Fanfic su artisti musicali > B.A.P
Segui la storia  |       
Autore: Niji Akarui    08/07/2014    5 recensioni
Vivere?
Che cosa vuol dire?
Chi può spigare il significato di questo verbo?
È un termine così complesso che ha mille sfaccettature, il vivere si reincarna nell’amicizia, nell’amore, nel poter constatare attraverso questi sentimenti di essere reale e di appartenere a questo mondo, per quanto deteriorato e corrotto esso sia.
Vivere è camminare su questa terra, che la natura ci ha gentilmente concesso.
Ma se alla nascita la vita stessa ci precludesse la possibilità di esistere?
E se divenissimo col tempo uno spettro di ciò che saremmo potuti essere?
E se finissimo in un mondo fatto di dolore e oscurità?
E se poi trovassimo la luce?
And if we back to life?
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La notte era scesa sulla frenetica Seoul, ora illuminata da svariate luci colorate, nelle strade echeggiavano le canzoni che i Dj quella sera avevano deciso di utilizzare per movimentare la serata degli innumerevoli ragazzi accorsi in discoteca.

Non era mai capitato che Junhong restasse sveglio fino a tardi, sperava di eliminare una parte del giorno dormendo per tutta la notte, così che il dì successivo fosse giunto prima.

Ma quella notte per il ragazzo fu impossibile riuscire a distogliere lo sguardo dalla piccola palla da baseball finitagli sulle gambe, durante il pomeriggio, e che con rudezza aveva infranto quella sua finestra sul mondo, fatta immediatamente sostituire da quel gentile ragazzo che gli si era presentato col nome di Bang Yongguk.

Nell’osservare la sua pelle olivastra, il volto serio e quegli occhi penetranti per un attimo aveva avuto paura, aveva ricordato i piccoli bulli che si erano divertiti a prenderlo in giro durante il periodo delle scuole medie al quale aveva preferito porre fine, per sottoporsi ad un tipo d’istruzione privata, ma appena aveva visto il suo sorriso gengivale e il volto mutare in un espressione d’insicurezza , il suo interesse per quella persona si era accresciuto , raggiungendo il culmine quando aveva stretto la sua mano e la sua voce profonda lo aveva avvolto come un soffice manto fatto di nuvole.

Non riusciva a spiegarsi quella sensazione, però l’aveva trovata davvero piacevole e d’allora un piccolo sorriso si era dipinto sul suo angelico volto senza accennare a voler andare via, soprattutto per quella promessa che gli era stata fatta dal battitore, secondo la quale il giorno successivo sarebbe ritornato, quella consapevolezza e l’ansia che gli apportava sembrò togliergli tutte le forze per poi farlo cadere in un sonno profondo.

Il mattino successivo Yongguk correva su e giù per la casa cercando i libri che avrebbe dovuto portare a scuola e la giustificazione richiesta la sera precedente al padre per poter entrare durante la seconda ora, dopo avergli spiegato l’accaduto del pomeriggio antecedente, il comprensivo genitore gli aveva concesso la piccola visita a casa dello sfortunato ragazzo al quale aveva rotto la finestra –papà ricordati di avvisarmi se riesci a procurarmi quei biglietti- il padre annuì, mentre sorseggiava una tazza di caffè tenuta nella mano destra e alzando di poco lo sguardo dal giornale sorretto dalla sinistra, per rivolgere al figlio ormai uscito di casa un sorriso di ammirazione.

Il signor Bang era sinceramente felice di come suo figlio, anche senza la madre, stava crescendo.

Non poteva di certo affermare che dopo la morte di quella ragazza ,a cui Yongguk pareva tenere più di ogni altra cosa, le giornate trascorsero facilmente, al contrario aveva visto suo figlio avvizzire come un fiore senza più forza per estendere le sue radici, sino a trovare un po’ d’acqua per sopravvivere, aveva temuto per lui, il terrore di perdere anche lui aveva lo assalito ogni notte di quei tre mesi in cui Yongguk, dopo aver tentato il suicidio , era stato portato di corsa in ospedale, non poteva dimenticare i profondi tagli che si era inciso all’altezza dei polsi e che tutt’ora erano leggermente visibili, il sangue aveva invaso il bagno e si era mescolato con l’acqua del bagno caldo al quale il padre aveva inconsciamente creduto.

Il suo cuore quella notte stava per cedere una seconda volta, gli era bastato sua moglie in fin di vita, seduta al suo fianco nell’automobile che li stava trasportando a casa, al ritorno dall’ospedale dopo il parto di Yongguk , con il suo corpo aveva avvolto quello del neonato terrorizzata di poterlo prendere e quando l’impatto arrivò per lei non ci fu più scampo, esalò un ultimo ti amo rivolto al figlio e al marito e baciando la fronte del neonato lasciò che il suo battito cardiaco cessasse per sempre.

