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Autore: Focosa    08/07/2014    3 recensioni
Lily Evans aveva indubbiamente un carattere molto forte, ma si sa che anche la persona più forte ogni tanto ha dei momenti di debolezza. Quale sarà il motivo del suo sconforto? E, soprattutto, chi ci sarà al suo fianco ad aiutarla in un momento del genere?! Vi do un indizio: la risposta ad una delle due domande è James Potter... ma ovviamente non vi dirò quale delle due ;) Tocca a voi scoprire tutto!
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Dolcezza inaspettata




Chi la conosceva poco sicuramente avrebbe detto che era la ragazza più forte del mondo. Sempre a farsi carico dei problemi altrui con estrema gentilezza, dimostrando come al solito un gran sangue freddo e un'immensa determinazione. Prendeva sul serio ogni compito che le veniva assegnato così come ogni richiesta d'aiuto da parte di un amico, senza mai tirarsi indietro, perchè non sarebbe stato da lei. E di sicuro era per questo che era diventata Prefetto fin dall'anno precedente.
Ma allora come mai ora si ritrova a piangere seduta su una panchina di pietra ai margini del cortile interno del castello? Forse non era così forte come lei stessa credeva di essere. O forse era solo perchè quella non era la sua giornata; eppure era cominciata come al solito...

 

 

Stava scortando gli studenti del primo anno verso la Sala Grande come ogni mattina, e puntualmente apparve la sua ombra. Il grifondoro più fastidioso che avesse mai incontrato in sei anni di permanenza ad Hogwarts: James Potter.
«Buongiorno meraviglia!» esclamò raggiante mentre le corse incontro lasciandosi alle spalle la sua banda di idioti. Lì per lì cercò di ignorarlo, ma ovviamente da buon idiota lui non si diede per vinto. «Hey, donna in carriera! Troppo occupata nel tuo lavoro per potermi rispondere?» incalzò con un ghigno che lo fece sembrare ancora più stupido e iniziando a ronzarle fastidiosamente intorno. «Eddaiii non farti pregare... non farti pregare... suu... daiii» iniziò a ripetere a raffica, sempre più fastidioso, tanto che ormai anche quelli del primo anno si tenevano alla larga.
«LA VUOI PIANTARE?» sbottò infine la rossa.
Potter sorrise soddisfatto per essere riuscito a farle perdere le staffe. Ormai doveva saperlo che si divertiva in questo modo, ma era più forte di lei, non riusciva mai a rimanere calma quando le ronzava intorno, aveva sempre l'istinto di cacciarlo via. Ma con James Potter esiste una sola regola: più tenti di respingerlo, più lui diventerà appiccicoso.
Alla fine, dato che gli idioti devono sempre farsi compagnia e muoversi in branco, arrivò anche Black, proprio mentre la bella Lily stava cercando di ricomporsi. Pessimo tempismo dato che quei due insieme riuscivano sempre a prenderla in contropiede.

«Eccola che torna a fare la sostenuta» cominciò sghignazzando «si vede proprio che non hai il coraggio delle tue azioni»
«E tu cosa ne sai del coraggio, Balck? Tu che ti nascondi dietro alle gesta eroiche di Potter», disse enfatizzando per bene il passaggio gesta eroiche in modo che se ne cogliesse l'ironia, ma evidentemente non fu abbastanza dato che peggiorò solo la situazione.
«E così trovi le mie gesta eroiche?» scandì anche lui quella parola ma con tutt'altro scopo.
«No, Potter, ma trovo che tu debba rivisitare il tuo concetto di ironia» ed enfatizzò l'ultima parola, di nuovo inutilmente dato che la ignorarono totalmente.
Si aggiunse alla discussione anche quel leccapiedi di Minus, dicendo «L'hai proprio conquistata, Ramoso» con il solito intento di lodare Potter come se fosse un Dio, e sembrò funzionare come al solito dato che quel pagliaccio cominciò a fare spallucce, «Naturalmente!» asclamò.
Esasperata da questi tre, spostò la sua attenzione su Lupin che invece ebbe la decenza di passare oltre a quella pietosa scena borbottando semplicemente «Mi trovate al solito posto quando avrete deciso di farla finita».
Grazie al cielo uno vagamente normale in quel gruppo di idioti, pensò Lily come sempre.

