Serie TV > Violetta
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Autore: DulceVoz    07/07/2014    8 recensioni
Un’ ex truffatrice che vuole cambiare totalmente vita, una ragazza ambiziosa ma dall'animo troppo fragile per realizzare le sue aspirazioni, un uomo che vive in un doloroso passato non riuscendo a superarlo e suo figlio, erede viziato e sicuro di sé che fugge dalle sue sofferenze con una vita fin troppo sregolata. Quattro cuori, quattro menti, quattro destini molto diversi… cosa accadrebbe se le vite di questi quattro personaggi si incrociassero? Cosa celerà villa Galindo? E se, una nota di sovrannaturale sconvolgesse ancor di più il tutto, proponendosi sotto forma di sogni più o meno inquietanti? Misteri, amore, inganni, passioni e segreti. E una donna che, in fondo, c’è sempre stata.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“- Il bustino non mi convince e questa gonna così ampia… no, sembrerei io la torta o… o una bomboniera, forse!” Angie, in piedi sulla pedana al centro dell’atelier di abiti da sposa più celebre di Buenos Aires, si rimirava nervosamente allo specchio mentre le sue accompagnatrici la fissavano ed erano tutte più euforiche della sposa stessa la quale, per l’ansia delle imminenti nozze, non riusciva nemmeno a godersi appieno il momento. Violetta si era fatta accompagnare da Ludmilla che si era subito offerta di prendere parte a quella che era una vera e propria “spedizione di guerra” come l’aveva definita lei stessa, considerandosi l’esperta di moda che al gruppo avrebbe fatto comodo. Francesca e Camilla invece, con cui nelle ultime settimane la La Fontaine aveva legato molto, dovendo sia studiare che lavorare, purtroppo non avevano potuto esserci pur essendo eccitatissime all’idea di poter vedere all’interno quell’enorme e celebre negozio da sogno. A completare il divanetto che assisteva la sposa c’erano Olga che non faceva altro che piangere da quando aveva messo piede nella boutique, Violetta che non la smetteva di guardarsi intorno sognante e Marcela, la quale, avendo stretto amicizia con Matias, dopo quella cena di lavoro e altre visite a casa Galindo, era rimasta un’ottima amica della futura sposa e volentieri aveva accettato, sotto insistenza di Angie stessa, di accompagnarla in quel giorno così importante per lei. La scelta dell’abito da sposa era un dettaglio fondamentale e la Saramego, il giorno della sua festa di fidanzamento, era ancora senza vestito per il suo matrimonio che sarebbe stato dopo esattamente due settimane. “- Questo abito è molto ricercato però, signorina… lei mi ha richiesto qualcosa da sogno e più da sogno di così dubito di poter trovare dell’altro…” Una commessa del negozio, in un elegante tallieur blu notte con una targhetta dorata con inciso il suo nome, Carmen, sistemò un lungo velo sul capo di Angie che sbuffò sonoramente, per nulla soddisfatta di quel quinto vestito che provava, continuando a protestare: “- Da sogno… ma questo è da incubo, piuttosto!” Sbottò ancora, stizzita e palesemente stressata, per poi girarsi verso le altre per accettare giudizi sinceri. “- Ma quanto sei bella! Sei incantevole, una principessa!” Olga, ovviamente, riprese a piangere più forte, facendo ruotare gli occhi al cielo al resto della strana combriccola. “- Non ti ci vedo proprio con quello, Angie! Rischieresti di rotolare per tutta la navata inciampando in quella gonna orribile!” Sentenziò Violetta, già pronta a correre lei stessa verso gli stand ricchi di capi d’alta moda per proporre un altro abito alla donna… e, con quella scusa, avrebbe potuto curiosare tra quelle meraviglie di vestiti sognando il suo. “- E’ proprio brutto, diciamola tutta!” Il commento di Ludmilla era stato il medesimo per tutti i vestiti con cui la Saramego era uscita dal camerino quindi nessuna se ne sorprese. “- Non è che ci si potrebbe aggiungere un fiocco, che ne so… magari