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Autore: TheDevilAngels    27/08/2008    1 recensioni
Ma il ragazzo non lo ascoltò minimamente, continuando a guardare attorno a se, cercando di imprimere nella sua mente ogni minimo particolare e poi…si bloccò. I suoi occhi furono catturati da delle iridi color ghiaccio, il ragazzino vi si perse per quella che sembrò un ora; profondi e freddi come lamine d’acciaio fuso, gli ricordarono una tempesta che vide quando era piccolo…incatenò le sue iridi nocciola a quelle argento, fino a che Sirius non gli posò la mano su una spalla risvegliandolo da quel sogno che neanche lui sapeva spiegarsi bene.
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: James Potter, Lucius Malfoy
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Thank You Brandy

Thank You Brandy 

1° Capitolo 

Now I know that is my favourite colour  

Caos. Quella era la parola migliore per descrivere la moltitudine di ragazzini che camminavano disordinatamente, lungo il corridoio dei vagoni dell'Espresso per Hogwarts. Ovunque si sentivano urletti eccitati di ragazzine che vedevano passare il ragazzo che gli piaceva o risate di ragazzi che prendevano in giro o stuzzicavano le matricole del primo anno.  

James Potter osservava il tutto con vivo interesse, era il suo primo anno ad Hogwarts e tutto gli sembrava meraviglioso, a parte gli spintoni che lui e il suo nuovo amico, Sirius Black, ricevevano da ragazzi più grandi in cerca, come loro, di uno scompartimento dove passare il lungo viaggio che li attendeva.  

“James, muoviti! Così non troveremo niente, se te ne stai in mezzo al corridoio a osservare le farfalle volare!” urlò Sirius, cercando di sovrastare il  frastuono di tutte le voci eccitate.  

Ma il ragazzo non lo ascoltò minimamente, continuando a guardare  attorno a se, cercando di imprimere nella sua mente ogni minimo particolare e poi…si bloccò. I suoi occhi furono catturati da delle iridi color ghiaccio, il ragazzino vi si perse per quella che sembrò un ora; profondi e freddi come lamine d’acciaio fuso, gli ricordarono una tempesta che vide quando era piccolo…incatenò le sue iridi nocciola a quelle argento, fino a che Sirius non gli posò la mano su una spalla risvegliandolo da quel sogno che neanche lui sapeva spiegarsi bene.  

“Vieni, Bel Addormentato…” disse strafottente, trascinandolo dentro uno scompartimento dove vi erano altri due ragazzi, si sedette con loro ma rimase silenzioso per tutto il viaggio ancora perso nel pensare a quegli occhi che l’avevano tanto impressionato.  

*****

 James aprì la porta del dormitorio maschile Grifondoro del primo anno, dove era stato smistato con i ragazzi dello scompartimento e il giovane Black.  

La stanza era circolare e aveva le pareti rosso oro, i colori della casata. Cinque letti erano disposti  in circolo di modo che le matricole potessero vedersi in volto.  

James prese il letto di fianco alla finestra, mentre Sirius quello  accanto al suo. Il ragazzino silenzioso e perennemente serio, che adesso sapeva chiamarsi Remus, prese il letto di fronte a quello di Sirius, mentre l’altro ragazzo cicciotello e imbranato di nome Peter, scelse il letto di fronte a quello del giovane Potter.  

Con calma - per niente consona al suo carattere - James iniziò a disfare i suoi bagagli, mentre Sirius si distese sul letto, alzando lo sguardo blu oltremare verso il soffitto con aria mesta. Remus si sedette per terra iniziando a togliere, una per una, le sue vesti e riporle nell’armadio o nei vari cassetti e appoggiando le scarpe in un angolo dell’armadio, con cura quasi maniacale. Peter, stanco di sistemare le sue cose prese la sua bacchetta da sopra il comodino e sussurrò uno strano incantesimo sentito pronunciare a casa da sua madre, per sistemare la sua biancheria; il risultato fu disastroso: vestiti che volavano ovunque, una scarpa che finì diritta nel baule di Remus rompendo alcune ampolle per Pozioni, un libro che venne spedito nello stomaco di Sirius facendolo incavolare e iniziare a imprecare in tutte le lingue che conosceva, contro quella specie di ratto - come lo chiamava lui - che avevano per compagno, mentre l’altra scarpa andò a finire dritta sul viso di James, facendogli cadere gli occhiali e iniziare ad imprecare, all’unisono con il suo vicino di letto. 

“Lurido, Cretino, ma cazzo prima di usarla la bacchetta impara a fare magie!” disse Sirius, infierendo sul ragazzo intento a radunare le sue cose in giro per la stanza. Remus, intanto, raccattava i vetri delle ampolle delle pozioni con sguardo affranto. 

Cieco ed abbastanza in difficoltà, Potter cercava, andando a tentoni con le mani, sul pavimento i suoi occhiali. 

“Tieni James” Disse gentile e con in tono pacato il giovane Lupin, porgendogli gli occhiali.

 “Grazie” 

Sirius nel frattempo era intento a tirare dietro al ragazzo, chino sul pavimento alla ricerca di qualcosa, una scarpa…precisamente quella che era atterrata sul volto di James. 

