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Autore: Phoebus    09/07/2014    0 recensioni
Sette anni dopo la feroce battaglia, Dublino.
Un viso conosciuto, visto e accarezzato mille volte.
O semplice fantasia? Mera illusione?
Un solo obiettivo: ricordarti.
Genere: Drammatico, Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Famiglia, Weasley, Il, trio, protagonista, Minerva, McGranitt, Neville, Paciock | Coppie: Ginny/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Decisero di parlarne con calma e sedute davanti ad una fumante tazza di the, naturalmente nero, come lo preferiva la Preside, nel piccolo chiostro della stazione centrale che collegava il mondo magico alla realtà babbana.
Il primo treno del pomeriggio sfumacchiò iniziando la sua corsa e, guardandolo distrattamente, Hermione sapeva che doveva almeno ascoltare quello che il Ministero della Magia voleva da lei, poi sarebbe ripartita per Londra. Senza esitazioni.
Libera da costrizioni e remore.
I tavolini del bar erano pressoché vuoti; la scuola li avrebbe ripopolati a breve. Poterono così godersi la pace necessaria.
 
 
Minerva decise di rompere quel silenzio folto mentre osservava attenta la giovane che aveva davanti che, invece, pareva assorta e lontana. Lontana anni luce.
“Il Ministero ha avuto una notizia molto importante. Pare che alcuni maghi e streghe che hanno combattuto contro Tusaichi siano ancora in vita, dopo che per anni sono stati ritenuti ufficialmente morti. Capisci, Hermione? Ci sono dei sopravvissuti. – fece una pausa per permettere all’altra di comprendere, di metabolizzare quella rivelazione e di prepararsi alle conseguenze – Il Ministro vuole che questi maghi tornino e testimonino sulla guerra che abbiamo affrontato sette anni fa, per condannare così i Mangiamorte prigionieri e ancora reticenti.”
La Granger reagì, come Minerva aveva pronosticato, e staccò la tazza dalle labbra rosee, rimanendo con lo sguardo stralunato e incredulo. Non capiva.
“Con tutto il rispetto Signora Preside, ma io cosa c’entro con questo?”
“Tu devi aiutare gli agenti del Ministero. – la potente strega si fece più severa ed istituzionale, come il suo nuovo ruolo di preside le richiedeva – Proprio in questi giorni stiamo convocando le persone più vicine a questi maghi sopravvissuti e scomparsi, ritenuti fino a ieri morti.”
“Mi scusi ma continuo a non capire. E, in ogni caso, non ho nessuna intenzione di...”
“Tu dovrai riportare qui la signorina Ginevra Weasley.”
 
 
 
 
 
 
La gravita' si fermò. E, se possibile, invertì il suo corso.
 
 
La tazza scivolò dalle mani di Hermione e cadde, frantumandosi e versando tutto il liquido scuro sul pavimento di terracotta.
 
Il tempo sembrava non voler più scorrere. E i pensieri le si gelarono.
 
 
Per un attimo eterno tutto fu sospeso. Il suo respiro, il suo sangue e la sua vita rimasero intrappolate in quelle parole totalmente inaspettate e impossibili da capire.
 
 
 
 
Appena udito il fracasso del bicchiere, subito una cameriera corse al tavolo delle due donne, ma vi trovò solo la più anziana.
 
Hermione si era alzata per fermare quell’emozione improvvisa, lasciando lì la tazza e il suo cuore, entrambi a pezzi.
 
 
“Ci scusi tanto, pagherò ogni cosa tra un momento. Con permesso.” – la Preside seguì la giovane maga, scusandosi con la cameriera – Hermione! Hermione aspetta!”
Ma la ragazza non ne voleva sapere; il suo dolore implorava pietà.
 
 
 
 
“Mi lasci stare.” – camminava svelta.
“Non puoi rifiutarti, Hermione!”
 
 
 
“Se ne vada, la prego.”
 
 
 
 
 
“Ti è stato ordinato e lo farai!”
 
 
 
Hermione non ce la fece più: si voltò finalmente alla donna, con il volto colmo di lacrime e rabbia mai espressa. Il tuppo iniziava a cedere e la voce a tremare.
 
 
“Era la mia migliore amica, la mia speranza. Ed ora… - cercò di fermarsi, ma esplose - Ginevra non c’è più, è morta! Io l'ho vista...capisce, Preside? L'ho vista. Ed ora dovrei dar retta a queste idiozie?? Perché?”
“E’ così, ragazza mia. Devi credermi.”
“No! No. Voi volete aumentare ancora di più la sofferenza di chi è sopravvissuto a quel sangue, a tutti quei corpi stesi… - si coprì gli occhi come per non ricordare, come per fermare quelle immagini ma era impossibile – No. Non ve lo permetterò. Mi dispiace.”
 
 
Minerva lasciò che si sfogasse con tutte quelle parole chiuse dentro a chiave per anni e piene di rancore corrosivo; ne aveva bisogno, l’anziana donna lo sapeva.
 
 
“Secondo le indagini del Ministero Ginevra è l’unica della casa di Grifondoro ad essere sopravvissuta. Vive a Dublino.”
“No…” – Hermione continuava a non credere, a non poter credere.
“La famiglia Weasley non è stata ancora avvisata per non alimentare false speranze. Sono rimasti solo la madre e suo fratello Ronald, non è giusto illuderli prima di avere la certezza assoluta. Anche se raramente il Ministero commette degli errori. Così ho pensato a te, Hermione. So quanto tenevi a lei e quanto lei teneva a te. Solo tu puoi svolgere questo delicato incarico. Se davvero dovesse essere lei, immagina! Immaginalo un momento. Se solo…se solo fosse vero…potrebbe tornare qui ed essere messa in salvo da Tusaichi. E la sua famiglia ritroverebbe la pace.”
Una smorfia di totale incredulità apparve sul volto della diplomata ragazza.
“L’ho vista morire con i miei occhi, l’ho sentita morire…capisce? - una ciocca ambrata fu bagnata di sale - …Ginny…”
 
La preside le alzò il mento, spostandole quel boccolo e guardandola con infinito affetto. Voleva bene a quella ragazza. Gliene voleva davvero.
“Sì, Ginny. La ragazza testarda ed impulsiva che ogni giorno finiva per combinare un disastro nell’aula di pozioni. – la accarezzava maternamente, desiderando solo di infonderle coraggio - Il mondo babbano non può proteggerla per sempre, Hermione. Lo sai anche tu. Trovala. Trovala e portala in salvo.”
  
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