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Autore: gothic_ombra    07/07/2014    7 recensioni
Hermione è veramente stufa dello stuolo di ragazzine cinguettanti che da quando Krum ha preso l'abitudine di passare i pomeriggi in biblioteca a pochi tavoli di distanza da quello dove sta cercando di studiare e cercherà di mandarle via a tutti i costi. Ma qualcosa andrà storto e Hermione dimenticherà completamente il proprio studio per dedicarsi a qualcosa di più interessante.
So che questa non è una coppia shippata ma mi farebbe piacere se qualcuno avesse voglia di leggere ugualmente la mia storia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Viktor Krum | Coppie: Vicktor/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Oggi si studia lingue!

Hermione, ormai furibonda, posò il pesante dizionario di rune che stava consultando per una traduzione e si diresse come una furia verso la scrivania di Madama Pince per protestare.
“Mi scusi… ma non sente questo baccano? Perché non rimprovera quelle ragazze così chiassose? Non è lei la prima ad infuriarsi se qualcuno gira pagina troppo rumorosamente di solito?”
Ma le sue parole andarono a vuoto. La (di solito) facilmente irritabile bibliotecaria non la stava minimamente ascoltando e portava sul volto un’espressione ebete e sognante mentre fissava con insistenza un punto un punto ben preciso dell’ampia biblioteca. Un tavolo, lo stesso tavolo che era circondato da quello stuolo di ochette starnazzanti e al quale era seduto quell’orribile, spocchioso, presuntuoso e vanitoso ragazzo.
Infastidita e oltremodo delusa dall’atteggiamento della donna, Hermione cercò di attirare la sua attenzione alzando la voce e chiamandola ripetutamente.
“Madama Pince? Madama Pince mi ascolta? MADAMA PINCE!”
Ma la bibliotecaria sembrava ancora completamente assorta, così la ragazza diede uno strattone al suo braccio e, con tono sempre irritato ma ora macchiato da una punta di malizia, disse: “Madama Pince ma che fa? Pensi  al povero mastro Gazza, cosa direbbe se la vedesse fissare in questo modo un uomo che non sia lui?”
A quelle parole la donna si riscosse dal suo stato di trance e guardò Hermione con gli occhi sbarrati in un’espressione a metà terrorizzata e furiosa, mentre lei ricambiava lo sguardo ghignando.
Dopo qualche secondo la bibliotecaria iniziò a balbettare una risposta. “Ma… ma che… ma… cosa… signorina Granger! Che cosa sta dicendo? Io non sto fissando nessun giocatore di Quiddich di fama internazionale… ehm… e poi cosa diavolo c’entra Argus ora?” A quel punto Hermione, decisamente divertita, si strofinò le mani e si leccò le labbra prima di rispondere.
“Andiamo… lo sanno perfino i poveri elfi che lavorano giù in cucina della sua storia col nostro caro custode… e poi… quando mai ho parlato di giocatori di Quiddich?”
La bibliotecaria, punta sul vivo, cercò una scappatoia cambiando argomento e chiedendo alla ragazza di cosa avesse bisogno.  Ora la riccia sapeva che la donna la avrebbe ascoltata e avrebbe fatto il proprio dovere per smentirla sul fatto che si fosse lasciata distrarre da Krum come un'adolescente scemetta. Così, soddisdatta, le ripetè il proprio richiamo nei confronti di quel branco di uccelini cinguettanti e le spiegò che con tutto il chiasso da esso provocato le impedisce la concetrazione e le rallenta enormemente lo studio.
Così, per quanto le dispiacesse, Madama Pince si alzò e, seguita da una sempre più sorridente Hermione, raggiunse il tavolo che fino a poco prima aveva tanto fissato; cercò di intimare alle ragazze di lasciare la biblioteca ma , trovatasi davanti al famoso mago dall'espressione arcigna, le uscì solo qualche parola sconnessa attorniata da un paio di risatine nervose e l'effetto non fu neanche lontanamente intimidatorio.
Dietro di lei la riccia era incredula: come poteva una donna con l'esperienza di vita, la cultura e l'età di Madama Pince potesse farsi mandare in pappa il cervello in questa maniera da un ragazzo giovane e con ogni probabilità disinteressato a qualsiasi cosa che non siano le proprie adoranti fans e neanche particolarmente carino? Solo il fatto che fosse dannatamente bravo a volare e per questo famoso poteva scatenare la pazzia di donne mature e intelligenti come quella che aveva davanti? Era davvero sconvolta del potere che poteva avere la fama.
Si riscosse in fretta da quei pensieri e prese in mano lei la situazione. Si piazzò di fronte al tanto nominato ragazzo e urlò tutto d'un fiato com'era suo solito: "Senti brutto scimmione volante che non sei altro, o fai in modo che questo stormo cinguettante sloggi da questo locale che, per chi non lo sapesse dovrebbe essere adibito alla lettura, allo studio e soprattutto al silenzio, o , ancora meglio alzi tu quelle tanto agognate chiappe e esci portandoti appresso tutte queste graziose fanciulle che..." Si interruppe e arrossì leggermente notando lo sguado sorpreso e compiaciuto che questi le stava rivolgendo. Viktor Krum non guardava mai in quel modo le sue fans, si limitava a fare un sorriso annoiato quando lo pregavano di fare una foto insieme a loro e a firmare in un gesto automatico e ancora più annoiato tutti gli autografi che gli venivano ansiosamente chiesti.
