Capitolo 6:
Incubi
Incubi
Il misterioso Shogun uscì dall'ombra. La sua yoroi era di color ambra, indossava un Eboshi kabuto privo di maedate decorativi e i suoi occhi erano grigi. Sguainò la sua arma, un pugnale conosciuto come Wakizashi e famoso soprattutto perché i samurai lo usavano specialmente nel rito di suicidio del Seppuku, la lama s'illuminò e con esso aprì una porta dimensionale.
-Io vado, mio signore!-
Jorgon non disse nulla. Si limitò a rispondere con un leggero movimento del capo. Il samurai si ritrovò a fluttuare in uno spazio vuoto e dalla tonalità violacea. Volò dritto per un po' finché non si ritrovò davanti a quattro porte, sempre fluttuanti, di bronzo. Sorrise, ne aprì una e vi entrò. Nel frattempo, Seiya dormiva beatamente in una delle tante stanze per gli ospiti e cominciò a sognare. Nel sogno, si trovava al Santuario in Grecia e camminava guardandosi attorno come se cercasse qualcosa o qualcuno. A un tratto, vide Marin in cima a una collina.
-Marin! Finalmente ti ho trovata!-
Corse verso di lei, ma quando la raggiunse, la silver saint scomparve lasciando il ragazzo perplesso.
-M... Marin...-
Tornò sui suoi passi e riprese a camminare. Arrivato a un piccolo villaggio, si ritrovò davanti una figura che gli dava le spalle, inginocchiata in terra e avvolta da un lungo chitone bianco completo di cappuccio. Seiya era così concentrato a guardarsi in giro che rischiò di andarci contro se non se ne accorse all'ultimo istante.
-Accidenti, che cosa fai in mezzo strada? Per poco non ti venivo addosso!-
L'incappucciato non rispose e Seiya, dopo aver sbuffato, gli passò accanto. Mosso dalla curiosità, però, si girò per guardarlo meglio. Stava con il capo chino e le mani giunte.
"Mettersi a pregare in mezzo strada... roba da pazzi!"
A un tratto si fermò, si girò di scatto e lo guardò ancora.
"È una ragazza! E il suo volto sembra... no, non può essere!"
Si avvicinò a lei lentamente e tremando leggermente per l'emozione.
-Ehm... s... scusami...-
La ragazza aprì gli occhi color nocciola e alzò la testa.
-Che cosa vuoi? Sono occupata!-
Seiya non poté credere ai suoi occhi.
-Tu... tu sei... Seika! Sei mia sorella!-
Con le lacrime agli occhi, Seiya stava per abbracciarla, ma la ragazza gli diede uno spintone.
-Che cosa fai? Stammi lontano. Mi hai scambiata per qualcun altro!-
-Seika non... non ti ricordi di me? Sono io, tuo fratello Seiya!-
-Seiya? Fratello? Mi spiace, ma non ho idea di cosa tu stia parlando!-
-Mi... mi stai prendendo in giro, vero?-
-Adesso basta. Non ti conosco. Quindi, vattene!-
-Ma... ma...-
Seika si alzò e, con uno scatto fulmineo degno di un saint, colpì Seiya con un pugno allo stomaco costringendolo a inginocchiarsi.
-Se... Seika...-
-È il mio nome! Non lo sciupare! Ti decidi a dirmi chi diavolo sei?-
-Da... davvero non lo sai? Sono io, sono tuo fratello Seiya!-
-Fratello? Io non ho fratelli!-
-Ma... ma come? Possibile che non ti ricordi di me?-
-Esatto. Non ho alcun ricordo! Conosco solo il mio nome, ma nulla più!-
-No... non ci credo!-
-Fai come vuoi!-
La ragazza lo buttò a terra con un calcio rotante, poi lo afferrò per il collo con entrambe le mani e cominciò a stringerglielo.
-Se... Seika...- disse a fatica mentre la vista si stava offuscando.
-Muori!-
Seiya spalancò gli occhi e alzò la testa di scatto dal cuscino. Fu un miracolo se non urlò. Tutto sudato, e con il cuore che gli batteva a mille, si guardò attorno stranito.
"Che... che razza di sogno!"
A un tratto, si sentì prudere il collo. Nella stanza c'era anche un bagno, quindi accese la luce sul comodino, vi andò e, quando vide dei segni rossi sul collo rimase interdetto. Erano chiaramente i segni lasciati dalle mani di sua sorella Seika.