«Sapete!? Dovreste prendere esempio dall'unico sano di mentre che c'è fra voi. Io me ne vado» concluse in fretta e sfrecciò via, smettendo perfino di badare a quei pochi studenti del primo anno rimasti nei paraggi. Se saranno intelligenti salteranno la colazione, se saranno stupidi seguiranno i Malandrini per trovare la Sala Grande, pensò Lily. Esatto, secondo lei era meglio il digiuno piuttosto che seguire quei tre. 

Da quel momento in poi la giornata fortunatamente proseguì senza intralci. Passò le successive due ore alla lezione di Trasfigurazione, e uscita di lì si diresse verso le scale per andare al piano di sotto. Diede un ultima controllata al foglio degli orari, dato che l'anno scolastico non era cominciato da molto, per verificare che la prossima lezione fosse effettivamente Pozioni. In realtà ogni volta che era l'ora di andare a quella lezione sperava fino all'ultimo che avesse confuso gli orari. Qual'era il motivo? Semplice. Come l'anno precedente la lezione di Pozioni si sarebbe tenuta insieme a Serpeverde. E questo cosa significava? Severus Piton. Già. Nonostante fosse passata un'intera estate e nonostante abitassero non molto lontani, non avevano ancora avuto l'occasione di chiarire il fattaccio accaduto l'anno prima. E probabilmente quell'occasione non si sarebbe mai e poi mai presentata. All'inizio era lei che rifiutava ogni tipo di scusa, in seguito fu lui a non farsi più vivo, e fra una cosa e l'altra passarono i mesi estivi. Da quando erano tornati ad Hogwarts non si vedevano praticamente mai, e quelle poche volte lui era sempre in compagnia dei sui amici Mangiamorte, o pseudo-tali, che dir si voglia. E sarebbe stato così anche al termine di quella lezione.
«Lily aspetta!» gridò affannosamente Severus mentre si faceva largo fra gli altri studenti per raggiungerla. Lei si fermò senza voltarsi e si pentì di non aver continuato a camminare a testa bassa per evitarlo. «Che diavolo vuoi?» disse continuando a fissare il pavimento quando sentì che era arrivato alle sue spalle.

«P-possiamo parlare?» incalzò lui goffamente.
Lei si girò di scatto a fissarlo con sguardo arrabbiato, sperando con tutta se stessa che il bruciore che sentiva negli occhi non fosse dovuto alle lacrime, «E di cosa vorresti parlare? Eh, Severus?» alzare la voce bastò a zittirlo per un po', ma non del tutto, dato ricominciò «E-ecco io... insomma... sono mesi che non ci vediamo e... beh... speravo che... come dire?... ti fosse passata... per quella cosa intendo...»
«PASSATA?» urlò in preda all'ira «E cosa dovrebbe passarmi? La totale delusione nei tuoi confronti? Credi davvero che possa passarmi in un paio di mesi? Senza che tu faccia niente?»
«Ti ho già chiesto scusa» replicò tirando fuori il coraggio per un secondo, ma fu peggio perchè la fece infuriare ancora di più.
«Non me ne faccio nulla delle tue scuse. Te l'ho già detto. Sai bene cosa ti ho chiesto per poter essere perdonato e ti sei rifiutato senza nemmeno pensarci, ciò significa che non ci tieni poi così tanto al mio perdono e nemmeno a me»
 
