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Autore: Sonomi    09/07/2014    1 recensioni
"Fissava le pareti della stanza senza vederle realmente, cercando di captare ogni piccolo rumore. L’unica cosa che sentiva era il suo flebile respiro. Le luci al neon del lampadario rendevano l’atmosfera circostante molto ospedaliera, e quel paragone non fece altro che accrescere l’ansia dentro le sue membra. Non sapeva come mai, ma la sola idea che quella camera potesse sembrare un ospedale lo terrorizzava abbastanza.
Guardò impotente la porta sbarrata davanti a lui, per poi lasciar scivolare gli occhi sulla scarsa mobilia che lo circondava: un comò di medie dimensioni, un traballante tavolino di mogano e una sedia inutilizzata, considerando che era seduto sul pavimento freddo. Ingoiò l’aria, aspettando che qualcosa accadesse. Ma non succedeva niente da almeno cinque giorni.
Uscirò mai da qui?"
(Taoris, Kaisoo, Hunhan, Baekyeol, Sulay, ChenMin)
(Titolo cambiato! Precedente: "Il college degli orrori")
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera popolo. Non posso fare altro che scusarmi per il gigantesco ritardo, ma finalmente sono libera. Ho finito la maturità, ho l'estate davanti per potermi dedicare alla scrittura :') gioite con me *^* 
Mi dispiace davvero tanto per avervi abbandonata per due mesi, ma non ho avuto molto tempo per scrivere ç___ç spero che possiate perdonarmi çç
Con la speranza che continuiate a seguirmi, vi lascio al capitolo 21 :)




 
Capitolo 21
Muoversi nel passato e fra gli Stati.


Le due macchine procedevano senza sosta lungo l’autostrada deserta in direzione della città di Busan. Avevano avuto una mezza idea sui loro primi spostamenti: cercare di allontanarsi il più possibile da Seoul e cambiare Stato. Se volevano sperare di non essere presi dovevano cercare di non fermarsi mai.
-A Busan prenderemo una nave per Kitakyushu, per poi dirigerci a Osaka. Ho due amici lì che possono darci una mano- spiegò Yifan mentre faceva correre la sua macchina lungo la strada asfaltata, controllando con un’occhiata l’autonomia del mezzo. Dovevano fermarsi a fare il pieno, non potevano rischiare di rimanere bloccati nel bel mezzo del nulla. 
-Perché non prendiamo un aereo? Non faremmo prima?- domandò Kyungsoo mentre l’amico si infilava nello spiazzo di un benzinaio.
-Troppo rischioso. Verremmo rintracciati in fretta. Andando a Busan in macchina faremo perdere le nostre tracce, visto che a Suwon cambieremo auto. Se non ci fermiamo dovremmo arrivare lì entro tre ore. Da Suwon andremo a Busan entro l’una di domani-
-Non dovremmo prendere i biglietti per il traghetto?-
-No, li compreremo sul momento. Se chiamiamo adesso potrebbero rintracciare la nostra chiamata e ricevere i nostri nominativi. Troppo pericoloso- spiegò ancora Yifan. Essere così esperto di evasione lo faceva quasi sentire un malvivente. Beh, in effetti lo era. Scese dall’auto, infilando alcune banconote nel distributore di benzina, mentre la macchina di Sehun si fermava dietro la sua. Il ragazzo scese a sua volta, cominciando a imitarlo. 
All’interno del mezzo, Baekhyun non se la passava bene. Gli antidolorifici cominciavano a perdere il loro effetto, tanto che poteva avvertire fitte particolarmente acute percorrergli la spina dorsale. Si lasciò scappare un sospiro, mentre Chanyeol lo guardava pensieroso.
-Senti dolore?- chiese il giovane scostando la frangia dal viso dell’altro, accoccolato fra le sue braccia. Sembravano aver dimenticato momentaneamente cosa era successo fra di loro poco prima della trasformazione, ed entrambi stavano ben attenti a non tirare fuori l’argomento. 
-Un po’. Fra poco prenderò un altro antidolorifico- sussurrò Baekhyun.
-Passerà in fretta, vedrai- 
-Se ragioniamo come i film fantasy si! Beh, noi siamo guariti abbastanza rapidamente- sdrammatizzò Jongin con una mezza risatina (che di divertito non aveva proprio nulla), alzando le spalle. 
-Sarebbe bello essere davvero in un film e non nella realtà..- mormorò Zitao dal sedile posteriore, osservando la figura slanciata di Yifan rientrare in auto. 
-Possiamo ripartire- 


Intanto, a Seoul.

