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Autore: Crateide    07/07/2014    7 recensioni
(...) Al suono di questa voce, sento la morsa ghiacciata della paura artigliarmi le viscere, quasi a volermele dilaniare. Il soffitto ha gli occhi: due grandi e spaventosi occhi rossi come il sangue.
Lui è tornato. (...)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Saga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Il sogno è l'infinita ombra del vero »

- Alèxandros, Giovanni Pascoli -








Asylum







Urla lontane s'insinuano in ogni angolo, rimbalzando su queste pareti bianche.
Fisso gli occhi al soffitto, seguendo ogni crepa dell'intonaco marcio. La mia schiena aderisce perfettamente alle mattonelle fredde e insudiciate, i miei capelli mi stuzzicano il collo nudo.
Qui dentro c'è il lezzo della follia.
Non sono pazzo, eppure sono steso a terra nonostante il letto sgangherato al mio fianco. Volevo sentire freddo, in questo Inferno senza fuoco.
La mia mente resta in silenzio, non riuscendo più ad afferrare il significato delle emozioni. Sogni bislacchi e insensati popolano il mio riposo, concretizzandosi sulle pareti e imbrattandole di nero. Mostri indefiniti, pensieri irrazionali, echi lontani di ricordi perduti mi vorticano intorno come avvoltoi in attesa di banchettare con una carogna.
Le urla si avvicinano, stridenti come unghia sulla lavagna, s’infrangono contro la porta – vogliono forse sfondarla? – per poi passare oltre. Il mio corpo ha un fremito involontario: nel torpore della mente, sono riuscito a riconoscere quella voce stridula e disperata.
Libero.
Ha avuto una nuova crisi, il piccolo Libero, crede di nuovo di essere un assassino.
Chiudo gli occhi, sentendoli bruciare – quando ho sbattuto le palpebre l’ultima volta?.
Mi sembra di vedere il lungo corridoio bianco che il bambino sta attraversando, trascinato per i capelli dal Bianco Guardiano. Le luci a neon intermittenti spaventano Libero, mi pare di sentirlo piangere.
Lo vedo fermarsi davanti la pesante porta verde marcio, unica nota di colore in questo Paradiso Infernale.
Stringo i pugni, mentre la scena si svolge nella mia mente impigrita come se fosse un film: Libero piange e si dibatte, ma le sue braccia scheletriche nulla possono contro la forza del Bianco Guardiano. Viene infine legato sul tavolo di freddo metallo e la sua fronte bianca viene coronata da due elettrodi, come un Cristo. La luce della lampada puntata contro il viso lo acceca e lo stordisce.
Solo ora esce dall’ombra il Camice Bianco senza volto, quasi fosse un fantasma.
Forse gli dirà qualcosa. Menzogne.
La sue dita diafane si posano sull’interruttore, indugiando su di esso per prolungare il suo sadico godimento.
Tac.
Strabuzzo gli occhi, avvertendo la scarica elettrica come se la stessi ricevendo io. Il corpo si contrae involontariamente, la testa si surriscalda, il cuore accelera i battiti pompando disperatamente sangue mentre nell’aria si sparge l’odore nauseabondo di pelle bruciata. Sa di pollo.
Posso aiutare Libero.
Al suono di questa voce, sento la morsa ghiacciata della paura artigliarmi le viscere, quasi a volermele dilaniare. Il soffitto ha gli occhi: due grandi e spaventosi occhi rossi come il sangue.
Lui è tornato.
Non combattermi, lasciami intervenire.
La sua voce è penetrante, colpisce direttamente l’anima, scuotendola come un edificio durante un terremoto.
No.
Sorprendo me stesso. Ho avuto il coraggio e la forza di rispondere.
Li ucciderò tutti, salverò Libero e gli altri. Salverò noi.
Delle immagini esplodono nella mia mente, strappandomi un gemito. Lui, potentissimo e spietato, è nel mio corpo, mi domina. Piacere perverso invade ogni fibra del mio essere mentre le mie mani spezzano il collo al Bianco Guardiano e friggono il cervello al Camice Bianco senza volto. Il sangue delle sue – o mie? – vittime mi fa raggiungere l’orgasmo, il suo sapore sulla lingua è nettare divino.
Noi siamo questo.
No, tu sei questo!
Gli occhi del soffitto vengono attraversati da un odio profondo, arcano, distruttivo. Vacillo, mi sento perdere come se stessi naufragando in un mare oscuro.
Sei debole. Sei pazzo.
Non ho la forza di rispondere.
- Saga?
Questa voce …
Spalanco gli occhi: davanti a me c’è il piccolo Libero. Gli occhi vitrei, il volto scavato, i capelli sbiaditi, tutto in lui trasuda sofferenza e sensi di colpa.
Getto uno sguardo all’ambiente che mi circonda: fantasmi candidi senza più senno popolano il salotto, confondendosi con la mobilia e le pareti.
- Ti sei addormentato
Libero mi sfiora una spalla, il suo tocco è quasi impercettibile.
Torno a guardarlo.
Sento il cuore perdere un battito nel ritrovarmi a fissare i miei stessi occhi.
Balzo in piedi, la stanza è diventata un antro oscuro e indefinito.
Dodici figure incappucciate e vestite di bianco mi circondano, le loro vesti s’imbrattano lentamente di cremisi.
Il loro sangue è il prezzo della mia colpa. Le loro vite il sacrificio che la mia follia ha richiesto.
All’unisono si calano il cappuccio mostrandomi dei volti famigliari. Le loro orbite vuote e le labbra livide vorticano intorno a me, scoppiandomi dentro l’anima.
Mi prendo la testa fra le mani, stringendo i miei stessi capelli fino a strapparli. Barcollo, le mie gambe sono diventate deboli e malferme. Con un lamento mi lascio andare all’indietro, sperando di fracassarmi la testa contro il duro pavimento.
Ah, speranza vana!
Cado su qualcosa di freddo. Un corpo.
Mi allontano strisciando a terra, senza poter più distogliere lo sguardo dall’uomo privo di vita davanti a me. I lunghi capelli biondi sono sparsi a terra come una corolla di un fiore, il viso esangue è tirato in un’espressione quasi derisoria. Il corpo è avvolto in una veste bianca, ma a differenza delle figure eteree che aleggiano intorno a me, è immacolata.
In un battito di ciglia accanto all’uomo appare un altare e, con esso, la Verità.
Le vesti impregnate di sangue dei Fantasmi mi sfiorarono le braccia, sfregiandole come fossero lame taglienti. Volto il capo a destra e a sinistra, convulsamente, sentendo la paura gelarmi il cuore.
Io … io sono …
Un Traditore!
Rispondono in coro questi uomini. Questi Cavalieri.
Inarco la schiena e lancio fuori un urlo roco, dilaniante, diretto agli occhi rossi su di me e mai scomparsi.



