicamente per Settembre, anche perché pochi giorni la separavano dal nuovo mese che, insieme all’Autunno, avrebbe portato intrighi e scandali alla corte di Enrico, re di Francia.


Atena’s Note:
Vi propongo una nuova storia. Venuta di getto… una long che racconta prima e dopo l’arrivo di Mary Stuart alla corte Francese. Vorrei anche un vostro parere, siccome è una delle prime fanfic che scrivo, ma è la prima storica! Grazie, a presto spero…
Atena2011.

  
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