Seunghyun osservava il panorama, totalmente oscurato dal buio della notte, fuori dalla finestra del suo piccolo monolocale. Aveva da poco finito il giro di ricognizione in quel college assieme al suo branco, senza cavarci un ragno dal buco, e la cosa non riusciva ad andargli giù. Detestava perdere, farsi mettere i piedi in testa, ed era proprio quello che stava succedendo da quando aveva deciso di aiutare i suoi carnefici ad acchiappare quei ragazzi. Tra cui Chanyeol.
Non sapeva dire con precisione come si sentisse in quel momento, nel pensare a quello che pochi anni prima era il suo più caro amico. La sete di libertà era fortissima, talmente tanto che non aveva esitato a passare sopra quell’amicizia pur di potersi considerare slegato da quella ‘compagnia’, da quel guinzaglio che rischiava di tenerlo incatenato per sempre ai suoi aguzzini. Eppure in quel momento, mentre la fredda aria autunnale lo colpiva in pieno, non poteva fare a meno di sentirti in colpa.
Lui e Chanyeol si erano conosciuti alla tenera età di dieci anni, un’età spensierata, felice, fatta solo di giochi e promesse ingenue. Erano cresciuti insieme, frequentando la stessa scuola e gli stessi gruppi di amici, instaurando un rapporto a dir poco fraterno. Avevano superato assieme tantissime difficoltà.. Come la separazione dei suoi genitori. Seunghyun aveva passato quel periodo della sua vita più a casa di Chanyeol che nella sua, troppo spaventato dalle continue liti fra suo padre e sua madre. E la famiglia del suo migliore amico lo aveva accolto come un secondo figlio. Ma poi, tutto ad un tratto, proprio mentre l’università stava per iniziare, Byun Baekhyun era comparso nelle loro vite, stravolgendole. Con il suo grande sorriso, i suoi capelli nerissimi, e il suo aspetto innocente aveva cominciato ad allontanare Chanyeol da lui, e al contempo ad girargli sempre intorno. Seunghyun ricordava i suoi primi pensieri nel vedere quel ragazzo bassino. 
E’ inquietante. 
Non mi piace il suo sguardo.
Perché mi gira sempre attorno?

E poi era successo. Una notte, dopo aver passato la serata in un locale assieme a degli amici, aveva incontrato Baekhyun in una via a pochi passi da casa sua. In quel momento aveva un’aria completamente diversa dal solito: sembrava più tetro, troppo serio, gli occhi illuminati da determinazione e freddezza. Nel giro di pochi minuti Seunghyun era stato circondato da una decina di uomini, per poi essere portato via. Ricordava molto bene il periodo della sua prigionia: le giornate passate a fissare il soffitto bianco, seduto sul pavimento di quella stanza fredda; le visite di un medico inquietante, un certo Kang, che tentava di rassicurarlo; lo sconforto nel pensare che Chanyeol era completamente solo nelle mani di Baekhyun; la paura che gli era nata in petto quando gli avevano infilato l’ago nel braccio. E il dolore, il tremendo dolore che ne era conseguito. 
E poi era risvegliato in una città che non sconosceva, senza memoria, senza nessuno su cui fare affidamento tranne una strana ragazza dai capelli viola. Già, viola. Si era presa cura di lui, e solo a distanza di anni era venuto a sapere che quella giovane faceva parte dello strano gruppo che aveva provveduto al suo sequestro. Così come gli dissero che a Seoul tutti lo credevano morto. In parole povere aveva perso tutto quello che di più caro aveva. Col passare del tempo la memoria aveva cominciato a ritornare, assieme alla strana sensazione che qualcosa stesse cambiando nel suo corpo. Tempo pochi mesi aveva cominciato a trasformarsi, ritrovandosi circondato da altri sei-sette ragazzi lupo che lo avevano proclamato capobranco, e la sua vita aveva cominciato lentamente ad avere un senso, seppur nuovo e scombussolante. Era tornato a Seoul, iniziando a osservare i suoi aguzzini e controllando Chanyeol di tanto in tanto, nell’ombra, rimanendo disgustato nel vederlo insieme a Baekhyun. Piano piano, nel suo cuore, stava facendosi spazio la sensazione di dover dimenticare il suo passato e tutto quello ad esso collegato, compreso il suo migliore amico, la sua famiglia, tutti i ricordi. Doveva farlo, se voleva sperare di poter sopravvivere. E poi non doveva dimenticare che per tutti lui ormai era un cadavere contrassegnato da una tomba. 
Seunghyun tornò al presente, scuotendo il capo, e chiuse la finestra con un gesto secco. Detestava pensare a come era giunto a quel punto, ai cambiamenti che aveva dovuto affrontare. Si lasciò cadere sul piccolo divano, poggiando i piedi e la testa sulle spalliere, e chiuse gli occhi respirando profondamente. 
Doveva riposare se voleva sperare di acciuffare l’altro branco. 


