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Autore: Lily97    08/07/2014    8 recensioni
Annie Cresta è una ragazza del Distretto 4, lo stesso dal quale proviene il bel Finnick Odair, il giovane affascinante mentore che, nei 65esimi Hunger Games, vinse all'età di 14 anni.
Lei lo ritiene un ragazzo superficiale, attaccato più alla fama e alla sua bellezza che alla vita, eppure quella è l'unica facciata che Odair lascia trasparire.
Capitol City non è un luogo che realmente assicura un totale cambio di vita ai vincitori; gli abitanti dei Distretti rimarranno sempre tali e la Capitale non mancherà mai di ricordarlo.
"Prima le signore.. Annie Cresta"
Il mondo si fermò per la ragazza. Sentiva il suo nome rimbombare nelle sue orecchie e nella bocca di tutti. Si voltò, incrociando lo guardo terrorizzato di sua sorella.
Non poteva scoppiare a piangere, non davanti a lei.
Quante possibilità aveva di vincere contro altre ventitré persone, molte delle quali letteralmente superiori a lei?
Zero.
Chi avrebbe potuto aiutarla?
Solo un nome.
Finnick Odair.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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EHILA' RAGAZZI! 
ECCO IL NUOVO CAPITOLO.. MMMM DICIAMO CHE POTETE PURE SPARAMI.. AVEVO DETTO "SISI TRANQUILLI, ALTRO CAPITOLO QUASI IN ARRIVO" E POI BAAAMM.. SPARISCO PER DODICIMILA MESI! D:
NON VOLETEMI MALE, PER FAVORE. 
ORA CHE NON C'E' NEMMENO PIù LA SCUOLA, NON POSSO USARLA COME SCUSA. :( 
SONO STATA TERRIBILMENTE IMPEGNATA AD OZIARE E INCICCIONIRMI SUL DIVANO, SNOBBANDO I COMPITI DELLE VACANZE E CERCANDO DI GODERMI L'ESTATE (CHE TANTO ESTATE NON SEMBRA, VISTO CHE SIAMO SOMMERSI D'ACQUA, NEANCHE FOSSIMO TORNATI AL DILUVIO UNIVERSALE). VABBE' CHE ODIO QUESTA STAGIONE. 
CHE TRA L'ALTRO ASPETTIAMO L'ESTATE COME INDEMONIATI, E QUANDO ARRIVA CI TOCCA LA PIOGGIA.. CIOE', PARLIAMONE.. 

NON HO GUARDATO IL TG ULTIMAMENTE, QUINDI NON HO IDEA SE QUALCHE CITTA' SIA STATA ALLAGATA DA FAR PAURA. SE NEL CASO VI FOSSE SUCCESSO, SAPPIATE CHE MI DISPIACE UN SACCO! NOI STUDENTI NON CI MERITIAMO UN'ESTATE COSì! PROTESTO ANIMATAMENTE!! 
DOPO QUESTO MONOLOGO IMBARAZZANTE, VI LASCEREI ANCHE ALLA LETTURA! 
QUINDI.. 

BACIONI, LILY ♥

BUONA LETTURA DEL 70esimi HUNGER GAMES E POSSA LA FORTUNA SEMPRE ESSERE A VOSTRO FAVORE

 
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


Alleanze tra Tributi






Se lo tocchi, lei muore”.




