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Autore: Juliet Leben22    09/07/2014    0 recensioni
"Bella fuori, vuota dentro. La tenacia di andare avanti le veniva a mancare.. ma aveva fatto una promessa. Una solenne promessa. "
Questa è la storia segreta di un amore passato che durarà eternamente.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lemon, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: PWP | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 33°”Love Is Always Right."


Harry stava correndo per tutto il Castello, saliva le scale frettolosamente, schivando i vari studenti che cercavano o di prepararsi alla battaglia o di trovare un luogo sicuro.
Il Prescelto si domandò per un secondo se ce ne fossero realmente.
Una vocina allegra e squillante lo fece ritornare alla realtà. –Harry! Harry! Harry! Non troverai niente nel luogo in cui stai andato!-
-Non ora Luna..-
-HARRY POTTER DEVI STARMI A SENTIRE!- urlò, la sua voce non era mai stata così decisa e impetuosa.
Il ragazzo obbedì, bloccandosi tra uno scalino e l’altro.
La ragazza gli diede piccole informazioni, in modo che lui capisse che la zona verso cui si stava indirizzando era più che sbagliata.
Eppure, Harry non diede segno di aver compreso.
-E’ ovvio no? Dobbiamo chiedere a chi è morto..- suggerì Luna.
Lui le sorrise e lei, ricambiando, lo accompagnò nella Sala dei Corvonero, nell’ala ovest.
-Vai.. lei gradirà che siate da soli. E’ meglio che io vada.-disse Luna, scomparendo nell’ombra.
In cuor suo, la ragazza sperò che la Dama Grigia aiutasse il suo amico, ma ora il suo compito era quello di essere accanto a Neville e Ginny e non ne aveva dubbi.
Uno spirito si stava avvicinando dolcemente, incuriosito dal ragazzo.
Non appena il fantasma della donna si avvicinò, Harry potè scorgere la sua sorpresa.
-Tu sei la Dama Grigia.. il fantasma della Torre di Corvonero..- disse il giovane con pacatezza e stupore.
-Io non rispondo a questo nome.- rispose lo spettro.
-Scusami.. Tu sei Elena, giusto? Elena Corvonero, figlia di Priscilla Corvonero..-rispose Harry, avvicinandosi.
-Sei un amico di Luna?-chiese lei timidamente.
-Sì.. pensava che potessi aiutarmi.-accennò il Prescelto.
-Tu cerchi il diadema di mia madre.-asserì la Dama.
-Si, è esatto.-
-Luna è gentile a differenza di moltissimi altri! Ma si sbagliava… Io non posso aiutarti!- disse trapassando il ragazzo, tentando di fuggire.
-Aspetta.. IO VOGLIO DISTRUGGERLO!- urlò Harry, deciso.
Elena Corvonero si bloccò, di fronte al punto in cui lui si trovava.
-E’ quello che vuoi anche tu, vero?- disse spostandosi al suo fianco.
-Un altro giurò di distruggerlo anni fa. Uno strano ragazzo, con uno strano nome..-
-Tom Riddle.- asserì, con tristezza.
-..Ma lui mentiva.-
- Ha mentito a molte persone.-disse il Prescelto abbassando quasi lo sguardo.
-IO SO COSA HA FATTO. IO SO LUI CHI E’… LO HA PROFANATO CON LA MAGIA OSCURA!-
Harry indietreggiò quasi spaventato, ma in realtà la capiva.
La Dama si voltò verso il ragazzo, tornando sul suo cammino, ma stava per andarsene.
-Io posso distruggerlo, una volta e per sempre.. Ma solo se mi dici dove è nascosto. Tu lo sai dove si trova, vero Elena? Ti prego..-
-Strano, tu me lo ricordi in un certo senso.. E’ qui, nel Castello, nel posto in cui tutto è nascosto. Se lo chiedi, non lo saprai mai. Se lo sai, devi solo chiedere.-
-Grazie..- sussurrò Harry, comprendendo le sue parole.
 