Giorno seguente, ore 15:09, a largo di Busan.

Il traghetto era partito da poco sulle acque calme dello Stretto di Corea e i dodici ragazzi avevano tirato un sospiro di sollievo. Come Yifan aveva previsto, a Suwon era avvenuto un cambio di macchina da un carrozziere di contrabbando, dove avevano preso un furgoncino a dieci posti al posto della Hyundai e della volante della polizia. Erano ripartiti quasi subito, senza dare nomi o altro, ed erano sfrecciati verso Busan. Erano riusciti a trovare dei biglietti per il traghetto e in quel momento stavano cercando di rilassarsi un poco mentre attendevano le due orette scarse che sarebbero dovute passare per arrivare a Kitakyushu. Avevano affittato una camera sola, giusto per poter permettere a Baekhyun di riposare comodamente e agli altri di farsi una doccia. Di tempo per dormire non ce n’era: appena giunti a Kitakyushu sarebbero saliti sul primo treno per Osaka. 
Yifan stava pensando a quanto tempo avrebbero impiegato per raggiungere la città, appoggiato alla ringhiera della nave, quando Zitao lo affiancò con un mezzo sorriso. Si sistemò a sua volta contro la ringhiera e cominciò a fissare in silenzio l’acqua blu scivolare sotto di loro. 
-Sei un uomo pieno di sorprese, Wu Yifan- disse poi il ragazzo. -Carrozzerie di contrabbando, amici di chissà quale natura in Giappone..- 
L’accusato rise. 
-Ho mille sfaccettature.. Non sempre belle- 
Zitao lo guardò per qualche secondo, osservando come il sole colpisse i capelli biondicci con qualche accenno di ricrescita. Anche in quella situazione di tensione Yifan sembrava rimanere rilassato, una statua scolpita dalle mani più capaci. 
-Sai.. Non avrei mai pensato che mi sarei ritrovato a questo punto, venendo in quel college- cominciò a dire il giovane incrociando le braccia. -Nel giro di due mesi sono stato catapultato in una sorta di universo parallelo in cui esistono i ragazzi lupo. Dici che ci sono anche i vampiri?-
Yifan rise, scuotendo il capo. Apprezzava lo sforzo di Zitao di cercare di sdrammatizzare la situazione. In quelle ore aveva continuato a percepire una sorta di diffidenza nei suoi confronti da parte degli amici, e di certo non gli biasimava per questo. Ma da Zitao no. Aveva come la sensazione che gli occhi del ragazzo cinese avessero continuato a guardarlo nello stesso modo di sempre, con quel luccichio divertito e a volte persino malizioso, capace di tramutarsi in dolcezza e tremore. Adorava quello sguardo, spesso magnetico e profondo. 
-Se continui a guardarmi così mi consumi però- affermò secco Zitao con un sorrisetto sbilenco, mentre Yifan strabuzzava le palpebre, percependo un leggero calore infiammargli le guance. Il cinese tese ancora di più le labbra, e si staccò dalla ringhiera. 
-Se solo tu fossi stato, e fossi tuttora, meno distratto.. Ti renderesti conto che sguardi del genere li ho rivolti anche io nei tuoi confronti. Molte volte- ammise Zitao con una risatina. Yifan continuò a guardarlo con gli occhi spalancati. -Vado a farmi una doccia-
E con quelle parole il ragazzo si chinò leggermente sull’altro, stampandogli un veloce bacio sulla guancia, prima di sparire lungo il ponte della nave, lasciando Yifan pietrificato come una statua di sale. Quella conversazione doveva essere stata una sorta di allucinazione provocata dal sole, non c’erano dubbi. Eppure la parte della guancia entrata a contatto con le labbra di Zitao scottava e lui continuava a fissare il vuoto come un deficiente. Sbatté le palpebre due volte, sorridendo leggermente, per poi voltarsi nella direzione in cui Zitao si era allontanato. Forse quella situazione aveva anche i suoi pregi. Forse poteva sperare di avvicinarsi al cinese un po’ di più. 