«Ti ho già detto che non posso, Lily. Loro sono stati i primi ad accettarmi e a farmi sentire importante» replicò con un filo di voce, in contrapposizione al tono potente che stava usando lei.
«Ah, loro sarebbero i primi? E io cosa ho fatto fin da quando ci siamo conosciuti?»
Questo lo zittì come lo zittiva ogni volta che si ritrovavano ad affrontare il discorso, esattamente come quella volta, mesi prima, quando tornò a scusarsi la sera stessa in cui l'aveva chiamata Mezzosangue. Ed anche questa volta le cose non sarebbero cambiate, per di più perchè a far perdere a Lily del tutto la pazienza arrivarono gli ''amichetti'' di Severus. Lily non si dovette nemmeno voltare per sapere che erano loro, lo capì dallo sguardo di Severus.
«Vai dai tuoi amici, Mocciosus, non approveranno che parli con una Mezzosangue come me» disse con tono acido, girandosi e sfrecciando via. Si, l'aveva chiamato Mocciosus. Non per seguire l'esempio di Potter, ma perchè sapeva perfettamente che lo avrebbe ferito. Dopotutto fu proprio dopo il fattaccio che iniziò a chiamarlo così anche lei, questo aveva reso quel termine ancora più fastidioso per lui, e questo lei lo sapeva bene.
Era talmente arrabbiata in quel momento e aveva talmente tanti pensieri per la testa che non li sentiva nemmeno più, avvertiva solo una gran confusione. Era da tempo che non reagiva così male alle classiche e ripetitive scuse di Severus, forse perchè non ci era più abituata.
Senza nemmeno accorgersene andò a sbattere contro qualcuno. E non qualcuno a caso: James Potter. Di nuovo lui. Da sempre lui appariva nei momenti meno opportuni, ma questo era decisamente il meno opportuno di tutti. Potter iniziò con le sue solite frasi per provocarla, esattamente come aveva fatto quella stessa mattina e la mattina precedente e quella precedente ancora, così come tutte le mattine ancora prima e anche tutte quelle dei precedenti cinque anni. Ma non erano solo le mattine, ma anche i pomeriggi e le sere, talvolta la disturbava anche nel sonno. Sempre a disturbarla. Sempre Sempre. Sempre. Sempre.
«BASTA, POTTER! PER L'AMOR DEL CIELO SMETTILA!» cominciò ad urlare, senza un motivo preciso. perchè non aveva ascoltato nemmeno una parola della cantilena che le aveva appena rifilato. Lui la guardò ad occhi sgranati per lo stupore, lei restituì lo sguardo ad occhi più che sgranati fuori dalle orbite per la tensione e la rabbia. Prese fiato e proseguì con lo sfogo, urlando ancor più di prima «NON NE POSSO PIU' DI TE. SONO ANNI CHE TI SOPPORTO. ANNI CHE TI RIFIUTO. E NON HAI ANCORA CAPITO CHE DEVI STARMI ALLA LARGA. A VOLTE SPERO SOLO CHE TU NON ESISTA. NON LA VOGLIO NEANCHE VEDERE LA TUA FACCIA... SPARISCI!» concluse sbattendogli i pugni sul petto quando lui cercò di afferrarla per farla calmare. Serrò gli occhi per non rischiare di piangere davanti a lui, lo spinse via e cominciò a correre verso la Torre di Grifondoro. Urlò con tono arrabbiato la parola d'ordine ancor prima che la Signora Grassa potesse chiedergliela e una volta dentro alla Sala Comune salì di corsa verso il dormitorio, sbattè con forza la porta e infine si lasciò sprofondare nel letto con la testa sul cuscino e stringendo la coperta con le unghie quasi fino a strapparla. Rimase lì così per molto tempo. Non versò lacrime oltre a quelle due che aveva versato davanti a Potter e per tutto il tempo pensò che avrebbe di gran lunga preferito piangere a dirotto per ore da sola che versare quelle due misere lacrime però davanti a Potter.
Saltò il pranzo, non che le importasse, e poi si addormentò di sasso e mancò anche alle lezioni pomeridiane di Erbologia e Incantesimi. Si svegliò solo quando le sue compagne tornarono nel dormitorio dopo la cena.

