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Autore: Serpentina    07/07/2014    10 recensioni
Lei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte".
Lui: strenuo sostenitore del motto "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte". Il suo obiettivo è fare carriera, non ha nè tempo, nè voglia di perdersi dietro ai battiti di un organo che, per lui, serve soltanto a mandare in circolo il sangue.
Così diversi, eppure così simili, si troveranno a lavorare fianco a fianco ... riusciranno a trovare un punto d'incontro, o metteranno a ferro e fuoco l'ospedale?
Nota: il rating potrebbe subire modifiche.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Aloha! Puntualissima, eccomi qui a pubblicare. Immagino (spero) siate curiosi di scoprire se Faith e Franz riusciranno a portare avanti un discorso serio senza saltarsi addosso e se Maggie e Ian combineranno qualcosa, perciò vi lascio al capitolo! ;-)
 



Scoop




“Lo scandalo è un pettegolezzo reso noioso dalla moralità.”
Oscar Wilde
 
Harry James era sempre stato metodico, e questo aspetto della sua personalità si era acuito al punto da diventare una vera mania dopo la morte dei genitori; investito da un improvviso e pesante carico di responsabilità, aveva fondato la propria condotta di vita su ordine e metodo.
Harper James era sempre stata vivace, e questo aspetto della sua personalità si era acuito al punto di farle ricevere una multa per taccheggio dopo la morte dei genitori; avviluppata in una prigione di autocommiserazione, e oppressa da un fratello che si era assunto l’onere non richiesto di sostituire suo padre e sua madre, aveva scelto di vivere alla giornata.
Si potrebbe pensare che due persone tanto diverse non si potessero soffrire, invece i fratelli erano legati da profondo affetto e dalla triste consapevolezza di essere per ognuno la sola famiglia rimasta.
Quella mattina Harry si svegliò con tutta calma, essendo di turno pomeriggio e notte, fece una doccia rigenerante e preparò la colazione per sé e per Harper.
Bussò alla porta della sua camera. Nessuna risposta. Bussò una seconda volta. Di nuovo, nessuna risposta. Dopo un terzo, infruttuoso tentativo, insospettito dal silenzio (al posto del solito “Ancora cinque minuti!”), spalancò la porta e rimase a bocca aperta: sua sorella lo fissava terrorizzata, coperta fino al naso, e, nel poco spazio libero accanto a lei..
–C’è qualcuno, qui- osservò Harry, attivando la modalità “fratello maggiore”.
–No, nessuno- pigolò Harper con una voce tremula che da sola bastava a comprovarne la colpevolezza.
Harry sospirò e, pensando che avrebbe dovuto aspettarselo, sospirò –Puoi uscire, Patty, prometto di non farti del male.
La testa bionda di Robert Patterson fece capolino da sotto le coperte, e una voce intrisa di sonno borbottò –Come hai fatto a capire che ero io?
–Sei l’unico che mia sorella non butterebbe fuori di casa dopo… dopo- rispose, avvampando: in fondo si trattava di sua sorella, beccarla a letto con uno dei suoi migliori amici lo aveva messo terribilmente a disagio. –E poi ho riconosciuto i vestiti sparsi sul pavimento. Com’è successo?
–Non lo so- ammise Harper con invidiabile candore. –Ci siamo incrociati qualche giorno fa e… si è riaccesa la passione!
Ignorando la reazione imbarazzata di Robert, Harry esalò –Q-Qualche g-giorno fa? Cioè… avrei potuto sorprendervi altre volte?
–Esatto- replicò con naturalezza sua sorella. –Anzi, ringrazia di non essere entrato due minuti prima, credo che i tuoi pudichi occhi e orecchie si sarebbero suicidati per la vergogna!
–Porca miseria, non sapete chiudere a chiave?
–Harp, ti prego, taci, non voglio ripetere l’esperienza di tre anni fa!- la pregò Robert, facendosi scudo col copriletto color pesca. I due si erano frequentati per un periodo all’insaputa del fratello di lei, e quando Harry l’aveva scoperto aveva dato un pugno a Robert, il cui naso non era più stato lo stesso.
–Rilassati, Patty, ormai ho capito che la persona poco seria in questa storia è mia sorella- lo tranquillizzò Harry. –Che intenzioni hai, Harp? Il mio amico ha il cuore tenero… tranne che con la povera Maggie Bell.
Robert non ebbe la decenza di mostrarsi dispiaciuto, anzi, sbuffò una risatina di scherno, Harper sbadigliò ed esclamò, stizzita –Maggie Bell? La balenottera bruna? Ti sbava ancora dietro? Credevo avesse un briciolo di dignità!
–Ahimè, sì- le rispose Robert, sogghignando. –Mi seguiva ovunque ed esaudiva qualunque mia richiesta come un cagnolino!
–Si rendeva utile… almeno quello!- commentò acidamente Harper.
I due continuarono a deriderla finché un esasperato Harry non sbottò –Vi rendete conto di cosa sta uscendo dalle vostre bocche?
–Uhm… parole?- rispose scherzosamente Harper, facendo ridacchiare Robert.
–State parlando di una persona, Harp, un essere umano, in carne e ossa, con un cuore, dei sentimenti…- ribatté suo fratello, prima di arrendersi alla triste verità: dietro gli occhioni da cerbiatta e l’apparenza angelica si celava una vera stronza. –Sai che ti dico? Fingi che non abbia detto niente. Sono felice che tu e Patty siate tornati insieme… vi meritate a vicenda!
–Dove stai andando?- gnaulò Harper.
–Fuori- ringhiò Harry prima di uscire di scena in grande stile, sbattendo la porta.

