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Autore: AliveTwenty    09/07/2014    0 recensioni
Era buffo come fossi arrivata su quel letto di ospedale tremante, mia madre mi guardava con lo sguardo perso, non aveva mai visto la situazione così, in modo così realistico.
Probabilmente pensava ai pericoli per quel ragazzo che non poteva dire di aver avuto un figlio, se qualcuno lo avesse scoperto il suo lavoro sarebbe saltato.
Nessuno avrebbe ben capito che a soffrirne di più ero io, ma d’altronde chi ero per mettermi contro di lui, la sua fama confronto alla mia misera vita, era frustrante.
La cosa peggiore era che ricordavo tutto alla perfezione.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1
 

Era buffo come fossi arrivata su quel letto di ospedale tremante, mia madre mi guardava con lo sguardo perso, non aveva mai visto la situazione così, in modo così realistico.
 Probabilmente pensava ai pericoli per quel ragazzo che non poteva dire di aver avuto un figlio, se qualcuno lo avesse scoperto il suo lavoro sarebbe saltato.
Nessuno avrebbe ben capito che a soffrirne di più ero io, ma d’altronde chi ero per mettermi contro di lui, la sua fama confronto alla mia misera vita, era frustrante.
La cosa peggiore era che ricordavo tutto alla perfezione.
 
Chiusi la porta alle mie spalle quasi arrabbiata, volevo tornare indietro ma non dovevo, non potevo farlo di nuovo.
Così mi decisi, presi le chiavi dalla tasca della mia felpa e le feci capovolgere lentamente per ben quattro volte nella serratura, così giusto per sprecare tempo ma era inutile, quando arrivai alla fermata e chiesi se l’autobus era già passato tutti dissero di no, sembrava voler tardare assieme a me.
Mi arresi infilai le mani nell’enorme borsa e senza guardare cercai  i miei auricolari.
Appena li trovai mi dovetti impegnare a slegarli, poi finalmente riuscii ad ascoltare un po’ di musica.
Era una sensazione fantastica, come se con quelli nessuno poteva “sentire” i miei pensieri.
Quando arrivò l’autobus salii e tirai fuori l’agenda.
 
“Un bacio semplice, sincero,quello che mai ti saresti aspettata da una persona come lui, eppure aveva avuto il coraggio.
Si vedeva che era un po’ impacciato con i baci sinceri….
Si, era già successo prima, aveva già approfittato delle mie labbra ma quella volta era stato diverso, era dolce, e il suo sguardo rivolto a terra era quasi imbarazzato, però lo sentivo anche ridere, probabilmente aveva visto le mie guance arrossire.
Sembravamo davvero due bambini… ”
 
Mi fermai, quando notai qualche ragazza intenta ad allungare lo sguardo, adoravo scrivere tanto quanto gli altri adoravano cercare di capire cosa facessi.
La mia vita era tutt’altro, ma era certo che se solo avessi potuto vivere come quelle ragazze di qui parlavo sulla carta, sebbene tra qualche pianto per amore avrei potuto sopravvivere.
Chiusi di scatto l’agenda con l’elastico e la scaraventai nella borsa nel disperato tentativo di premere il pulsante “Avviso Fermata” , ma non feci in tempo e l’autista passò oltre, così premetti per la fermata successiva e dovetti camminare.
Riconobbi subito il locale era facile, l’insegna era luminescente e attirava l’attenzione, la musica arrivava fino a fuori e nessuno si preoccupava di chiudere la porta magari per alleggerire il frastuono, anzi sembrava cercassero di  farlo sentire di proposito.
Quando sospirai ed entrai notai subito le luci, rendevano il locale più notturno di quanto potesse esserlo già la strada fuori.
Camminavo tra la folla come una bambina che ha perso la mamma al supermarket, le coppie che si davano da fare mi fissavano come un estraneo di un altro pianeta, mentre per me erano loro tutti così strani.
 