Hermione non si era ancora ripresa dalla sorpresa nell'essere osservata in maniera così attenta ed interessata da Krum che questi aprì la bocca per risponderle nel suo scarso inglese. La ragazza si sarebbe potuta aspettare qualunque cosa, ma non la risposta simile ad un grugnito che gli sentì dire. "Fa benne, io ora fa via, ma zolo ze tu fiene con me." "cosa?" Chiese la ragazza convinta di aver capito male. "Io fuole parlare con te. Tu fuole venire? Io manderò fia le altre ragaze se tu fiene con me a fare un giro fuori." Rispose il cercatore facendole l'occhilino e ottenendo così il disappunto delle ragazze e di Madama Pince. 
Hermione, ormai del tutto dimentica della propria traduzione di rune, annuì. Non sapeva bene neanche lei cosa l'avesse spinta a compiere quel breve cenno del capo ma, che fosse stata rapita da quello sguardo penetrante o che si trattasse di semplice curiosità, non aveva più importanza: ormai aveva accettato e non poteva tirarsi indietro.
Tornò quindi al tavolo dove era seduta lei prima, raccolse i propri libri infilandoli frettolosamente nella borsa raggiunse Krum e, timidamente, prese la mano che questi le porgeva sotto gli sguardi assassini delle ragazze che ancora lo circondavano come guardie del corpo. Il ragazzo, come promesso, provò a chiedere loro di allontanarsi gentilmente, ma vedendo la scarsa collaborazione da esse mostrata, le spinse via senza troppi complimenti e scappò stingendo ancora nella propria la mano di una sempre più sorpresa Hermione.
Quando finalmente i due raggiunsero il portone della Sala d'Ingresso e uscirono nel parco, il giocatore di Quiddich si guardò intorno ancora per qualche attimo prima di rilassarsi e rallentare il passo, rendendosi conto che la ragazza dietro di lui era ansante e rossa in viso. 
Giunsero alla riva del lago tenedosi ancora per mano e quando se ne accorse la riccia arrossì ulteriormente, ma Krum non sembrava minimamente intenzionato a lasciarla andare.
Si sedettero vicini e si guardarono negli occhi per qualche secondo, lei sempre più rossa e lui sempre più sorridente.
Hermione scavò nella propria memoria in lungo e in largo, ma per quanto si sforzasse non riusciva proprio a ricordare di aver mai visto in nessuna delle tante foto che i Weasley custodivano gelosamente il ragazzo con un sorriso così bello e accattivante. In quelle immagini era sempre così arcigno e le rare volte che si decideva a incurvare la bocca verso l'alto si trattava sempre di sorrisi falsi, annoiati e privi di qualsiasi calore.
Tutta un'altra cosa rispetto al luminoso, ampio e (doveva ammetterlo) bellissimo sorriso che stava invece rivolgendo ora a lei.
Fu riscossa da questi pensieri dal moro che, un po' incerto, aveva provato a fare conversazione iniziando a parlare con quella sua voce roca che prima  la ragazza aveva mentalmente paragonato al grugnito di un orco e che ora invece le pareva somigliare a qualcos'altro, qualcosa di molto più dolce al quale non riusciva a dare un nome.
"Tu sei Herr-mioni, ciusto? Io ho zentitto tuo amico con peli rozzi chiamare tu cozì." La ragazza sorrise, capendo il riferimento a Ron e alla sua chioma infuocata, per poi rispondere: "Oh si, lui è Ron, un ragazzo un po' strano ma dal cuore d'oro, una persona speciale..." Lasciò qualche istante la frase in sospeso guardando il lago con aria sognante prima di continuare a parlare. "... Ah si, si, comunque il mio nome è Hermione, so che forse per te è un po'complicato da pronunciare, ma con un po' di esercizio ce la puoi sicuramente fare!" Taque qualche altro istante regalando un sorrisetto imbarazzato al suo interloquitore per poi chiedergli: "E tu sei... Viktor, giusto?" "Zi. Herr-mioni tu zai che zei dafero pelissima?" A quell'affermazione lei arrossì fino alla punta dei capelli, tanto d fare invidia a quelli dei Weasley, prima di bofonchiare un grazie di risposta.
Rimasero in imbarazzato silenzio per qualche minuto quando le venne in mente che il ragazzo l'aveva invitata a passeggiare con lui dichiarando di volerle parlare e stava per chiedergli cosa volesse dirle quando si rese conto che quella del ragazzo era solo una banale scusa per convincerla a seguirlo e per passare del tempo con lei. La cosa la lusingava non poco. Era sicura che Ron non le avesse mai chiesto di passare del tempo solo con lui e la cosa la irritò leggermente. Solo in quel momento si ricordò della persona che le teneva compagnia e si accorse che il silenzio tra loro si stava prolungando un po' troppo; così disse la prima cosa che le venne in mente, restando sempre nel tema "Io sono Hermione Granger e devo imparare e sapere sempre tutto per non fare mai una cattiva impressione su nessuno".
"Ti va di insegnarmi qualche parola in bulgaro? Io sarei felice di fare lo stesso con te aiutandoti con l'inglese... sempre se ti va.." "Zi, zi! E' una zplendida idea!"