 
***

Brian si stava sforzando di mantenere un contegno adeguatamente mesto mentre sentiva senza troppa attenzione i vari discorsi di commiato di parenti e amici del fu Carter Ryan. Avrebbe voluto avere al suo fianco Faith, ma presenziare a un funerale illustre in compagnia di un’amica (nonché ex ragazza) avrebbe scatenato fastidiose illazioni, e non era il caso. Un vero peccato, perché - forse per deformazione professionale - aveva una visione tutta sua della morte, e non si poteva ascoltarla senza almeno sorridere: secondo la patologa i funerali erano comunemente ritenuti eventi sgradevoli non tanto perché celebravano la dipartita di un essere umano, quanto piuttosto perché rammentavano ai vivi che un giorno sarebbe toccato a loro. Sempre più a disagio, si guardò intorno: l’elegia di uno dei tanti conoscenti del defunto stava venendo offuscata dal mormorio di sottofondo misto ai singhiozzi da Oscar delle tre Mrs. Ryan, una delle quali, la prima, si tergeva elegantemente gli occhi con un fazzoletto ricamato.
“Che pagliacciata!”, pensò Brian, sbuffando mentre allentava il nodo della cravatta quel tanto che bastava a non soffocare. “Probabilmente, esclusi me e mio padre, nessuno è veramente triste che il vecchio se ne sia andato, e come dar loro torto? Carter ha pestato i piedi a troppe persone per costruire il suo impero, e le tre imperatrici non vedono l’ora di spenderlo penny dopo penny.”
Al termine della funzione lasciò il cimitero con suo padre James, che aveva colto l’occasione per visitare le tombe dei genitori; stava per salire in macchina, quando scorse l’inconfondibile sagoma del suo avvocato, Jack Wilkinson. L’uomo, noto nell’ambiente giuridico col soprannome di “The Guardian” ( in relazione sia al suo essere un fedele lettore della testata omonima, sia alla fredda ferocia con cui difendeva gli interessi del suo amico e facoltoso cliente, Brian), gli fece segno di raggiungerlo, Brian annuì e si precipitò da lui trepidante di curiosità.
–Cosa ci fai qui, Jack O’Lantern?- scherzò, chiamandolo col buffo nomignolo che gli aveva affibbiato all’università.
–Ho urgente bisogno di parlarti.
–Questo- gli fece notare il giovane Cartridge, –Mi sembra ovvio. Perché non sei venuto al funerale? Chiacchieravano tutti, qualche bisbiglio in più non avrebbe fatto differenza!
–Sarebbe parso sospetto se ti fossi presentato col tuo avvocato, non ti pare?- osservò Jack, per poi aggiungere –Senti, una fonte al ‘Mirror’ mi ha informato che domani uscirà un servizio-bomba in prima pagina… tieniti pronto.
–Tutto qui? Avresti potuto tranquillamente informarmi per telefono. L’ennesima panzana di uno scribacchino in cerca dei suoi quindici minuti di celebrità non merita tanto onore- ridacchiò Brian, sollevato. –Sarà il classico fuoco di paglia: un mese al massimo e si estinguerà da solo.
–Ne dubito- replicò Jack, esibendo un sorriso sibillino, quindi gli chiese –Sapevi che Carter Ryan… era sterile?