Quando queste arrivarono, inizialmente si mostrarono preoccupate per il fatto che Lily non si era presentata alle lezioni pomeridiane, ma una volta ricevuta la semplice spiegazione ''mi sono addormentata'' smisero di calcolarla e iniziarono a parare dei loro problemi amorosi. Quello era un tema ricorrente fin dalla metà del quarto anno, quando la migliore amica di Mary MacDonald, Alice Prewett, che all'epoca frequentava il sesto anno, si fidanzò con Frank Paciock e lo confidò a Mary che a sua volta ne fece un pettegolezzo e iniziò a desiderare anche lei un fidanzato dolce e premuroso come Frank; e così anche tutte le loro altre compagne di dormitorio. E i pettegolezzi non erano cessati in seguito al diploma di Frank e Alice, anzi si erano fatti ancora più ricorrenti in quanto sembrava che i due si sarebbero sposati entro la fine dell'anno. Lily ormai non ne poteva più di sentire i pettegolezzi su quei due, ne tanto meno di sentir parlare di tutti i ragazzi che interessavano alle sue compagne di stanza. Fino all'anno scorso prendeva ancora parte volentieri a quelle conversazioni, spesso dando anche molti consigli utili alle sue amiche, ma poi ci furono i GUFO, durante i quali successe ''il fattaccio'' e da all'ora si allontanò molto dalle ragazze.
In ogni caso, quella sera accadde ciò che ingenuamente non era riuscita a prevedere in tempo: perse del tutto la pazienza.
Non solo per il fatto che le sue compagne continuavano a sghignazzare, ma per il fatto che più e più volte avevano cercato di inserirle nella conversazione, sapendo bene quanto a lei non interessassero queste cose, e soprattutto non accorgendosi, a quanto pare, che quello per lei non era un buon momento. Per la barba di Merlino, pensò Lily, possibile che non si accorgono che non sono in vena? Sono così prese dai loro discorsi?O forse non sono minimamente interessate a me? Eppure dovrebbero saperlo che ho ancora problemi con Severus, l'anno scorso non facevano altro che insistere perchè raccontassi come stavo, cosa pensavo, cosa volevo fare, ecc ecc. Adesso invece niente! Anzi, pretendono che io stia qui a pensare ai loro di problemi. Pazzesco! Oh per Godric, dovevo andarmene prima che arrivassero, non le sopporto più!

All'ennesimo rifiuto sgarbato della rossa di partecipare alla conversazione, le ragazze iniziarono ad accorgersi che qualcosa non andava.
«Lily, ma che ti prende? Sei davvero strana questa sera» fu Mary.
«Cosa mi prende? Forse per una sola santissima volta vorrei che la piantaste di parlare di quei quattro miserabili che nemmeno vi calcolano! E soprattutto vorrei che lo capiste che non mi importa nulla dei vostri stupidi problemi. Per Godric, fino all'anno scorso scaricavate tutto quanto su di me! Non avete mai pensato che forse li ho anch'io i miei problemi?»
Le ragazze la guardarono sbalordite, ma Lily non gli lasciò neanche il tempo di ribattere che subito uscì sfrecciando fuori dalla stanza.
Sapeva di aver esagerato, che non era giusto tenersi tutto dentro in quel modo e poi prendersela col primo che passava. Ma in quel non le importava di cosa avrebbero pensato di lei. Voleva solo uscire e stare da sola.

 

 