leopardato? Forse renderebbe meglio con qualche dettaglio chic del genere!” Con quella richiesta, la Ferro indispettì tutti, soprattutto la sposa che ruotò gli occhi al cielo ancora una volta, stizzita e scioccata allo stesso tempo. “- NON CI PENSO NEMMENO!” Esclamò nervosamente Angie, ormai distrutta e stanca da quella vera e propria sfilata di moda improvvisata. “- Dai non abbatterti, trovare l’abito non dev’essere così difficile! L’importante è trovare il marito, suppongo… e tu su quello sei già sistemata!” Il commento di Marcela allentò un po’ la tensione e tutte, Olga compresa che fino a qualche secondo prima continuava a frignare, scoppiarono in una fragorosa risata. “- D’accordo, provo l’ultimo… giuro che dopo però mi arrendo! Vuol dire che arriverò all’altare in jeans e t-shirt!” Sorrise, più rilassata, la Saramego, scendendo dalla piccola pedana. “- Perché non va lei stessa in deposito tra gli abiti? Magari sarà il vestito a trovare lei!” Suggerì la commessa con aria astuta, facendo subito annuire la donna, mentre Violetta scattò prontamente in piedi ma la dipendente, tornando piuttosto seria, fece cenno alla giovane di risedersi, lasciandola delusa. “- Mi dispiace, una sola persona puo’ venire con me. Di sotto lo spazio è poco, molti di quei vestiti valgono un capitale e un solo danno ad uno di essi mi costerebbe il posto! Già non potrei far scendere neppure la sposa ma, considerando quanto è in crisi, farò un’eccezione...” A quelle parole dal tono cortese della donna, Violetta capì e accettò la situazione senza lamentarsi troppo… era il giorno dedicato ad Angie e non aveva intenzione di rovinarglielo per la sua solita irrefrenabile curiosità. La donna, rivolgendo un’ultima occhiata all’affollato divanetto, si andò a cambiare di nuovo e, liberatasi dall’ingombrante abito, si incamminò seguendo la commessa verso una scalinata che portava al deposito del negozio. Una volta al piano di sotto, le due passarono di fronte a svariate porte, alcune aperte, altre socchiuse che erano parte integrante della sartoria dell’atelier che si trovava proprio in quella zona più riservata della boutique e un via vai di sarte correva da una parte all’altra, alcune rivolgendo occhiate irritate alla collega in compagnia di Angie che continuava, in confusione da quel movimento lì sotto, a guardarsi intorno. “- Non si preoccupi, anche se è vietato entrare qui con le clienti non dovrebbe comportare conseguenze troppo gravi…” Come se quella frase fosse stata ascoltata da qualcuno, una donna, probabilmente una superiore di quella semplice commessa, la richiamò prontamente e la Saramego rimase da sola a curiosare tra i vari stand stracolmi di abiti fino a quando, uno non ammucchiato lì con gli altri, l’unico esposto in un angolo di quello che sembrava essere un enorme corridoio, attirò la sua attenzione, facendola avvicinare a passo lento ad esso. Non era il vestito in sé ad averla sorpresa, questi era semplicissimo, un bustino senza troppi fronzoli e gonna liscia dallo stile lineare e non troppo gonfia, quanto a sconvolgerla, fu il velo appoggiato sul capo del manichino: una minuscola coroncina di fiori, piccolissime roselline finte ma alquanto realistiche, ognuna di un colore diverso di quelli dell’arcobaleno, la lasciarono a bocca aperta… quel simbolo era… il simbolo di Clara! In tutti i sogni lei era vestita con quei colori, sapeva della leggenda che raccontava a Leon su quel simbolo nel cielo, quanto fosse significativa per il giovane, conosceva quanto la stessa donna amasse profondamente quegli enormi archi di colori… poteva essere un segno? Sfiorò lievemente la stoffa di leggero chiffon e sentì come una scossa attraversarle il braccio, come se, tra lei e quell’abito, vi fosse un collegamento, una connessione e ne rimase sconvolta…