 
***

Il mattino seguente, nei sotterranei del Queen Victoria Hospital, una piccola folla ciarliera stava discutendo della felice soluzione dell’equivoco che aveva rischiato di mandare in ospedale ( o all’altro mondo) Andrew Dixon, fidanzato di Evangeline Ferrey, per impedire che Maggie Bell venisse a conoscenza di una notizia che l’avrebbe rattristata enormemente: la sua cotta storica, Robert Patterson, era stato visto passeggiare mano nella mano e scambiarsi tenere effusioni con la sorella del dottor James. Incurante di tre pazienti che attendevano con ansia di liberarsi delle tonsille, la dottoressa Ferrey teneva banco raccontando delle grasse risate e della riappacificazione a luci rosse che avevano seguito la visione di ‘Genital Hospital’.
–Perciò.. a Pasqua andrai a Malta- affermò con un pizzico d’invidia Joshua Elmond, che invece avrebbe trascorso le vacanze pasquali in ospedale, essendo di turno.
–Malta è stupenda, l’ideale per due innamorati- asserì Erin. –Quando ci andai col mio ragazzo, lasciammo la camera sì e no un paio di volte! Non so se mi spiego…
Il fidanzato di Erin, Chris Hale, la fulminò con lo sguardo, facendo tremare i maschi presenti, certi che se l’ex della dottoressa Campbell fosse stato lì in quel momento le avrebbe prese, per giunta da un ex rugbista!
–Fortunella!- trillò Thomas Jefferson, meglio noto come Jeff. –Il tuo ragazzo ha le due qualità dell’uomo da sposare: cuore d’oro e culo di marmo!
–Jeff!- lo rimproverò Maggie Bell, le cui guance si imporporarono immediatamente ( al contrario di quelle di colui che aveva provocato il rossore, che non mutarono di colore).
–Sorvolerò sull’apprezzamento al lato B del mio Andy e mi limiterò a darti ragione: di uomini così non se ne trovano molti… ancora a piede libero. Non sarà un anello di fidanzamento, ma direi che posso accontentarmi- sospirò Evangeline. –Sposarci sarebbe meraviglioso, ma, ora come ora, non possiamo permettercelo. Ne riparleremo più in là… sempre che non ci lasciamo, nel frattempo.
–Sciocchezze: voi due siete la coppia perfetta!- sbottò Diane Berry. –Vero, Faith? Faith?
Sentendosi chiamata in causa, l’interpellata alzò lo sguardo dalla copia del ‘Daily Mirror’ che stava leggendo.
–Scusate, ero distratta. Dicevate?
–Forse hai bisogno che il medico dei pazzi ti prescriva qualche pilloletta- rispose Diane, puntando il pollice verso Erin. –Nessuno sano di mente preferisce il Mirror all’Evening Standard.
–No davvero!- replicò con sussiego la Irving, per poi aggiungere, riportando gli occhi sulla pagina –Si dà il caso, però, che oggi abbia pubblicato una notizia interessante.
–L’ennesimo politico beccato a rubare i nostri soldi?- domandarono tutti in coro.
–No, solo lo scoop che Carter Ryan era sterile.
–Stracazzo! Dai qua!- esclamò Diane, strappandole di mano il giornale.
Erin, grazie alla considerevole altezza, riuscì a leggere da sopra una sua spalla.
–“Lo ha rivelato l’esame sul corpo effettuato per volere della compagnia di assicurazioni”. Furbi, eh? Cosa non farebbero pur di non sganciare la grana! Oho, sentite qui: “Crystal, terza ed ultima moglie del defunto, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Più disponibili, invece, sono state le due ex mogli del famoso affarista, che hanno così commentato: Avevamo sospettato qualcosa - voglio dire, invecchiando si comincia a perdere colpi, non aveva avuto figli da noi quando era giovane, figurarsi adesso! - era impossibile che questa sgualdrina di bassa lega fosse rimasta incinta come per magia! Non mi stupirei se saltasse fuori che è dell’idraulico… sa cosa si dice degli idraulici, no?”
–La raffinatezza in persona le due ex mogli, non c’è che dire- sputò Jeff.
–Non mi stupisce- asserì Josh. –E’ solo la dimostrazione che quella è una…
–Niente moralismi del cazzo, le due arpie hanno ragione: il vecchio era un coglione e lei una furbacchiona, fine della storia!- sbraitò Diane nel consueto linguaggio volgare (che risparmiava esclusivamente ai pazienti).
–Parole sante, Diane- annuì Evangeline. –E’ una becera dimostrazione del maschilismo imperante. Scommetto che se Mr. Ryan fosse stato Mrs. Ryan e avesse sposato un uomo di trent’anni più giovane vi sareste messi a sghignazzare, invece no, un uomo può fare quel che gli pare, la troia è lei! Ma fatemi il piacere!
–Non è una questione di sessismo, ma di stupidità- ribatté Erin. –Se sposi qualcuno che per età potrebbe esserti figlia o addirittura nipote devi essere consapevole: uno, che è attratta dal tuo conto in banca, non dai tuoi occhi, dalla tua gentilezza o quel che è, e due, che ti metterà le corna. Non invecchiano soltanto le donne, carini, se a noi si afflosciano tette e culo a voi cresce la pancia e si spompa il piffero!
–C’è un’altra possibilità: lo sapeva, e l’aveva sposata apposta- osservò saggiamente Faith. –Ma temo non lo sapremo mai.

