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Autore: MarieAlex    08/07/2014    1 recensioni
Ivy è una giovane ballerina italo-americana di danza contemporanea. Vive a Los Angeles da quasi due anni e mezzo, mentre fa coppia fissa con Tom da uno. La loro sembra la classica favola rosa che tutte le ragazze sognano. Ivy ha tutto ciò che si può desiderare: una bella casa, un lavoro che la appassiona, un uomo fantastico che la ama. Quando però, una sera, il destino decide di far ritrovare nelle mani di Ivy un segreto incoffessabile, ogni sua certezza le crolla addosso. Il dolore e la rabbia che si impossessano della ragazza la faranno allontanare da quello che Ivy credeva essere il suo vero grande amore.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo! allora, premetto che io della città dove è ambientata la storia so poco o nulla, giusto qualcosa appreso dai telefilm americani, quindi perdonatemi se ci sono degli errori grossolani, please. Spero che questo capitolo vi piaccia, l'ho scritto un po' alla cavolo ma non sapevo in che altro modo stendere questo episodio. Divertitevi ^-^

I need a new direction 'cause I have lost my way

 

 

E' strano quando piove a Los Angeles, sembra che tutto il mondo si rattristi, ed è strano pensare che in questa città possa piovere per così tante ore. La pioggia rende questa metropoli ancora più caotica, non mi piace molto. In Italia sì, mi piaceva la pioggia, soprattutto i temporali primaverili: stavo seduta sulla poltrona ad osservare il verde rigoglioso della mia campagna senza stancarmi mai. Qui è tutto diverso, le cose cambiano alla velocità della luce.

Finalmente oggi sono tornata ad allenarmi, mi è mancata un sacco la mia compagnia di ballo. Ho passato due settimane intere a rimandare gli allenamenti, ma questa mattina mi sono svegliata con la voglia di ricominciare.

<< Tutto bene, Ivy? >> Audrey, una ballerina della compagnia, mi si avvicina con un turbante avvolto nei capelli. E' sempre un lampo a farsi la doccia, non so come faccia.

<< Sì, perchè? >>

<< Non so, forse non avresti dovuto fare tre ore consecutive oggi, non dopo aver saltato due settimane intere. >>

<< Ho fatto così tanto schifo? >> chiedo, alzando le sopracciglia.

Audrey scoppia a ridere. << No, no, non fraintendermi. Intendevo dire che sembri affaticata, tutto qui. >>

<< Ah... beh in effetti, la settimana di obbligo forzato non mi ha fatto granché bene. >> ammetto scherzando. Ho detto alla compagnia che mi sono presa l'influenza. Nessuno, a parte Effie, sa quello che è successo veramente.

<< Ehi, visto che è ora di pranzo, che ne dici di andare a mangiare al Sushi Wok? Ho proprio voglia di cucina giapponese. >> mi propone allegramente Audrey. Io ho proprio voglia di dormire sul divano invece, soprattutto con questo tempo.

<< Ehm, forse è meglio di no, sai... >> mi picchietto lo stomaco. << Credo che le mie difese immunitarie siano ancora debolucce. >>

<< E' vero, che stupida. >> Audrey si batte una mano sulla fronte. << Mi dispiace Ivy. Allora facciamo la prossima settimana, così non corri rischi. >>

<< Sì, certo. >> le sorrido di rimando, poi continuo ad asciugarmi i capelli. E' vero, però, è stata dura la lezione oggi; bastano pochi giorni di fermo che il corpo comincia a disabituarsi. La cosa positiva è che non devo costringermi a fare delle levatacce alla mattina, perchè le lezioni cominciano alle nove e mezza.

Una volta finito di sistemarmi, prendo il mio borsone e mi dirigo verso l'uscita della scuola, dove stanno entrando altre persone per cominciare gli allenamenti. Perchè non riesco a trovare l'ombrello? Cavolo, la cosa che mi dà più fastidio è prendere la pioggia. Oh, eccolo... fantastico, si è rotto. Sbuffo spazientita e faccio una corsa fino al parcheggio dietro la scuola. Salgo in auto, butto letteralmente il borsone sul sedile del passeggero e poi estraggo il cellulare dalla tasca dei jeans. Ho un messaggio di Effie in cui mi dice che ha preparato gli spaghetti per pranzo – ahi - e che mi deve parlare. Metto il viva-voce per chiamarla, mentre ingrano la marcia e imbocco la strada.

Mi risponde dopo qualche squillo. << Ehi, Ivy. >>

<< Effie, tutto ok? Mi hai scritto che mi devi parlare. Se è per scusarti in anticipo per gli spaghetti, sappi che non ti perdonerò. Ancora non hai imparato a cucinarli. >> scherzo io, oggi sono di buon umore.

<< No, non è per quello... >> il suo tono sembra aggravarsi.

<< Ef, che succede? Mi devo preoccupare? >>

<< No, no... senti, parliamo quando arrivi a casa. >> sento Lullaby che abbaia in sottofondo. Strano, è sempre stata tranquilla, non abbaia quasi mai se non per fare le feste, ma non mi sembra il caso ora.

