II)
Al di sopra
del limite umano
Tomoe: Jun,
oggi sei strano. È successo qualcosa?
Jun: Eh?
Scusa, ero soprappensiero…
Tomoe: Oggi
non sei riuscito a concentrarti per niente. Cosa ti
preoccupa?
Jun: Non è
una vera e propria preoccupazione, è che…
Tomoe:
Che?
Jun: Shinku
forse ha trovato un modo di far risvegliare Hina Ichigo e
Souseiseki.
Tomoe: Cosa!?
C’è un modo per farle tornare come prima?
Jun: Si, ma
non sappiamo come fare…
Tomoe:
Racconta, forse posso fare qualcosa per aiutarti.
Jun iniziò a
raccontare all’amica tutto quello che Shinku gli aveva detto riguardo a Bahamut,
lasciandola perplessa.
Tomoe: Se le
cose stanno così questo Bahamut deve essere qualcosa di straordinario… come
potremmo fare a scoprire chi è?
Jun: Non lo
so. In questo momento potrebbe trovarsi chissà dove, e di sicuro una persona del
genere non credo metta in mostra facilmente le sue
capacità.
Tomoe:
Infatti da quanto hai detto Bahamut si getta nella mischia solo per necessità o
curiosità…
Jun: O per
proteggere chi è in difficoltà…
I due
iniziarono a cercare il modo di riconoscere il loro obiettivo, senza però
venirne a capo.
Jun si
accorse che stavano per incrociare la strada con una sua vecchia
conoscenza.
Tetsuya Kuro,
uno che fin da quando era uno studente delle superiori era solito prendersela
con chi gli sembrava indifeso solo perché aveva praticato judo per tre anni e
successivamente aveva pensato solo a gonfiarsi i muscoli. Talvolta se l’era
presa anche con lui, e di certo non gli era andata bene.
Di sicuro un
tipo del genere non sarebbe mai stato Bahamut. Troppo rozzo per
esserlo.
Purtroppo era
troppo tardi per cambiare direzione, perciò entrambi ostentarono indifferenza e
continuarono a camminare.
L’energumeno
però voleva attaccar briga, per questo, una volta di fianco alla ragazza, le
strattonò il braccio e la trascinò a se.
Tetsuya: Tu
vieni con me, voglio divertirmi un po’.
Tomoe: Hey,
ma che vuoi? Lasciami!
Tetsuya: Non
fare storie e vieni con me!
Jun cercò di
aiutare l’amica, ma Tetsuya lo colpì allo stomaco con un pugno, per poi
spingerlo vicino ad un tronco d’albero con un calcio.
Per quanto
fosse potente come Medium come persona non aveva una gran forza, ma non poteva
lasciare Tomoe nelle grinfie di quel tipo.
Si rialzò
dolorante, anche se lo sguardo preoccupato di Tomoe diceva “Lascia perdere,
non correre troppi rischi”.
La ragazza
cercò di afferrare il suo shinai, ma Tetsuya se ne accorse e la anticipò,
lanciando l’oggetto lontano da loro. Strinse ancor più forte il braccio di
Tomoe, che si lasciò sfuggire un gemito.
Improvvisamente
qualcosa di bianco andò a schiacciarsi sulla faccia dell’energumeno, facendogli
perdere la presa sulla ragazza, che corse subito
dall’amico.
?: Mio Dio
quanto sei fastidioso. Possibile che non si possa nemmeno riposare in
pace?
Jun alzò lo
sguardo e vide un ragazzo che se ne stava rilassato su un
ramo.
In mano aveva
una scatola con dentro degli onigiri, ed era probabile che fosse uno di quelli
ad essersi schiantato contro Tetsuya.
Tetsuya: E tu
che diavolo vuoi?! Impicciati dei fatti tuoi!
Il ragazzo
saltò giù dal ramo e porse la scatola ai due assaliti.
?: Servitevi
pure, tanto questo tipo mi ha fatto passare l’appetito.
Tetsuya: Ma
guarda un po’ questo. Vorresti metterti contro di me?
?: Sai, non
dovresti prendertela con quelli più piccoli di te. Solo i codardi agiscono
così.
Tetsuya:
OSERESTI DIRE CHE IO SONO UN CODARDO!?!
?: Se ti dà
fastidio saperlo vuol dire che lo sei in fondo.
Jun osservò
la persona che aveva davanti. Era totalmente diversa dal tipo col quale si stava
per confrontare.
Aveva dei
lunghi capelli scuri, molto tendenti al nero, ed indossava un giubbotto di pelle
nera lungo fino alle caviglie nonostante fossero ancora in estate. Visto che si
trovava di spalle il ragazzo non poté notare altro.
Lo
sconosciuto avanzò di qualche passo, come se avesse accettato una
sfida.
Mise la punta
del piede destro in avanti, per poi portarla rapidamente dietro al sinistro,
disegnando nel terriccio circostante, accumulatosi a causa dei lavori in un
cantiere poco distante, un semicerchio. Per il resto rimase immobile. Sembrava
di assistere ad un duello tra cavalieri dai suoi movimenti
Tetsuya: Se
vuoi battermi devi fare di più che muoverti come un cartone
animato!