 
***

–Husky!- urlò Chris prima di sedersi accanto a Franz, assorto nella lettura dell’ultimo numero di ‘Pathology’. –Quanto tempo! Un altro po’ e per riconoscerti saremmo stati costretti ad affidarci alla foto sul tesserino!
–Davvero spiritoso, Chrissino.
–Non lo è- rincarò Robert. –Capisco che adesso hai occupazioni più piacevoli, ma non possiamo arrivare al punto di dover indossare un reggiseno e riempirlo con due meloni per ottenere la tua attenzione!
–Se è un velato tentativo per estorcermi dettagli privati sul sesso con Faith, cascate male- “Perché il massimo che ci possiamo concedere sono pomiciate spinte” –Il gentiluomo gode e tace, come disse una volta il nostro Patty.
–Come puoi pensare che oseremmo chiedertelo?- mentì Harry. –Il nostro unico scopo è comunicarti una lieta novella: la moglie del nostro vecchio amico e collega Axel è incinta! Figlio numero quattro in arrivo a casa Hawthorne! Speriamo in un fiocco azzurro, le sue figlie mi hanno fatto comprendere perché si dice “auguri e figli maschi”… tre pesti del genere non si vedevano dai tempi di Attila!
–Parla per te, io i dettagli piccanti li pretendo!- gnaulò Chris.
–Erin non si arrabbierà con te per aver sparlato di una sua amica? Sai quanto le femmine tengano a queste inezie!- ribatté Franz nel tentativo di scampare all’interrogatorio.
–Mi ucciderà comunque: ho mancato di notare che ha cambiato colore di capelli. Ora canta per noi, fringuello: Faith è vivace di notte come lo è di giorno? Fonti affidabili hanno rivelato che vi date da fare nel ripostiglio dei coloranti.
–Galeotto fu il Blu di metilene- sghignazzò Harry James dando di gomito all’amico.
Franz, il cui viso era si era tinto di rosso pomodoro, borbottò –Jefferson me la pagherà.
–Hai sbagliato persona, amico, è stato il dottor King a informarci dei tuoi intrallazzi con la Irving- spiegò Robert. –Ha anche aggiunto: “Non gli ho affibbiato una sanzione disciplinare perché lo ammiro, al suo posto non sarei stato capace di ragionare sempre col cervello di sopra e non riservare trattamenti di favore alla mia donna!”
A quel punto Franz perse il controllo; si alzò di scatto e sbraitò –Ok, è poco professionale saltarci addosso nelle stanze vuote del reparto, ma cazzo, sono un essere umano, impazzirei se dovessi lavorare gomito a gomito con Faith senza poterla toccare, baciare.. lei è così… ma non pecco di parzialità, oh no. Ho tanti difetti, ma non mi lascio guidare dalle parti basse!- prese fiato e proseguì –Mai confondere lavoro e piacere. Mi sto impegnando a mantenere un atteggiamento di assoluta imparzialità nei confronti di Faith perché la amo. Non è raro che una donna faccia carriera sfruttando doti diverse da quelle intellettuali - un esempio lampante è Charlotte Higgins-, ma paga tale ingiusta ascesa a caro prezzo. E’ innegabile che i medici, dietro l’alone di scientifica serietà, non sono che un pettegoli pronti a criticare tutto e tutti, e una buona reputazione vale più dei gioielli della Corona. Se fosse stupida non avrei remore, ma Faith è preparata, non sopporterei che venisse additata come una specie di prostituta solamente perché abbiamo una relazione! Niente dovrà mai gettare ombre sul suo lavoro, e nessuno dovrà mai dubitare che i suoi successi sono meritati.
–Tutto ciò è molto nobile, Husky- mormorò Chris, tormentandosi le mani, –Ma ti sei, uhm, accorto di aver detto che, ehm…. la ami?
Franz scoppiò a ridere, inizialmente, poi, realizzata la portata delle parole di Chris, impallidì a sua volta, esalò –Merda!- e corse via. Aveva bisogno di riflettere, da solo.