-Ehy!- mi sentii chiamare, sbuffai all’idea di vedere qualcuno, o perlomeno qualcuno che conoscevo.
-Lee!- insisteva, dopo qualche altro richiamo riconobbi subito la sua voce squillante.
Sospira e finsi un sorriso -Ehy!- cercai di urlare sotto la musica.
-Che ci fai qui?- domandai continuando con la tecnica “Buon viso a cattivo gioco”…
-Che ci fai tu qui?- domandò lei.
In effetti aveva ragione, non ero mai stata ad una festa, forse qualche volta, con mia madre ad alcuni dei suoi incontri particolari, se quella si può chiamare festa.
-Cosa è successo?- chiese poi Nicole indicandomi l’atmosfera.
Ero così prevedibile? Oppure era lei a capirmi così tanto?
-Niente!- esclamai in modo forse un po’ troppo arrabbiato.
Davvero non era successo niente,  avevo semplicemente avuto il mio attimo di riflessione e mi ero resa conto che dovevo uscire, anche da sola, ma dovevo togliermi di dosso il silenzio di quella casa.
E forse si, era successo qualcosa, forse avevo riflettuto troppo sulla mia solitudine, ed è possibile che quella ragazza lo abbia già capito? Persino prima di me stessa?
-Io vado!- gridai poi per recuperare dopo un suo sguardo impaurito.
-Ehy, se poi vuoi un passaggio…- non riusciva più ad urlare così imitò il telefonino con la mano e io annuii, era davvero l’idea migliore, gli autobus di notte mi facevano paura.
Prima di separarmi da lei mi guardai attorno e sospirai, non volevo uscire, sarebbe stato tutto inutile, sarei potuta rimanere sola a casa fin da subito.
Vidi dei divanetti di pelle neri, o perlomeno quello era il colore che mostrava il buio, così mi feci forza e mi sedetti, lo spazio era ampio, sembravo l’unica a volersi sedere.
Ero davvero sola ma  di rientrare a casa non me la sarei sentita.
Dopo pochi secondi sentii il divanetto inclinarsi alla mia destra, riconobbi la presenza di qualcun altro solo per quello, non si vedeva davvero nulla, mi allungò la mano e io feci un espressione alquanto interrogativa, dalla mano che era l’unica cosa che notavo vidi che era un maschio e lui mi poteva vedere, aveva visto il mio viso, la mia espressione per questo si alzò, si mise di fronte a me e mi prese una mano tirandomi su, quando mi alzai aggiunse l’altra mano sul mio fianco e si avvicinò cautamente al mio orecchio per dirmi qualcosa.
-Ti va di ballare?- chiese mentre i nostri corpi combaciavano.
La sua voce era calma, non stava urlando e io lo sentivo era come se fossimo in una stanza a parte e parlassimo solo noi.
-Ok!- gridai, ero davvero buffa accanto a lui.
Ballammo per un po’ poi però lui  si fermò e sempre gentilmente mi fece cenno di seguirlo.
Si diresse al bancone circolare che stava al centro del locale, solo adesso che era vicino alla luce riuscii a vederlo, più o meno, aveva i capelli ricci e il resto non lo capivo, avrei voluto tanto vedere i suoi occhi, il suo viso, magari per riconoscerlo in un altro momento.
Fece cenno ad un ragazzo dietro il bancone indicando sul menù di preparare qualcosa, probabilmente dei cocktail.
Non avevo mai bevuto, ma non volevo darlo a vedere così quando il ragazzo portò ciò che il riccio aveva richiesto iniziai a sorseggiare piano, era una bella sensazione, di libertà.
Il ragazzo mi salutò con un bacio sulla guancia che diventò rossa e si diresse all’uscita, vedevo la sua figura scomparire dietro la porta.
Chissà che ora era?
Quel cocktail mi era piaciuto davvero.
Inizialmente ero un po’ indecisa poi feci cenno al ragazzo di prepararne un altro, e un altro ancora, così che quando decisi di rientrare stavo davvero male, se Nicole mi avesse vista così avrebbe di sicuro parlato con mia madre, se fosse riuscita a vederla, così decisi di tornare come avevo previsto, in autobus.
Non ricordo cos’ho fatto tutto quel tempo però all’una quando ero quasi certa di poter camminare, mi diressi all’uscita e mi misi a correre verso la fermata, quelle scarpe facevano davvero male, le tolsi e mi fermai accanto ad un aiuola mi liberai di tutto quello che avevo bevuto come speravo, ne avevo davvero bisogno, ma stavo ancora male, così tornai di fronte all’ingresso del locale e mi accasciai a terra, probabilmente mi sono addormentata.
 
