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Autore: cristinamricci    09/07/2014    7 recensioni
Astrid Grayson non capiva perché il mondo tutt’a un tratto si fosse accanito su di lei, ma sperava che prima del sole ci fosse tempesta.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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prologo
 
Jamie Grayson (conosciuta con il suo secondo nome, Astrid) aveva sempre desiderato una vita normale, come quella delle sue coetanee. Una vita un po’ da film o libro romantico.

C’era un tempo dove tutto le andava tutto piuttosto bene, ma già dalla seconda media sentiva che si distanziava sempre di più dalle persone finché dovette affrontare le superiori: dove il tuo aspetto fisico contava più delle tue capacità mentali, dove i tuoi vestiti contavano più dei tuoi voti ed eri giudicato per come apparivi e non per quello che eri.

Ad Astrid Grayson in prima superiore non importava del suo aspetto (che poi non era una ragazza brutta da far ribrezzo, solo che non aveva voglia di pettinarsi, truccarsi o vestirsi quindi tutte le mattine la vedevi con i capelli legati, gli occhi incorniciati dalle occhiaie e una tuta presa a caso dall’armadio) perché lei voleva solo avere degli amici che la accettassero per le sue imperfezioni.
Non voleva essere amata da tutti, le bastava solo una persona vera.

Ma le sue amiche (più che altro solo compagne di classe o corridoio) erano solo delle ipocrite che facevano buon viso a cattivo gioco. Così quando Astrid Grayson non era più a portata d’orecchio, nascevano cinquanta pettegolezzi su di lei.
A volte quando camminava nel corridoio li sentiva, ma sperava solo che quell’Astrid Grayson, che stava sveglia tutta la notte a farsi cannoni e che nascondesse cose come narcotici nelle tasche della tuta vecchia e afflosciata, fosse un’altra.
 

Astrid Grayson il terzo mese di scuola fu presa di mira. Tutti la prendevano in giro perché le sue tute non erano alla moda e i suoi capeli neri mossi sempre legati non erano rossi o biondi, stirati e lunghi fino all’ombelico.

Astrid Grayson durante le vacanze di Natale, nonostante si sentisse molto giù di morale, ebbe tempo per pensare. Lei non voleva tutta quell’attenzione negativa, le bastava passare inosservata. Quindi, pensò, poteva vestirsi in modo più aggraziato.

Così, il primo giorno di scuola dopo le vacanze, tornò a scuola decisamente meno “sfatta” di prima, con un maglione pastello e dei jeans chiari attillati, i capelli in boccoli ordinati.

Ma agli altri questo non bastava perché erano degli ipocriti: così quando Astrid Grayson non era più a portata d’orecchio, nascevano cento pettegolezzi su di lei.

Quando camminava titubante nel corridoio, con le braccia strette in vita e lo sguardo abbassato, li sentiva, ma sperava solo che quell’Astrid Grayson, che se la faceva con tutti e girava con il reggiseno super imbottito di chissà quale droga pesante, fosse un’altra.
 

Astrid Grayson verso il settimo mese di scuola cominciò a mancare alle lezioni. Non mangiava e non usciva di casa. Rimaneva tutto il giorno a letto cercando di dormire perché era l’unica cosa che la faceva stare un po’ meglio, distaccarsi dalla realtà e trovarsi in un mondo costituito solo da suoi pensieri, belli o brutti che fossero. Ogni tanto, quando non aveva proprio sonno, allungava il braccio alla libreria che incorniciava il muro attorno al suo letto e leggeva un libro. Ma non si spingeva oltre al bagno collegato alla sua stanza.

Così andò avanti per un mese ma nessuno sembrava accorgersi di niente, nemmeno quell’ipocrita di sua madre che appena tornava da lavoro alle nove di mattina, andava a vedere se Astrid era ancora lì e, trovandocela, la ricopriva di insulti, senza neanche provare ad avere una conversazione normale con lei. Poi usciva e tornava in camera della figlia con un vassoio pieno di cibo, che lei spiluccava appena, e faceva la gentile, dicendo che doveva almeno mangiare qualcosa.