 
***

L’esperienza aveva insegnato a Ian Dunne che le persone sono generalmente abitudinarie, e soltanto uno sconvolgimento fisico o emotivo le spinge a modificare le loro abitudini. Perciò, quando l’affezionata cliente Maggie Bell ordinò uno scotch doppio, al posto dell’usuale irish coffee, le chiese, sbigottito –Sicura di stare bene?
–Starò alla grande dopo aver bevuto quello scotch.
–Scotch in un pub irlandese? Così mi offendi!- scherzò, e le preparò il solito.
–Ho bisogno di roba forte- rispose Maggie, per poi guardarsi intorno nella speranza che il resto della baraonda del venerdì sera arrivasse presto.
–L’alcool non ti asciugherà le lacrime, né ti impedirà di versarne altre. Perché, invece, non ti accomodi- batté la mano su uno sgabello –E ti sfoghi? Prometto di custodire il segreto, se vuoi che resti segreto.
–Segreto? Praticamente lo sa mezza Londra! Soltanto io non ne ero a conoscenza, come al solito. I miei cosiddetti amici lo sapevano e me l’hanno tenuto nascosto.
–Volevano proteggerti.
–Da cosa? Non sono una bambina! Avrei continuato a vivere nell’ignoranza se non avessi sentito due ostetriche dire “Speriamo che la Bell la prenda bene, non la reggerei in versione annaffiatoio umano”! Ovviamente quella frase mi ha messa in allarme, ho fatto qualche domanda e... mi sono trasformata in un annaffiatoio umano, con ‘Let me love you’ per colonna sonora.
–Spero non allagherai il locale, stasera… se proprio dovessero uscirti fiumi di lacrime dimmelo, così ti porto a casa mia e ti uso per innaffiare le piante!- replicò Ian con una strizzata d’occhio. A Maggie scappò un mezzo sorriso che lo fece esclamare, soddisfatto –Visto? Sono riuscito a farti sorridere, e senza farti bere! Ecco il tuo irish coffee, comunque.
–Grazie- pigolò lei. –I miei amici non sono ancora arrivati, vero?
–No. Direi che hai tempo di goderti il caffè in pace…
–E raccontarti cosa mi ha ridotta a uno straccio- concluse per lui. –Va bene, tanto più che credo mi aiuterà a risollevarmi il morale. Mi piace... cioè, piaceva - non lo so, sono così confusa! - un collega che purtroppo è bello quanto stronzo. Anzi, chiamarlo stronzo è un’offesa per gli stronzi. Speravo che aiutandolo al lavoro ed essendo gentile con lui prima o poi mi avrebbe notata, invece… ho scoperto che mi ha presa in giro tutto il tempo. Oggi ho appreso che è tornato con la sua ex, la sorella di un suo amico.
–Non ho parole- abbaiò Ian. –Ti ha illusa e delusa per i suoi porci comodi! Se mi fossi trovato nei tuoi panni, lo avrei polverizzato!
–Gli ho gettato in faccia una tazza di caffè bollente, secondo te è sufficiente?- chiese Maggie, decisamente più serena.
–No, ma è il massimo della vendetta attuabile senza finire dietro le sbarre- rispose lui, prima di lasciarla per dedicarsi ad altri clienti, –Cambiando argomento… visto che ho seguito il tuo consiglio? I biscotti sono un successone!