Se mia madre fosse  rientrata a casa in quel momento e non mi avesse ritrovata avrebbe pensato che me la spassavo con qualche amico così ero tranquilla, speravo di risvegliarmi dopo un po’ cosciente e di poter tornare a casa tranquilla…
Non fu così…
 
I miei occhi si aprirono in una casa che non era la mia, quando lo vidi sbucare da una porta, sembrava essere la cucina.
Era una casa davvero enorme.
Si grattava la testa immergendo la mano tra i suoi ricci.
Era diverso alla luce, era bellissimo, perfino da lontano riuscivo ad ammirare i suoi occhi tra il verde e l’azzurro.
Ci volle un po’ per realizzare, sobbalzai di scatto.
-Casa mia, devo andare a casa mia…- dissi frenetica.
Lo vidi sorridere, era davvero bello, sorrisi anch’io, mi piaceva davvero, era familiare.
Si sedette accanto a me nel divano mentre mi levavo la coperta di dosso e mi chinavo per indossare i tacchi nonostante avrei preferito davvero le mie scarpe da casa in quel momento.
Di nuovo la stessa scena, mi porse la mano, ma questa volta lo capii da subito, ci alzammo entrambi e riuscii a infilare per bene le scarpe.
-Stavi parecchio male ieri sera, ti ho accompagnata a casa mia, non sapevo dove abitassi, non so dove abiti.
Non ti dispiace vero?- sorrise di nuovo.
-N..No, no, assolutamente, anzi grazie…- sorrisi imbarazzata.
Lo vidi arrossire, probabilmente aveva caldo, non sembrava tipo che si vergognava facilmente, piuttosto io… era strano non fossi diventata un peperone,riuscivo a vedere il mio viso da uno specchio dall’altra parte del salone e non ero rossa tutt’altro.
-In ogni caso devo andare- continuai, sarebbe stato gentile da parte sua un passaggio ora, ma si limitò ad annuire ed accompagnarmi alla porta.
-Io però… Ti conosco.- dissi mentre levavo la mano dalla sua e la poggiavo sulla maniglia argentata della porta, sapevo che fosse “cliente” di mia madre, era a lui che faceva da manager, lui e gli altri quattro, li vedevo ovunque ma a mala pena ricordavo i loro nomi.
-Piacere…- disse allungando la mano nuovamente -Harry, Harry Styles- continuò.
-Giusto!- scoppiai a ridere e portai una mano alla fronte per l’imbarazzo.
Con la mano ancora nella sua mi accompagnò fuori, si vedeva che era solo un atto di gentilezza, il suo sguardo non era perso come il mio.
Una volta fuori di casa mi salutò e scappò di nuovo dentro.
 
Non lo rividi per un bel po’ sembrava essere sparito e io non ci pensavo, non importava, tornò tutto come prima, scuola, lavoro, compiti. Fino a quando non mi resi conto.
 
 
N.A.
Questa è la prima FF che pubblico, su wattpad sono più avanti, ma è perchè sono un po' lenta ultimamente ed è meglio se qui sto indietro così ho sempre il capitolo pronto...
Non so se mi sono spiegata ma..
Posterò circa tutti i lunedì per ora poi inizierò più volte, quando magari avrò moooooolti più capitoli TOTALMENTE pronti.
Se devo dire quacosa di questa storia..
Ogni capitolo svelerà qualcosa e se avete un grande cuore e vi emozionate facilmente.. leggetela, ma solo se volete piangere.
Non dico altro, altrimenti non c'è gusto e.. che dire! Recensite in tanti ;)

                                                                                                                                                                                                    by your AliveTwenty
  
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