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Autore: Fuuma    05/01/2005    4 recensioni
...Siamo spiacenti ma il numero di telefono da lei chiamato non è al momento raggiungibile... Si prega di provare più tardi...
Il primo Natale della terra dopo secoli di degrado.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fuuma Monou, Kamui Shiro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Calling of Christmas

Serie: X1999

Rating: R

Pairing: FuumaxKamui

Note: Basta, la fic per Natale l’ho fatta è__é! E la promessa a me stessa è stata mantenuta*__*! No, non è davvero granché ed è la cosa più incomprensibile che abbia mai scritto, tra l’altro con X mi diverto sempre a parlare di fine del mondo.. Ahaaa, come sono monotona T__T! E’ scritta dal POV della pianta nana (Senza offesa, né^^’’) ma non sarebbe cambiato nulla nemmeno se a raccontarla fosse stato Subaru-__-” Anzi probabilmente gli si addiceva di più é__è! Solo che così non avrei potuto ficcarci Fuuma e sicuramente lui non può mancare*__*! Oltre a questo non sono riuscita a dare vita ad una mia idea iniziale che alla fine si è “inglobata” in sta cosa e per di più la fine è la cosa più pietosa di tutto T^T.. Ma pazienza, non appena stringerò tra le mani X 18 so che scriverò qualcosa di nuovo*__*… Ahaa, Fuuma*__*, che mito*__* sa sempre dire cose intelligenti T__T!!!

Ultima inutile cosa: Se sta roba è stata creata in un momento di vuoto assoluto… il merito/la colpa è… dei Blue*__* e del loro video Curtain Falls, mi piace proprio l’inizio*__* fa molto City of Angels*___*””!

 

...Siamo spiacenti ma il numero di telefono da lei chiamato non è al momento raggiungibile... Si prega di provare più tardi...

Soltanto una voce nel mondo vuoto e cancellato, una voce registrata che continua a ripetere le stesse parole ad una cornetta che nessuno potrà più riattaccare.

Televisioni distrutte che mostrano a nessuno le scene di una guerra finita, manifesti strappati inneggianti la pace e l'uguaglianza, computer collegati ad una rete spenta e cavi scoperti che lasciano scorrere le loro scintille negli uffici desolati. Scale mobili che salgono e scendono in centri commerciali silenziosi, pagine di quotidiani con le testimonianze di chi non c’è più.

La tecnologia di una terra allo sfacelo e la supremazia del regno di acqua e piante.

Nulla oltre alla bellezza di un cielo liberato dalla cappa ambientale sporca e puzzolente. Niente che non sia lo splendore di lussureggianti foreste tra il cemento in pezzi di edifici e infrastrutture. Nessuna città nella cartina della nuova era, nessun abitante sul suolo che appartiene ai vincitori.

Luci gialle e rosse cadono in terra e vengono risucchiate dall’aria natalizia portata via con la neve, insegne al neon e pupazzi brizzolati e panciuti calpestati dall’inutilità della loro esistenza tra i rifiuti di una razza scomparsa.

Il primo Natale della terra dopo secoli di degrado.

Più nessuna guerra da combattere per il possesso di territori indefiniti, per l’allargamento di confini mai descritti in una politica fasulla e riciclata.

La terra è tornata unica padrona di sé e a sorvegliare il suo riposo, la sua rinascita e la sua vita, soltanto draghi. Draghi bianchi, con ali piumate di bianco e corpi coperti da mantelli scuri e larghi, draghi che sembrano angeli.

Draghi neri, con ali corvine e la pelle slava su cui marchi indecifrabili ne hanno segnato la carne e brillano racchiudendo in sé segreti, proteggendo la loro realtà andata perduta, draghi che sembrano sigilli.

Sei da una parte. Sei dall’altra.

E noi due nel mezzo.

Nemici naturali creati l’uno a immagine e somiglianza dell’altro.

Amici inseparabili nati dalla stesso padre Destino.

Stelle gemelle illuminate per scoprire le due vie del futuro che si riuniranno in una strada soltanto e un unico filo legherà le nostre mani.

…Siamo spiacenti ma il numero di telefono da lei chiamato non è al momento raggiungibile… Si prega di provare più tardi…

Quattordici è l’unico numero rimasto. Quattordici. Sette. Oppure uno. Ma tutti vogliono dire la medesima cosa e non è più possibile contare qualcosa se non ce ne sono più le facoltà o le necessità. Tutti i numeri ora significano la stessa cosa: non significano niente.

Palline di plastica scivolano a caso in un abaco abbandonato in una scuola elementare e dei passi lo superano strisciando a terra un lungo nastro insanguinato, girando le spalle ad una lavagna su cui “Tousama” ne imbianca con il gesso la superficie.

Un pupazzo scucito è posato su una panca in legno e una croce viene legata al suo collo di stoffa e imbottitura, poco più avanti un paio di occhiali rotti vengono raccolti da terra e le mani si muovono in una croce segnata sul petto, rivolta verso le lacrime di una Madonna ai piedi di un altare.