I ricordi di quella notte in cui aveva perso la moglie e di quella del tentato suicidio del figlio più piccolo, non hanno mai mostrato l’intenzione di scomparire, per un arco di tempo che gli era parso un’eternità, anche dopo il ritorno dalla clinica psicologica nella quale si trovava il figlio, lo aveva seguito costantemente, temendo che avrebbe riprovato a togliersi la vita, eppure quella paura non trovò mai conferma  al contrario al suo ritorno Yongguk era tornato ad essere il felice ragazzo di una volta e questo lo aveva rincuorato.

Conclusa la sua spartana colazione il signor Bang prese ciò che gli serviva e si diresse alla sua postazione di lavoro notando il celo plumbeo di quella mattina.

-Un paio di cornetti per favore, e una brioche- preso il sacchetto che conteneva la sua ordinazione e dopo aver pagato la gentile barista, Yongguk riprese a correre verso la casa di Junhong, fino a giungere al piano che ospitava l’appartamento in cui viveva il ragazzo, con calma e riprendendo un po’di fiato dopo la lunga corsa che aveva sostenuto , suonò il campanello, non dovette aspettare a lungo che la signora Choi gli aprì la porta sorridendogli –sei giusto arrivato in tempo stavo per portare la colazione a mio figlio, accomodati- gli fece strada e poi andò a prendere un vassoio sul quale vi erano due piatti contenenti ciascuno un pezzo di quella torta che tanto piaceva al suo amico Daehyun –potrebbe aggiungerci anche questi- gli mostrò il sacchetto , dal quale la donna prese i cornetti e gli adagiò s’un altro piatto –la brioche è per lei, porto io la colazione a suo figlio, la donna annuì e lo ringraziò per il pensiero, preso il vassoio si diresse verso la camera di Junhong, bussò ma non ottenne risposta così aprì la porta entrando con calma, il ragazzo dormiva tranquillamente sul proprio giaciglio , ma appena mise qualche passo nella camera sembrò destarsi, nel mettersi seduto e dopo aver stropicciato gli occhi per riacquistare la sua nitida vista notò Yongguk –forse non mi aspettavi- immediatamente Junhong arrossì nel vedere il vassoio sorretto dal ragazzo e lo saluto con un lieve “ciao” che lasciava trasparire la sua sorpresa per quell’inaspettato incontro.

Come il giorno precedente il maggiore attraversò la stanza e si sedette sulla sedia affianco al letto, porgendo un piatto con la torta a Junhong –ti avevo promesso che sarei tornato no?- gli sorrise, poi iniziò a mangiare il dolce assumendo subito un’espressione di stupore –sai ho un amico che per questa torta ucciderebbe un esercito… a mani nude- Junhong sorrise a sua volta e ridacchiò all’idea di una scena simile –si chiama Daehyun, una volta ha inseguito Yonugjae per tutta la casa tentando di prendersi anche il pezzo dal compagno- scoppiò in una ristata, che riscaldò il cuore del minore –se vuoi un giorno te li presento, sono davvero divertenti, sembrano fratelli bè in realtà lo sono ma non di sangu…- Yongguk iniziò a parlare di tutti suoi amici senza mai ricevere una risposta dal ragazzo al suo fianco, perdendo la cognizione del tempo, fino ad accorgersi che ormai era troppo tardi per entrare alla seconda ora, così interruppe la loro conversazione per qualche minuto e chiamò il padre per avvisarlo, sapeva perfettamente che la scuola lo avrebbe avvisato e non voleva farlo preoccupare, dopo essersi scusato per l’inconveniente tornò a guardare Junhong che lo fissava, ammaliato dalla bellezza del suo hyung e da quella voce così profonda –ho qualche cosa sul viso- chiese l’altro non comprendendo il motivo di tanto interesse per il suo viso –no… non sono abituato a parlare con ragazzi della mia età – rispose l’altro sporgendosi i ed accarezzando leggermente le labbra del maggiore –e poi avevi un po’ di torta vicino alla bocca- l’altro a quel tocco così gentile, si fece per un attimo scuro in volto, quel semplice gesto gli aveva ricordato un momento simile trascorso con la sua defunta ragazza, scacciò quel pensiero poiché sapeva che avrebbe solo fatto preoccupare il padrone di casa e sorrise –grazie sei molto gentile, come mai dici di non essere abituato a parlare con altri ragazzi della tua età?- Junhong fece scomparire quel sorriso che aveva sul volto e tutta la naturalezza nel parlare che fino a qualche istante prima lo aveva portato a conversare con Yongguk, culminata poi in quel gesto che gli era venuto spontaneo, sostituendolo con un sorriso amaro –non frequento la scuola, studio da privatista è… è più comodo- mentì infine nascondendo con non poche difficoltà la paura che era tornata a farsi spazio nel suo animo, al ricordo di quelle lunghe prese in giro, durante le ore scolastiche che in passato aveva sostenuto.