L’energumeno
inizio a correre, ma arrivato vicino al ragazzo qualcosa lo spinse alla sinistra
dell’aggredito.
?: Meglio
muoversi come un cartone che fare affidamento su muscoli
falsi.
Quelle parole
sembravano senza senso, visto che chi le aveva proferite non si era nemmeno
mosso.
Solo
guardando a terra Jun si accorse che era stato il ragazzo che li aveva soccorsi
a colpirlo.
Aveva ruotato
sul piede destro, colpendo l’avversario col tallone
sinistro.
Chiunque
fosse era non solo forte, ma anche incredibilmente veloce.
Tanto veloce
che l’occhio umano non riusciva a seguirlo.
Il ragazzo si
voltò verso di loro e, dopo essersi avvicinato, disse.
?: Tutto
ok?
Tomoe: Si.
Grazie mille per l’aiuto.
?: Fammi
vedere il braccio.
La ragazza
allungò l’arto e lo sconosciuto sollevò delicatamente la manica, fino a mostrare
un grosso livido.
?: Ti pareva.
Quell’impiastro non sa proprio come ci si comporta con le donne. Mettici sopra
questa pomata, lo farà sgonfiare prima.
Tomoe: Beh…
grazie, molto gentile da parte tua.
Trovandoselo
finalmente davanti Jun ebbe la possibilità di osservarlo meglio. Aveva una
carnagione olivastra, un fisico che accennava appena una muscolatura ben
distribuita su tutto il corpo, mentre gli occhi, o meglio, l’occhio, visto che
quello sinistro era coperto da una folta tenda di capelli, color antracite
rifletteva il tramonto come uno specchio. Indossava una maglia nera, un paio di
jeans e degli anfibi. Al collo aveva un pendente che raffigurava un
dragone.
Il giapponese
che parlava era ad un buon livello, ma si vedeva che non era la sua lingua
madre. Doveva essere per forza uno straniero, anche se per parlare quella lingua
come la parlava lui ci sarebbero voluti molti anni per chiunque, anche per un
genio.
Nel frattempo
Tetsuya si era rialzato. Non sopportando di essere stato lui ad essere colpito
afferrò lo shinai che giaceva a terra e cercò di colpire alle spalle colui che
lo aveva umiliato.
?: Non so
dirvi quanto detesto i vigliacchi buoni a nulla come questo
tipo…
Il ragazzo
ruotò nuovamente su se stesso e colpì allo stomaco l’aggressore prima ancora che
potesse abbassare l’arma.
La cosa che
però colpì Tetsuya non era un pugno.
Era
l’impugnatura un pugnale, il quale aveva la forma di un
dragone.
?: Sei
fortunato che io non voglia uccidere, altrimenti saresti finito male. Un codardo
non è degno di bagnare Leviathan col suo sangue. Ora
vattene.
Tetsuya
fuggì, dolorante, mentre il ragazzo rinfoderava il pugnale al suo fianco, per
poi porgere la spada di bambù alla ragazza.
Jun faticò a
ritornare alla realtà, almeno non dopo quello che gli era sembrato di
vedere.
Nel momento
in cui aveva attaccato l’occhio visibile del ragazzo era cambiato, diventando
rosso e con la pupilla come quella di un serpente.
Ma non era
l’unica cosa strana.
Prima aveva
colpito l’avversario con il piede sinistro, mentre in quel momento aveva
impugnato la sua arma con la mano destra.
La sua
coordinazione era eccellente, a tal punto che non poteva capire se quel ragazzo
fosse mancino o ambidestro.
Qualunque
fosse la risposta rimaneva il fatto che quella persona era una vera macchina da
combattimento.
Qualcuno che
era al di sopra del limite umano.
Con un
movimento del braccio lo sconosciuto abbassò leggermente la manica del
giubbotto, in modo da poter controllare l’orologio.
?: Cavolo, si
è fatto tardi! Mi devo muovere. Scusate ma ora devo andare, è stato un piacere
conoscervi.
Detto questo
raccolse uno zaino nascosto su uno dei primi rami dell’albero e si incamminò. In
quel preciso istante Jun afferrò il braccio di Tomoe e
disse.
Jun:
Seguiamolo.
Tomoe:
Che?
Jun: Sarò
paranoico, ma credo che sia lui la persona che cerchiamo.
Tomoe: Però
lasciami, lì è dove quel tipo mi ha… cosa?!
Tomoe esaminò
minuziosamente il proprio braccio, senza trovare la minima traccia del
livido.