-È assurdo! Com'è possibile una cosa simile?-
Il samurai, nel frattempo, era tornato al punto di partenza. La porta di bronzo, con il disegno di Pegaso proprio come quello che si vede sulla Pandora's Box, era sparita. Perciò, aprì e entrò in quella del dragone. Nel suo sogno, Shiryu era a Goro-ho e stava coltivando la terra. Shunrei giunse poco dopo salutandolo calorosamente.
-Buongiorno, Shiryu. Hai dormito bene?-
Il ragazzo le sorrise.
-Sì, dolce Shunrei. Tu?-
-Non molto, perché fa veramente caldo oggi. Che ne dici di lasciar perdere i campi e andiamo a farci una nuotata per rinfrescarci? Puoi sempre farlo più tardi. Non scappano mica!-
Shiryu ci pensò su un attimo, poi sorrise, lasciò cadere la zappa e andarono insieme al fiume. Una volta arrivati, la ragazza cominciò a spogliarsi, mentre Shiryu si era prontamente girato per non guardarla. La ragazza gli sorrise.
-Puoi guardarmi se vuoi. Non mordo mica!-
Il ragazzo non le rispose e continuò a darle le spalle. Shunrei, allora, gli andò davanti e quando la vide completamente nuda, sobbalzò e arrossì come un peperone.
-Non dovresti vergognarti! Sei grande ormai!-
-Che... che c'entra? È solo che...-
Shunrei afferrò una mano del bronze saint e la posò sul suo seno. Shiryu iniziò a respirare affannosamente, mentre il cuore gli batteva all'impazzata.
-Lo hai sempre desiderato. Ammettilo! E anch'io!-
Shiryu non seppe cosa dire. Era rimasto sconvolto e senza parole.
-Facciamolo!-
La ragazza gli saltò addosso buttandolo a terra e cominciò a baciarlo con passione. Poi cominciò a togliergli i vestiti lasciandolo solo con i boxer.
-Ti... ti amo Shunrei!-
Lei sorrise, ma il sorriso era malvagio.
-Sei uno stupido!-
-Cosa?-
Le unghie diventarono artigli e da esse lanciò dei raggi bianchi affilati. Shiryu si ritrovò con quattro lunghi graffi sul petto e cominciò a urlare.
-Shunrei, ma cosa...?-
Se la tolse di dosso spintonandola, dopodiché rotolò sull'erba come una balla di fieno.
Si toccò i graffi sul petto.
-Assurdo! Come...?-
-Mi hai sempre vista come una stupida ragazzina indifesa, ma era solo una copertura! Sono anch'io una guerriera!-
Sul suo corpo nudo, comparve magicamente un cloth. Era di colore blu, costituito da un semplice bikini, bracciali che gli coprivano tutta la mano e l'avambraccio, due pezzi piccoli e tondi che le proteggevano le rotule, schinieri che le coprivano tutta al gamba e i coprispalla erano simili a quelli dello scale di Krishna di Crisaore, ma leggermente più bombati.
-Non... Non ci credo! E al servizio di chi, se mi è concesso saperlo?-
-Al servizio di me stessa!-
Lanciò di nuovo i raggi bianchi, ma Shiryu li evitò con un salto. Non appena ritoccò terra, però, Shunrei era già davanti a lui e gli diede un violento montante che lo sollevò in aria.
-Addio!-
Lanciò un'ultima volta i raggi che gli avrebbero raggiunto sicuramente la faccia se non fosse riuscito a svegliarsi in tempo. Anche lui, come Seiya, non emise alcun fiato quando riaprì gli occhi, e sempre come lui era sudato e con il cuore che rischiava di scoppiare.
"Cos'è questo dolore che ho sul petto?"
Tastò appena e sentì qualcosa di strano. Scese dal letto, corse nel bagno, tutte le stanze ne avevano uno, e si guardò allo specchio.
-Co... com'è possibile?-
I quattro profondi graffi insanguinati causati da Shunrei erano pura realtà. Per la seconda volta, il samurai era tornato al punto di partenza e la porta del dragone era sparita. Ne erano rimaste solo due.
-Certo che questi saints hanno proprio una fortuna sfacciata! Ero davvero a un passo dall'ucciderli!- disse.