“- Vedo che avevo ragione, è stato il vestito a trovare lei!” Alle sue spalle, facendola sobbalzare letteralmente tanto da farla indietreggiare, apparve la commessa, alquanto sorridente per quanto la cliente fosse rimasta colpita da quell’abito. “- Già…” Balbettò, ancora scossa, la Saramego, voltandosi finalmente verso l’altra che prese a sbottonare il retro dell’abito al manichino per farlo poi provare alla futura sposa. “- Andiamo di sopra così lo potrà misurare… mi chiedo cosa ci facesse però questo vestito qui… di solito l’esposizione nel deposito non è prevista! C’è persino il velo, che buffo! Spero non sia già prenotato e destinato alla sartoria!” Sentenziò la signorina, riuscendo, finalmente, a imbracciare vestito e velo per dirigersi di nuovo verso la scalinata che portava al piano superiore dell’atelier, seguita da Angie che non disse una parola, rimasta fin troppo sconvolta da quell’evento così strano, neppure quando si ritrovò a provare il vestito nel camerino. “- Come mai è diventata così taciturna? L’emozione di aver scelto l’abito l’ha ammutolita?” Scherzò Carmen appuntando i bottoncini del bustino alle spalle della bionda che prese a specchiarsi, soddisfatta da quella scelta ma tuttavia sorpresa. “- Carmen, credo che quella semplice coroncina mi abbia indirizzato verso l’abito… ed ora che lo indosso, finalmente, mi sono resa conto di quanto mi piaccia anche il vestito stesso… non è strano?” La voce della futura sposa era pensierosa e, quando l’altra le fissò anche il velo con tanto di roselline colorate, la donna sentì ancora, inspiegabilmente, quel brivido percorrerle rapido la schiena. “- Beh, non è poi così strano… sembra quasi un segno, sa?!” Sorrise l’altra, aprendo la porta per farla uscire da quella piccola camera per mostrare alle sue accompagnatrici il vestito, a quanto pare già scelto dalla Saramego che arrivò di nuovo pedana di fronte alle amiche, lasciando le quattro sorprese, Violetta in particolare: la coroncina arcobaleno… anche la giovane subito ricollegò quei colori a Clara e rimase a bocca aperta, lanciando uno sguardo commosso ad Angie che la capì al volo, sorridendo. “- E’ fantastico, sul serio!” Sorrise Marcela, mentre Olga era scoppiata di nuovo a piangere come una fontana e Ludmilla, per la prima volta, sembrava aver perso le parole per avere qualcosa da obiettare. “- E’ questo... è questo l’abito con cui voglio andare all’altare.” Mormorò emozionata Angie: quel vestito non era in quel corridoio per caso, ne era certa. Le roselline arcobaleno, quelle linee classiche e lo stile elegante e sobrio che, in fondo, le piacevano parecchio… improvvisamente sentì la testa girarle e gli occhi farsi lucidi… in quel momento, forse, realizzò davvero che stesse per sposarsi, che avrebbe vissuto per sempre con l’uomo che amava davvero, che tutto, di lì in poi, sarebbe cambiato in meglio.
 
 
“- E’ mai possibile che ti sia ridotto all’ultimo secondo per comprare un regalo a Pablo e Angie? Che disastro!” Il pomeriggio era arrivato rapidamente e i caldi raggi del sole illuminavano le strade del centro di Buenos Aires, affollatissime di vetrine dai mille colori e persone che, in fretta e furia, correvano sui marciapiedi, tutte indaffarate a parlare al cellulare o cariche di buste personalizzate dai più costosi negozi della zona. “- Che vuoi che ne sappia che anche per i fidanzamenti si facciano regali ai futuri sposi come per le nozze?”Sentenziò Leon, con le mani in tasca rilassato come se nulla fosse. Quando la ragazza era rientrata dall’atelier e gli aveva chiesto cosa avesse comprato per suo padre e la Saramego, lui era rimasto di sasso, scioccato dal fatto che lei ci avesse pensato e lui no, tanto che Violetta lo aveva quasi costretto ad andare subito a risolvere quella questione. “- E comunque quel centrotavola non è di certo chissà che, sai?!” Ridacchiò Galindo, per poi schioccarle un bacio sulla guancia, tentando di placare le ire della ragazza all’offesa