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Autore: fiammealvento    14/07/2014    3 recensioni
« Ehy Cass ». La sua vista si appannò, si girò e guardò Sid negli occhi. « Cassie, come stai? ».
Fu il primo a chiederglielo, fu il primo finalmente a interessarsi. Solo lui e Chris si erano in qualche modo interessati a lei.
Non riuscì a rispondere, alla fine aprì la porta e uscì fuori.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Bristol! Cazzutissima Bristol! Eccoci cara Carmen, questa è la nostra patria! » disse con sarcasmo Effy. Tony lesse il disappunto di Carmen negli occhi e la falsità del suo sorriso era quantomeno evidente. Il cuore di Tony si strinse e pensò, con una gran nostalgia alla sua vita passata là.
Certo, ci aveva vissuto solo nell'adolescenza, poi era partito per l'università e si era trasferito altrove, ma quella città, dio mio! Un colpo al cuore. Sentiva quasi il bisogno di piangere. Bristol era uno scrigno di memorie per Tony, molte orribili, ma altre infinitamente felici. Bristol era uno scrigno aperto per lui, ma per Carmen era uno scrigno chiuso a chiave.
Della sua giovinezza Carmen non sapeva nulla, Tony era maturato, non aveva fatto più uso di droghe e non si era più dato alla pazza gioia con il sesso.
E certo, non aveva più tradito.
« Tony, questa cittadina è incantevole, non capisco perché tu non mi parli mai di Bristol e della tua giovinezza », Effy scoppiò in una risata un po' trattenuta, si passò una mano sugli occhi e guardò incredula Tony.
« Esatto Tony caro, parlaci della tua meravigliosa giovinezza a Bristol! » esclamò Effy. Tony trattenne una risata, per poi asserire: « Ma no! Effy, sorella cara, parlaci della tua giovinezza! Parlaci di quel felice momento! ».
« Caro, ci possiamo fermare a prendere un dolcino al supermercato per i tuoi? Sarebbe una cosa carina » chiese Carmen stizzita. « Hai ragione, fermati Effy ».
Carmen e Tony entrarono in un supermercato, si accostarono nel reparto dolci e comprarono una torta gelato alla cioccolata, grande abbastanza per cinque persone, poi, si accostarono alla cassa.
« Accidenti » esclamò una ragazza davanti a loro, « Ma quante cazzo di cose hai comprato?! Non ho tempo! ». Era una voce indistinguibile, una voce acuta, ormai da donna, una voce che solo Michelle poteva avere.
« Michelle! » esclamò Tony, non vedeva Michelle da quanto? Da anni, dal giorno in cui si erano lasciati. La distanza tra le loro scuole era troppa e il tempo di vedersi era troppo poco. Era stata una decisione comune, ma ci avevano sofferto tutti e due, perché in fondo, quando si erano lasciati, si amavano ancora. Michelle si girò e il suo viso si illuminò di un sorriso raggiante.
« Tony! Cosa ci fai qui? » esclamò, gettando le sue braccia al collo di Tony senza indugio. Tony la strinse per un attimo, infilando la faccia nell'incavo del suo collo, senza sapere perché. Sentì lo sguardo di Carmen sulla sua nuca e si sciolse velocemente dall'abbraccio. Tony guardò Michelle, che era diventata improvvisamente rossa in viso, nel loro sguardo c'era intesa. « Sono tornato perché... » si sentì improvvisamente imbarazzato, le parole gli si fermarono in gola, Michelle pareva incuriosita.
« ... Perché stiamo per sposarci » concluse Carmen. Michelle socchiuse la bocca e guardò stupita Tony cercando una spiegazione. Lui accennò un sorriso a denti coperti, serrò la mascella e guardò Michelle negli occhi. C'era un miscuglio di sentimenti dentro.
« Signorina, non era così in fretta prima? Venga a pagare » disse la cassiera.
« Brutta stronza » disse sottovoce Michelle, poi continuò, « è una bella notizia Tony! Sono sinceramente sorpresa! Questa cosa mi fa venire in mente una cosa... ».
Tony la guardò, un sorrisetto furbastro passò sulle labbra sottili di Chelle. « Potremo fare una rimpatriata, ho sempre desiderato farla ».
« Cosa? » Tony alzò le sopracciglia.
« Oh Tony, potrei conoscere i tuoi vecchi amici... » asserì Carmen estasiata.
« Oh Carmen, se sapessi in realtà come sono... Chelle ma come facciamo, è impossibile, Io... io ho perso i contatti con tutti ».
« Io di certo no » disse Chelle, imbustando il pane, « mi sento ancora con Jal e... » strinse le labbra e guardò in basso.
« Con Sid » concluse Tony, a denti stretti.
« Sid ha sicuramente il numero di Cassie e io posso trovare quello di Maxxie e Anwar, dopotutto sono sempre la solita ».
Tony rise sommessamente: « Ci sto ».
« Bene! Io... io vado. Ho dei preparativi da fare, e molte persone da trovare, è sato bello rivederti Tone ».
« Anche per me Chelle ».