Così passarono un allegro pomeriggio tra accenti sbagliati, pronuncie storpiate e tante risate.
Ogni tanto uno dei due cambiava discorso e raccontava all'altro qualcosa di sè.
Così Hemione scoprì com'era la vita a Durstrang,  seppe del regime duro e triste applicato in quella scuola, le torture che Karkaroff infliggeva a chi infrangeva anche solo leggermente le regole dell'Istituto, lesse nei piccoli ma profondi occhi del ragazzo tanto dolore che cercò di curare facendolo pensare ad altro, scherzando con lui e raccontando a sua volta della sua infanzia, dei suoi genitori dentisti, della vita da babbani in generale e poi ancora di Hogwarts, di Silente, dei professori, dei compagni, Harry... di Ron.
Già, Ron, Hermione non riusciva a spiegarsi perchè le capitasse così spesso di arrivare a parlare di lui... si è vero, parlava molto anche di Harry, in fondo loro erano i suoi migliori amici... ma iniziò a rendersi conto di parlare un po' troppo di loro quando notò lo sguardo leggermente infastidito che Viktor le lanciava ogni volta che nominava uno di loro e il rosso in particolare.
Comuque tra racconti tristi e racconti più allegri, contornati sempre dalle lezioni di lingue che si impartivano a vicenda, giunse l'ora di cena e quindi per loro di salutarsi. Ma non fu affatto un addio.

Nei giorni successivi si videro ancora e ancora, sempre più spesso, finchè un giorno lui non le confessò di averla notata fin dal primo momento che era entrato in Sala Grande con il resto dei suoi compagni di Durmstrang e di aver passato tutto quel tempo in biblioteca prima che loro si conoscessero solo per poterla vedere almeno da lontano.
Le disse che il giorno che lei gli si era piazzata davanti come una furia non aveva potuto fare a meno di sorridere ed esultare dentro di sè. Anche se non nel modo più gentile e garbato del mondo, la ragazza che tanto lo aveva fatto sospirare finalmente gli stava rivolgendo la propria attenzione e gli stava addirittuara parlando!
Ogni volta che Hermione sentiva una di quelle piccole confessioni da parte di Viktor prima arrossiva poi, senza una parola, lo abbracciava di slancio.
Poi chiudeva gli occhi e per un istante, uno solo, credeva di abbracciare Ron, per poi staccarsi dal moro e riaprirli sentendo una piccola goccia salata staccarsi da uno di loro e venir prontamente asciugata dal ragazzo di fronte a lei al quale diceva sempre di essersi commossa, e in parte era vero. Quel ragazzo, che tempo prima aveva creduto arrogante e odioso, era di una dolcezza disarmante con lei e la faceva stare bene come mai nessun altra persona era riuscita. Nemmeno con Harry e Ron stava così bene. Sì, è vero, con loro si divertiva sempre e le piaceva strigliarli quando la imploravano di farle copiare qualche tema... ma con Vicktor era un'altra cosa. Nessuno la capiva bene come ci riusciva lui. Nessuno la faceva sentire davvero protetta, amata. Nessuno tranne lui. Viktor Krum.