 
***

–E’ una… tragedia… ragazze, una vera… tragedia- si lagnò Abigail Venter in Cartridge, ansante per l’allenamento in palestra.
Faith, sebbene la corsa sul tapis roulant la privasse del fiato, asciugò il sudore dalla fronte e rispose –La morte è un triste evento, ma fisiologico.
–Chi se ne frega della morte di quel vecchio noioso! Mi riferisco allo scandalo della paternità del figlio di Mrs. Ryan!- replicò Abigail, aumentando la velocità per sfogare la frustrazione.
–Come sta Brian?- chiese Bridget, per una volta senza secondi fini: il cognato di Mrs. Cartridge le somigliava troppo perché desiderasse rendere il loro rapporto più intimo.
–Benissimo, lui! Si divide tra casa, ufficio e studio di Jack.
–Brian Cartridge ha smesso di folleggiare?- esclamò Bridget, esterrefatta. –A quando la fine del mondo?
–B, il punto non è il cambiamento dello stile di vita di Brian, ma del nostro!- piagnucolò Abigail. –Io e Ben quasi non usciamo più di casa, e le rare volte in cui andiamo a trovare amici e conoscenti - oppure loro vengono da noi - la conversazione è dominata da questa vicenda scabrosa. Ieri, al tè di Mrs. Reilly, ero talmente esasperata da andarmene prima che venissero serviti i pasticcini!
–Una grave perdita, indubbiamente- sibilò Faith.
–Davvero!- annuì Abigail, che non aveva colto il sarcasmo. –L’unica nota positiva di questa situazione è che forse mio cognato imparerà a condurre una vita più sana.
Faith si morse un labbro per tenere a freno la lingua. Non appena si fu calmata, soffiò –Non ti ha sfiorata il pensiero che Brian è soddisfatto della sua vita e non ha alcuna intenzione di modificarla? Al posto tuo, mi preoccuperei: se un casinista festaiolo comincia a uscire di casa soltanto per andare al lavoro o dal suo avvocato significa che qualcosa non va… controversie legali?
–Se ti riferisci al fatto che Carter ha lasciato in eredità alle mogli, le uniche parenti in vita, la percentuale minima prevista per legge…
–Cosa? Il pupo… piglia tutto?
–Oh, no, non avrei dovuto dirlo! Bocca cucita, mi raccomando!- sussurrò Abigail in tono cospiratorio. –Ad ogni modo, non c’è da preoccuparsi. Jack è ottimista: se quelle megere sono avide come le si dipinge si accontenteranno dell’uovo oggi, piuttosto che rischiare di spiumare la gallina un domani per pagare la parcella dell’avvocato.
Faith e Bridget si scambiarono uno sguardo d’intesa e asserirono all’unisono –Data la consistenza della gallina, non ne sarei così sicura.