Non avrebbe mai pensato di riuscire a pronunciare delle parole con tanta cattiveria, ma non aveva avuto scelta.
Appena aveva sentito Euer parlare –quello stupido altruista- non aveva più ragionato.
Nel suo cervello era come scesa una patina opaca, che aveva desensibilizzato qualsiasi azione logica, ed aveva iniziato a meditare da solo, lasciandola in disparte.
Sicuramente, Jace non avrebbe mai lasciato Lily da sola, da quello che aveva capito guardandoli durante la settimana.
C’era qualcosa che li legava. un che di profondo.. non avrebbe saputo dirlo con sicurezza. Era possibile che Jace fosse innamorato, ma Annie non ne era convinta. Sapeva bene come ci si sentiva e decisamente il ragazzo non si era comportato a modo, nei giorni precedenti.
Ma allora cosa?
Scarto all’istante l’idea che fossero fratelli. Non si assomigliavano e non avevano lo stesso cognome.
Parenti? Probabile.
Ma non era il momento per riflettere.
Si guardò in giro, furtivamente, aguzzando la vista tra gli alberi e i cespugli, finché non individuò una chioma castano chiaro, che volteggiò dietro ad un tronco poco distante da lei. Successivamente uno scricchiolio di un ramo calpestato ed un lieve grattare della corteccia.
Le si avvicinò, con il senso di colpa che le bruciava il petto. Aggirò gli alberi, in modo da colpirla da dietro e rigirò il coltello tra le dita. Non avrebbe sbagliato il colpo.
Con passo felpato, le andò incontro, guardandole la schiena, attenta a non fare il benché minimo rumore. La vide sporgersi oltre l’albero, per spiare il combattimento dei due.
Povera ingenua. Era così presa dall’incolumità di Jace, che non pensava alla propria.
Annie aggrottò le sopracciglia, sorpresa. Non era stato un suo pensiero quello. Era arrivato dalla sua parte nell’Arena. Dall’assassina.
Non poteva permettersi di lasciarla trapelare. Non l’avrebbe avuta vinta lei. Non voleva diventare ciò che non era.
Appena fu abbastanza vicina da riuscire a distinguerle ogni singolo capello, scattò.
Le mise una mano davanti alla bocca, per evitare che gridasse e l’altra l’avvolse intorno al suo collo, reggendo sempre il coltello.
Lily cercò di divincolarsi, senza successo. Era troppo piccola, troppo debole..
L’immagine di quello che stava facendo la colpì come un pugno nello stomaco e quasi fu tentata di lasciarla andare, ma Euer non poteva morire. non doveva morire.
“Stai calma e non ti succederà nulla” le sibilò in un orecchio, abbastanza forte perché potesse sentirla.
Appena Lily riconobbe la sua voce, cessò di dibattersi. Rilassò addirittura le spalle, senza però staccare le mani dal braccio che le serrava la gola. Annie dovette battere le palpebre, per impedire che le lacrime le cadessero sulle guance. Nel preciso momento in cui aveva capito che quella che la minacciava era lei, non aveva esitato a seguire il suo consiglio. Si era fidata completamente.. Di una persona che avrebbe dovuto considerare nemica.
“Non ti succederà nulla, se Jace fa quello che dico” le ripeté, scortandola attraverso il bosco.
Quando furono abbastanza vicine, le puntò il coltello alla gola, facendo aderire la lama alla pelle diafana di Lily.
Lei ebbe uno spasmo, un brivido, ma non emise un fiato. Continuò a camminare, scortata da Annie.
Le voci dei due ragazzi si facevano sempre più alte. O meglio, quella di Jace rompeva il silenzio della foresta. Al contrario, Euer tendeva a parlare più piano, per non destare la curiosità degli altri tributi.
“Devo farlo” disse Jace, e suonò come una scusa, mentre puntava il coltello ricurvo contro Euer, sollevato dalla presa ferrea intorno al suo corpo del Tributo del 7.