Quando giunsero a Kitakyushu erano quasi le sei del pomeriggio. Era incredibile la differenza che si poteva notare a prima vista tra la Corea e il Giappone. L’atmosfera che si respirava era più tranquilla, stranamente rilassante, ma quello era probabilmente dovuto al fatto che Kitakyushu non fosse una metropoli. Yifan ricordava molto bene in realtà come si vivesse a Tokyo, e poteva tranquillamente metterla sullo stesso piano di Seoul. 
La stazione della piccola cittadina non distava molto dal porto, e i dodici ragazzi si diressero a passo spedito in quella direzione, cercando di passare il più possibile come un gruppo di turisti. Meno avrebbero dato nell’occhio e più probabilità avrebbero avuto di non essere scoperti. La stazione era gremita di famigliole felici pronte a tornare in città dopo una giornata spesa al mare e loro vi ci si tuffarono in mezzo, mimetizzandosi fra la folla. 
Nel giro di mezz’ora avevano fatto i biglietti ed erano saliti sul diretto per Osaka. Nessuno osava parlare, tutti si limitavano a lanciarsi qualche breve occhiata carica di parole non dette, o, come Kyungsoo e Jongin, a scambiarsi qualche leggera carezza sul dorso delle mani. 
-Quanto staremo a Osaka?-
Fu Minseok a spezzare quel placido silenzio, formulando quella domanda. Yifan alzò le spalle.
-Penso che potremmo stare tranquilli per una settimana, forse anche due. Ma credo che sia saggio allontanarci dall’Asia il più presto possibile-
-Hai intenzione di cambiare continente?- sussurrò Joonmyun sporgendosi in avanti per non parlare a voce troppo alta. Tutti guardarono Yifan in attesa di una risposta.
-Più andiamo lontano più siamo al sicuro. Lì per lì avevo pensato che andare in Cina sarebbe stato perfetto, è grandissima. Ma io ho troppi legami lì, così come Zitao, Luhan e Yixing. Troppo rischioso. Meglio optare per qualche paese veramente lontano- 
-Europa?- chiese Baekhyun.
-Probabile. Qualunque Stato andrà bene..- 
-Dove vi piacerebbe andare..?- domandò Luhan con un sorriso. Sembrava voler rendere più leggera la situazione, grave di per sé. 
-Austria. O Francia- ammise Sehun annuendo. -Ho sempre provato fascino per i grandi imperi- 
-Italia- affermò Chanyeol. -Ottima cucina e opere d’arte a ogni angolo- 
-Teniamo in considerazione anche la Spagna, a me non dispiacerebbe!- esclamò Yixing ridendo e battendo le mani entusiasta. 
-Andremo ovunque voi vogliate- sussurrò Yifan. 
I profili delle città giapponesi scorrevano sotto i loro occhi, mentre il sole cominciava a calare dietro le colline. Piano piano tutti avevano cominciato ad appisolarsi sul sedile, troppo stanchi per riuscire a tenere gli occhi aperti, troppo sfiniti per parlare di qualche argomento non deprimente. Lasciarono semplicemente che le loro menti si abbandonassero al sonno, vedendolo come una momentanea via di fuga, scappando da quel mondo che iniziavano a non riconoscere più come il loro. 
Ma quando una signora di mezza età li svegliò, annunciando l’arrivo a Osaka, i dodici furono costretti a tornare alla realtà. Afferrarono le loro borse e il loro coraggio, cominciando a scendere lentamente dal vagone del treno, uno alla volta. E fu allora che Yifan vide coloro che attendevano il loro arrivo: in fondo al binario, appoggiati al muro delle stazione, stavano due ragazzi giapponesi. Quello di destra sfoggiava dei capelli color arancione, talmente acceso da spiccare nella notte; l’altro, dall’aspetto decisamente elegante, li portava verdi. Quando i due videro il folto gruppo di coreano-cinese fecero un sorrisetto, alzando la mano verso Yifan in un gesto di saluto. Quest’ultimo sorrise di rimando. 
-Nakajo, Kagurazaka.. È un piacere rivedervi-

  
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