 
***

Fedele ai propri principi, Franz non mancava di riprendere Faith quando commetteva errori imperdonabili.
–Irving, perché la colorazione che stai per eseguire si chiama E&E?
–Perché si usano ematossilina ed eosina- rispose prontamente Faith, scrollando le spalle.
–Esatto. Cos’hai in mano?
–Ematos… nitroprussiato. Scusa, non so dove ho la testa- pigolò a testa bassa: sin da piccola prendeva le critiche molto seriamente, non era capace di farsele scivolare addosso, ne faceva una questione personale.
–Nemmeno io, ma so dove non ce l’hai: sul collo!- sbottò Franz. –Non accetto le tue scuse, come credo non le avrebbe accettate la paziente che avremmo dovuto biopsare di nuovo, se non ti avessi fermata.
Non dovette aspettare molto per scoprire cosa la turbava: in città non si parlava d’altro. Guy Fawkes avrebbe potuto resuscitare e far saltare in aria il Parlamento, Sua Maestà avrebbe potuto girare per le strade in bikini e nessuno vi avrebbe dato peso, tanto morbosa era la curiosità nei confronti dello scottante “caso Ryan”.
Faith lo esortò a prendere la situazione con filosofia.
–Passerà, vedrai- disse in tono conciliante. Era stesa sul divano di Franz, il mento poggiato sulla sua spalla, satolla e felice. Il suo favoloso fidanzato in prova aveva cucinato una cena deliziosa, consumata in un’atmosfera casalinga e rilassante; niente lume di candela o petali di rosa sparsi sul pavimento, il suo Franz non aveva bisogno di melensaggini per fare colpo. –L’opinione pubblica è come un cane stupido: fai vedere un pezzo di legno, rincorre il pezzo di legno; fai vedere una pallina, rincorre la pallina. Era inevitabile che una storia simile calamitasse l’attenzione generale: un uomo ricco e anziano, una moglie bella e giovane, l’adulterio…
–Il vero scandalo è che il fatto che ci sia di mezzo un marmocchio accresca l’accanimento- sbottò lui, abbassando la testa per sfiorarle il collo col naso e poi le labbra. L’aveva invitata a cena nella speranza che un pasto luculliano e una buona dose di vino la “sciogliessero” quel tanto che bastava a trasformare in realtà le fantasie che gli tenevano compagnia la notte, il mattino appena sveglio e sotto la doccia. Per assicurarsi il già probabile trionfo aveva deciso di farle una sorpresa: regalarle i biglietti per lo spettacolo di canti e balli tradizionali irlandesi che si sarebbe tenuto il diciassette marzo a Hyde Park. Per sfortuna (e con sommo disappunto dei suoi genitali), però, a differenza di Faith, non era assorbito dalla pseudo soap opera in cui era invischiato il caro Brian al punto da dimenticarsi del fantasma di Cyril. Prima avrebbe risolto quell’indovinello, meglio era. Una volta rassegnatosi alla triste prospettiva dell’ennesima notte in solitudine (e dire che qualche mese prima avrebbe tremato di raccapriccio all’idea di condividere “il suo già ristretto spazio vitale”) si era tuffato nella conversazione; a un certo punto, domandò, fremente di curiosità –E’ vero che il bambino eredita tutto? Si vocifera che le signore vogliano impugnare il testamento!
–Ah, non ne ho idea, me ne frego altamente di faccende legali- mentì. Si fidava di Franz, ma non era nel suo carattere tradire una confidenza. 
Weil intuì il suo disagio e si affrettò a tranquillizzarla, stringendola tra le braccia. L’equilibrio precario della posizione che avevano assunto lo spaventava, ma non osava proporle di spostarsi sul letto per timore che potesse fraintendere le sue intenzioni.
–Rilassati, non sei costretta a dirmi niente, se non vuoi- le assicurò, tracciando cerchi con l’indice intorno a una tripletta di nei sull’avambraccio di Faith.
Gli piacevano i nei della Irving, perfino più della sua abitudine di fare le fusa quando era soddisfatta. Adorava il modo in cui quegli accumuli di melanina perfettamente circolari risaltavano sulla pelle chiara; non c’era parte del corpo che ne fosse priva, neppure il palmo delle mani, anche se i più eccitanti erano senza dubbio quelli che gli aveva confessato di avere intorno alle areole e sul Monte di Venere.
–Ti prego, dimmi che non è il pensiero di Brian la causa di questa reazione!- ridacchiò a un certo punto Faith, strusciandosi contro di lui.
–No, la pistola che ho in tasca- scherzò Franz, per poi baciarla, ritrovandosi a sorridere contro le sue labbra: le precedenti esperienze non gli avevano mai fatto apprezzare il lato giocoso dell’intimità; forse era colpa sua, sceglieva ragazze troppo piene di sé, che ne facevano una questione di stato, privando il sesso di quella spontaneità e complicità che lo rendevano divertente, oltre che piacevole.
–Il Winchester che hai in tasca, vorrai dire!- replicò lei, rivolgendogli un sorriso ammiccante.
–Un fucile? Addirittura? Grazie del complimento…. anche se dubito entrerebbe nelle mie mutande- rispose Franz, sforzandosi di non scoppiare a ridere. –La tua conoscenza delle armi da fuoco mi spaventa, sai?
–Perché non hai idea di quanto è vasta quella di armi bianche e veleni!- replicò Faith con un sorriso poco rassicurante che raffreddò definitivamente i bollenti spiriti del povero Franz.