“Se lo tocchi, lei muore” ringhiò Annie, puntando con più forza, il coltello contro la gola di Lily.
Aveva parlato forte, in modo che non si percepisse il tremito nella sua voce.
Non era brava a minacciare le persone e nemmeno a tenere la vita di qualcuno nel palmo della mano.
Jace si voltò di scatto, preso alla sprovvista, ma quando realizzò che Annie stava minacciando Lily, qualcosa cambiò nei suoi occhi.
“Stai bluffando” le disse in un sussurro, senza però mollare Euer.
È chiaro come il sole che stai bluffando, disse la sua vocina interna.
“Vogliamo scommettere?” lo sbeffeggiò, non seppe mai con quale coraggio.
Eppure sembrò abbastanza convincente, perché il colorito di Jace impallidì notevolmente. Intanto le varie gradazioni di rosso e viola, sfilavano sul volto di un Euer boccheggiante, in carenza di ossigeno.
“Mettilo giù!” gli intimò Annie, iniziando a preoccuparsi seriamente per l’amico. Probabilmente aveva ottenuto che Jace non lo uccidesse con il coltello, ma da lì a poco sarebbe soffocato.
Il braccio del Tributo del 7 non si abbassò di un centimetro.
“Ho detto.. mettilo giù” ripeté con voce affilata, scalfendo, seppur di poco, la pelle bianca di Lily, dalla quale sgorgarono alcune gocce di sangue vermiglio.
Decisamente Jace non era nella posizione per fare il gradasso.
Stava per rispondere, quando la terra iniziò a tremare con tanta violenza, ma fu costretto a lasciar andare Euer, che cadde al suolo con un tonfo, tossendo per recuperare l’ossigeno carente.
Ad Annie sembrava che il mondo stesse cadendo a pezzi: ogni cosa si muoveva innaturalmente. Gli alberi ondeggiavano, emettendo strani scricchiolii poco promettenti; i sassi rotolavano ovunque; gli animaletti del sottobosco zampettavano in ogni direzione, scappando da quell’improvviso terremoto.
I tre ragazzi si compattarono vicini, dimentichi della rivalità, schiena contro schiena.
“Che diavolo è?!” urlò Jace per sovrastare il frastuono della natura.
“Capitol City” disse solo Annie, tenendo saldamente Euer per il braccio. Ci mancava solo che qualcosa lo colpisse e che morisse in quel modo stupido.
Ovviamente ci sarebbe stata da aspettarsela: gli abitanti della capitale non guardavano gli Hunger Games per assistere a scenette compassionevoli di ragazzini. Loro volevano azione, sangue, morte..
quindi inscenare un perfetto terremoto era sembrato il modo giusto per cominciare il tutto.
“Dobbiamo andarcene!” gridò Euer. Si riparò gli occhi con una mano perché nel preciso istante in cui disse la frase, un albero cadde molto vicino dalla loro posizione, sollevano schegge e polvere.
“Sono d'accordo” assentì Jace, stringendo Lily tra le braccia ed iniziando a correre verso un punto a caso. I due tributi del 4 non poterono che seguirlo; sarebbe stato un suicidio rimanere fermi.
Eppure, più si allontanavano, più il terremoto non sembrava propenso a cedere. Infatti, ad ogni passo, Annie pregava di non stortarsi una caviglia o che la terra non le si aprisse sotto i piedi, data l'intensità delle scosse.
Si dovevano davvero divertire gli Strateghi, nel vederli arrancare a tentoni tra la vegetazione, come povere prede indifese. Probabilmente li stavano pure spingendo verso i Tributi più vicini, magari quelli dell'1 o del 2, che erano sembrati molto allettati dall'idea di stringere le mani intorno al collo ad Annie.
Improvvisamente un ramo dalle dimensioni notevoli si staccò dal tronco di un albero abbastanza alto e cadde con un boato che fece tremare, se possibile, ancora di più la terra. Si schiantò al suolo così vicino ai ragazzi, che dovettero fare un balzo indietro, mentre un'infinità di minuscole schegge acuminare volava ovunque.
Annie alzò le braccia davanti al viso, per riparare gli occhi da quell'attacco aereo e sentì perfettamente ogni singola puntura dovuta al legno bruciare come fuoco vivo.
Più avanti, udì un gemito e qualcuno che tossiva.
Cercò di appoggiarsi a qualche pietra vicino a lei, per far leva ed alzarsi, ma la terra tremava così violentemente che per tre volte le mancò l'appiglio e altrettante volte cadde al suolo.
Non era più lei a controllare il suo corpo, ma gli strateghi, che probabilmente stavano sghignazzando dietro ai display, scommettendo sulla sua sorte.
L'idea che qualcuno potesse avere il controllo del suo corpo o delle sue azioni le invase la test violentemente. Non era il burattino di nessuno.
Stringendo i denti, fece leva sugli avambracci e si tirò in piedi.
Dire che la testa le girava le sembrava davvero riduttivo. Ogni cosa girava. E ogni parte del suo corpo le faceva male, in particolare le braccia e i palmi delle mani.
