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Autore: Raya_Cap_Fee    09/07/2014    2 recensioni
Inghilterra, 11 Novembre 1918. Shirley Harris, quando si accorge che la sua amica Margaret sta risalendo di corsa la via che porta a casa sua, ha un sussulto. C'è la guerra e c'è la morte sempre dietro l'angolo. Cosa sarà successo?
Amare. Essere amati.
Era quello, a contare più di ogni altra cosa.
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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TO LOVE. TO BE LOVED 

 
11 Novembre 1918
Inghilterra

 
Shirley sorrise a quel pomeriggio e si guardò intorno nel piccolo cortile di casa sua mentre, con le mani, toccava le lenzuola stese e ancora umide. Non amava particolarmente l’autunno inoltrato ma, visti i tempi, si sforzava di apprezzare anche le continue e irritanti pioggie. Inspirò profondamente l’odore di pulito delle lenzuola e socchiuse per un attimo gli occhi.

-Shirley! Shirley!- esclamò qualcuno, agitandosi con le braccia su per il sentiero che portava a casa sua. La ragazza avvertì una morsa allo stomaco nel riconoscere Margaret e per poco non si sentì mancare. Strinse tra le dita magre e rovinate dal freddo il tessuto bianco delle lenzuola e prese un grosso respiro.

Cosa poteva essere accaduto per sbracciarsi in quel modo? Qualcosa di brutto sicuramente. Lasciò le lenzuola a se stesse e si strinse lo scialle di lana intorno alle spalle per avviarsi, di gran carriera, verso la propria amica d’infanzia.

All’improvviso Shirley trovò tutto insignificante. L’unico paio di lenzuola ancora umido e non pronto per la notte, la pioggia che di affacciava a ovest, il buchetto che aveva scorto quella mattina sotto le scarpette per andare in città. E anche tutto il resto che la circondava perse d’importanza.
Avvertì senza interesse anche il richiamo di sua madre, sicuramente ferma sulla soglia a chiedersi dove andasse con tutta quella fretta.

-Margaret!- esclamò Shirley con urgenza. Da lì le sembrava che la ragazza emettesse dei singhiozzi. Stava forse piangendo? Forse era successo qualcosa a…
Inciampò su una piccola pietra ma fu brava a ripararsi con le mani, evitando di finire faccia a terra. Si rialzò nell’immediato, le mani che bruciavano e vide bene Margaret che le si faceva incontro. I capelli biondi e ricci erano scarmigliati, le guancie rosse e la bocca socchiusa –Shirley! E’ finita!- gridò con voce squillante, agitando una mano.

L’altra non capì e rallentò appena il passo, confusa, quando sentì Margaret ridere.

-E’ finita, Shirley! La guerra è finita. Torneranno a casa finalmente!-

Prima che Shirley potesse assorbire quelle parole in tutta la loro grandezza, si ritrovò ad essere stretta in un abbraccio soffocante e profumato di lavanda. Margaret rideva contro il suo orecchio e lei sbattè le palpebre. La guerra era finita…ciò voleva dire…

-Oh mio Dio- sussurrò –Margaret, è finita-

-Sì, amica mia. Mio padre l’ha sentito alla radio prima di pranzo-

Shirley allora ricambiò l’abbraccio. Era sicura di non profumare di fiori, lei, ma a Margaret non era mai importato. Il mondo aveva ripreso a contare. Si scostò appena dall’amica dopo qualche minuto, prendendole le mani bianche e liscie tra le sue. Margaret la guardò raggiante, gli occhi azzurri umidi e il fiato ancora corto per la corsa.

-E’ la cosa più bella che abbia sentito negli ultimi anni- mormorò Shirley, la voce rotta e gli occhi nocciola lucidi dalla gioia.

