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Autore: fiammealvento    07/07/2014    0 recensioni
« Ehy Cass ». La sua vista si appannò, si girò e guardò Sid negli occhi. « Cassie, come stai? ».
Fu il primo a chiederglielo, fu il primo finalmente a interessarsi. Solo lui e Chris si erano in qualche modo interessati a lei.
Non riuscì a rispondere, alla fine aprì la porta e uscì fuori.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tu tu tu tu tu tu.
La sveglia suonò nella camera d'albergo a Paddington facendo mugolare Carmen.
« Dio santo Tony, spegni quell'affare » disse Carmen tappandosi le orecchie con il cuscino. Tony Stonem scese giù dal letto, completamete nudo, spengendo con un colpo secco la sveglia e lasciando riposare in pace la sua Carmen.
Carmen era di Cape Town, un posto così lontano e così fuori luogo in quel momento. Per Tony vivere a Cape Town era un sogno. Aveva incontrato Carmen a un matrimonio e lì si erano subito conosciuti ed erano subito andati d'accordo.
A Tony era sempre piaciuta Carmen, e non solo perché aveva un patrimonio enorme, ma perché era una persona scaltra, furba e intelligente, con i suoi stessi gusti.
Avevano annunciato il matrimonio a fine luglio, nell'appartamento dei genitori di lei e ormai non mancava più che due, tre mesi al gran giorno. Così Tony, seppur riluttante, aveva deciso di far incontrare a Carmen i suoi splendidi genitori e non vedeva l'ora di sottoporre Carmen a una delle barzellette sporche di Anthea. Era imbarazzato all'idea, decisamente imbarazzato.
La loro casa non era una casa con vista mare, non c'erano i domestici o quelle cose di quel genere.
Erano arrivati la sera prima, a mezzanotte e si erano rifugiati in quell'albergo per una notte. Era di già pronto per la partenza quando lentamente svegliò Carmen.
« È di già ora, amore? » sussurrò mostrando un lieve sorriso. « Sì tesoro, Effy sta arrivando, ci porta lei a Bristol ».
Carmen si tirò su, agganciandosi il reggiseno e infilandasi le mutandine. « Effy? Tua sorella? ».
« Sarà qui a momenti, Effy non è mai in ritardo ».
« Ma Effy non può essere il suo vero nome, voglio dire, come si chiama? » chiese con un mezzo sorriso.
« Oh non importa, lei odia il suo vero nome, chiamala Effy ».
« Dimmelo, voglio fare una buona impressione ».
« Si chiama Elizabeth ». Ci fu un bussare repentino alla porta, Tony aprì la porta. « Mi scusi » disse un uomo calvo, con la divisa dell'hotel, « c'è una signorina che vi aspetta al piano di sotto ».
« Effy » Tony sorrise felicemente, era tanto tempo che non vedeva sua sorella, la sua amatissima sorella. Avrebbe fatto di tutto per lei, almeno, una volta. Quando erano più giovani. « Porto io le valige, stai tranquilla, cara ».
Tony scese gli scalini, con Carmen dietro, curiosa al tal punto di mangiarsi le unghie. Appoggiata al balcone, con quel suo solito sorrisetto, c'era Effy Stonem.
« Tony » esclamò. Tony lasciò cadere le borse e si affrettò ad abbracciare la sua sorellina. Era sempre lei, sempre minuta e quell'odore di fumo sui suoi vestiti era sempre lo stesso.
« Mi sei mancata Effy, come stai? Come va la tua vita adesso? » esclamò Tony, scigliendosi dall'abbraccio.
« Va molto meglio, sono uscita ora dal carcere, non può non anadare meglio », ammiccò e prese una valigia sottobraccio e la infilò nel bagagliaio della macchina. « Carcere? » esclamò con una vocina Carmen.
« Già, noi Stonem siamo sempre stati dei ribelli pronti a tutto, e tu sei Carmen? », le strinse la mano.
« Piacere Elizabeth ».
« Effy, chiamami Effy » rispose stizzita Effy, « sei pronto a tornare a casa caro Tony? I nostri genitori saranno pronti a metterci in imbarazzo, immagino ».
« Non più di quanto abbiano di già fatto negli anni passati ».
Risero sotto i baffi tutte e due. « Immagino che i vostri genitori siano delle persone eccezionali e che non siano poi così male, non è così Tony? » Carmen prese posto nella vettura, con un sorriso un po' forzato, e anche un po' preoccupato.
Effy si accese una sigaretta e respirò profondamente, « i nostri genitori? », Tony sospirò. Anthea Stonem era una donna infinitamente triste e prfondamente e mentalmente problematica, la vecchiaia la rendeva sempre più magra e gracile, come un neonato. Jim Stonem si reggeva a stanto in piedi, Tony immaginava per il dolore passato negli anni.
Quando Tony era finito sotto il bus, Effy era andata in overdose e poi era stata incarcerata, il dolore di Jim era enorme e l'ansia per il futuro dei figli lo rendeva instabile.
« I nostri genitori sono delle persone molto forti e li amiamo » rispose Effy, gettando la sigaretta dal finestrino. Carmen rimase in silenzio, facendo di tanto in tanto apprezzamenti per il panorama e discutendo di quelche particolare sul matrimonio. Mai prima di allora, Tony si era sintentito così lontano dalla sua fidanzata.

