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Autore: DaisyBuch    09/07/2014    1 recensioni
Olivia, Yvonne e Jolene non si conoscevano, ognuna di loro aveva una storia diversa, un passato diverso. Eppure quella sera si erano trovate, ma erano rimaste coinvolte da una cassaforte. La vita delle tre ragazze sarà rovinata da un colpo troppo grosso, che le porterà ad un'avventura al di sopra delle loro aspettative.
Dal capitolo 7:
"-Per quanto tempo ancora continuerai a non guardarmi negli occhi?- le chiese Max.
Olivia dovette fare uno sforzo per rispondere e per guardarlo, quindi ci concesse un po’ di tempo prima di farlo e un grande respiro per l’autocontrollo. Avrebbe potuto rispondergli peggio, ma la ragione le ricordava che quella sera avrebbero avuto bisogno del suo aiuto.
-Fino a che non me ne andrò.- rispose Olivia. Finì in una sorsata il caffè e si alzò dalla tavola. Lui ovviamente non disse niente, non reagì. Lui non faceva mai niente."
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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come un
-Scusi? Chi è lei?- si intromise il signor Arnett.
-Non si preoccupi, so gestire queste cose.,- sorrise Jolene rivolta ad Arnett. – cosa vuole da me?- chiese cortesemente Jolene a Francis, sperando che lui non la smascherasse miseramente.
Cercò disperatamente di fare un’espressione di sorpresa, e non di preoccupazione.
-Tu.. noi ci siamo conosciuti all’Harmon, io ero nella Hall, non ti ricordi?- chiese spaesato. Dio, Francis, stai zitto. Pensò Jolene.
-Mi dispiace non sono mai stata all’Harmon.- continuò.
-E’ stato circa tre giorni fa, l’hotel non era a Las Vegas, quello di…- insistette, stava per smascherarla e doveva fare qualcosa.
-Chiamerò la sicurezza se continua ad importunarci.- urlò Jolene. Stava davvero facendo una scenata, ma non c’era altro modo per farlo tacere, lo bloccò proprio quando stava dicendo tutto. Nel frattempo tutti si ammutolirono e li guardarono.
-Beh,forse mi sono sbagliato.- concluse Francis dopo pochi secondi in cui guardò Jolene con una faccia sorpresa ed arrabbiata,  sapeva benissimo che non era così. L’aveva riconosciuta anche con quella stramba parrucca addosso, i suoi occhi erano sempre gli stessi ed anche l’espressione un po’ distante, assente. L’avrebbe riconosciuta dovunque.
Vedendolo andare via  a Jolene venne voglia di andarci a parlare, era il minimo che potesse fare perché l’altra volta lui l’aveva aiutata e lei stava ricambiando urlandogli contro.
-Vado un attimo al bagno.- si scusò Jolene, aspettando pochi secondi e poi scappando via. Putroppo, nonostante tutti i suoi sforzi, il padre di Olivia stava sospettando qualcosa, così telefonò al signor Warlett/Lucas per informarlo di quanto aveva sentito.
- Christopher, abbiamo un problema. Ho appena sentito un dipendente dell’Harmon Hotel dire alla ragazza che era con me che si erano già visti, quando è scomparsa.- disse riferendosi alla collana.
-Si, - continuò dopo una breve pausa, -ci penso io.- concluse la chiamata, ed aspettò con frenesia che “Scarlett” uscisse dalla toilette.
Nel frattempo Jolene corse verso l’insegna “WC” e fece in tempo a prendere Francis per la mano e portarselo dietro senza che Maurice potesse vederla.
-Tu sei tutta matta.- disse lui scansandola quando erano dentro all’anticamera del bagno.
-Francis, sono io, ma sono sotto copertura ok?- gli spiegò velocemente a bassa voce. –Non puoi dire niente dell’Harmon sennò mi scopriranno.- continuò sussurrando. Le signore in attesa la guardarono molto male, ma lei fece finta di niente.
-Non lo sapevo..- si scusò Francis.
-Lo so, lo so, non fa niente ma non dire più una parola, ok?-  chiese Jolene guardandolo negli occhi.