Nel frattempo, Luna aveva raggiunto Neville e Ginny che, con Seamus, stavano posizionando congegni esplosivi sul ponte, in modo da impedirgli l’entrata alla Scuola.
Seamus era emozionato, era euforico del fatto che, nel momento in cui c’era maggior bisogno, le sue abilità pirotecniche fossero richieste, se non essenziali.
Neville aiutò il compagno a posizionarle nei punti migliori e meno visibili in assoluto.
Le ragazze rimasero in disparte. Ginevra Weasley era taciturna e chiusa in se stessa, come se stesse cercando di proteggersi.
-Ce la farà.-sussurrò Luna.
-Certo, ho fiducia in lui.- sorrise la rossa.
-Allora come mai sei così taciturna?-
-Sono preoccupata per la mia famiglia sai.. dovrebbe essere qui ormai. Mamma ha anche aiutato la McGranitt nelle barriere..-
-Quali barriere?-
-Quelle anti-Mangiamorte!- asserì Ginny, sorridendo. Era orgogliosa di sua madre che mai aveva pensato di arrendersi, che sempre aveva pensato di combattere.
-Anche mia madre avrebbe combattuto. Mh.. probabilmente avrebbe aiutato Seamus con i suoi esperimenti..- rise, contagiando anche l’amica.
-Ma Hermione?-chiese la ragazza del Prescelto.
-Sarà con Dr.. Ron!-si corresse immediatamente Luna.
-Stavi per dire chi, scusa?- disse inclinando la testa. Non era affatto stupida.
-Ronald.. tuo fratello, chi semmai?-cercò di recitare al meglio la parte.
La giovane Grifondoro finse di credersi, ma si ripromise di interrogare la sua migliore amica a fondo, quando tutto fosse finito.
 
 
Hermione e Ronald erano scesi nella Camera dei Segreti, utilizzando il passaggio segreto, anche se ormai non più, del bagno delle ragazze.
Una volta giunti davanti alla porta, Ron inventò delle parole in serpentese che aprirono immediatamente, con un tonfo, il tondo congegno di ferro.
La ragazza lo osservò, stupita.
-Harry parla nel sonno, non l’hai notato?- disse come per giustificarsi dal suo sguardo.
-No..- sussurrò lei, ammutolendo.
Come poteva non averlo notato? Lei, la strega più brillante della sua età. Anche Sirius Black l’aveva appellata così.
Forse.. il pensiero di Draco Malfoy l’aveva distratta da tutto il resto.
Con la mano sinistra si mise a giocare, se non stringere, il lembo della maglietta, come per costringersi a rimanere lucida.
Camminavano per l’umido corridoio che si apriva, infine, con il simbolo e il cadavere, con la bocca semiaperta, del basilisco, il mostro che il secondo il loro migliore amico aveva sconfitto. Era immerso in un rivolo d’acqua.
Hermione prese un respiro profondo e  si avvicinò cautamente.
Ronald si avvicino all’enorme bocca, staccando alcuni denti affilati che mise nella borsetta di Hermione e un dente che, dopo aver posizionato l’horcrux, la Coppa trovata alla Gringott nella stanza della Mangiamorte Lestrange, porse alla ragazza che tanto amava.
-Fallo tu.-
-No, io non posso..- disse Hermione, ritraendosi.
-Sì che puoi.- asserì Ronald.
La ragazza afferrò il dente umido e gelido e, prendendo tutta la forza che aveva, pugnalò l’horcrux.
L’oggetto rotolò vicino al basilisco e un’onda anomala si alzò, correndo verso i due ragazzi.
Loro indietreggiarono ma il flusso li travolse, infradiciandoli completamente.
Hermione strinse istintivamente la mano al ragazzo che si voltò, guardandola in tutta la sua bellezza.
Capelli legati ma gocciolanti, occhi tristi ma grandi e sinceri.
 Prese coraggio e la baciò appassionatamente.
La ragazza rimase immobile anche se cercò di ricambiare il bacio.
Lui chiuse gli occhi, ma lei non riuscì.
Ronald si staccò dolcemente e sorrise.
La giovane fece un sorriso sghembo e mentre lui la tirava per un braccio, correndo, a lei, nell’ombra, scese una lacrima.
 