 
***

Jack Wilkinson rivolse un’occhiata omicida all’uomo seduto di fronte a lui. L’aspetto pallido e teso conferiva a Brian un’aria innocente che lo ringiovaniva di parecchi anni, controbilanciata dal velo di barba incolta che gli incorniciava la parte inferiore del viso.
“I’m tearing away. Pieces are falling, I can’t seem to make them stay.”
–Se non erro, ti avevo dato istruzioni precise- disse Jack a denti stretti.
–Comportati normalmente, non tradire lo stress, affidati completamente a me- cantilenò Brian come se stesse recitando una poesia.
–L’hai forse fatto? No!- sbraitò Jack, battendo un pugno sulla scrivania. –Sfido io che anche i maiali sparlano, ehm, grugniscono di te! Capisco ti senta in colpa, è normale, ma non puoi soccombere, devi reagire! Analizza la questione con un minimo di logica: quanti spermatozoi servono a fecondare un ovulo? Uno. Con quanti uomini andava a letto la adesso vedova allegra, escluso te? Vari. Quindi non c’è motivo di ritenere che il padre del pargolo possa essere tu.
–Eppure mi hai consigliato di sottopormi al test del DNA.
–Per smentire le voci di corridoio! Rifiutarsi equivarrebbe a un’ammissione di colpevolezza; sai come sono le persone: credono che chi è innocente non abbia mai paura.
Brian sospirò, guardando fuori dalla finestra –Non hai preso in considerazione la possibilità che il test risulti positivo?
Jack si accorse dell’ombra di sorriso apparsa sul volto dell’amico e sbuffò –Se non ti conoscessi, potrei pensare che lo speri.
–Non sarebbe conveniente: le tre arpie potrebbero usarlo come arma contro di me, in caso impugnassero il testamento; quella povera creatura rischia già di perdere i suoi soldi, dato che Carter li ha lasciati a suo figlio, non complichiamo le cose.
–Se avessi prestato più attenzione alla lettura del testamento e meno al decolté di Mrs. Ryan, sapresti che il documento recita “il bambino che darà alla luce mia moglie”, senza specificarne la paternità. Chissà, forse il vecchio aveva intuito qualcosa, ma bramava a tal punto un erede da fingersi cieco. Sarebbe una conclusione auspicabile da più punti di vista: il bambino riceverebbe certamente più cure e attenzioni da te che dalla madre, a giudicare dal modo in cui ne parlava le poche volte che ci siamo incontrati, e tu, in quanto padre, avresti molto più potere nella gestione dell’eredità… non che stia insinuando che deruberesti un neonato, sia chiaro!
–Non accadrà mai, Jack O’Lantern- asserì Brian con voce ferma e sicura –Innanzitutto, perché non sono io il padre, e poi perché nessun giudice con le rotelle a posto affiderebbe un poppante a me. E’ risaputo che non sono uno stinco di santo.
–Vero. Occupiamoci delle beghe patrimoniali, decisamente più facili da risolvere: dubito ti verrà negata l’amministrazione dell’eredità; sei un donnaiolo, non un ladro, negli affari hai sempre dimostrato una specchiata onestà.
–Diciamo… tutta l’onestà che si può permettere un uomo d’affari- precisò Brian, ora più tranquillo. –Ad ogni modo non potrei mai essere un padre, sono troppo ancorato alle mie cattive abitudini per cambiare. Curerò gli interessi del pargolo, di chiunque sia figlio, non perché provo dell’affetto per lui, bensì per espiare la mia colpa: ho scopato con la moglie di un altro, merito una punizione.
“I don’t care about anyone else but me. I don’t care about anyone.”
–Puoi ingannare te stesso, Brian, ma non riuscirai a ingannare me: sei migliore di come vuoi apparire, e saresti un buon genitore… se te ne fosse data la possibilità.
 
Nota autrice:
Perdono, non ho rivelato la soluzione dell’indovinello. Cosa c’è in profumeria? ;-)
Forse è implicito, ma ci tengo a ribadire che questa storia non ha intenti polemici, propagandistici e così via, le opinioni espresse dai personaggi non mi appartengono e se alcuni loro discorsi dovessero offendere qualcuno me ne scuso, ma credo non siano peggio di tanti che si sentono in giro.
Maggie, per la gioia di Ian, sta finalmente iniziando a disamorarsi di Robert, che si è ri-innamorato di Harper. Chissà se Harry è contento per la sua sorellina…
Se volete ascoltare la canzone che fa da sottofondo al pianto della dolce Maggie, eccovi il link: https://www.youtube.com/watch?v=VFHdFb0eqio
Se invece volete ascoltare la canzone che fa da sottofondo alla discussione tra Jack e Brian: https://www.youtube.com/watch?v=GmnPZQWyI8k
So che non potrò sfuggire in eterno a parti più “spinte”, ma finché riesco a inserire elementi divertenti anche nei momenti cucciolosi (per citare Bijouttina) di F&F, lo farò. Le scene arancione/rosse sono difficili da scrivere e dubito seriamente di possedere l’abilità per farlo senza cadere negli eccessi da porno scadente o trattato di Anatomia.
Sarà Brian il papà del piccolo? Credo lo abbiate già capito… quello che vi stupirà (forse) è la fine che farà la madre. Non dico altro.
Prima che vi annoiate troppo per leggere oltre, una vagonata di grazie di cuore ad abracadabra, Bijouttina, Calliope Austen, DarkViolet92 e madewithasmile, che hanno recensito, a Jane Gray, che ha recensito e segue la storia, e a eagle93, Holl99, jle11, pinkprincess, Roxanne90 e so91bi, che pure la seguono. <3 <3 <3
Chiudo con una domanda: che aspettative avete sul finale della storia e sul seguito? Così, per curiosità..
Au revoir!
Serpentina
   
 
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