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Autore: Bloody_Amy    07/07/2014    2 recensioni
L'amore è un sentimento complicato. A volte è stupendo, a volte è orribile. I rifiuti sono sempre difficili da sopportare, ma come reagirà Franky dopo averne ricevuto uno? Se cercate una storia con Happyending, questo non è il racconto adatto a voi.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Franky, Mugiwara
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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UN AMORE PIU' GRANDE DELLA SUNNY

Ormai non c’era più nulla da fare. Robin era stata alquanto chiara la sera precedente.
***
Fare il turno di vigilanza di notte non era mai stato faticoso per Franky. Adorava guardare la luce lunare riflettersi sul suo veliero preferito; lo abbellivano, lo rendevano intrigante. Il divanetto vicino al timone era molto comodo, e da lì si godeva sempre di una vista fantastica, era sempre tutto molto poetico. Assaporava quel bellissimo momento, ma non totalmente spensierato, qualcosa lo turbava da qualche tempo. Il rumore di una porta cigolante alle sue spalle lo mise in allerta. Si girò e vide che Nico Robin era uscita dalla camerata femminile. Era vestita con una canottiera viola e dei pantaloncini azzurri. I capelli tirati indietro, come d’abitudine, da un paio d’occhiali, questa volta da vista: aveva sicuramente interrotto una lettura di recente.
“Ciao, Robin. Come mai sveglia a quest’ora?”, chiese il robot gentile.
“Non riesco a dormire, quindi ho deciso di prendere una boccata d’aria.”, rispose la mora. Si sedette a fianco del compagno.
Il cyborg sentì un fremito allo stomaco. Doveva dirglielo. Sarebbe stato meglio per entrambi. Si alzò in piedi senza preavviso e si mise si fronte all’archeologa. Chiuse gli occhi, respirò profondamente per spazzare via tutta la paura che aveva in corpo, fece emergere il coraggio e disse “Robin… devo dirti una cosa. Io non posso più sopportare di tenerla dentro. Non so come, quando o perché sia successo. So solo che non ti vedo come una semplice compagna, tu per me sei di più. Durante il timeskip ho sognato i tuoi capelli e i tuoi occhi stupendi tutte le notti. Sei sempre stata al centro dei miei pensieri, mi sono allenato duramente per riuscire a proteggerti e non far accadere mai più quello che è successo a Trhiller Barck o alle isole Saboudy. Robin, io ti amo. Ti amo davvero tanto. Ti amo più di questa nave.”
Un silenzio imbarazzante calò fra i due compagni. La mora non aveva nessuna espressione sul volto, sembrava senza sentimenti. Poi, si alzò in piedi, fece spuntare un braccio sul corpo di Franky,  gli mise la mano sulla guancia, ed infine disse “Sono lusingata, ma per me tu sei solo un compagno, niente più. Ti voglio bene, ma come un amico. E poi…”. La ragazza esitò a continuare, era difficile per lei aprirsi in questo modo. Poi riprese “Io sono innamorata di un altro. Io… io… amo Zoro.”.
“E’ meglio che io vada a dormire.”, disse dispiaciuta l’archeologa.
Franky le credeva, aveva visto del vero rammarico nei suoi occhi, che di colpo avevano perso la loro bellezza dolce e misteriosa. Rimasto solo, nella notte scura, il carpentiere si sedette sul divanetto del timone. Mise i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa fra le mai. Chiuse gli occhi, non voleva vedere quel nuovo mondo che si era creato dopo quel dialogo: un mondo senza allegre illusioni, senza speranze, senza sogni, dove la verità veniva sempre a galla, ed era sempre cattiva, spietata. Ed ora era lì, a guardare il nulla, il vuoto, il buio che ormai si era creato nel suo cuore. Un cuore che prima era carico di felicità, un cuore che sognava il blu intenso del mare e il profumo delicato dei fiori. Rimase tutta la notte a contemplare il buio. Una volta arrivata l’alba decise di andarsi a rifugiare nel suo laboratorio; non voleva vedere nessuno. Per fortuna aveva messo un letto anche lì, nel caso ne avesse avuto bisogno, e, quello, era decisamente uno di quei casi. Entrò, la stanza semibuia per colpa delle tende scure. Ferraglia sparsa qua e là rendevano il passaggio difficile in alcuni tratti della camera. L’automa si sdraio sul letto: il legno fresco del muro non dava nessun conforto. Chiuse gli occhi, ormai niente gli sembrava più super. Ma ora che sapeva la verità non gli sembrava poi così assurda. Zoro era sempre stato quello più affascinante, doveva ammetterlo. Non era egocentrico, esibizionista, iperattivo, pervertito, pavido, impulsivo, maniaco, o isterico. Era tranquillo, a parte quando si trattava di combattere, era ovvio. Forse, il suo unico difetto era essere molto dormiglione, ma questo giocava a suo vantaggio perché lo rendeva un po’ tenero. Era un tipo misterioso, un lupo solitario che, però, tiene ai suoi compagni come se fossero pietre preziose. Aveva il fascino del cattivo ragazzo dal cuore gentile. Insomma, era un gran pezzo d’uomo, un fusto. A differenza di lui, Zoro aveva un corpo vero. Non aveva minuscole manine che uscivano da mani enormi o pance che contenevano un frigo. Era umano al 100%. Frany lo sapeva, aveva le sue stranezze, ma tutti sembravano trovarlo simpatico proprio per quelle. E poi aveva comunque un cuore tenero, si commoveva abbastanza facilmente mentre Zoro non versava mai una lacrima. A pensarci bene, nemmeno Robin piangeva tanto facilmente. Forse è anche per questo che lo amava, aveva qualcuno che la capiva sotto questo punto di vista. Non poteva biasimarla. Zoro era il prototipo dell’uomo perfetto.