L'amico la imitò subito, con evidente successo, in quanto balzò in piedi al primo tentativo.
Lo vide socchiudere gli occhi e trasalire ad ogni boato di albero che cadeva.
“Andiamo!” gli disse, afferrandogli il braccio ed iniziando a strattonarlo.
Ma il ragazzo non voleva spostarsi da dove stava. “Annie, dobbiamo aiutarli” disse, indicando gli altri due Tributi a terra.
Lily era a terra, sdraiata e chiunque l'avrebbe scambiata per addormentata, se non fosse stato per la ferita sulla tempia ed il sangue che scorreva copioso, fino a macchiarle i capelli. Jace le stava accanto, la chiamava, la scuoteva dolcemente.
Non era morta: il petto tradiva il respiro irregolare.
Non potevano portarseli dietro. Lily sarebbe stato solamente un ostacolo in meno. Tra l'altro, lasciandola morire così nessuno dei due si sarebbe sentito responsabile. Sarebbe stata colpa degli strateghi in tutto e per tutto.
Spostò lo sguardo su Euer, che la fissava perplesso. Poteva leggere nei suoi occhi tutta la sua incredulità per il fatto che non si fosse già gettata accanto alla ragazzina per aiutarla. Eppure non poteva non aver fatto gli stessi ragionamenti di Annie!
La ragazza era davvero combattuta. Si passò una mano sulla faccia, per rimuovere la terra, il sudore e delle gocce di sangue, dovute alle ferite provocate dalle schegge.
Non potevano aiutarla. Dovevano andarsene. Ora.
Fece per voltarsi, ma qualcosa richiamò la sua attenzione. Un movimento quasi impercettibile proveniente dal ramo di fianco alla sua testa. Poteva anche essere stata colpa del terremoto, in quanto la terra tremava ancora, molto meno di prima. Gli strateghi avevano ottenuto almeno un po' di sangue.
Scrutò tra la corteccia, finché non notò un innesto artificiale. Qualcosa che assomigliava molto ad una.. telecamera. E di sicuro li stavano riprendendo. Tutta Capitol City avrebbe voluto sapere parola per parola ciò che avrebbe deciso la Dea del Mare.
Ma ad Annie non interessava della capitale. A lei interessava di una sola unica persona. Dai capelli neri e gli occhi grigi, come quelli degli abitanti del Distretto 12. una ragazzina che probabilmente non si sarebbe staccata dal televisore nessun secondo di quegli Hunger Games. E che avrebbe visto ogni qualsiasi suo movimento.. e qualsiasi sua azione.
Non poteva non salvare Lily. Non poteva scappare e lasciala morire davanti a Ocean.
Sospirando tra i denti tornò sui suoi passi e si inginocchiò di fianco a Jace.
“Dobbiamo portarla via” gli disse, posandogli una mano sulla spalla “qui non è sicuro. Potrebbero riattivare le scosse tra poco.. e sarebbe un bel guaio portarla in spalla”.
Il ragazzo si voltò a guardarla sorpreso, ma a poco a poco l'espressione lasciò il passò alla gratitudine e subito dopo alla speranza.
Lo aiutò a caricarsi la ragazzina sulle spalle, che in quel momento appariva ancora più piccola ed indifesa del normale e poi iniziarono a correre per allontanarsi da quel punto.
Euer davanti, tagliava i rami e le piante che ostacolavano il loro sentiero improvvisato, Jace subito dopo, con Lily sulle spalle, una spada in mano e un coltello ben assicurato alla coscia, ed infine Annie, a chiudere la fila, due pugnali in mano, vigile, scoccando occhiate dietro di sé, per essere sicura di non esser seguiti.
Alternarono la corsa al passo per quasi due ore, o forse di più.. finché non raggiunsero un fiume. Sembrava abbastanza lontano dal punto di partenza, ma non c'era bisogno di rischiare di essere visti.
Cercarono un'insenatura nella roccia, lontana dall'acqua ma abbastanza riparata dagli sguardi indiscreti. Anzi, decisamente ottimale per essere protetti.
Era una piccola rientranza nella roccia leggermente in pendenza verso l'interno; l'entrata dava alle pendici della montagna, quindi nessuno avrebbe potuto vederli, a meno che non avesse fatto il giro completo delle rocce. C'era anche un piccolo foro, dato da due massi appoggiati l'uni all'altro, che dava una parziale visuale del fiume e del bosco, in modo tale da spiare eventuali nemici.
Euer posò Lily a terra -avevano fatto cambio durante il tragitto- vicino al fiume e le scostò i capelli dalla ferita, appurandole la gravità.
“Non è preoccupante, ma non bisogna prenderla alla leggera” disse. Le bagnò la tempia con l'acqua, lavando vari residui di terra e pulendola. “Non si trova nemmeno in un punto pericoloso.. ovviamente servirebbe ago e filo per ricucirla, o qualcosa per evitare varie infezioni.”
“Controllate il contenuto dei vostri zaini” propose Annie.