Ed eccoci di nuovo al punto che già conoscete:
Lily che piange seduta su una panchina, completamente fradicia, con la pioggia che le scorre sul viso confondendosi con le lacrime. Era talmente occupata a piangere che per tutto il tempo non si accorse della pioggia che disegnava una sagoma trasparente che si avvicinava a lei, e dire che era parecchio evidente, chiunque se ne sarebbe accorto, ma lei non ci badò. La sagoma, o per meglio dire, James Potter nascosto dal mantello dell'invisibilità, si sedette accanto a lei, e solo quando si sentì sfiorata dal mantello e vide spuntare un giglio da sotto di esso si accorse della sua presenza.
«Potter!» esclamò con un filo di voce e fin troppo entusiasmo, tanto che entrambi se ne stupirono. Subito si auto-giustificò quel gesto pensando che era semplicemente dovuto alla sorpresa. Si schiarì un po' la gola, trattenendo a fatica un sorriso che nemmeno lei si spiegava. «E questo che significa?» disse afferrando il fiore.
«Una volta mi avevi detto che ti piacevano i gigli» rispose lui.
Non si ricordava di averlo detto, e ciò rendeva la cosa ancora più strana... come mai Potter si ricordava di un dettaglio del genere?
Quella domanda se ne andò dalla sua mente così come era arrivata. I suoi pensieri erano ancora confusi e nella sua testa regnava il caos in quel momento, ma la negatività iniziava pian piano a svanire nel mentre che guardava ed annusava il giglio. Stava davvero meglio grazie ad un fiore che Potter le aveva regalato? Chi l'avrebbe mai detto!
«Che ci fai sotto al mantello?» iniziò lei con fare distratto.
«Hai detto che non volevi più vedere la mia faccia e, dato che sarebbe stato un po' strano coprire solo quella, allora mi sono coperto del tutto»

Lei fece una piccola smorfia, ma non di disprezzo, «E da quando mi ascolti?» disse provando a scherzare. James non rispose. Per la prima volta da quando si conoscevano Lily aveva una vaga voglia di scherzare e lui no. La cosa era a dir poco shoccante per lei. Ma il fatto era che il ragazzo era seriamente in pena per la rossa.
«Sarei venuto a cercarti prima» incalzò lui con un tono gentile e premuroso.
«Come?» disse Lily un po' spaesata. Davvero, quella situazione era troppo assurda. Quasi come se Potter, in qualche modo, non fosse più il Potter che conosceva.
«Si, insomma...» cominciò lui, «dopo che mi hai praticamente urlato contro, hai presente!?» iniziò e subito Lily volle sprofondare per il rimorso di come si era comportata. Anche se pensava davvero tutto ciò che gli aveva detto, non avrebbe mai voluto farlo in quel modo, perchè nemmeno lui si meritava un trattamento del genere.
«Ti ho cercata nella Sala Comune ma non c'eri, ti ho anche aspettata per un po' pensando che eri nel dormitorio. Speravo arrivasse qualcuna delle ragazze per far controllare a loro dato che io non posso, ma erano tutti ad Erbologia, così ho lasciato perdere e me ne sono andato...», Lily aveva cominciato ad ascoltarlo assorta, fissando un punto non ben definito dalla parte da cui proveniva la voce di Potter. Dato che era ancora sotto al Mantello non poteva sapere se stava guardando dalla parte giusta, ma c'era un qualcosa in quell'atmosfera che li circondava che le diceva che si stavano proprio guardando negli occhi. Non ci poteva credere che Potter le avesse dedicato tutte quelle attenzioni, e in quel modo poi. Le attenzioni che le riservava di solito erano sempre mirate ad infastidirla, questa volta invece era preoccupato per lei. Che Potter stesse cambiando?
«...poi ho perso del tempo perchè sono finito in punizione...» continuò lui.
Ecco, come non detto, non è cambiato affatto, pensò lei.  
«...e fra una cosa e l'altra si è fatta ora di cena. Dato che non avevo nemmeno pranzato ho mangiato giusto un paio di fusi di pollo, poi stavo per tornare in Sala Comune a cercarti, ma passando per un corridoio ho visto fuori dalla finestra che eri seduta qui a piangere, sotto la pioggia. Mi hai fatto una gran tenerezza. Così sono corso a prendere il Mantello dell'Invisibilità per farti questa sorpresa. Speravo ti facesse sorridere almeno un po'» finì di spiegare, poi attese qualche istante e chiese ancora «Ci sono riuscito?»
Lily era certa di essere arrossita perchè si sentiva le guance letteralmente in fiamme. Subito distolse lo sguardo imbarazzata, tornando a fissare il giglio che aveva fra le mani.
«Beh... s-si... ti ringrazio, ma non... non c'era bisogno di tutto questo. Davvero» disse lei sempre più in imbarazzo.