Per queste ragioni la ragazza decise di provare a ricambiare l'affetto e la dolcezza con le quali Lui la accoglieva ogni volta che si vedevano.

Quel sabato mattina, non avendo lezione, decise di non indossare l'uniforme e, per una volta, provò a curare un pochino più del solito il proprio aspetto, indossando una camicetta azzurra abbastanza aderente ma non troppo scollata abbinandola ad una gonna a righe che alternava lo stesso colore della camicetta ad un viola chiaro e leggero. Non volle rinunciare alle proprie scarpe da tennis ma decise di cambiare il loro colore con un incantesimo e farle diventare di un blu leggermente più scuro di quello che aveva addosso e nel lievissimo trucco che, per la primissima volta in vita sua, aveva deciso di applicare al proprio volto.
Guardando nel grande specchio che Lavanda aveva appeso dietro ai loro letti e che percorreva buona parte delle pareti circolari del dormitorio femminile di Grifondoro, Hermione vide una bella ragazza vestita in modo allegro e colorato, ma non in modo stravagante come quella ragazza strana del terzo anno di Corvonero* e neanche sicuramente a quelle ragazze poco vestite che gironzolavano sempre intorno al suo Viktor.
Sì, suo. aveva ormai intuito quali sentimenti dovesse provare il ragazzo nei suoi confronti e aveva deciso di provare a restituirgli un po' dell'amore che lui continua goffamente a darle.

Uscì di corsa dal dormitorio e si diresse verso la biblioteca, che era ormai diventata il loro luogo di incontro simbolico anche se andavano quasi sempre da tutt'altra parte.
Viktor ormai conosceva a menadito il castello e buona parte dei suoi passaggi segreti e Hemione aveva più volte visitato la nave di Durmstrang e in particolare la stanza del ragazzo, che incredibilmente era piena di libri quasi quanto la sua.

Ma quel giorno doveva essere speciale e nessuno doveva interromperli perchè era sicura che non sarebbe mai riuscita a tirare fuori una seconda volta tutto il coraggio che le era servito per prendere quella decisione.
Così decise che lo avrebbe portato nella Stanza delle Necessità, dove era sicura che nessuno sarebbe potuto entrare mentre c'erano già loro.