-Per me è la cosa più bella che abbia mai detto, invece. Oh, sono così contenta! Andiamo ad avvisare tua madre, forza-

Insieme, mano nella mano, risalirono verso casa. Le tre sorelle più piccole di Shirley erano ferme intorno alla madre che aveva le mani al petto e l’espressione di chi sta per sentirsi male –Papà tornerà a casa! La guerra è finita!- gridò lei, ridendo.

-Finalmente li riavremo tutti a casa- aggiunse Margaret stringendole le dita.


 

 
Natale 1918

 
Quello era il Natale più felice che Shirley ricordasse. D’altronde non era nemmeno l’unica a pensarlo. L’intera città, anzi, l’intero Paese sembrava considerare quel Natale come il più luminoso degli ultimi quattro anni. Lei, sua madre Beth e le sue tre sorelle più piccole, si avviarono in città di mattina presto. Gli uomini, che la Guerra aveva strappato via dalle loro case, stavano arrivando.

Si fermarono nella grande piazza, già affollata, e lei si strinse contro il fianco Kate, la sorella più piccola, che non aveva mai nemmeno conosciuto suo padre.

-Quando arriva papà?- le chiese infatti dopo qualche minuto. Shirley sorrise e le accarezzò la testa –Presto lo vedrai-

-Mi dirai tu chi è, vero?-

Shirley annuì e si sollevò appena sulle punte per guardare meglio. Non scorgeva Margaret da nessuna parte e un po’ si sentì dispiaciuta. Avrebbe voluto esserle vicino.Quando la folla cominciò a essere troppa, Shirley rinunciò alla ricerca di Margaret e, prendendo in braccio Kate, si concentrò sull’arrivo dei soldati. Sua madre, di fianco a lei, stringeva tra le dita un fazzoletto e qualche lacrima già le colava giù per le guancie paffute. Era stata dura per lei, per tutti loro in verità, e per questo anche Shirley si commosse.

 
Gli uomini arrivarono verso mezzogiorno, il cielo era cupo e si preannunciava un forte acquazzone ciò, tuttavia, non fece demordere le centinaia di familiari. La fila di camionette sbucò dal fondo della strada e grida di gioia cominciarono a levarsi da ogni dove.

 
Shirley fu la prima a riconoscere suo padre tra le decine di uomini in divisa –Eccolo! Mamma!- richiamò sua madre e indicò Charlie, suo padre, che si guardava intorno alla loro ricerca. Si strinse contro il fianco Kate e avanzò superando le famiglie ritrovate e strette in forti abbracci.

-Papà! Papà!-

Gli occhi di Charlie incrociarono finalmente i suoi e allora si videro. Tre anni in guerra l’avevano cambiato nel fisico e sicuramente anche nella mente, lo si poteva vedere dallo sguardo. Suo padre era più magro, ingrigito e stanco, con la pelle ancora più rovinata ma non le era mai parso così bello. Si abbracciarono tutti, scambiandosi parole di conforto e di ritrovo. Charlie prese in braccio una Kate intimidita e felice e le sorrise stringendo a sé anche sua moglie. Shirley trovò appena qualcosa di surreale in tutto quello. Molte volte, andando in città e ascoltando quanto dicevano le persone, aveva creduto di non poter più abbracciare suo padre e soprattutto lui.

Lasciò la presa sulla camiciola di suo padre e si alzò di nuovo sulla punta dei piedi. Scorse incredibilmente la chioma bionda di Margaret, pochi metri più in là, seminascosta da un abbraccio di un ragazzo alto e dai capelli corti e neri. Il cuore perse un battito nel riconoscere quelle spalle.

-Jimmy….- mormorò tra se mordendosi un labbro.

Il ragazzo, quasi l’avesse sentita, alzò il capo e si volse proprio nella sua direzione. Shirley incrociò gli occhi neri si portò una mano alla bocca, sopraffatta dall’emozione. Sembrava illeso, sembrava lui. Il suo Jimmy. Avrebbe voluto correre lì e abbracciarlo stretto, nascondere il viso nell’incavo del suo collo e sentire il suo corpo premergli addosso. Tuttavia, non poteva. Doveva aspettare.