La mattinata trascorse tranquilla, parlarono per tutto il resto della giornata conoscendosi meglio e non ci volle molto a Junhong per comprendere che il ragazzo innanzi a lui non ostante l’ostentata perfezione che presentava nascondeva qualche cosa che in passato aveva lacerato le pareti del suo cuore, con tutto il tempo passato ad osservare gli altri non era per lui difficile comprendere la gente, lo faceva anche solo ascoltandola o osservandola da lontano, era una peculiarità della quale non si rendeva conto, dal suo canto Yongguk sapeva fare la stessa cosa per cui comprese che il minore aveva lasciato la scuola per via dei bulli e che ormai si era rintanato in casa sua per non vedere tutta la normalità che altrimenti lo avrebbe sommerso, affogandolo con la sua ordinarietà.

-Che genere di musica ti piace ascoltare?- chiese ad un certo punto Yongguk sorprendendo colui che era già parso divenire suo amico –mi piace molto l’hip hop e il rap- senza un attimo di esitazione il maggiore affermò di essere anche lui un grande amante di quella branca musicale e subito gli raccontò del gruppo che qualche tempo prima aveva formato con dei suoi vecchi amici, i Soul Connection, e del soprannome che si era dato, Jepp Balckman, trovando nello sguardo di Junhong una profonda ammirazione –tu canti?- chiese a conclusione di quel racconto all’altro –no.. insomma mi piacerebbe però non penso di… no non canto- balbettò qualche cosa finchè Yongguk non lo costrinse a canticchiare qualche cosa per lui, venendo immediatamente avvolto dalla parole di una canzone di Eminem e perdendosi nell’incredibile voce di Junhong, sentì il suo stomaco chiudersi ed essere come invaso da migliaia di farfalle, ed il suo cuore prese a battere più velocemente poi ad un certo punto non riuscendo più a trattenersi seguì il ragazzo cantando con lui e provocando la sua stessa reazione nel compagno.

Andarono avanti così fino alla fine della canzone per poi rimanere in silenzio a fissarsi negli occhi come due perfetti sconosciuti, non che non lo fossero, ma non del tutto, entrambi avevano appena scoperto una passione comune che in loro aveva  fatto scattare una scintilla che sembrò incendiare i loro animi, la scintilla di un fuoco che non era distruttivo come la rabbia e il desiderio di morte provato da Yongguk quando scoprì di aver perso per sempre la ragazza che amava e nemmeno quello che dilaniava Junhong,  ossia la consapevolezza di essere solo un pietoso ragazzo che non fa nulla per migliorare la sua vita, che non prova nemmeno a camminare anche se con una possibilità su un milione potrebbe riuscirci, no quello era il fuoco che riscaldava le forge degli antichi fabbri del medioevo, quello era un fuoco che adesso avrebbe riforgiato le loro vite creando non più tristi sentimenti ma arte allo stato puro.

Dietro la porta chiusa della camera la signora Choi aveva ascoltato il tutto, accovacciata sul pavimento e fra le innumerevoli lacrime che avevano bagnato il suo volto aveva compreso che finalmente suo figlio aveva trovato una luce, una luce che avrebbe rischiarato il buio di quegli anni passati che inesorabili si erano susseguiti, una guida, colui che lo avrebbe condotto in un modo o nell’altro verso la felicità.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

Come al solito scusate il ritardo, non dirò molto a parte… OH MIO DIO 4 RECENSIONI!?!?!?!? Queste sono le mie gioie, ossia sentire apprezzato il mio lavoro di autrice, vi prego continuate così mi fate davvero felice, va bene ora basta con i vaneggiamenti e andiamo a commentare questo capitolo, che ne pensate era ciò che vi aspettavate, o speravate in qualche altra cosa? Tranquille ci saranno molte sorprese che vi faranno voglia di andare avanti a leggere, spero comunque che anche questo capitolo super ritardatario vi sia piaciuto e quindi un bacio e alla prossima continuate a seguirmi  BABYZ^^

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > B.A.P / Vai alla pagina dell'autore: Niji Akarui