Fece spallucce e entrò nei sogni di Hyoga. Il saint del cigno era impegnato con i suoi allenamenti nelle fredde terre della Siberia. Il samurai, vedendolo, sorrise e sussurrò qualcosa, proprio come aveva fatto nei sogni di Seiya e Shiryu. Hyoga era così concentrato, che non si accorse dell'arrivo del suo maestro. Quando il gold saint gli mise una mano sulla spalla sinistra, il ragazzo sussultò.
-Ma... Maestro!-
-Se ci vuole così poco a spaventarti, forse non sei degno di essere il saint del cigno!- disse con un sorriso.
-Sia serio, non è da lei fare certe battute!-
La faccia di Camus cambiò, diventando cupa e colma di malvagità.
-Hai ragione. Infatti non era una battuta. Sto dicendo la verità. Tu non sei degno di essere il saint del cigno! Piagnucolone che non sei altro!-
-Maestro, ma cosa...?-
-Diamond Dust!-
Hyoga prese i cristalli di neve in pieno e fu scaraventato poco lontano.
-Che... che cosa fa, maestro? Perché?-
-Hai anche il coraggio di chiederlo? Tu mi hai ucciso!-
-Ma...-
-Diamond Dust!-
Un altro volo. Hyoga si rialzò a fatica, ma Camus era già davanti a lui, pronto a lanciargli l'Aurora Execution.
-Non... non mi costringa a farlo, maestro!-
-Cosa blateri, maledetto?-
Hyoga si alzò e si mise anche lui nella stessa posa. Camus sorrise.
-Esattamente come all'undicesima casa! Vuoi proprio rivedermi morto, eh?-
Quelle parole lo fecero tentennare e Camus ne approfittò.
-Aurora Execution!-
-Aurora Execution!-
I due colpi si scontrarono e entrambi i saints furono scaraventati violentemente a terra. Hyoga si rialzò, il colpo gli aveva congelato la spalla sinistra insieme a mezzo braccio, e corse verso il maestro.
-Maestro!-
Quello che vide, però, era un altro corpo con addosso un lungo abito bianco da donna.
-Ma chi...?-
Si avvicinò per guardarlo meglio e rimase sconvolto nel vedere sua madre.
-Ma... mamma!- gridò.
La donna aprì i suoi occhi, colmi di malvagità, si alzò di scatto e tentò di affondare la sua mano nel petto del figlio, ma Hyoga riuscì a svegliarsi in tempo. Anche lui, come gli altri, notò che la spalla e metà del braccio sinistro ghiacciati nel sogno, lo erano anche nella realtà. Il samurai, tornato nello spazio onirico, sbuffò con rabbia.
-Maledetti!-
Era rimasta una sola porta. Quella di Shun.
-Devo riuscire a sconfiggere almeno lui!-
Afferrò la maniglia quando a un tratto la porta scomparve.
-Si è svegliato! Brutto...-
Si sedette incrociando le gambe e si mise in attesa. Shun era stato svegliato da Hyoga e gli altri.
-Che succede? Non riuscite a dormire, piccoli miei?- disse Shun sarcasticamente come se fosse una mamma premurosa.
-Scusaci, ma hai fatto qualche sogno strano?- chiese Seiya.
-Beh, stano non direi. Ho sognato che ero piccolo ed ero con mio fratello in spiaggia a giocare. Un semplice sogno mischiato ai ricordi d'infanzia. Perché?-
-Perché i nostri sogni erano tutt'altro che semplici e puri!- dissero tutti e tre all'unisono.
Shun si mise seduto e inarcò un sopracciglio.
-Spiegatevi meglio!-
I tre raccontarono i loro sogni.
-Beh, non vedo nulla di strano! Abbiamo combattuto tante battaglie e...-
-Aspetta. Non abbiamo finito!- lo interruppe Shiryu accendendo la luce sul comodino.
Lui, Hyoga e Seiya mostrarono gli effetti degli attacchi subiti lasciando Shun a bocca aperta.
-Non pensavo che tra i samurai di Jorgon ce ne fosse uno così in gamba da penetrare nei sogni altrui e renderli reali! È davvero incredibile!-
-Dovremmo cercare di sconfiggerlo, ma purtroppo non possiamo farlo se non siamo tutti insieme!- disse Hyoga.
Shun rimase pensieroso.