Jace prese ad estrarre tutto ciò che aveva. Niente male nemmeno per lui: un sacco a pelo, fiammiferi, acqua, pane, qualche cibo in scatola, una torcia e dei guanti.
Euer invece trovò una corda, degli occhiali per vedere al buio, due bottigliette d'acqua, delle pastiglie per la febbre, una saponetta, dei fagioli in scatola e dei fiammiferi.
“Potremmo provare a lavarle la ferita col sapone..?” chiese Annie.
Non era molto esperta di ferite. Se si fosse ferita e fosse stata sola, probabilmente sarebbe morta.
“Si potrebbe provare” assentì Jace.
Appena poggiarono le mani insaponate sulla ferita della ragazza, questa aprì gli occhi e cercò di urlare, ma venne prontamente zittita da Annie.
“Silenzio!” l'ammonì.
Poi fissò Euer interrogativa. “Il sapone è artigianale. È acido, quindi brucia. È come mettere il limone su una ferita” spiegò.
Il tributo del distretto 7 lo fissò truce. “Non potevi dirlo prima?”.
“Certo, ma l'effetto è comunque buono. La ferita è pulita. Si sarebbe infettata più in fretta.”
Le parole lasciavano intendere che comunque sarebbe andata, il taglio si sarebbe infettato in qualche giorno, se non avessero fatto la massima attenzione.
“Lily, stai bene?” le chiese dolcemente Jace, aiutandola a mettersi seduta.
Lei annuì e cercò di toccarsi la tempia, ma Annie le bloccò il braccio. “Ti sei ferita, è meglio se non lo fai”.
Il giorno ormai era agli sgoccioli e l'idea di rimanere fuori anche la notte metteva tutti i quattro i ragazzi in agitazione. Quindi si ritirarono dentro alla grotta, riparati dal freddo, ma non dagli animali che potevano pullulare la zona.
“Dovremmo mettere qualcosa che blocchi l'entrata” propose Jace, seduto di spalle all'entrata, davanti al fuocherello.
Non potevano rischiare che la sua luce rivelasse agli altri tributi la loro posizione.
“Sì, così siete più comodi nell'ucciderci. Hai presente.. niente uscite, niente salvezza” commentò sarcastico Euer, anche se non troppo.
A quelle parole i muscoli di Jace si irrigidirono e di riflesso Annie portò la mano all'elsa del pugnale.
Fu Lily a tranquillizzare tutti. “Avete deciso di aiutarmi, quindi ora è il nostro turno per rendervi il favore. Creiamo un alleanza, no?”.
Le sue parole furono seguite dal silenzio più totale.
Certo, Jace era un buon partito, di sicuro avrebbero fatto buona squadra e sarebbe stata un'altra persona su cui contare, ma Lily? Era una ragazzina troppo minuta e troppo dolce per poter essere di aiuto. Ma non potevano allearsi solo con uno dei due.
Era chiaro come il sole che anche Jace ci stesse pensando. Alla fine non trovò nessuna complicazione, perché annuì.
“Per me è okey” disse infatti.
Anche Euer fece un cenno d'assenso con il capo.
“Anche io non ho nulla da dire in contrario” aggiunse Annie.
Era una bella sensazione, sapere di poter contare su qualcuno. Sapere che ci sarebbe stato qualcuno che sarebbe corso in tuo aiuto, se ce ne fosse stato il bisogno.
Partì il motivetto stupido di Capitol City, seguito dai volti dei Tributi morti: la ragazza del distretto 3; i due del 5; il ragazzo del 6; la ragazza dell'8; entrambi i tributi de 9; la ragazza del 10, e il bambino del distretto 12. In tutto nove ragazzi.
Nel vedere il volto del povero Tributo-bambino, ad Annie si strinse il cuore. Tropp giovane, troppo piccolo, troppo innocente..
Non sapeva se essere felice del fatto che la ragazzina fosse ancora viva, oppure disperata: l'avrebbero sicuramente trovata, e non sarebbe stata una morte molto lenta ed indolore.
Decise che avrebbe fatto il primo turno di guardia. Aveva bisogno di stare in silenzio.. e di avere del tempo per sé.
Si sedette davanti all'imboccatura della grotta, con il pugnale in mano, portandosi le ginocchia al petto. Alzò lo sguardo verso le stelle. Chissà se Finnick stava guardando le sue stesse stelle? Chissà se nell'Arena le stelle erano le stesse che a Panem?
Le mancava da morire tutto. Le mancava il suo Distretto, le mancava Ocean, le mancava la sua famiglia, le mancava Finnick.
Lo voleva lì, con lei, a stringerle la mano e a sussurrarle nell'orecchio che era l'unica, la più bella. Invece si trovava in un campo di sterminio. E lui l'avrebbe vista morire, in diretta.
Con l'indice tracciò sulla sabbia un cerchio e al suo interno tante piccole diramazioni. “Mi manchi” sussurrò. La gola le bruciò e il groppo in gola quasi le impedì di deglutire.
Magari lui l'aveva sentita.
Rimase a fissare le stelle, nella speranza di incontraci gli occhi di colui che le aveva rubato il cuore.




















 
   
 
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