ricevuta. “- Ehi! Come osi? Ci ho messo giorni a crearlo! E poi io almeno ad un regalino ci ho pensato a differenza tua!” Sbottò Violetta, fingendosi offesa e incrociando le braccia al petto, fermandosi di colpo mentre lui continuò a proseguire di qualche passo, rendendosi conto solo dopo che lei si fosse bloccata nel bel mezzo della strada. “- Stavo scherzando, amore mio!” Mormorò lui con un sorriso furbetto, girandosi finalmente e riavvicinandosi alla ragazza, accorciando sempre di più la distanza tra loro con incedere lento e sicuro. “- Non tentare di ammansirmi! Quel centrotavola è meraviglioso e tu non avresti di certo saputo fare di meglio!” Esclamò la castana, allacciandogli però le braccia al collo e sorridendo al giovane che annuì piano, facendole l’occhiolino. “- Tutto ciò che fai tu è meraviglioso, anche se hai usato la vaschetta vuota del mio povero Frodo!” Rise, facendola improvvisamente accigliare… “- Chi sarebbe il povero Frodo?” Esclamò lei,ghignando curiosa. “- Un piccolo Carassius Auratus che da quando Jackie iniziò a ‘prendersene cura’ al posto mio, decise che preferiva il paradiso dei pesci rossi a lei…”. A quella frase la giovane iniziò a sghignazzare divertita, staccandosi anche da quella stretta, con le lacrime agli occhi per quelle parole. “- Sei pazzo!” Esclamò poi, avviandosi verso un negozio di articoli da regalo e cominciando a studiarlo sin dall’esposizione esterna, per non mostrare le sue gote arrossate per le troppe risate al giovane il quale, però, prontamente le cinse con le forti braccia l’esile vita, osservandosi nella vetrina con lei e facendo sfiorare il suo mento sulla testa di lei che rabbrividì a quel gesto così dolce. “- Leon…” Balbettò, voltandosi e incrociando gli occhi verdi e profondi del giovane, fissi ancora sul loro riflesso. “- Hai ragione a dire che sono pazzo, perché io sono impazzito per te. Mi hai fatto perdere il senno, Violetta La Fontaine e non so come recuperarlo… anche se, in realtà, non voglio… in effetti sto bene così!” Quella frase sussurrata contro il suo orecchio la fece arrossire violentemente e un brivido percorse la sua schiena in maniera dirompente. Leon stava bene con lei, era felice e anche lei lo era e tanto: quasi le sembrava di vivere un sogno da cui però non si sarebbe mai voluta svegliare, di quelli così belli che, quando suona la sveglia, si tenta di riaddormentarsi per recuperare il filo e, puntualmente, non ci si riesce più. Violetta non aveva bisogno di provare a riprendere quel lavoro onirico, era tutto più semplice: stava con il ragazzo che amava per davvero e, anche se comunque, a volte, avesse l’istinto di pizzicarsi un braccio per verificare che fosse tutto reale, iniziava a sentirsi viva come mai prima d’allora. Con Leon stava vivendo le sue prime esperienze, con lui si sentiva bene e il solo pensiero di poterlo perdere le provocava una fitta alla base del cuore… non sapeva spiegarsi il perché di quella riflessione dolorosa, eppure, nel suo piccolo, sapeva che nella vita le delusioni non mancavano mai: bastava pensare alla sua esistenza, a suo padre ad esempio che aveva sofferto tanto per la morte di sua madre e anche Pablo aveva avuto uno stesso triste e simile destino… no, non voleva pensarci… scacciò via quel pensiero di colpo ma fu come se il giovane le avesse letto quell’improvvisa tristezza negli occhi, tanto che le prese le mani, guardandola attentamente come se riuscisse a percepire quella malinconia da un qualunque suo gesto, anche il più piccolo. “- Cosa c’è? Non piace neppure a te quando sono così smielato? Non mi si addice, lo so…” Ironizzò lui, riuscendo ad ottenere un piccolo sorriso dalla giovane che, istintivamente, lo attirò a sé per abbracciarlo. “- Promettimi che non mi lascerai mai, Leon.” sussurrò, mentre lui, un po’ sorpreso da quel gesto, la strinse tra le sue forti braccia e cominciò ad accarezzarle la schiena.
