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Autore: mattstarlight    08/07/2014    5 recensioni
Io ero in macchina con mio padre e il mio miglior amico. Il suono della radio riempiva l’atmosfera già imbarazzante. Non so perché parlare mi rimaneva difficile come se ci fosse un blocco dentro di me. Il cuore, al contrario, si faceva sentire e i miei battiti erano abbastanza forti da riecheggiare nella mia testa. Cosa mi stava succedendo?
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hongbin, Hyuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quelle parole sorrisi e cercai di sdrammatizzare la situazione visto che l’inbarazzo aveva pervaso ogni parte del mio corpo. 
Non facemmo più alcuna giostra ma andammo diretti alla bancarella dei dolci. Hongbin prese delle carammelle e io dello zucchero filato e una bibita.
Poco dopo aver addentato per la prima volta quella nuvola di zucchero Hongbin mi iniziò a fissare sorridendo quasi trattenendo una risata. 
Gli chiesi, ancora più imbarazzato: “Che stai guardando?” e lui a me come se già sapesse che l’avrei chiesto: “Ma lo sai che sei proprio carino quando mangi lo zucchero filato!” e mi mise una mano sulla testa scompigliandomi i capelli. Non lo sopportavo, era già la seconda volta che lo faceva! Glielo feci capire ma lui mi rispose con una risata chiassosa, come a coprire qualcosa.
Notai come il suo sguardo non era sereno e sembrava tenersi qualcosa dentro. Non mi meravigliai nel vederlo perso nel vuoto mentre finivo di mangiare seduti ad un tavolino dientro la bancarella.

Dopo cinque minuti nel vederlo gesticolare con le sue mani mi decisi a chiedergli cosa pensasse. Tolsi la cannuccia dalla mia bocca e iniziai: “Cos’hai? Ti comporti in modo strano! Dai spara!” e lui mi guardò fisso negli occhi e fu come se  i suoi occhi mi dicessero –puoi aspettare un po’?-  capii e non feci più domande ma non ebbi neanche tempo di rimettere in bocca la cannuccia che Hongbin si alzò mi prese la mano e mi condusse il più distante possibile dalle giostre. 
Arrivammo all’inizio del bosco che percorreva il perimetro del parco per una buona parte, circa i due terzi. 
Gli alberi erano alti e la luce della luna si infilava trai rami creando un’atmosfera eterea, in un silenzio disturbato dall’ormai lieve rumore delle attrazioni. 
Fu proprio in quell’atmosfera mistica che Hongbin prese la forza per parlare.
Inizio dicendomi: “Da quanto tempo è che ci conosciamo? E’ come se fossimo stati destinati a conoscerci da prima che nascessimo. Ci vediamo praticamente tutti i giorni e siamo continuamente in contatto su KaTok… ecco è da molto che volevo dirtelo ma non so se fossi abbastanza pronto per capirmi… ecco…” non fece in tempo a concludere che sentii qualcuno chiamare il mio nome, con tono abbastanza arrabbiato. La voce si faceva sempre più vicina ma alla luce della luna non si distingueva bene la figura. Lasciai allora le mani di hongbin che mi aveva afferrato in una prese forte e sicura e mi avvicinai alla figura che si rivelò essere mio padre. 
Quando lo vidi guardai immediatamente l’orologio, erano passate quattro ore e mezza. Chiamai Hongbin e ci vollero più di una volta per smuoverlo dai suoi pensieri. Papà una volta che ci raggiunse ci sgridò: “Che vi avevo detto? Ma ci sentite?” poi si rivolse a Hongbin che non sembrava prestare attenzione “tua madre mi sommerso di telefonate, solo per miracolo l’ho convinta a non andare dalla polizia!” poi tornò a parlare con me “andiamo che con te ne riparliamo a casa”. 
Una volta lasciato Hongbin davanti casa sua, il quale ci salutò con un mezzo sorriso che emanava un’evidente delusione.
Arrivato a casa non mi rimproverarono più del necessario anche perché mamma era sempre dalla mia parte e convinse papà a lasciar correre per questa volta facendomi però promettere di aiutarla a pulire la casa quando ne aveva bisogno.
Mi sbrigai velocemente della faccenda e mi rinchiusi nella mia stanza pensando allo strano comportamente che Hongbin aveva tenuto quella sera. Cosa voleva dire? Era stanco di me? Non si trovava bene con me? 

Quella fu una lunga notte e quelle domande mi tornavano continuamente in mente tanto da non farmi dormire. 
Il mattino finalmente arrivò. Il sole illuminava la mia stanza di una leggera luce che attraverso la tenda si rendeva visibile emanando un calore piacevole ma la mia mente non ci prestò la benchè minima attenzione. Arrivò un messaggio di Hongbin che recitava cosi: “tra un'ora. Solito posto.”
   
 
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