<< Va bene, fra venti minuti sono lì. >> spengo la chiamata e continuo a percorrere uno dei tanti boulevard. Ora sembra aver smesso di piovere, ma il cielo continua ad essere grigio. Incontro un semaforo rosso, così rallento e aspetto pazientemente. Guardandomi intorno, mi volto verso la corsia alla mia sinistra. Il mio cuore ha un tuffo. Di fianco a me c'è una range rover bianca, imperlata di goccioline di pioggia. Sul sedile del passeggero è accucciato un bel cane dal muso nero ed il petto maculato, che comincia ad abbaiare contro il finestrino, verso la mia direzione. Lo conosco quel cane, Scotty. E conosco il suo padrone. Infatti, l'uomo alla guida si volta verso ciò contro cui sta abbaiando Scotty. E i nostri sguardi si incrociano. Tom. Oh cavolo.

Sembra così diverso, così maturo... si può crescere e maturare in pochi giorni? Ha l'espressione seria, ma i suoi occhi sono ancora dolci. E ancora ammalianti.

Non ci credo, con tutti i posti in cui potevamo essere, proprio allo stesso semaforo. Il cuore comincia a rimbombarmi nella cassa toracica, il mio corpo mi dice di aprire la portiera e di andare da lui, salire nella sua auto ed abbracciarlo. Ma la testa mi dice tutta un'altra cosa: vai via. Repentinamente, do un'occhiata al semaforo e mi preparo a partire. Appena diventa verde, schiaccio sull'acceleratore e sparisco in fondo alla strada, seminando la range rover bianca quasi con le lacrime agli occhi.

 

...........................

 

Arrivo a casa ancora sconvolta. Ok, sono passate due settimane ed io ho cercato di non pensarci, ma la reazione che ha avuto il mio corpo mi ha shockata, e so il perchè. Stringo forte il volante mentre faccio dei respiri profondi per calmarmi. La verità è che non lo voglio ammettere a me stessa, nemmeno con il pensiero. Scendo dall'auto e mi affretto ad entrare in casa. Lullaby mi corre incontro scodinzolando.

<< Ehi, ciao bella. >> la saluto accarezzandole la fronte. << Effie, sono tornata. Hai già preparato la pasta? Sto morendo di fame! >> esclamo, legandomi i capelli in uno chignon. Vado in cucina e la vedo intenta a preparare la tavola.

<< Ivy. >> mi saluta. << Sì, è quasi pronta. >>

<< Tutto ok? Hai una faccia... >>

<< Senti, te lo devo dire. >> afferma in tono tranquillo ma deciso, mentre scola gli spaghetti. Li versa sui piatti e li porta a tavola. << Tom è stato qui. >> si siede, e comincia a condire la sua porzione, come se nulla fosse. Mi siedo anche io: no, ok, tranquilla, va tutto bene. Prendo il mio piatto di spaghetti fumanti e, molto lentamente, comincio a mangiare.

<< Ok >> riesco soltanto a dire. << Che voleva? >>

<< Mi sembra ovvio... >> mi risponde lentamente Effie, guardandomi di sottecchi. << Gli ho dovuto dire dove ti trovavi. >>

<< Perchè? >> tranquilla, continua a mangiare.

<< Continuava ad insistere, voleva vederti... abbiamo quasi discusso, e non mi sembrava il caso di continuare. >>

<< Beh, ha ottenuto quello che voleva. Come sempre, d'altronde. Me lo sono trovato nella corsia accanto alla mia, ad un semaforo. >>

Effie si ferma con la forchetta a mezz'aria e la bocca spalancata. << E tu che hai fatto? >>

<< Niente, me ne sono andata. >> faccio spallucce e inforchetto altri spaghetti, anche se il mio stomaco si sta chiudendo. << Effie, non fare quella faccia. E' già tanto che ti abbia lasciato dirmi che è stato qui. >>

<< Ivy, mi è sembrato vuoto. Capisci? Come.. distrutto. >> Effie finisce l'ultimo boccone e appoggia la forchetta al piatto, e mi guarda attentamente.

Mi costringo a finire di mangiare anche io, non voglio far vedere che in realtà muoio dalla voglia di vederlo.

<< Sì, capisco. >> rispondo, senza aggiungere altro.

<< E... ? >> incalza lei.

Io la guardo severa. << Non so che cosa tu stia sperando che io dica. La questione comunque è chiusa. >> mi alzo e comincio a sparecchiare.

<< Ma non ti ha fatto nessun effetto sapere in che condizioni sta? >>

Oh si, amica mia, mi ha fatto un grande effetto, e fa male, tanto male. Vorrei farlo stare bene, perchè non è bello quando le persone a cui tieni di più soffrono. Nemmeno se sono loro nel torto. Sto solo cercando di nasconderlo, a te ma soprattutto a me stessa, perchè la rabbia che provo nei suoi confronti è troppo grande, e ancora non riesco a perdonarlo. << Avevo detto che non volevo sapere più niente di lui. >> voltata di spalle, sento sciogliermi il cuore.

<< Ma sta male... >>

<< Anche io, Effie. >> continuo a rimanere di schiena, con gli occhi bassi, mentre lavo i bicchieri.

<< Voi due non potete stare separati... >> continua lei, in tono più dolce.

<< Ma insomma, tu da che parte stai?! >> sbotto ad un certo punto. Mollo tutto, butto a terra il canovaccio, imbocco le scale correndo e raggiungo la mia camera, chiudendomici dentro. Ho bisogno di scappare da qui.

 

   
 
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