“- Ma come ti salta in mente una cosa del genere?” Sorrise piano lui, scioccandole un bacio sulla sommità del capo, sentendo il volto di lei premere sul suo petto. “- Non lo so… per fortuna restare tra le tue braccia mi fa sentire bene, sento che tutte le mie paure scompaiono, ed è grazie a te…” Balbettò, un po’ in imbarazzo per quelle parole sincere la giovane, facendo sogghignare lui che colse anche quel rossore sulle gote di lei. “- Sono perfetto, lo so!” Si pavoneggiò con quel suo solito sorriso furbo il ragazzo, spostandole poi, dolcemente, una ciocca castana dietro l’orecchio. “- Sì, sì lo sappiamo! Smettila Galindo… sarai anche perfetto ma sappi che sei altrettanto irritante!” Lo provocò la La Fontaine, ruotando gli occhi al cielo, divertita. “- Stavo per dire che anche tu lo sei ma ora non so se te lo meriti!” Borbottò lui, continuando a ridacchiare sotto ai baffi. “- Ah, dunque non lo merito? Sei proprio malvagio, Leon!” Esclamò la castana fingendosi piccata, allacciandogli però le braccia al collo non riuscendo a resistere al desiderio, nonostante il suo pungente sarcasmo, di baciarlo… in fondo sapeva che lo facesse apposta per provocarla, sapeva che l’amasse con tutto sé stesso e che per lei fosse radicalmente cambiato in meglio o forse, fosse tornato ad essere quello che, in fondo, era sempre stato. Leon, punzecchiandola, era riuscito nel suo intento di farla sorridere e non mancò di sottolinearlo. “- Hai visto? Alla fine tutti i cattivi pensieri sono andati via grazie a me che ti metto sempre di buon umore dandoti fastidio! 1 a 0, La Fontaine!” Sentenziò soddisfatto il ragazzo, prendendole il volto tra le mani e accorciando le distanze per un rapido ma appassionato bacio che non le diede il diritto di replica. “- Il regalo, Leon!” Dopo essersi staccati e essere rimasti fronte contro fronte a specchiarsi per un tempo interminabile l’uno nello sguardo dell’altra, quelle parole di lei riscossero anche Galindo che, con tutta calma, si voltò di nuovo verso la vetrina di fronte alla quale erano fermi ormai da un bel po’. “- Non posso ancora credere che mio padre si sposi…” Sussurrò quasi Leon, dopo qualche minuto di silenzio in cui aveva studiato l’esposizione del negozio. “- E sei felice, non è così?” La domanda della giovane fece sorridere istintivamente lui che subito si apprestò ad annuire con convinzione. “- Certo, adoro Angie lo sai, e credo che sia l’unica donna che, dopo la morte di mia madre, possa rendere felice mio padre. Lei e nessun’altra.” Sospirò profondamente, per poi aggiungere: “- …E poi se lui è finalmente rinato è grazie a quella meraviglia di donna che è la mia istitutrice… sai, vederlo star finalmente bene fa stare bene anche me…” Sentenziò con un mezzo sorriso imbarazzato, finalmente sereno nel vedere Pablo ricominciare a vivere grazie a quella stupenda persona che era Angie. “- E’ molto bello ciò che hai detto… sarete una famiglia stupenda.” “- E tu, come mia fidanzata, ne farai parte!” Sorrise lui senza darle opzione di replica. “- Ne sarò felice…” Esclamò euforica Violetta, intrecciando la sua mano con quella di Leon: le loro dita combaciavano alla perfezione e quel gesto riuscì ad infondere ancor più gioia a Galindo che si voltò di poco per sorriderle. “- Ti amo, Vilu.” Mormorò piano, come se avesse quasi paura di urlare, cosa non da lui, troppo forte quel sentimento così vivo che sentiva per lei. “- Ti amo anch’io, Leon…” Disse, con grande decisione, anche la ragazza, perdendosi per un secondo negli occhi verdi di lui per poi ritornare a fissare la vetrina con la testa poggiata sulla forte spalla del fidanzato e il cuore stracolmo di gioia.
 
 
“- Sei meravigliosa…” Angie, in uno splendido abito lungo di un rosso acceso, era seduta al fianco di Pablo, finalmente un po’ in disparte dalla festa che era cominciata già da un bel po’: signori eleganti accompagnati dalle proprie consorti e figli affollavano il giardino di villa Galindo e un ricco buffet era stato allestito a bordo piscina. “- E’ la trentaquattresima volta che me lo ripeti…” Sorrise la Saramego, un po’ tesa per tutti quegli invitati che, per la maggior parte, nemmeno conosceva o aveva visto solo un paio di volte al Country. “- E ti dispiace che te lo dica così spesso? Beh, non posso farne a meno!” Sorrise il moro, carezzandole piano una guancia dolcemente, sentendo subito al contatto quanto il suo viso fosse caldo per il nervosismo di quella serata così importante. “- Sta’ tranquilla, andrà tutto bene! C’è la torta e poi sarà tutto finito!” Ridacchiò Pablo, cogliendo la sua ansia per quella festa che, fino a quando non ci si era trovata dentro, l’allettava al solo pensiero. In fondo al cuore di Angie, però, non c’era solo quello… era come se, dalla notte precedente, ci fosse dell’altro, una sorta di sensazione negativa che l’attanagliava ma a cui non voleva dare ascolto: non aveva chiuso occhio e aveva continuato a rigirarsi convinta che si trattasse dello stress per l’imminente matrimonio, eppure sentiva che non fosse solamente una tensione relativa ai preparativi o al fidanzamento. Già all’atelier, la mattina, era stata fortunata a trovare l’abito perché con quella strana ansia che l’angustiava non sapeva davvero se ce l’avesse fatta a far finta che non ci fosse nulla che non andasse, eppure, la cosa che la faceva star peggio era che quando lei aveva un brutto presagio, di norma, quello si avverava. “- Smettila di farti condizionare o non vivrai mai serena!” Si ripeté in mente, sperando di darsi ascolto ma, nel momento in cui stava per tranquillizzarsi, l’ultimo sogno su Clara, quello che preannunciava grandi ostacoli, si impossessò ancora una volta della sua testa. “- COME POSSO ESSERE TRANQUILLA?” Urlò d’un tratto, facendo letteralmente sobbalzare Galindo che la fissò un po’ sconvolto. “- Come?!” Chiese, pacato come al solito, mentre la bionda prese a mordersi il labbro inferiore con nervosismo, resasi conto di aver strillato quella domanda a sé stessa come se il povero Pablo c’entrasse qualcosa… “- Nulla, zitto e baciami!”  A quelle parole, scioccando ancor di più l’uomo, lo attirò a sé per la cravatta blu notte, poggiò le labbra su quelle di lui con prepotenza, facendo poi salire una mano fino al suo volto, per poi affondare le dita tra i capelli corvini di lui che, senza capirci molto, si limitò a ricambiare con altrettanta passione.