Nessuno a parte Margaret era a conoscenza della sua relazione con Jimmy perciò, quando lo vide muoversi nella sua direzione sgranò appena gli occhi. Le arrivò davanti in men che non si dica lei abbandonò le braccia lungo i fianchi, lanciando un’occhiata in direzione della sua famiglia.

-Jimmy…- disse con il fiato sospeso, osservando il ragazzo. Era sempre lui ma diverso, meno ragazzo e più uomo. La prese tra le braccia e la sollevò appena per i fianchi facendole compiere una mezza giravolta per poi stringersela addosso. Shirley rise e pianse di gioia incurante, in quel momento, anche del fatto che suo padre potesse vederla.

-Sei tornato sano e salvo. Sei tornato da me- disse circondandogli il collo con le braccia e sollevando la testa per guardarlo meglio. Gli occhi neri erano lucidi e le guancie scarne arrossate come sempre –La mia piccola Shirley…- alzò una mano a carezzarle la guancia e lei sorrise apertamente facendo lo stesso. Lei e Jimmy si erano piaciuti sin da piccoli ma solo da quattro anni si vedevano con gli occhi diversi dell’attrazione e dell’amore.

-Ragazzo…- la voce di Charlie Harris, accompagnata dalla sua figura, le arrivarono all’orecchio. Fece per scostarsi da Jimmy in tutta fretta ma lui la trattenne.

-Signor Harris- ribattè Jimmy con un sorriso. Shirley chinò lo sguardo sulle pietre della piazza, arrossendo tutta. La breve risata di Charlie però, la indusse nuovamente a guardare, sorpresa. Suo padre diede una pacca sulla spalla a Jimmy e poi allungò la stessa mano nella sua direzione accarezzandole i lunghi capelli castani –Non potrei essere più felice per te, mia cara. Questo ragazzo mi ha detto che è innamorato di te tempo fa. Eravamo in trincea, durante una scaramuccia, e lui mi ha urlato “Signor Harris, io amo vostra figlia!”. Io l’ho guardato, la faccia sporca e il fiato corto per la tensione. Trovavo curioso il fatto che, nella battaglia, avesse ritenuto necessario dirmelo. Come se fosse l’unica cosa a contare- disse Charlie d’un fiato alternando lo sguardo tra i due ragazzi –E allora gli ho risposto “Diamine, ragazzo, se sopravviviamo e anche lei ti ama vi darò la mia benedizione. Ora petò muovi quel culo secco e aiutami”-

Jimmy accennò un risata e le posò un bacio sulla sommità del capo mentre lei guardava suo padre, incredula.

-Anch’io lo amo-

Charlie Harris sorrise all’indirizzo della sua figlia maggiore e socchiuse appena gli occhi, annuendo. Si allontanò poi, dopo che Jimmy l’abbe ringraziato, e i due tornarono a guardarsi.

-Glielo hai detto davvero così, Jimmy?-

Lui annuì –Avevo un gran paura. Dovevo dirglielo se…fosse successo qualcosa-

Shirley sorrise e gli accarezzò una guancia –Sono felice- disse semplicemente poi. Era felice, sì. Era felice perché tutti erano felici lì. Era felice perché Jimmy aveva detto a suo padre di amarla e lui aveva accettato. Era felice perché nonostante lei fosse povera e Jimmy il figlio di un piccolo borghese, si amavano.

-Baciami- disse poi guardandogli le labbra –Baciami, Jimmy-

E lui lo fece come se non stesse aspettando altro. La sollevò di nuovo per i fianchi e la baciò con trasporto mentre Margaret sorrideva felice e la sua famiglia guardava. Shirley accolse quel lungo bacio come l’inizio di qualcosa di nuovo e di bello.

Amare. Essere amati.
Era quello, a contare più di ogni altra cosa.

 
   
 
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