Davanti alla biblioteca Viktor era già lì che la aspettava circondato dalle solite ragazze appiccicose e appena vide Hemione si aprì in uno di quei sorrisi speciali, sinceri e bellissimi che riservava sempre e solo a lei.
La riccia, dopo aver lanciato uno sguardo disgustato a Daphne Greengrass, una ragazza Serpeverde del suo anno particolarmente sfacciata che si stava spudoratamente strusciando contro la gamba di Krum cercando di attirare la sua attenzione, prese il moro per mano e iniziò a trascinarlo su per la scalinata di marmo e diretta al settimo piano.
"Hey Herr-mioni pefghe tutta cvesta fretta? Dove mi ztai portando? E pefghe cvella faccia? Zempri arrappiata!" Le chiese leggermente intimorito il cercatore.
"Lo sono, Viktor, lo sono. Quella serpe schifosa non poteva toccarti e strusciarsi contro di te in quel modo!" Fu la sua furibonda risposta di Hermione.
Krum, stupito dal tono spiccio usato dalla ragazza tacque mentre cercava di starle dietro in quella pazza corsa finchè lei stremata, non si fermò in mezzo ad un corridoio e cominciò a fare avanti e indietro per un tratto di circa tre metri. Dopo che fu passata tre volte davanti ad un preciso punto del muro sotto i suoi occhi increduli apparve una piccola porta di un bel legno chiaro.
La ragazza si voltò e, vista l'espressione stupita dipinta sul volto dell'altro il suo volto si addolcì e, dopo averlo invitato ad entrare e avergli spiegato lo strabiliante potere della Stanza, si scusò per i modi bruschi di pochi minuti prima. Gli spiegò, tirando fuori un'audacia che non sapeva appartenerle, che quel comportamento e quella rabbia che avevano animato il suo corpo fino a pochi minuti prima erano stati causati da un sentimento che da qualche tempo aveva iniziato a bruciare dentro di lei ogni volta che una ragazza si avvicinava troppo pericolosamente a lui. Gli disse di aver capito di essere estremamente gelosa delle sue fans petulanti e di voler essere l'unica donna nei suoi pensieri.
Disse tutto questo d'un fiato e poi si avventò sulle labbra del finalmente davvero SUO Viktor senza aspettare alcuna risposta.
Poi, però, questo attacco di coraggio da Grifondoro finì e la ragazza, resosi conto di quello che stava facendo, lasciò le braccia del ragazzo, divvenne rossa dalla vergogna e tentò di scappare via  dalla stanza.
Ma non ci riuscì. Un braccio forte, muscoloso e dannatamente bello la tirò indietro e Hermione si ritrovò con il viso ad un centimetro da quello di Krum, che la guardava con un misto di adorazione, gioia, terrore e sì, anche amore.
Su quel volto arcigno comparve un altro meraviglioso sorriso, ma questo era diverso da tutti gli altri: non si trattava più di uno di quei sorrisi che riservava ad Hemione, la sua nuova grande amica, l'unica ragazza che abbia voluto conoscerlo per come era davvero e non soltanto come VIP e che lui segretamente ammirava e amava.
No, quel sorriso era per Hemione la sua ragazza, una cosa completamentee diversa e incredibilmente bella.

Le prese il volto fra le mani e le diede un lungo e dolce bacio, fermandosi solo per sussurrarle all'orecchio parole dolci con la sua voce da orco e ripeterle all'infinito che è "pelissima", che vestita in quel modo è un incanto ma che per lui lo è sempre e comunque la migliore e che nessun'altra ragazza gli interessa, per poi riprendere a baciarla talvolta delicatamente e con quella dolcezza che mostrava sempre e solo a lei e taltolta con foga e passione, ma sempre con amore.
Una piccola parte di Hemione pensava ancora ad un certo ragazzo dai capelli rossi ma questi pensieri furono presto seppelliti dalla parte più forte e razionale, quella che le diceva che Ron non l'aveva mai notata e che la considerava solo una buona amica, che le ripeteva continuamente di dimenticarlo e che ora non faceva altro che farle notare il gran cuore del ragazzo di fronte a lei.
Per questo smise di pensare al suo amico e ci concentrò unicamente sui baci, le carezze e le parole del suo ragazzo.

"Herr-mioni, tu fiene al Pallo del Ceppo con me, zi?" Sentì chiedere a Viktor poco dopo. "Certo, non dovresti nemmeno chiederlo!" Fu la sua pronta, gioiosa e commossa risposta.

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NDA

Buonsalve potterheads, come state?

L'idea per questa storiella è venuta fuori questa mattina,
quando, per puro caso, ho cliccato sulla coppia Vicktor/Hermione e
ho scoperto con gran sorpresa che pochissimi hanno scritto su di loro!
Ok, so che non è una coppia molto shippata, io stessa non la amo,
ma mi è dispiaciuto per loro in fondo, a differenza di molte altre largamente trattate
su questo sito (l'esempio più lampante è la Dramione), è una coppia realmente esistita.
Per queste ragioni ho voluto provare a raccontare del loro primo incontro e di come,
secondo me, potrebbe essersi evoluta la situazione fra di loro.

Ho fatto il possibile per rimanere nell' IC ma mi rendo conto di essere comunque finita parzialmente nell'OOC in qualche punto.
Ma alla fin fine mi sento abbastanza soddisfatta del mio lavoro, e gradirei davvero se qualcuno di voi avesse voglia di lasciarmi una piccola recensione allo scopo di conoscere il parere di un esterno e, soprattutto, di migliorarmi.
Ringrazio in anticipo chi lo farà e vi prego di essere spietati quanto basta e di farmi notare anche il più insignificante degli errori.

 Grazie anche ai semplici lettori silenziosi.

Ombra

  
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