“- Emh, emh…” Leon, in un elegante abito grigio, si schiarì la voce per attirare la loro attenzione, facendo subito sghignazzare Violetta che, sottobraccio con il giovane, reggeva un grosso pacco con una coccarda bianca al centro del coperchio. “- Ci potreste dedicare un minuto d’attenzione, please?” Continuò Galindo junior, sotto lo sguardo imbarazzato dei due futuri sposi. “- Anche due…” Ironizzò la Saramego, sicuramente meno violacea del suo compagno. “- Questo è il nostro regalo… sperando che vi piaccia.” Sorrise Violetta, appoggiando la grande scatola sul tavolo di fronte a loro che presero a fissarla stupiti. “- Che bello, grazie!” Sorrise Pablo, scrutando attentamente il pacchetto da cui pendeva un biglietto rosso. “- Papà, non dire subito ‘che bello…’: potresti pentirtene!” il sarcasmo di Leon fece sghignazzare sotto ai baffi la donna e Violetta, prontamente, gli diede una forte gomitata che non sembrò però scalfirlo minimamente. “- Era troppo imbarazzante per darvelo davanti agli altri invitati… per questo abbiamo atteso che foste un po’ in pace, da soli…” Sentenziò con una vena di malizia il ragazzo e, mentre Angie prese il foglietto cominciando a leggerlo, Galindo senior, conoscendo il figlio, cominciò a preoccuparti per il motivo secondo il quale potesse essere vergognoso ricevere quel regalo di fronte agli altri invitati…
 
“- Per una felice vita insieme, tantissimi auguri e un mare di felicità! Violetta e Leon.”
 
 il nome del giovane era scritto in basso, con una penna di un altro colore, segno che fosse stato palesemente aggiunto dopo. “- Io queste cose smielate non le ho scritte, sia ben chiaro! La mia firma è stata solo segno di partecipazione al cadeau!” Sbottò il ragazzo, incrociando le braccia al petto con aria di superiorità. “- Tu non hai partecipato a un bel nulla! Vi spiego com’è andata…” Iniziò Violetta, con un sorriso furbo. “- Siamo andati a comprare il vostro regalo ma… diciamo che il mio, quello esterno, si è fuso con il suo… quello interno. Detto questo… piano che è fragile.” A quelle parole i due futuri sposi rimasero ancor più perplessi ma, troppo curiosi, cominciarono a stracciare la carta da regalo per scartare il dono. “Oh cavoli, che… originale!” Rise Angie, tirando fuori con cautela l’enorme boccia di vetro dipinta con alcuni piccoli ghirigori di un delicato verde pistacchio e del lilla chiaro: all’interno dell’oggetto vi era un fondale fatto di sassolini e conchiglie e, mentre a galla c’erano alcune candele basse e tonde bianche, al di sotto, nuotavano due piccoli pesci rossi. “- E’ un acquario centrotavola… l’ho fatto io e lui ha pensato solo agli ospitini!” Sorrise Violetta, mentre i due osservavano, entusiasti, il regalo. “- Ehi la mia idea di renderla la loro casa è stata più che geniale!” Sbottò Leon, piccato. “- Questa vasca ha qualcosa di familiare, eh papino?” Aggiunse poi, facendo arrossire di colpo la sua fidanzata che, alla gomitata precedente, preferì in quel caso un assestato calcio in uno stinco. “- Frodo…” Balbettò, soffocando una risata, Galindo senior. “- Ah, l’antenato di questi due tesorucci! E quando lo raggiungeranno nel paradiso dei pesci rossi, potete sempre usare questo… ‘coso’ come centrotavola, suppongo.” Spiegò ancora il giovane, facendo scoppiare