Lui la ignorò ancora. «Come mai piangevi?»
Lei aspettò un po' prima di parlare. Era saggio parlarne con Potter? Poteva fidarsi o avrebbe usato contro di lei tutto quello che sarebbe uscito dalla sua bocca?
«Non lo so. Sarà che quest'anno è iniziato molto male...» disse un po' vaga e avrebbe voluto fermarsi lì, ma ora che aveva iniziato a sfogarsi, nulla più la trattenne, «...o forse è finito male quello vecchio. Insomma, non mi riferisco al rendimento. I GUFO sono andati alla grande. E' quello che è successo durante gli esami. Ed anche prima. Perchè era già da tempo che io e Sev litigavamo. A me non piace la strada che sta prendendo. Gli ho chiesto più volte di tornare sui suoi passi. Ma lui non ne vuole sapere. E' arrivato perfino a chiamarmi Mezzosangue. Ha deciso di disprezzarmi per questo. Quando io non gli ho mai fatto niente di male. Mai. E da quel giorno continua a scusarsi. Ma le sue scuse non servono mai a nulla. Anzi, mi danno solo fastidio» ad ogni frase era un singhiozzo, e aveva ricominciato a piangere a dirotto, così forte che a James si strinse il cuore. Le poggiò timidamente una mano sulla spalla, ma al contatto lei si scansò con rabbia.

«E' COLPA TUA!» gli urlò contro senza pensarci.
«Mia?» ribattè subito lui con stupore.
«Sì, tua! Se non gli avessi fatto quello scherzo di pessimo gusto lui non mi avrebbe mai chiamata Mezzosangue» disse velocemente singhiozzando, ma subito si accorse che ciò che diceva non stava in piedi e ci pensò James a spiegarne il motivo.
«Davvero è colpa mia? Hai appena detto che la cosa era nata ben prima che ti chiamasse Mezzosangue» replicò lui, calmo, sperando davvero di non farla arrabbiare ancor di più.
Lei non fiatò. Sapeva che aveva ragione e non poteva replicare, ma era troppo nervosa per ammettere l'errore. Rimase in silenzio, guardando altrove e sperando che avrebbe capito.
D'un tratto, senza un apparente motivo, James l'abbracciò prendendola di spalle, in una maniera talmente dolce e protettiva che la invase e non si sentì di scansarsi questa volta.
«C-che stai facendo?» disse balbettando con un sussurro.

«Tremavi» rispose lui.
Non se ne era nemmeno accorta, e non avrebbe saputo spiegare se era per il freddo o per il nervoso, ma grazie a quell'abbraccio tutta la tensione che aveva accumulato con il precedente sfogo sbiadì pian piano fino a scomparire del tutto. Rimasero così per un po' senza dir nulla. Notò il Mantello che era scivolato un po' anche addosso a lei coprendole le braccia e una gamba fino alla coscia. Se qualcuno si fosse affacciato a guardare dalla loro parte sicuramente si sarebbe impressionato a vederla per metà, ma non le importava, si stava facendo interamente cullare da quell'abbraccio. Le braccia di James erano sopra alle sue, attorno al suo petto, la testa poggiata sulla sua spalla. Il cuore di entrambi batteva a mille, ed erano all'unisono.
«Mi dispiace» disse lui d'un tratto, rompendo l'atmosfera, ma senza sciogliere l'abbraccio.