Schegge di vetro si infrangono a terra mentre occhi innocenti li guardano cadere da una ruota panoramica e braccia forti stringono il ferro della cabina in cui il giro si è fermato.

Zampillii di acqua limpida scivolano su capelli biondi e sui vestiti bagnati in una fontana solitaria e, un pianto meccanico, si dipinge tra una cascata di zeri e uno che completano il cervello di un essere senza coscienza.

…Siamo spiacenti ma il numero di telefono da lei chiamato non è al momento raggiungibile… Si prega di riprovare più tardi…

Continua a parlare la voce metallizzata pendendo da una cabina rovesciata, parla sulla voce rotta dai singhiozzi che si scioglie nella vita scarlatta fasciata da bende, su un sorriso che non si affievolirà.

Continua a disturbare le preghiere silenziose pronunciate su di un ponte annegato nell’acqua e nella disperazione, disturba la danza dei petali non più bianchi e, radici di un albero robusto, scompaiono divorate dal fuoco.

Si fa fievole il respiro tra le pareti immacolate di una prigione di finzione, fugge il battito del cuore e scappano dalla loro gabbia i sogni di un futuro già arrivato.

Sei sigilli. Sei angeli.

E nel mezzo, noi due.

Due alte statue custodiscono il tempo scandito da un orologio fermo e rotto, affianco, una torre è caduta tra le macerie della rovina.

E al di sopra, noi due.

…Siamo spiacenti ma…

Kamui…

Un’altra voce.

Una luce intensa. Una luce bianca.

Occhi dorati e occhi ametista.

Lacrime salate e sorrisi crudeli.

Ma tutto viene cancellato e l’altra voce si fa più forte riportando tutto in profondità, nascosto da sguardi che ancora non devono sapere, celato a persone che porteranno il fardello di un mondo intero.

- Kamui, che cosa stai facendo ancora lì? Dobbiamo prepararci. -

- Sì, mamma. –

- Chi era al telefono. –

Una voce che somigliava alla mia e raccontava una storia che iniziava dalla mia nascita.

- Non lo so, hanno riattaccato. -

- Che strano… Comunque ora cambiati, ci stanno aspettando. –

…Siamo spiacenti ma il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile…

Non lo sarà più.

Quella non è più casa mia. E, sopra il mondo, guardo tutto dall’alto, scorgendo le immagini che si muovono in una piccola finestra posta sul tempo, in una piccola casa nella città di Tokyo.

- Nii-chan, sono arrivati finalmente!!! -

- Arrivo! Mamma, sono arrivati Kamui-chan e sua madre, papà è ancora al tempio? –

- Sì tesoro, vuoi andarlo a chiamare tu? –

- Va bene. –

- Vengo anch’io. –

- Allora andiamo. –

Andiamo in un luogo sacro che sarà la tomba di due corpi, che sarà la culla di una spada, che sarà il rifugio della conoscenza.

Andiamo, ma sia io che Fuuma siamo fermi in un mondo a parte a osservare il tempo passato di un qualche ricordo che torna a formarsi tra i fiori profumati di sangue.

- Kamui-chan, tu per caso… hai tanta fame? -

- Un po’. Perché? –

- Perché la mamma ha fatto di nuovo bruciare il tacchino. Sperava di riuscire a chiedere alla tua di venire un po’ prima per aiutarla, ma il vostro telefono era sempre occupato. –

Qualcun altro teneva occupata la linea di un telefono in cui un racconto prendeva forma con la mia voce registrata e narrava di cose che non avevo ancora mai visto o sentito, di persone che non conoscevo e di parole che non avevamo mai detto. Né io, né Fuuma.

- Fuuma-kun… -

- Dimmi. –

- Anche se dovessimo separarci, tu ci sarai sempre, vero? –

- Certo. E tu ci sarai sempre? –

- Sì! –

- Allora non ci separeremo mai. –

Ma la voce raccontava di una storia diversa e il telefono squillava a vuoto cercando di tornare nel giusto ciclo di eventi non ancora accaduti, spiava all’interno di un tempio che ora è sommerso dalla polvere e dalle ragnatele.

- Papà, Kamui-chan e sua madre sono arrivati proprio adesso. -

- Sto arrivando. Fuuma…? -

- Sì…? –

Chi ha qualcosa da dire parli ora, oppure taccia per sempre.

Lui aveva scelto di tacere per sempre e il segreto di sua moglie se lo portò con sé. Devoto fino alla fine.

- Anata wa, dai suki desu… Ricordatelo. -

- Papà… -

- Ora torna da tua madre. -

Lui aveva scelto di tacere per sempre e morire per la sua famiglia. Lui e molti altri.

- Fuuma-kun… -

- Non preoccuparti, non c’è nulla che non vada… -

- Ma tu stai piangendo… -

- Non è niente, tra poco passa. –

Una voce meccanica era il sottofondo di quello che si stava muovendo nel corpo di Fuuma, la stessa voce che si sovrapponeva alla mia e prendeva pian piano le tonalità delle sue corde vocali.