a ridere i suoi interlocutori. “- Grazie, siete stati davvero dolcissimi.” Esclamò la Saramego, aggirando il tavolo che li separava per andare ad abbracciare i due, cosa che fece anche Pablo, piuttosto meno disinvolto della donna. “- Ti voglio bene, anche se tra noi non ci sono vincoli di parentela sei sempre stata come una mamma, una sorella, una zia per me, e voglio che tu sia tanto felice…” Quelle parole strozzate in un singhiozzo di Violetta, commossero anche la bionda che tenne stretta a sé la castana, la quale cominciò a piangere, poggiata contro il petto della donna. “- Tesoro mio, anch’io ti voglio bene…” Soffiò tra i suoi capelli Angie, prima di depositarle un tenero bacio tra essi, sulla sommità del capo. Pablo si avvicinò ancor di più a Leon e gli circondò le spalle con un braccio: si scambiarono uno sguardo dolce ed eloquente e non ebbero bisogno di parole per dirsi ciò che volevano. “- Auguri, papà.” Si limitò a balbettare, dopo un po’ e con vistoso imbarazzato il giovane, sempre a disagio con i grandi discorsi, a maggior ragione se sentiti. “- Grazie, figliolo… sapere che anche tu mi appoggi in questa scelta mi rende ancora più felice e convinto di fare ciò che accadrà, di portare Angie all’altare… grazie di cuore.” Balbettò, altrettanto in imbarazzo, Galindo senior, per poi, forse senza pensarci troppo, attirare a sé il figlio e abbracciarlo forte, abbraccio al quale il ragazzo rispose con altrettanto entusiasmo: era davvero contento per suo padre, per quella loro vita che, finalmente, sarebbe cambiata in meglio e tutto grazie all’istitutrice e alla giovane La Fontaine che gliel’avevano stravolta positivamente.
“- Matias, Marcela! Che bello, almeno per la torta ce l’avete fatta a venire!” La voce allegra di Angie fece allontanare i Galindo che, prontamente, si avvicinarono alla bionda e a Violetta, già stretta tra le braccia del padre. “- Papà così mi stritoli però…” Protestò ridendo la ragazza, mentre l’uomo aveva preso a straparlare, sempre emozionato nel vederla. “- La mia bambina, com’è bella! Devo dirti una cosa, una bella notizia, finalmente!” A quelle parole anche la Saramego si apprestò ad indirizzare la sua attenzione su quel discorso. “- Jade è partita! E’ andata a vivere in Asia con il suo nuovo fidanzato, un ricco cinese che si chiama Liu… e siccome la mia situazione economica è nettamente migliorata, finalmente potrai tornare a stare con me, che ne dici?”. Violetta sgranò gli occhi, sconvolta: non sapeva dire se fosse felice oppure no, era piuttosto… confusa. Era al settimo cielo per suo padre, ora si notava quanto stesse meglio e lei voleva davvero andare a casa con lui, senza quell’arpia di sua zia tra i piedi… e allora qual era il problema? Si era talmente abituata a vivere con Leon che non voleva più lasciarlo? In fondo quella villa enorme non era la sua ed era giusto che tornasse alla sua dimora… il suo fidanzato sarebbe comunque rimasto tale, pur non vivendo sotto lo stesso tetto. E poi c’era Marcela… suo padre non aveva mai guardato una donna in quel modo dopo la morte di sua madre e, ad essere sincera, le faceva uno strano effetto ma non in negativo, anzi… erano sempre vicini, insieme… e sentiva che, nel periodo in cui aveva vissuto dai Galindo, si fosse persa qualcosa.