“Hey, Franky. È pronta la colazione, stiamo aspettando tutti te.”. Era Sanji che era andato a chiamare il carpentiere per la colazione. Di solito nessuno mancava all’appello se non c’era un motivo ben valido.
Ovviamente il cyborg non aveva la forza di vedere nessuno, preferiva rimanere nel buio uggioso della sua camera.
“Emmh… scusami, Sanji, ma… deve essersi surriscaldato qualche circuito e non mi sento troppo bene. Io… io cerco di metterlo a posto in fretta e poi vi raggiungo.”, rispose Franky, inventando tutto di sana pianta.
“Ok, va bene. Se hai bisogno di una mano non esitare a chiedere. Puoi chiederla a Zoro, che è sempre nulla facente.”, rispose il cuoco, e se ne tornò in cucina.
Non c’è soluzione: più una cosa ti da fastidio, più te la ritrovi vicino.
Dopo colazione, Zoro fu spedito da Nami a vedere come stava il compagno. Lo spadaccino bussò alla porta ed entrò. Per Franky, la sua presenza era come indossare un paio di pantaloni: scomoda.
“La pazza rossa mi ha mandato a vedere se ti serve una mano. Cosa devo fare? Per favore, fa che sia una cosa veloce, vorrei andare a dormire.”, disse il verde guardandosi attorno.
“Tranquillo, puoi pure tornare a fare il bello addormentato sul ponte; ho già finito.”, disse Franky con un’evidente irritazione nel tono della voce.
“Bello addormentato a chi? Ma ti sei visto? Specie di lattina pervertita.”
All’improvviso tutto si fece scuro. Franky sentì l’adrenalina a mille, gli girava un po’ la testa. Si girò di scatto e sferrò un pugno quasi micidiale al compagno. Quando si riprese vide che le pareti del  suo laboratorio erano sfasciate. Le assi erano spezzate in modo irregolare e tutt’intorno a loro si alzava una nuvola di polvere. Il buco lasciava intravedere l’esterno della nave, dove c’era Zoro  disteso ai piedi di un parapetto.  Lo spadaccino si rialzò un po’ indolenzito e disse “Ehy! Ma sei pazzo? Cosa ti è preso?”.
Intanto tutti i compagni avevano interrotto le loro normali attività per assistere all’accaduto.
Franky era spaventato, non avrebbe voluto fare del male ad un suo compagno. Senza dire niente, scappò di corsa nell’isola dove erano attraccati. Correva a perdi fiato, ma continuò per molto tempo. Corse, corse, corse fino a non sentir più le grida dei suoi amici. Arrivò ai piedi di una cascata. L’acqua era fresca e Franky sentì l’istinto di farsi un bagno. Non gli importava se i suoi circuiti si sarebbero potuti danneggiare o arrugginire, ne sentiva il disperato bisogno. Si tolse i pochi vestiti che aveva addosso e si tuffò in acqua. L’acqua era liscia e inebriante, sembrava alleggerire il peso del cyborg, sia quello fisico che quello dell’anima.
Rimase tutto il giorno a contemplare la cascata e a domandarsi cosa avrebbe dovuto fare, ma ogni volta che se lo chiedeva, dava sempre la stessa risposta.