“Stupido, ma io dico impara a camminare e poi corri, mangia e poi abbuffati…non corri e poi cammina…pezzente, cretino!” urlò il giovane Black correndo dietro ad uno spaventato Peter. Remus e James si guardarono sconsolati e decisero di fermare il fiume in piena che era in quel momento Sirius, afferrandolo per le braccia e tappandogli la bocca con una mano. 

Il ragazzino cicciotello si alzò tenendo in mano la scarpa incriminata, osservando con sguardo dispiaciuto i tre ragazzi in piedi davanti a lui. 

“Scusate davvero... Io credevo fosse facile... Non volevo causare tutto questo...Farò tutto quello che volete” affermò supplichevole, rivolto ai due moretti, dato che il diligente biondo si era allontanato da loro. 

Black e Potter si guardarono con un ghigno alquanto preoccupante, che fece pentire delle proprie parole il giovane Minus.  

Entrambi si girarono nel medesimo momento e attaccarono a parlare sincronizzati. 

“Ci farai i compiti per il prossimo mese, riordinerai la stanza, ci farai il letto, porterai i materiali a lezione... E pulirai anche le nostre scarpe se saranno sporche” 

Remus, al lato della stanza, scosse la testa un paio di volte, sorridendo della mente subdola dei suoi compagni di stanza. 

La porta del dormitorio si aprì con un tonfo, rivelando un ragazzino dai capelli castani cortissimi, dal taglio militaresco e il volto a forma di cuore arrossato; aveva il fiatone. I quattro ragazzi lo guardarono un po’ intontiti, non capendo cosa ci facesse quel ragazzino nel loro dormitorio.  

“E tu che ci fai qua dentro?” Esordì Sirius, fulminandolo con lo sguardo di chi non ama essere interrotto qualsiasi cosa stesse facendo. 

Il giovane ragazzo nel frattempo si era avvicinato all’unico letto rimasto vuoto e ci aveva gettato sopra, con poca grazia, i suoi bagagli. 

“Scusate mi ero perso. Comunque piacere di conoscervi, sono Frank Paciock” Si presentò porgendo la mano ai ragazzi, ora suoi compagni di stanza. 

“Sirius Black” Disse con tono duro, il ragazzo moro porgendo distrattamente la mano. 

Anche gli altri a turno, James, Remus e infine il paffutello Minus, si presentarono. 

In particolare quest’ultimo vide in quel ragazzino un po’ di se stesso, timoroso ed imbranato. 

“Adesso però sono stanco e quando sono stanco io, dormono tutti” Disse Black levandosi gli abiti e gettandoli alla rinfusa sul baule infondo al letto. 

“Ma io... Dovrei mettere apposto le mie cose” disse timidamente Frank  

“Domattina, così impari a non arrivare in ritardo!” sibilò Sirius, con fare da bambino viziato principe del mondo.  

E, mentre James e Remus - stanchi anche loro - si addormentarono facilmente, Peter e Frank si guardarono sconfitti, chiudendo in seguito gli occhi e crollando nel mondo di Morfeo. 

Il giovane caposcuola quella mattina si alzò dal suo giaciglio, con un leggero mal di testa e, dirigendosi al bagno, imprecò un paio di volte durante il breve tragitto, dopo essersi scontrato con il baule e l’angolo della scrivania accanto alla porta.

Si sciacquò il viso, sperando che l’acqua gelida lo risvegliasse almeno un po’, ma constatò che quel vecchio rimedio a quanto pareva su di lui non funzionava. Legandosi attentamente i lunghi capelli in una coda bassa si osservò alla specchio, controllando per lo più se era in condizioni per poter lasciare la stanza.

Un bussare incessante lo distrasse e, lasciando le scarpe accanto al letto, si alzò andando ad aprire.

La bellissima Narcissa Black, elegante anche nella semplice divisa scolastica, gli sorrise.

“Buongiorno Lucius, sono venuta per chiederti se ti va di salire con me e mia sorella Andromeda a colazione”

“Certo, finisco di prepararmi e vi raggiungo entrambe in sala comune”

Esattamente come detto, in meno di cinque minuti, aveva finito di sistemarsi ed assieme alle due ragazze arrivò in Sala Grande, dove presero posto al tavolo adibito ai Serpeverde.

L’ora di colazione era ormai quasi al termine quando in sala entrò lo strano gruppetto che, solamente la mattina precedente, aveva notato nel treno.

Contò  i presenti e sorrise quando si accorse che erano un'intera camerata. Il suo sguardo si soffermò sul più scapigliato, che rideva di gusto con un ragazzino un po’ più alto di lui dai capelli neri.

“Guarda Andromeda, c’è Sirius”

“Vado a salutarlo vieni?”

“Vai tu, io resto qua”

E mentre la giovane Andromeda si avvicinava al suddetto  ragazzo, Lucius studiò nei particolari il profilo di quel “bambino”.

Non si spiegava come mai fosse tanto incuriosito da lui, infondo di primini in sette anni ne aveva visti e molti, ma quel bimbetto lo affascinava.

 

  
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