Lentamente ci siamo trovati insieme a narrare di una storia inventata passo dopo passo da chi ci stava vicino e ci guardava annerire con inchiostro indelebile fogli che una volta erano bianchi.

- Non dire a Kotori che mi hai visto piangere, ok? -

- Non glielo dirò… In cambio posso…? –

- Cosa? –

- Ecco… posso abbracciarti…? –

Ci siamo abbracciati sotto un manto bianco mentre fiocchi di neve ballavano sulla nostra testa cadendo come tanti piccoli folletti da un cielo stellato.

Stretti nel calore della nostra vicinanza e nell’affetto che ci legava e si trasformava sotto ai nostri occhi in qualcosa che troppo tardi abbiamo realmente capito.

- Guarda sta nevicando! -

- Ahaaa, è fredda!!! –

- Certo che è fredda sciocco, è neve! –

- Sì, ma mi è entrata sotto la felpa! –

- Allora muoviamoci a tornare al caldo. –

- No aspetta, prima volevo darti il mio regalo! –

- Ma non l’hai portato con te… -

- Questo è un altro. È speciale e devi vederlo solo tu. –

- E che cos’è? –

- Ehm… tu prima… prima chiudi gli occhi. –

- Kamui-chan, come faccio a vedere se chiudo gli occhi? –

- Bè… tu fallo e basta… -

- Ok… -

Nella nostra ingenuità di bambini forse eravamo più forti di adesso. Eravamo più forti perché non ci siamo mai separati, eravamo più forti perché eravamo insieme.

Così doveva continuare ad essere…

Il cielo piange pioggia fredda per noi e le nostre divise si bagnano e si appiccicano alla nostra pelle mentre gli occhi di Fuuma mi scrutano e il suo sorriso ricalca quello che aveva in un giorno di tanti anni fa.

- Buon Natale, Fuuma-kun… -

Pozze dorate si aprono lentamente, spiando curiose ciò che gli spetta, e ad accoglierle sono altre profonde pozze ametista e un bacio che sa di amicizia, che sa di affetto… che sa un po’ di tutto…

- Ai shiteiru. -

E’ un bacio che solo un bambino potrebbe dare. Dolce, delicato… Speciale…

Mille ballerine di neve cadono gentili da un cielo uguale a quello di allora, quando, in punta di piedi, con le mani appoggiate alle sue spalle, sempre più ampie delle mie, ho regalato il mio primo bacio a Fuuma.

È il freddo che colorava le nostre gote di rosso, è il freddo che faceva scendere dai nostri occhi perle argentate, è il freddo che ci fece stringere mano nella mano accompagnando il nostro ritorno in casa.

E sempre per il freddo corremmo insieme verso la porta per raggiungere Kotori e le nostre madri, ma, prima che potessi tuffarmi nuovamente nel calore delle nostre famiglie, ora infrante come cristallo, un tepore come un sogno si posò sulla mia guancia.

- Ai shiteiru, Kamui-chan… -

Un piccolo sogno che poco a poco si è spento come tutti i miei desideri e ha raggiunto il risveglio, portandoci alla realtà che qualcun altro aveva deciso per noi.

È sparito ormai quello che dovevo proteggere, svanita nel nulla la promessa scambiata quando ancora eravamo solo dei bambini. Ed ora, non rimaniamo che noi, draghi del cielo, draghi della terra… Draghi che volano e si combattono colorando la neve di rosso, come un caldo manto di Natale che ha il profumo della fine.

È Natale, ma non ci sarà più nessuno a festeggiarlo.

È Natale, ma nessuna tavola sarà mai più imbandita a festa.

È Natale… il nostro ultimo giorno su questa terra tornata al suo dominio…

È Natale… come lo era tanto tempo fa…

- Fuuma-kun… -

Se solo potessi comprendere quel tuo sguardo impenetrabile, se solo potessi rivedere quel tuo sorriso di quando eravamo piccoli, se solo si potesse tornare indietro…

- Erano anni che non vedevo la neve, ricordi Kamui? -

Il tempo passa, le persone cambiano… Ma noi… noi saremmo dovuti rimanere insieme per sempre…

…Perché allora non è successo?

- Buon Natale, Kamui-chan… -

- Buon Natale… Fuuma-kun… -

E adesso…

…sotto un manto di gelida neve bianca, colorata del sangue di un’umanità scomparsa nella sua colpa…

…attraversati dal ricordo di un Natale di tanti anni fa…

- Aishiteiru… -

…Che cosa ne sarà di noi…?

…Siamo spiacenti ma il numero da lei chiamato…

- Uffa! Ma che ha questo stupido telefono telefono… Pronto, chi parla…? -

- …Watashi wa… Kamui desu… -

…Non sarebbe dovuta andare così…

Tu-tu…

Tu-tu…

 

†THE END†

 

   
 
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