Lui sorrise non appena capì la faccenda e si sentì sollevato, -adesso mi dici come ti chiami?- disse con sguardo ammiccante.
Jolene si sciolse letteralmente, Francis era molto carino e le era piaciuto da subito.
-Jolene.- disse mordendosi labbra. –Ora devo andare, mi raccomando.- si assicurò, lasciandolo da solo al bagno. Francis restò nella stanza con la testa appoggiata alla parete e un sorriso ebete sul volto, era così contento di averla rivista, si era chiesto per tanto tempo quale fosse il suo nome.
Jolene tornò molto emozionata e rossa in viso dal padre di Olivia.
-Scarlett, devo farti conoscere una persona.- disse sorridendole e offrendole il braccio. Jolene, ancora su di giri, annuì e seguì i signor Arnett senza pensarci due volte, questo si fermò dolcemente davanti ad una figura alta, un uomo di mezza età con i capelli brizzolati di nero. –Questa è la signorina Scarlett, era molto interessata all’oggetto 23, gli orecchini d’Etiopia.- disse sorridendo. Jolene sussultò appena all’udito della parola “Etiopia” e il padre di Olivia non potè fare a meno di notarlo.
-Molto piacere.- sorrise forzatamente Jolene.
-Lui è Mr Johnson, colui che ha indetto l’asta.- disse finendo di presentarli. Jolene si sentì invadere dal panico un’altra volta. Il signor Arnett l’aveva smascherata, lei aveva detto di essere la figlia dell’uomo che adesso era proprio davanti a lei, e ovviamente lei si era presentata non avendo la più pallida idea di chi fosse. Oramai era fatta, restò al gioco e conversò fino a che Maurice Arnett non si stancò, infine non appena quello che doveva essere suo padre si allontanò, lui davanti a tutti le prese il braccio e lo strinse con forza –Non ti azzardare più a prenderti gioco di me. Io sono lo sceriffo della città, e so cosa hai fatto.- sussurrò. Jolene non si azzardò a dire nulla, era pietrificata. –Adesso vieni con me.- disse trascinandola di sotto.


L’asta sarebbe cominciata tra pochi minuti, ed oramai Yvonne e Max dovevano aver già concluso il tutto. Olivia si preoccupò e cominciò a pensare che qualcosa non fosse andato bene. Mentre controllava il cellulare per scrivere ad Yvonne e Jolene che quello accanto a lei aveva usato il nome di “Christopher Lucas” sentì Warlett o Lucas o come cavolo si chiamava, parlare al telefono.
-Si?- rispose. Olivia tese l’orecchio sinistro per ascoltare tutto. –Devono essere loro.- disse. Olivia sentì il suo cuore sussultare, parlavano di loro? Come aveva fatto a scoprirle? C’era sicuramente una persona infiltrata che passava le informazioni.
-Prendile.- mormorò con un’espressione di rabbia e attaccò il telefono. Olivia aveva i brividi e sperava con tutto il suo cuore che non avesse riconosciuto anche lei, comunque adesso che era sicura che parlasse di loro doveva avvertire le altre. Stava finendo di scrivere il messaggio quando il signor Warlett si rivolse a lei facendole cadere il telefono.
-Scusi, era importante.- mentì lui. Olivia raccolse in fretta il telefono. –Di niente.- rispose, ma la voce le tremava.
-Qualcosa non va?- si insospettì. Olivia ebbe così paura che oramai l’avessero scoperte che non riuscì a dire nemmeno una parola. Sarebbero finite in prigione, cosa pensavano di fare? Restituire la collana?
Olivia boccheggiò, ma sapeva che doveva dire qualcosa, o l’avrebbe scoperta del tutto.
-Il mio fidanzato mi ha lasciata.- era la sola cosa che le uscì dalla bocca. Warlett rimase spiazzato.