Quando arrivò a giugno, Ashleigh Grayson si era stancata di preoccuparsi della situazione invariata di Jamie Astrid e decise di portarla all’ospedale dove lei lavorava come chirurgo e, dopo esami su esami e strizzate di cervello da psichiatri, fu detto alla donna che sua figlia aveva una nevrosi, che era depressa, e le prescrissero una terapia di un paio d’anni a base di farmaci antidepressivi e sedute dalla psichiatra.

Dopo una settimana era tornata come prima, ma si fa per dire. Si comportava come una ragazza normale, si annoiava a stare in casa tutto il giorno senza fare niente, mangiava normalmente (più o meno, ci stava ancora lavorando), dormiva normalmente, ma la grande tristezza che si portava sul cuore era appena intorpidita dai farmaci che in pochi mesi intorpidirono anche le sue emozioni, facendole letteralmente sentire niente di niente.
Comunque sia, il lunedì della seconda settimana di giugno (ovvero la penultima di scuola), tornò a camminare sola e silenziosa come un’ombra tra i corridoi e li sentiva, i pettegolezzi su quell’Astrid Grayson che sperava fosse un’altra.

Come mai era così magra? Perché era mancata così a lungo senza dire niente? Cos’era successo ad Astrid Grayson? Questo era quello che sentiva i primissimi giorni del suo ritorno.

Ma tutti quegli impiccioni erano solo degli ipocriti e così, quando Astrid Grayson non era più a portata di orecchio, nascevano mille pettegolezzi su di lei.

Sperava solo che non avesse dovuto convivere con tutto questo per sempre.
 

Astrid Grayson non capiva perché il mondo tutt’a un tratto si fosse accanito su di lei, ma sperava che prima del sole ci fosse tempesta.



 
Note dell'autrice
Bene bene bene... 
Non so davvero come iniziare una nota dell'autrice alla fine del prologo della mia prima storia in questo account anche se ho fatto 34 capitoli di "Save me."

Per chi ha guardato il link, esatto, sono hopedirection e no, non ho perso la password o cose del genere.
Voglio solo fare il remake di quella fanfiction che è un po' la mia vergogna perché rileggendola ad un anno di distanza sembra che l'abbia scritta una bambina. 

Per chi conoscesse già me e Save me, un bacione e tanti auguri se voleste buttarvi in una nuova fanfiction. Prometto che supererò le vostre aspettative.

Per chi fosse nuovo, tanti auguri se voleste buttarvi in questa fanfiction. Per favore, non andatevi a leggere Save me, perché vi rovinereste con lo spoiler ed è contro le regole del dottore. Prometto che supererò le vostre aspettative.

Voglio dire che questo è un prologo e non un capitolo, per favore non mazzatemi se vi sembra un po' noiosetto. Solo è perché partire subito col capitolo re-makato mi  sembra troppo in medias-res e poi dovrei spiegare troppe cose. Invece così ho un po' di cose già dette.
E voglio aggiungere che molto probabilmente i primi capitoli vi sembranno un po' pallosini ma è solo perché la storia deve ingranare.

E i capitoli saranno forse un po' lunghi.
Non odiatemi per questo.
Vi do qualcosa da fare, se vi prendete la briga di leggerli.

Vorrei sembrare una pesona seria dalla nota. Sembro una persona seria?  
Lol è solo che non vorrei riempire la nota di "lol"
AMEN.

Quindi, questo è il prologo, se volete leggere di più potete mettere la storia nei preferiti così vi sbuca in un secondo quando aggiorno e potreste fare una recensione perché poi il karma vi ricompenserà.
Se non potete mettere tra i preferiti o fare la recensione perché non siete iscritti, vi consiglio di farlo perché non so se lascio la ff arancione o la faccio diventare rossa. 
E poi leggere le fanfiction rosse ripaga lo "sforzo" di iscriversi.
Hahahahahaha

Sparisco e cerco di tornare il prima possibile col primo capitolo 


Se volete chiarimenti o (per chi avesse letto Sm) volete un pochino di spoiler per sapere come esce il remake o (per tutti) parlare o quel che vi pare, potete scrivermi su cristinamricci@gmail.com


Passate un buon 9 luglio


Cristina.


 
   
 
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