 

Rich non aveva ancora trovato un appartamento, gli affitti erano troppo cari e lui era troppo povero. Lavorava a stento, alla giornata.
Faceva lavoretti, serviva nei bar e a fine giornata si ritrovava irremidiabilmente senza soldi e un tetto. Alo lo accoglieva spesso a casa sua e di Mini, loro avevano deciso di restare a Bristol, ma Rich puntava a qualcosa di più grande, spervava di andare infatti a vivere a Londra.
Mini, pur essendo cambiata molto negli anni, era sempre la solita, e non sopportava quando Rich tornava nella loro casa ubriaco, la notte, svegliando Grace.
Dal canto suo Grace amava Rich, anche quando era ubriaco, anche quando ascoltava la musica a volume altissimo. E Rich amava Grace.
La portava spesso al parco, allo zoo... le teneva compagnia quando entrambi i genitori erano a lavoro. Era stato amore a prima vista. Si teneva sempre occupato con gli studi, ma allo stesso tempo trovava del tempo per lei.
Alla fine però Mini si era veramente incazzata e lo aveva buttato fuori di casa, e lui era tornato a casa dei suoi genitori. Si sentiva un adolescente frustato in quella casa, nella sua vecchia camera metal, si sentiva così vuoto. Il suo unico punto di riferimento era quella bambina. Con i suoi genitori non era mai andato d'accordo, si sentiva molto lontano da loro e i loro discordi erano noiosi e uguali. Alo ormai era un padre, la loro amicizia non era più come quella di una volta e lo stesso era per Franky che studiava all'estero.
Gli altri come Liv, Nick o Matty... non era mai stato un grande amico di loro. Nick aveva trovato un lavoro prestigioso a Endiburgo, Matty era ancora in carcere e Liv girovagava come un'anima per Bristol, anche se era ancora una grande amica di Mini.Rich si sentiva fuori dal modo, fuori luogo.
Gli mancava la sua Grace, Grace Violet Blood.
Grace che quando era morta aveva lasciato tutti vuoti, spezzati e distrutti. Il suo amore, il suo unico amore non c'era più. E non c'era modo di risprenderselo, no. Aveva pensato così tante volte al suicidio... ogni tanto sembrava l'unico modo per starle vicina, per sentire ancora la sua voce.
Quella mattina uscì fuori di casa, come tutte le mattine, senza voglia di fare, come uno spettro, camminando con la solita meta di tutte le mattine: il cimitero. Quando Rich andava al cimitero si sentiva subito meglio, si sentiva vicino al corpicino di Grace e le parlava e le diceva almeno venti volte ti amo.
Ogni volta però si fermava davanti ad altre due tombe, quella di Grace era vicino ad altre due tombe di due ragazzi morti alla sua stessa età. Le avevano messe vicine perché erano ragazzi morti più o meno in quegli anni, quando lui era ancora un adolescente.
La prima tomba era di un certo Christopher Miles, morto nel 2008, non c'era mai nessuno a partorgli i fiori. Tutti si erano dimenticati di lui.
Accanto a Christopher però c'era un certo Freddie, a lui non mancavano mai i fiori e la foto lo raffigurava come un ragazzo dalla pelle olivastra e con un bel sorriso, un tipo simpatico, e accanto a lui c'era la sua Grace.
« Ciao Grace, buongiorno » le disse con un sorriso. Quel giorno, però, davanti alla tomba di Freddie c'era un ragazzo che non aveva mai visto, di solito c'era sempre il padre e la sorella, ma quel ragazzo...
« Ehy, parli anche con le tombe? » lo apostrofò fumandosi uno spinello.
« Hai da accendere? » chiese Rich vago, guardandolo bene. Era più grande della sua età e sulla sua mano c'era un tatuaggio non molto grande: Cook. Doveva essere probabilmente il suo nome, gli si addiceva, pensò.
Cook gli passò un accendino, poi continuò: « allora, parli con le tombe? ».
« Io non parlo con le tombe » precisò Rich, « io parlo con le persone dentro le tombe, è una cosa diversa ».
« E lei era la tua ragazza? » chiese Cook, « era un bel tipo ».
« Ehy » rispose arrabbiato Rich, puntando l'indice s Cook, « che cazzo di apprezzamenti fai alla mia ragazza, ti stacco la testa con una spranga di ferro, brutto... ».
« La tua ragazza è morta, amico, forse dovresti cercartene un'altra di ragazza, sei ancora molto giovane ».
« E tu, Cook? Tu cosa hai fatto dopo la morte di Freddie? Era tuo amico? O il tuo ragazzo? » ammiccò Rich, gettando la sigaretta lontano.
« Freddie era mio amico, coglione. E tra l'altro era anche molto etero, visto che si scopava l'unica ragazza che abbia mai amato » commentò abbassandosi all'altezza della foto di Freddie, passando la mano sull'immagine, « e poi lo sai che ho fatto? Ho preso quel bastardo che lo aveva ucciso, e ho cominciato a picchiarlo, a picchiarlo forte... e poi l'ho ucciso », strinse i pugni e chiuse gli occhi.
« Non ho più avuto un amico a dire la verità, perché Freddie, beh, Freddie era speciale e io ero una merda e tutti mi odiavano a Bristol ».
« Perché sei tornato allora? ».
« Perché sono tornato per la ragazza che amo, caro mio », si alzò e lasciò il mozzicone di canna vicino ai fiori, « ci si vede » disse.
« Ci si vede » rispose Rich, baciò la foto di Grace, e se ne andò.

  
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