-Lo affronterò io!-
-Cosa?-
-Vuole sconfiggerci nei sogni, beh, glielo impedirò!-
-Sei sicuro di quello che dici?- chiese Seiya.
-Non preoccuparti per me. Me la caverò!-
Seiya e gli altri si guardarono con un velo di preoccupazione, mentre Shun posò la testa sul cuscino.
-Buonanotte!-
Seiya e gli altri lasciarono la stanza soprapensiero.
-Andiamo a dormire anche noi. Forse in qualche modo riusciamo a raggiungere Shun ed aiutarlo.- disse Hyoga.
-Sono d'accordo. Tentar non nuoce!- disse Seiya.
E tornarono a dormire. In men che non si dica, le quattro porte di bronzo ricomparvero davanti al samurai.
-Bentornati! Dov'eravamo rimasti?-
Si avvicinò alla porta di Shun, la aprì ed entrò. Lo vide seduto sulla sabbia a contemplare il tramonto sul mare e sussurrò:
-Shokogun Akumu!-
Ikki comparve dal nulla e s'incamminò verso il fratello.
-Eccoti qua Shun, ti stavo cercando!-
Nel sentire la sua voce, Shun si girò di scatto e sorrise.
-Fretello!-
Si alzò e abbracciò il fratello.
-Come mai mi cercavi?-
-Devo dirti una cosa importante!-
-Dimmi pure!-
-Devi morire!-
-Cosa?-
Ikki tentò di colpirlo con un pugno al cuore, ma la sua mano colpì la catena che stava roteando attorno a lui difendendolo.
-La tua catena? Beh, non ti salverà in eterno. Ti ucciderò, piccolo e insulso piagnone che non sei altro!-
-Ormai ho capito il tuo gioco, Shogun. Esci allo scoperto! Vai mia catena. Trova il nemico! Thunder Wave!-
La catena si attivò e andò a colpire una duna facendo uscire il samurai che si massaggiava la spalla destra. Ikki, nel frattempo, scomparve.
-Complimenti. Mi hai scoperto!-
-Chi sei?-
-Mi chiamo Okitsugu e sono, come avrai intuito, il samurai dei sogni!-
-Capisco! Una cosa, invece, non mi è chiara.-
-Sentiamo!-
-Se hai questo potere, come mai hai perso tempo con noi e non sei entrato nei sogni di Atena?-
-Se potevo andarci lo facevo. Non credi? I sogni della vostra dea sono inaccessibili grazie al suo cosmo divino!-
-Ora ho capito! Grazie per la spiegazione. Mi sento sollevato!-
-Shokogun Akumu!-
-Che?-
Dal nulla comparvero Aphrodite dei pesci, Io di Scilla, Dante di Cerbero e Black Andromeda. Tutti quelli che Shun aveva sconfitto.
-A... Aphrodite, Io, Dante e Black Andromeda?-
-Black Fang Nebula!-
Le catene nere di Black Andromeda diventarono serpenti e azzannarono Shun alle gambe e braccia, mentre altri si avvinghiarono al suo collo facendolo soffrire. Okitsugu rise di gusto.
-Ma... maledetto!-
Con sforzo, riuscì a liberarsi facendo i serpenti a pezzi e quando caddero in terra tornarono ad essere pezzi di catena.
-Oh!- disse Okitsugu sorpreso.
-Tsk. Non gioire troppo, Shun!- disse Dante.
Gli lanciò la sua catena con la palla chiodata, ma Shun la distrusse con la sua fida catena.
-Ti avevo già detto che la tua catena serve giusto per tenere a bada il cane dell'inferno, no?-
-Che razza di sbruffone!- disse Io.
Stava per lanciare uno dei suoi sei colpi, ma Shun lo imprigionò con il Great Capture ancor prima che potesse far qualcosa.
-Adesso basta Shun! Piranha Rose!- disse Aphrodite.
Lanciò le rose nere sulla catena e si distrusse.
-Dannazione! Guarda tu cosa mi tocca fare!- disse Shun a denti stretti.
-Senza le tue catene ormai sei spacciato, bronze saint!- disse Okitsugu.
-Non contarci troppo!-
Il saint chiuse gli occhi e dal nulla le catene ricomparvero.