“- Ehi… se tornassi con tuo padre tra noi non cambierebbe nulla, casa mia per te sarà sempre aperta… ma forse sarebbe giusto così, per lui...” Mentre tutti si avviarono verso il tavolo per il taglio della torta, Leon trattenne leggermente per un polso Violetta che si voltò di colpo. “- Già… hai ragione.” Sorrise, riflettendoci ancora un po’ su. “- Lui è la tua famiglia, per quanto io vorrei che tu restassi qui con me per sempre, sono felice che si sia sistemato, tanto da farti ritornare a vivere con lui.” Soffiò ancora il giovane, per poi schioccarle un dolce bacio sulla fronte. “- Sei meraviglioso, lo sai?” Sussurrò lei, perdendosi in quei grandi occhi verdi che la scrutavano con amore. “-Tu di più…” Mormorò Leon, per poi prenderle dolcemente la mano e incamminandosi, accanto a lei, verso quella conclusione di una giornata meravigliosa… peccato che ancora non fosse finita perché, se fosse terminata lì, sarebbe potuta essere stata da incorniciare.
I futuri sposi, alle spalle dell’enorme torta ricoperta di panna e glassa, chiacchieravano allegramente tra loro e, arrivato il momento del brindisi, sollevarono i calici per poi avvicinarli… ma qualcosa, riuscì a rovinare quel magico momento: facendosi spazio tra la folla una donna bionda di loro conoscenza, camminava a passo fiero e testa alta verso Pablo e Angie che, sconvolti, rimasero con i bicchieri a mezz’aria, troppo scioccati anche solo per spiccicare una parola… cosa ci faceva lei, lì?
“- Buonasera, signori. Immagino che non vi sareste mai aspettati di vedermi qui, vero? Potevate anche invitarmi, che maleducati!” Ghignò con aria malefica mentre tutti i presenti cominciarono a mormorare tra loro, fino a quando si zittirono, permettendo alla donna di continuare. “- Ma che bella coppia felice, tanti auguri!” Sorrise falsamente Jackie, estraendo, però, dalla sua borsa, una busta gialla e scuotendola leggermente davanti agli occhi confusi di Galindo e della Saramego, paurosamente sbiancati entrambi. “- Per fortuna però non vi siete ancora sposati… perché, sai Pablito… penso ci sia qualcosa che tu debba sapere prima di commettere un errore imperdonabile, convolando a nozze con una donna che, in realtà, tu non conosci affatto.” Quella voce era così maligna e quasi divertita… l’istitutrice sentì le gambe tremarle paurosamente e si ancorò con entrambe le mani al tavolo, venendo prontamente sostenuta per la vita dal futuro sposo che capì subito che di lì a poco sarebbe potuta svenire o sentirsi male. “- Jackie, tutta questa pantomina non la capisco! Io conosco perfettamente Angie, quindi non so di cosa tu stia parlando!” Sentenziò Galindo, sfidandola con lo sguardo, continuando a stringere la donna, la quale continuava a tenere lo sguardo basso, con un braccio, attirandola a sé per il bacino. “- Tu credi di conoscerla, è diverso caro Pablo… ma per fortuna ci sono io che ci tengo davvero a te e che sono qui, in tuo soccorso, pronta a mostrarti delle notizie interessanti su chi è veramente Angeles Saramego, o forse, dovrei dire… la truffatrice, Angeles Saramego!” Un altro ghigno increspò le labbra sottili della Saenz, compiaciuta delle sue stesse parole. Un inquietante silenzio era calato sul giardino: nessuno osava fiatare, tutti pendevano dalla bocca di Jackie che, con non curanza, sbatté davanti alla torta la busta che teneva tra le mani. Angie impallidì paurosamente ancor più di prima, Galindo allentò la prese su di lei e la fissò, a bocca aperta… Leon faceva passare i suoi occhi da Violetta, accanto a lui, alla sua istitutrice, con sguardo preoccupato e incredulo: la tempesta, purtroppo, era solo cominciata.
 
 
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Ahi, ahi, ahi! Prepariamoci al peggio! Come molti avevano capito il nido sarebbe tornato da un momento all’altro e allora eccola qui… anche se non ci era affatto mancata! >.< Preparatevi a capitoli di depressione totale… poveri noi! D: Primo blocco che mi rendo conto sia un po’ noioso ma ci servirà… quella semplice coroncina potrebbe salvarci tutti! xD E quando dico tutti, intendo tutti, tutti! u.u Il pezzo centrale Leonettoso è aw, tanti scleri e anche l’inizio Pangioso dell’ultimo… peccato per il finale! :’( Fatemi sapere che ve ne pare di questo venticinque… attendo pareri! xD Alla prossima e grazie ancora a coloro che mi seguono… grazie, grazie, GRAZIE! Ciao! :)
  
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