«Come?» disse lei incerta, non capendo a cosa si riferisse.
«Per come mi sono sempre comportato. Ammetto che mi diverto a provocare la gente, ma mandarla fino all'esasperazione non è quello che voglio, sono sincero. Anche perchè che risultati ottengo? Quasi sempre finisco col danneggiare te, e non è quello che voglio. Ma è più forte di me. Soprattutto quando vengo qua ad Hogwarts mi scateno ancora di più. Mi sento come se questo posto mi appartenesse, perchè ogni volta che varco questa soglia a inizio anno riesco a lasciare fuori tutti i problemi e penso solo ed unicamente a divertirmi e a scherzare. Ho tutta la vita per pensare ai problemi che ci sono là fuori. Così è come la penso io»
Lily ascoltò attentamente quello che Potter aveva appena detto, senza ribattere, nonostante su molte cose non fosse d'accordo. Apprezzava il fatto che fosse stato sincero con lei.
Si scansò lentamente, costringendo Potter a sciogliere l'abbraccio, poi si voltò dalla sua parte e gli sfilò il mantello di dosso rendendolo di nuovo visibile e in questo modo la pioggia iniziò a bagnare anche lui. Lo guardò intensamente negli occhi. In quel momento sentiva di poterlo comprendere, di arrivare più facilmente al suo cuore solo attraverso uno sguardo. Voleva capire cosa si nascondeva dietro quella maschera che usava ogni giorno con lei e con tutti. Da quel momento per lei James Potter divenne un enigma che voleva risolvere.
Lo scrutò talmente a lungo che dopo un po' a lui scappò un sorriso malizioso, e quando lei se ne rese conto arrossì e si voltò di scatto. Rimasero in silenzio per un po'.

«Sai», iniziò lei seriamente decisa a svelare a Potter qualcosa che l'aveva sempre afflitta, «anch'io ho sempre cercato di tenere i miei problemi al di fuori di qui, ma non sempre ci riesco. L'estate appena passata è stata un inferno, come al solito. Dopo quel che è accaduto con Severus ho perso una spalla su cui appoggiarmi. Lui mi aiutava spesso con mia sorella. Lei mi odia e cerca in ogni modo di rendermi la vita un incubo perchè sostiene che anch'io ho reso tale la sua» disse con voce piea di malinconia, «Tutto colpa del fatto che io sono una strega e lei no» aggiunse quasi con rabbia verso se stessa.
«Non è colpa tua se sei nata così, non l'hai scelto tu» disse lui più serio che mai.
«Si, questo lo so. Ma certe volte... non lo so... lo sento come un peso»
«La magia non è un peso! E' un dono magnifico!» disse lui con entusiasmo, «Guarda quel giglio! Un babbano lo avrebbe comprato o colto da un giardino, io invece l'ho fatto apparire! E questo mantello?» disse afferrandolo e sventolandolo davanti a lei, «Lily, io posso scomparire quando mi pare e piace, e andare dove mi pare e piace!» proseguì con un sorriso a trentadue denti, «E questa pioggia? Posso ripararmi da essa solo agitando la bacchetta» e così fece, ora sopra di loro c'era una specie di cupola trasparente che fluttuava, «Se fossi un mago più potente potrei addirittura farla cessare del tutto!» concluse.
Lily rimase colpita dalle sue parole, dal suo entusiasmo e dal suo incantesimo. Soprattutto dall'incantesimo, dato che l'aveva eseguito senza alcuna formula e probabilmente improvvisato sul momento.

«Come diavolo hai fatto?» chiese a bocca aperta, «ma quale mago più potente, Potter?! Sei già potente! L'hai fatto apparire senza alcuna formula»
Lui fece spallucce «Nah, è una cosa da nulla», ma poi tornò subito serio, «In ogni caso, hai capito quel che sto cercando di dirti? Tu sei una strega. Puoi fare cose straordinarie! Molto più straordinarie di questa, credimi. Perciò non farti mettere i piedi in testa da nessuno, soprattutto da tua sorella. Lei è solo una babbana, non può capire il nostro mondo, né chi tu sei veramente. Devi sempre pensare che la vera te stessa prende vita qui, ad Hogwarts»
Lily trovò molto sagge le parole di Potter e pensò che sarebbe stato stupendo se lui fosse sempre così, ma sapeva perfettamente che già dal giorno dopo lui sarebbe tornato ad essere quello di sempre. Nonostante ciò ora era a conoscenza di questo suo lato tenero e maturo, e avrebbe fatto di tutto per tener stretto il ricordo di questo momento.
«Si sta facendo davvero tardi. Che ne dici di tornare in Sala Comune?» chiese lui dopo un po'. Lei annuì e si avviarono. Una volta rientrati lasciarono scie d'acqua per tutto il tragitto, senza dire una sola parola. Lily si limitò a camminare a testa bassa con lo sguardo ancora una volta rivolto al giglio che Potter le aveva regalato. Lui camminava stando pochi passi davanti a lei.
Arrivarono in Sala Grande. Lui le rivolse un ultimo sorriso prima di iniziare a salire le scale per andare al dormitorio dei ragazzi, ma a metà della rampa lei lo bloccò «James, aspetta!». Lo aveva chiamato per nome. Probabilmente era dal primo anno che ciò non accadeva. Lui si voltò e non riuscì a trattenere un sorriso smagliante per come lo aveva appena chiamato. Lei arrossì un po'.