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Si solleva dall’acqua, il Folle, nell’oscurità della dimora usurpata.
Ansima, con i lunghi capelli argentei ad avvolgergli il corpo bagnato. Ogni suo muscolo è teso e attraversato da brevi spasmi.
Prende aria, il Folle, nel disperato tentativo di recuperare il suo squilibrato raziocinio.
La coscienza è un qualcosa che non si controlla, vero Arles?
Di nuovo quel sogno, di nuovo la parte debole di sé ha scalpitato per venire fuori.
Non importa – si dice il Folle – ormai egli diviene sempre più debole. Mai più riuscirà a tornare dall’Oblio
Arles s’immerge nuovamente nell’acqua oscura, abbandonandosi con la schiena contro l’alta colonna di marmo.
Saga è perso nella propria pazzia e continuerà a vagare nella prigione dove in passato aveva rilegato me, in un incubo infinito dal quale non potrà fuggire. Mai!
La risata del Folle, isterica e improvvisa, scivola sull’acqua riempiendo ogni angolo, fino a raggiungere un cielo senza Stelle e una luna rosso sangue.











« Dio mi perdoni ma non mi sembra nemmeno un essere umano. Dà l’idea, come dire, di un essere primordiale! [...] O si tratta dell’influsso di  un’anima immonda che si manifesta al di fuori, trasfigurando il bozzolo che la contiene? Forse proprio di questo si tratta, dal momento che, mio povero vecchio Henry Jekyll, se mai mi fu dato di scorgere l’impronta di Satana su di un volto, l’ho vista su quella del tuo nuovo amico! »

- Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, Robert Louis Balfour Stevenson -

















Angolino dell'autrice:

Salve a tutti/e!
Sono onorata di pubblicare per la prima volta qualcosa di mio qui. Spero che apprezziate!
Bene, cercherò di delucidarvi su questo delirio interiore.
Arles, la parte malvagia di Saga, ha preso il sopravvento e da tempo controlla il corpo del Saint di Gemini. Tuttavia, la parte buona continua a vivere nella sua mente e ho immaginato che riesca a prendere coscienza di sè nei sogni che lui però confonde con la realtà. Si trova in un "asylum" (nome ambiguo, perchè può significare sia  "rifugio" sia "manicomio"), circondato dal Bianco Guardiano e dal Camice Bianco: tutte rappresentazioni dello stesso Arles. Il bambino, Libero (nome che non ho scelto a caso), rappresenta l'innocenza e il desiderio di libertà e giustizia di Saga, divenuto ormai troppo debole rispetto alla malvagità della sua controparte. Saga vive nel rimorso, dà la colpa a sè per ciò che Arles ha compiuto e ho immaginato che il dominio della sua parte malvagia giochi proprio su questa sofferenza.
Ho cercato di spiegarvi un po' come ho sempre immaginato questa "bipolarità" dell'anima di Saga e spero di non avervi confuso ancora di più le idee!!
Non aggiungo altro, lascio eventuali interpretazioni a chi vorrà leggere!
Un grazie anticipato a tutti coloro che leggerranno e vorranno farmi sapere cosa ne pensano ... le critiche costruttive sono più che gradite! :) 
   
 
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