A notte inoltrata, tornò alla nave con la consapevolezza di star facendo la cosa giusta. Raccattò le sue cose in un grosso borsone ed uscì nuovamente dal suo laboratorio. Prima di andarsene incise una stella sulla porta. Dopo di che, scese dalla nave e si fermò un momento a contemplarla. Era stupenda. Le fece qualche carezza, le diede un bacino e poi si sforzo di congedarsi. Delle lacrime cominciarono a rigargli il viso mentre si allontanava da tutto.
Il mattino seguente la ciurma i cappello di paglia scoprì che il loro compagno non c’era più. Lo cercarono senza sosta per 2 giorni interi, ma invano. Si rassegnarono al fatto che il loro compagno li aveva abbandonati, ma il problema era: perché?.
***
Passata una settimana non avevano ancora notizie di Franky. Nessuno sentiva più il bisogno di parlare, mangiare, cucinare, allenarsi, leggere o fare qualunque altra cosa. L’unico atto che facevano era vedere se sul quotidiano c’erano informazioni sul loro compagno. Quel giorno le avrebbero ricevute.
A mezzogiorno, il gabbiano postino consegnò puntuale il giornale, ma insieme ad esso c’era anche una lettera. Robin andò a raccogliere entrambi. Decise di leggere prima la lettera, che era apparentemente senza mittente. L’aprì. Si ritrovò davanti ad una scrittura maschile e iniziò a leggere:
“Cari compagni,
vi prego di perdonare il comportamento che ho tenuto l’ultima volta che ci siamo visti. Il fatto è che io non posso più restare con voi. Non posso spiegarvi il motivo del mio gesto, lascio questa decisione ad un’altra persona. Sono passato da Iceberg per regalargli i miei preziosi strumenti: so che lui ne farà buon uso. Non sono rimasto con lui per un semplice motivo, e, cioè che lui non è più la mia famiglia. Ora la mia famiglia siete voi, lo sarete sempre. Darei tutto per voi ma se restassi non saremmo più una famiglia unita. Si creerebbero delle tensioni, dei contrasti. Si formerebbe una famiglia disfunzionale, invivibile, sfaldata, bucata,distaccata. Insomma, non la famiglia che eravamo prima.
Sappiate che voi, per me, siete la cosa più preziosa che ho. Più dell’oro, più del diamante, più del platino, più della Sunny. Vi vorrò sempre bene.
Con affetto, dal vostro carpentiere super.”
Robin non poteva crederci, non voleva. Mise tutte le sue forze nel tentativo di trattenere le lacrime, e con mani tremanti srotolò il giornale. Sulla prima pagina c’era una foto di Franky, i suoi occhi erano vuoti. Lesse l’articolo:
“Alle luci dell’alba di 5 giorni fa, il governo è stato svegliato da una sorpresa. Il pirata Franky, detto “Il cyborg”, si è spontaneamente consegnato alla giustizia. Non ha fatto alcuna resistenza e le autorità hanno deciso di interrogarlo. Nessuno dei metodi utilizzati dalla prigione di Impel Down ha avuto successo. I membri più alti del governo hanno convenuto che non avrebbero ricavato nessuna informazione utile su Monkey D. Luffy e sugli altri membri della Ciurma di Cappello di Paglia, quindi hanno dato il via all’esecuzione che si è tenuta ieri al calar del sole. Le ultime parole del ricercato sono state “Una volta in paradiso, spero di sognare il blu intenso del mare e il profumo delicato dei fiori.”. Solo un pazzo avrebbe potuto dire una frase così sconnessa...”.
Ormai la lettura era diventata impossibile per l’archeologa. La vista era impedita dalle grosse lacrime che uscivano dai suoi occhi. Sconvolta, lasciò cadere a terra i fogli e corse in bagno,per non farsi vedere dagli altri. Poco dopo, l’unica cosa che sovrastava il suo pianto disperato, era l’urlo di rabbia e disperazione di Rufy.






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Ciao a tutti! Io chiedo perdono a tutti quelli che si aspettavano che pubblicassi un'altra ff (che, tra l'altro, procede bene), ma mi è venuta in mente questa storia e non ho resistito all'impulso di pubblicarla. Spero che qesta storia vi sia piaciuta. Per la cronaca: io adoro la coppia FrankyxRobin ma mi piacciono anche le storie drammatiche. Sarei felice se lasciaste una recensione. Grazie mille. Alla prossima.
 
  
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