Tomoe: Ma
come…
Jun: Quel
ragazzo deve essere per forza Bahamut. Rifletti: è forte, è di sicuro di buon
cuore perché ci ha aiutati quando eravamo in difficoltà, ha curato il tuo
braccio, parla bene giapponese ma di sicuro è straniero, più che un principe
azzurro sembra un cavaliere nero, ha un medaglione a forma di drago, il pugnale
che aveva lo ha chiamato Leviathan e se non ho le allucinazioni prima di colpire
Tetsuya il suo occhio è diventato rosso e con la pupilla che sembrava quella di
un serpente…
Tomoe: … I
quali avrebbero la stessa pupilla dei draghi! Una bella
coincidenza…
I due
iniziarono a seguirlo di nascosto, facendo finta che dovessero per forza andare
per di là per tornare a casa. Ad un certo punto il loro obiettivo girò l’angolo,
ma quando anche loro lo seguirono di lui non c’era più
traccia.
Jun: Ma…
dov’è finito? È stato troppo veloce!
Tomoe: Forse
abita da queste parti…
?: Per caso
mi state pedinando?
Entrambi si
spaventarono e si voltarono di scatto, vedendo che il ragazzo era nascosto
dietro una pila di scatole.
Tomoe: M-ma
no! Noi… noi volevamo solo sapere almeno come ti chiami!
?: Non credo
sia un argomento interessante…
Jun:
Uffaaaaaa! Ora basta girarci attorno! Sei o non sei
Bahamut?
L’espressione
del ragazzo non cambiò, ma il suo sguardo sembrava più pungente.
Era di sicuro
più bravo di Shinku a nascondere le sue emozioni, ma era anche capace di usarle
per intimidire chi gli stava di fronte.
?: Bahamut?
Il drago mitologico?
Jun: Voglio
solo sapere se sei tu o no, nient’altro.
?: E cosa ti
farebbe pensare che sono io?
Jun: Tu non
sei un normale umano. Nessuno potrebbe sferrare un calcio con la stessa velocità
con cui lo hai fatto tu, nemmeno dopo un allenamento a dir poco estremo. Tu sei
al di sopra del limite umano, e solo chi ha Bahamut sigillato in se può essere
così potente e parlare così bene una lingua straniera.
Il ragazzo si
allontanò un po’ dai due, per poi fermarsi a pochi metri di distanza. Senza
voltarsi verso i suoi interlocutori disse.
?: Ora ho
altro da fare, c’è una persona che mi aspetta. Se volete continuare il discorso
vi aspetto domani sotto l’albero a quest’ora.
Ricominciò a
camminare, quando Tomoe lo chiamò di nuovo.
Tomoe:
Aspetta! Come ti chiami?
Senza
fermarsi il ragazzo rispose loro.
?: Mi chiamo
Giuseppe, se sapere il mio nome può farti piacere.
Dopo queste
parole Jun e Tomoe si diressero subito a casa del ragazzo per avvertire gli
altri della scoperta, mentre Giuseppe raggiunse una casa poco
distante.
Giuseppe:
Claudia, sono tornato!
Una ragazzina
bionda scese rapidamente le scale e gli si buttò addosso, felice come una
bambina che ritrova il suo pupazzo preferito.
Claudia: Era
ora che tornassi fratellone! Non puoi immaginare quante cose belle ho
trovato!
Giuseppe:
Posso immaginare… così come posso immaginare la tua reazione quando scoprirai
che ho preso…
Claudia:
Evviva! Lo sai che vado pazza per i dango!
Giuseppe:
Vedi di non ingozzarti troppo. A proposito di dango, dov’è finito il
gatto?
Claudia:
Intendi Dango? È di sopra che schiaccia un pisolino. Ora glie ne porto
uno…
Giuseppe: Che
ti ho detto riguardo ai dolciumi per gli animali?
Claudia: …
Che a gatti, cani, criceti e simili cibi dolci fanno male…
Giuseppe:
Infatti, ricordati anche i criceti della tua amica, che a forza di dargli la
cioccolata li ha fatti morire in due mesi.
Claudia: Ora
però vieni a vedere che ho preso! C’è una sorpresina anche per
te.
Giuseppe:
Come sempre dopotutto…
La ragazzina
lo portò in una stanza dove erano ammassati alcuni souvenir, alcuni anche
piuttosto ingombranti.
Claudia:
Allora… questo vaso è per mamma, questo palmare è per papà, questi poster per
Isa e…
Giuseppe:
Meglio lasciar perdere o finiamo domattina…
Claudia:
Almeno vedi che ti ho preso!
Giuseppe: E
va bene. Che hai preso stavolta?
Claudia:
Questi due! Belli vero?
La ragazza
porse al fratellone due statuine.
Un dragone ed
un serpente marino.
Giuseppe:
Dove li ha presi?
Claudia: In
una fumetteria. Ce ne erano anche altri che raffiguravano le Evocazioni di Final
Fantasy, ma ho preferito questi. Dopotutto Bahamut è come se fosse il tuo alter
ego.
Giuseppe: E
l’altro che c’entra?
Claudia: Beh,
Leviathan e Bahamut sono una bella accoppiata, non credi? E poi mi sembrano
molto adatti a te.
Giuseppe
sorrise leggermente, così da non far capire alla ragazzina che stava
pensando.
Lei non
sapeva quanto quelle due statuine avessero davvero molto da condividere con
lui…