-Io.. sono una stupida, non dovevo dirglielo,- disse Olivia con le lacrime agli occhi per la tensione, -lei è venuto qui per divertirsi e non per ascoltare me.- si asciugò le lacrime. Lui cercò di consolarla accarezzandole il braccio e dicendole qualche frase come “Non ti merita”, “E’ stato un folle a lasciarti” ed altre mille stronzate. Alle spalle di Warlett vide Yvonne dietro ad un angolo che la fissava, così per paura che lui potesse girarsi continuò con la farsa del piangere. Sperava di distrarlo fino a che Yvonne non se ne fosse andata ma lei rimaneva, imperterrita, dietro quell’angolo. Sentì un messaggio arrivarle sul telefono, ma non poteva guardare perché era impegnata a recitare, ma tutto un tratto il signor Warlett anche ne ricevette uno, e si alzò immediatamente. –Mi scusi, non sono un gentiluomo a lasciare qui da sola ma il lavoro mi chiama, è urgente.- disse Warlett, andando via a grandi passi. Olivia non capiva cosa stesse succedendo, le aveva scoperte? Lesse velocemente il messaggio.  Rimase letteralmente a bocca aperta. Max?! Come aveva potuto, non cambiava mai. Le aveva incastrate e lei non poteva crederci. Era così delusa e arrabbiata che provò a scagionarlo leggendo più volte il messaggio, ma quello che c’era scritto era chiaro. Aveva sbagliato a pensar di potersi fidare di lui, era pur sempre il vice-sceriffo. Purtroppo, sebbene la voglia di dargli un destro in piena faccia, la seconda parte del messaggio le imponeva di andarsene. Alzò gli occhi per vedere se Yvonne fosse ancora lì, ma la sua attenzione venne catturata da Warlett/Lucas che si dirigeva verso l’uscita principale. Era un caso o aveva capito tutto? Il messaggio che gli era arrivato prima era una soffiata da parte di Max per incastrarle?


Yvonne correva più veloce del possibile, quei tacchi erano insidiosi ed alti, e lei li odiava ma sapeva di doverli indossare. Si maledì con tutte le parole possibili ed infine raggiunse l’uscita che dava al mausoleo, si ricompose un attimo e non perse tempo a cercare le altre. Vide subito Olivia, seduta sulla sedia accanto al signor Warlett, non poteva avvicinarsi così le mandò un veloce messaggio, sia a lei che a Jolene.
-Max ci ha incastrate, andiamo via: porta principale.- inviò velocemente. Aspettò che Olivia leggesse il messaggio, ma questa non lo fece, stava parlando faccia a faccia col signor Warlett.
Dai Olly, leggi quel maledettissimo messaggio! Pensò con insistenza Yvonne, come se ordinarglielo a mente potesse servire a qualcosa. Poi vide Olivia cominciare a piangere, pensò subito che lui la stesse ricattando e che avesse scoperto tutto, lei la guardava ma non le faceva capire nulla, quindi Yvonne non sapeva cosa fare. All’improvviso vide il signor Warlett alzarsi e dirigersi verso l’uscita principale. Dannazione!Ha letto il messaggio che ho inviato ad Olivia! Pensò Yvonne. Non c’era nient’altro da fare, doveva prendere Olivia e Jolene e guidarle fino al magazzino, così sarebbero scappate, la seconda entrata era fuori discussione, perché era troppo vicina alla prima e altre uscite non ne conosceva, non poteva rischiare di farsi beccare.
Olivia si stava alzando, Yvonne alzò la mano e questa corse verso di lei. Nel frattempo vide che all’entrata principale c’era Max che aveva fermato il signor Warlett per parlare.
-Vedi? Lui sapeva tutto.- disse Yvonne.
-Bastardo.- sussurrò con risentimento Olivia. Stava già pensando a molti modi per torturarlo, quando Yvonne la interruppe – dobbiamo trovare Jolene, e in fretta.- convenì. La cercarono con gli occhi per tutto il secondo piano, ma le pareti che attraversavano il piano in cui erano esposti i quadri e gli altri articoli non permettevano una vista ottimale. –Dobbiamo andare di sopra.- disse Olivia, sapeva già di doverlo fare ma aveva sperato di trovarla facilmente, salire significava rivedere suo padre.
Sapevano che c’era un’altissima probabilità che le avrebbero beccate, ma non potevano lasciare Jolene da sola, per di più nelle grinfie del padre di Olivia. Purtroppo quando stavano per avvicinarsi alle scale mobili scoprirono che le avevano precedute. Davanti a loro due c’erano Jolene e Maurice Arnett.