«Ti ringrazio» disse infine. Lui fece un cenno come per dire non c'è di che, le rivolse un altro sorriso e poi si avviò definitivamente.
Tornando nel dormitorio si scusò velocemente con le ragazze dicendo che l'indomani avrebbe spiegato loro tutto. Non voleva perdersi in chiacchiere in quel momento. Voleva continuare a pensare a quel che era appena accaduto e rivivere da sola il ricordo, per lasciare intatta quella dolcezza di quel momento.
Si addormentò guardando il giglio che James le aveva regalato, e quella notte fece un bellissimo sogno, e il mattino dopo si svegliò più serena e riposata che mai.

 

 

Come previsto, già dal giorno seguente Potter tornò a comportarsi come al solito con lei, ma dopotutto le stava bene così, non pretendeva certo che cambiasse abitudini da un giorno all'altro. Ma una cosa diversa l'aveva notata: il suo sguardo. Anche quando la provocava per farla innervosire in un modo o nell'altro si faceva sempre sfuggire uno sguardo dolce; o forse lo aveva sempre fatto e lei se ne accorgeva solo ora, anche questa non era un'ipotesi da escludere. Però una cosa era certa, anche lo sguardo di Lily era cambiato, perchè iniziava a vedere Potter sotto una luce diversa.





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(NB: questa è una parte aggiuntiva, non so quanti la troveranno interessante, perciò se volete potete anche saltarla... grazie lo stesso per aver letto fin qui)


Sebbene avesse fatto un incantesimo sul giglio per evitare che appassisse troppo in fretta, purtroppo dopo qualche mese questo iniziò a perdere i petali, ed ora ne era rimasto solo uno. Era un vero peccato, era molto affezionata a quel regalo. Perciò un giorno, ripensando alle parole di James ''Tu sei una strega. Puoi fare cose straordinarie!'' decise che con l'ultimo petalo rimasto avrebbe messo alla prova se stessa. Prese una boccia di cristallo e la riempì d'acqua, e fece galleggiare il petalo al suo interno. Agitò la bacchetta senza pronunciare alcun incantesimo ma pensando soltanto a quello che voleva che accadesse a quel petalo. Lì per lì non accadde nulla, ma era tutto calcolato. L'incantesimo si sarebbe rivelato solo in presenza della persona a cui la boccia era indirizzata: Horace Lumacorno, il professore che più di tutti aveva sempre avuto fiducia in lei e a cui lei era molto affezionata.

 

 

 

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Spazietto di Focosa:
Volendo, questa fanfiction si può ricollegare ad altre due che ho scritto. Una è ''puff'' che parla sempre di questo famoso giglio in relazione al pesciolino Francis. L'altra è ''una storia d'amore fra litigi e misfatti'' che parla in pratica degli ultimi anni di scuola di Lily, James e i malandrini (beh in realtà con questa non c'entra molto, se non per i personaggi, altrimenti le avrei dovute unire sul serio.. se non fosse anche per il fatto che quando scrissi quella, l'idea per questa qui non era nemmeno nell'anticamera del mio cervello xD) 

Per Godric! Ma quanto parlo?! Ahahah, suvvia la devo finire!

Spero tanto che la storia vi sia piaciuta... spero di avere presto ispirazione per scrivere delle altre :)
Se vi va recensite ;) a presto!

  
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