-Cosa? Questa cosa non è umanamente possibile!-
-Thunder Wave!-
Black Andromeda, Io, Dante e Black Andromeda si misero uno di fronte all'altro facendo da scudo a Okitsugu e prendendosi in pieno la catena, e scomparendo come se fossero di polvere. La catena raggiunse l'altro coprispalla rimasto distruggendo anche quello.
-Dannato! Ho ancora altri incubi per te!-
A un tratto, si rese conto che non poteva più muoversi.
-Che diavolo succede? Perché non riesco a muovere neanche un muscolo? E cos'è questa specie di nebbia che mi avvolge?-
-È il Nebula Stream! Se continui a muoverti si trasformerà in tempesta e morirai!-
-Tsk! Sarai tu a morire!-
Shun fu preso alle spalle da qualcuno.
-Pegasus Rolling Crash!-
-Se... Seiya?-
L'amico eseguì il colpo e schiantò la testa di Shun sulla sabbia. Quando si rialzò, a fatica, si ritrovò davanti tutti e 9 i bronze saints, compresi Jabu, Ichi, Nachi, Ban e Geki.
-Un altro dei miei incubi peggiori! Dover affrontare i miei amici tutti insieme. Sei davvero in gamba. Lo devo riconoscere!-
Okitsugu tornò a ridere.
-Pegasus Ryuseiken!-
Il falso Seiya fu colpito in pieno dal Ryuseiken e scomparve. Seiya e gli altri erano riusciti miracolosamente a entrare nel sogno di Shun.
-Cosa? Non è possibile! È assurdo! Come avete fatto?-
-È la forza dell'amicizia!- disse Seiya.
-Che assurdità!-
-Più anche un piccolo aiuto da parte del cosmo di Atena che ci ha aiutati e guidati.- aggiunse Shiryu.
-Ah ecco. Mi pareva strano!-
I tre iniziarono a colpire, con le rispettive tecniche, le loro copie e gli altri bronze saints che scomparvero.
-È finita Okitsugu! Arrenditi!-
-Scordatelo moccioso! Shokogun...-
-Perdonami! Nebula Storm!-
Okitsugu fu scaraventato lontano, mente la sua yoroi andava completamente in pezzi. I suoi capelli erano ricci di colore verde oliva. Nonostante il colpo devastante, il giovane samurai si rialzò a fatica e sguainò il Wakizashi. Purtroppo, però, l'arma gli si sbriciolò in mano.
-Da... Dannazione!-
Cadde a terra e lentamente il suo corpo si trasformò in polvere che diventò trasparente e scomparve.
-Perché il suo corpo ha fatto così?- chiesero Seiya e gli altri.
-Perché non fa parte di questo sogno. Quel Wakizashi, evidentemente, gli consentiva di entrare e uscire dai sogni. Probabilmente voleva tornare nel mondo reale per evitare che il suo corpo scomparisse per sempre!- disse Shun con un velo di tristezza.
Seiya e gli altri annuirono. A un tratto, comparvero tre porte di bronzo.
-Possiamo tornare nei nostri rispettivi sogni. Scusaci per l'intrusione!- disse Seiya.
Shun gli sorrise.
-A domani, ragazzi!-
I tre varcarono le porte e Shun rimase da solo a guardare di nuovo il tramonto. Il giorno dopo i bronze saints, mentre stavano facendo colazione, rimasero sorpresi nel vedere Saori in piedi che si stava dirigendo verso di loro.
-Signorina Saori! Si è ripresa!- dissero in coro.
La ragazza sorrise e si accomodò all'enorme tavolo a fare colazione con loro. Quando finirono, però, la luce del sole cominciò a oscurarsi, Saori fece cadere la tazzina in terra, dondolò la testa e cadde dalla sedia. Seiya e gli altri la soccorsero.
-Che succede? Non è ancora guarita del tutto?-
-È... è l'eclisse!-
-L'eclisse?-
Shiryu, Hyoga e Shun andarono alla finestra, scostarono la tenda e videro che, effettivamente, il sole era oscurato da un'eclisse.
Nota 17: Il potere di Okitsugu di entrare nel mondo dei sogni, è vagamente ispirato al film Nightmare.
Nota 18: Shokogun Akumu significa Sindrome Incubo. Il nome è preso dal colpo del Digimon Digitamamon, mentre l'effetto di creare incubi è ispirato al Demon Fantasy di Moah, uno dei quattro angeli di Lucifero del quarto film.