 

Quando arrivarono a casa, era l'ora di pranzo. Effy parcheggiò e prese una valigia sottobraccio. Il cielo si stava riempendo di nuvole, e tirava un venticello fresco.
Prese le chiavi, aprì la porta e entrò in casa, « mamma! » urlò, « mamma siamo a casa! Siamo arrivati! », ci fu un repentino rumore dalla cucina.
« Jim, sono a casa! » esclamò Anthea correndogli incontro, « ohw i miei bambini! ». Abbracciò Effy con una stretta vigorosa e poi si lanciò di schianto su Tony. « Mi siete mancati tanto, perché non tornate mai a Bristol? ». Effy non odiava Bristol, ma quella città racchiudeva tutto ciò che in quel momento odiava: la sua adolescenza, infanzia, la sua vita passata. Le persone passate.
Faceva venire i suoi genitori nel suo appartamento, lei non tornava mai. Poi era stata in carcere e non c'era nemmeno stato più il bisogno di inventarsi una scusa per non passare il Natale a Bristol. Non ci tornava da quando era entrata all'università.
Lasciò sua mamma a fare conoscenza con Carmen e portò le sue cose in camera sua. Era tutto intatto, tutto uguale. Le prese l'angoscia.
Si buttò sul letto con le mani sulla faccia, e con il cuore pesante. Lei voleva semplicemente uscire e andare a fare un giro, quella casa sembrava una grossa gabbia. Scese di corsa le scale, « vado a fare un giro » annunciò.
« Torna presto, tra un po' mangiamo » esclamò Anthea.
Si precipitò fuori dalla casa, aveva mal di stomaco e aveva bisogno di vomitare. Prese una boccata d'aria e raggiunse il posto dove in realtà voleva andare da troppo tempo.
« Non posso entrare » disse sottovoce, « non ce la faccio, è troppo per me ». Si accese una sigaretta, e fece un passo dentro il cimitero. Camminò il più lentamente possibile, sperò quasi di non trovare la tomba. Ma era lì, era ferma ad aspettarla.
Freddie McClair.
Passò una mano sulla foto e scoppiò a piangere senza ritegno, inginocchiandosi davanti a lui. « Freddie » disse piano, « Freddie ».
Sua mamma le aveva detto che il dolore prima o poi sarebbe passato, che avrebbe smesso di amarlo un giorno e che sarebbe rimasto solo un ricordo. Ma non era così, il dolore era sempre vivido. Pensava tutti i giorni a lui, e lo amava ancora.
Non aveva mai smesso di amarlo, mai. Era impossibile smettere di amarlo.
« Freddie » disse piano asciugandosi le lacrime, « amore mio ». Rimase in silenzio, piangendo senza fermarsi, guardando quella foto. Una goccia di pioggia le rinfrescò la guancia. Si alzò asciugandosi le lacrime, diede un bacio sulla foto e disse: « Ti amo, ti amerò per sempre. Ti vorrei qui, al mio fianco. Ora ».
Passò in rassegna alle tombe accanto a lui, c'era una certa Grace e Chris. Sorrise a Chris, prese una cicca dal pacchetto e l'appoggiò sopra alla tomba, « ciao Chris ».
Torno su suoi passi e si incamminò verso casa sua. Il pranzo era studiato nei minimi dettagli, sua madre si era data da fare e Carmen lo apprezzò molto. Stranamente i suoi genitori furono molto riservati e non cominciarono a raccontare aneddoti basati sul sesso. Il pomeriggiò passò lentamente, Effy non fece altro che accendersi sigarette in camera sua dal nervosismo: non faceva altro che pensare a Freddie.
La sera si riufiutò categoricamente di cenare in famiglia e disse di avere un impegno. In verità andò a ballare.
Si gettò nella mischia e continuò a ballare, senza fermarsi, senza pensare a niente finché una voce alle spalle, di un uomo, gli chiese, se voleva provare uno dei suoi acidi. Si girò, « no ». Guardò bene il ragazzo, che la stava guardando allo stesso modo. I suoi occhi scrutarono la sua faccia, « Effy ».
Le salirono le lacrime agli occhi, « Cook ». Le sue gambe tremolarono. « Portami via da qui, Cook », si aggrappò al suo braccio. Lui la prese quasi di peso e la fece uscire dal retro.
Appena uscita vomitò di schianto dietro un bidone, stava piangendo senza un valido motivo, « come ti senti? » chiese Cook, passando una mano sulla schiena di Effy per rassicurarla. Effy, si alzò lentamente e lo abbracciò, lui strinse la sua vitina. Rimasero per un tempo lunghissimo abbracciati, senza lasciarsi un momento.
« Cook » disse con un sussurro, « Cook, Cook, Cook » ripeté. Le salivano i singhiozzi, perché... non lo sapeva.
Prima Freddie, poi Bristol, il nervosismo e ora Cook. Sembrava tutto fatto apposta. « Cook perché sei tornato » non era una domanda, era triste per lui. Tornare a Bristol doveva esssere doloroso anche per lui, aveva sofferto anche Cook, al suo stesso modo.
« Indovina » le sussurrò all'orecchio. Si sentì arrossire, gli guardò il viso e non poté fare a meno di aprirsi in un lacrimoso sorriso. « Cook, sei sempre il solito ».
Si sorrisero a vicenda, « andiamocene via Eff ». Si presero per mano e barcollando, si diressero verso il nulla.

  
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