-Olivia!- esclamò il padre inorridito.
-Papà..- Olivia se l’aspettava, non era poi così sorpresa.
-Salve signor Arnett.- sorrise molto fuori luogo Yvonne. Lui la guardò con una chiara espressione interrogativa.
-Che ci fai qui?- chiese infuriato alla figlia. Prima che Olivia potesse rispondergli il signor Warlett, tutto sudato camminava a passo veloce verso il Maurice.
-Maurice!-disse il signor Warlett. Il padre di Olivia aveva un’espressione allarmata.
-Christopher Lucas..- tossì il signor Arnett, distogliendo anche lo sguardo. Era chiaro che faceva finta di non conoscerlo.
-Christopher Lucas?!- chiesero all’unisono Jolene ed Yvonne prima che Maurice potesse parlare al padre di Olivia. Lui si chiamava Warlett!
-E’ quello che volevo dirvi.- sospirò Olivia, poi si rese conto di aver detto troppo.
-Tu?!- Warlett riconobbe Yvonne, era la ragazza che era stata nella sua suite la notte che la collana scomparve.
-Io?- chiese ridendo Yvonne e facendo finta di niente.
Maurice Arnett s’illuminò, capendo che Yvonne e Jolene erano le ragazze di cui gli aveva parlato Lucas.
-Voi! Siete le amiche di mia figlia!- esclamò. Ce l’hai fatta. Pensò Jolene.
-Le conosci?- esclamò incredulo Warlett che guardando Jolene da più vicino, capì che era l’altra ragazza della suite.
-E voi come vi conoscete?- chiese Olivia arrabbiata, rivolta al padre e a Warlett. Loro non risposero, si limitarono a guardarsi ed infine Warlett parlò, -Non c’è tempo, dobbiamo andare!- disse rivolto al padre di Olivia. –Non so di cosa parli.- disse il signor Arnett. Warlett gli si avvicinò, ma le altre poterono comunque sentire tutto, -Se io affondo, tu affondi con me.- disse.  Olivia, Jolene ed Yvonne si guardarono l’un l’altra. Non capivano più niente, cosa c’entrava Maurice Arnett con Warlett? E perché Warlett si faceva chiamare Christopher Lucas?
Prima che qualcuno poteva capirci qualcosa, Yvonne riconobbe la signora con la lista del magazzino e alcuni poliziotti capitanati da Max che avevano la pistola in mano e la puntavano su di loro.
-Max?- chiese incredulo il padre di Olivia.
-Max!- urlò Olivia. Non le importava nulla della pistola, voleva dargliele di santa ragione. Per fortuna Jolene ed Yvonne la trattennero, oramai le avevano scoperte. La sala colma di persone si ammutolì tutta d’insieme, loro erano vicino alle scale mobili, e senza accorgersene i poliziotti le avevano accerchiate. Era finita, sarebbero andate in prigione, si presero per mano tutte e tre.
-Mi dispiace così tanto..- disse con le lacrime agli occhi Jolene. Yvonne ed Olivia le strinsero di più la mano.
-Ehi Jail, è tutto ok.- disse dolcementeYvonne. Jail in questo momento era proprio il soprannome adatto.
La rabbia di Olivia nel frattempo si era trasformata, si rivolse anche lei con le lacrime agli occhi verso Max, -Non farmi questo, ti prego.- gli disse con la voce rotta dal pianto, guardandolo per la prima vera volta negli occhi. Era un colpo basso, lo sapeva, ma aveva paura e non sapeva cosa fare, inoltre Max glielo doveva.
Lui la guardò per un secondo e poi distolse lo sguardo verso gli altri, nessuna emozione gli attraversò il viso.
Le tre si strinsero ancora più forte le mani, chiusero gli occhi e sperarono di risvegliarsi nel loro appartamento al sicuro, senza aver nemmeno mai iniziato a rubare. Senza essersi conosciute? No, questo no. Non se ne erano mai pentite, nemmeno di aver aiutato Jolene. Ormai erano una squadra e avrebbero affrontato la cosa insieme.


   
 
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