Mentre Gazza portava i Serpeverde nelle segrete, Draco si nascose in un antro buio,afferrando dalla sua postazione Tyger e Goyle.
Non sarebbe stato quello il suo ruolo in quella battaglia e non avrebbe permesso a nessuno di farle del male. Nemmeno al Signore Oscuro.
Gazza non si accorse di nulla, così i tre ragazzi si spostarono nel buio e non appena furono al primo piano si misero a correre.
Il giovane si bloccò non appena sentì quell’agghiacciante voce rimbombargli nella testa.
-Draco. Vai nella Stanza delle Necessità. Proteggi ciò che ti mostro. A qualsiasi costo.-
Voldemort lo stava richiamando, gli stava chiedendo altro.
Si diresse verso la Stanza, mentre il Signore Oscuro gli mostrava il piccolo diadema.
Il suo animo era diviso a metà. Come poteva difendere lei se lui gli comandava di schierarsi contro di lei?
 
 
Una volta usciti dalla Camera ed essere risaliti nel bagno delle ragazze, Hermione e Ronald cercarono sulla Mappa del Malandrino la posizione di Harry.
Mentre il ragazzo sceglieva il percorso più breve per raggiungere il suo migliore amico, la ragazza aprì l’ultima porta dei bagno, sicura che ci avrebbe trovato qualcuno.
Mirtilla Malcontenta emerse dal gabinetto, facendola spaventare.
-Mirtilla!-
-Scusa Hermione, pensavo foste.. –
-Chi?- chiese Ron.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e Mirtilla fece un grugnito. – Qualche Mangiamorte, no?!- cominciò il suo lamento tonale e se ne tornò nel suo cubicolo.
Il ragazzo dai capelli rossi sentiva il cuore battere come non mai. Era troppo felice per quel bacio che aveva aspettato per tutti quegli anni.
Hermione, dal canto suo, si irrigidì non appena lui le sfiorò la mano.
Avrebbe voluto toglierla, ma dentro di sé qualcosa la bloccò.
“Mi fa stare bene..dopotutto”disse una vocina nella sua testa.
Non diede ascolto al cuore, lo ignorò.
Se avesse ascoltato anche il suo richiamo, sarebbe rimasta lì, impalata a piangere.
In cuor suo sperò che non fosse finita per sempre, desiderava rivederlo ancora e ancora.
Ma non poteva abbandonarsi ai ricordi, alle sensazioni.
Non ora. Non con la mano stretta ad un altro. Non nel bel mezzo della battaglia.
Ron la tirò dolcemente, in segno di andare e lei lo seguì, Harry li aspettava.
Avrebbe voluto raccontare tutto al suo migliore amico e alla sua migliore amica,  ma non avrebbero potuto capire. Nemmeno se avessero voluto.
In particolar modo Ginevra che l’avrebbe affrontato come un’offesa personale.
Mentre correvano, svoltavano gli angoli dei corridoi senza quasi riconoscere i loro compagni di scuola che tentavano di salvarsi. Lui, intanto, non le lasciava la mano, neanche quando cominciarono a sudare.
Ronald aveva bisogno di quel contatto così reale, finalmente.
Harry correva nella direzione opposta del corridoio, quando si ritrovarono davanti alla Stanza “che va e viene”.
-Eccovi.-sentenziò il Prescelto.
-Sono contenta di vedere che stai bene!-
Il suo migliore amico le sorrise. Aveva una voglia irrefrenabile di abbracciarla, di farle sentire che sarebbe andato nel verso giusto. Ma non era assolutamente il momento.
Accennò un sorriso nel vedere i suoi migliori amici mano per la mano, ma non appena alzò lo sguardo vide la sua migliore amica triste, vuota, in un profondo involucro spiazzante.
Alla fine di tutto gli avrebbe chiesto spiegazione e se lo ripromise.
Le porte si aprirono, lasciando entrare il Trio.
-L’horcrux è il diadema di Corvonero. Dividiamoci, ma non ci separiamo troppo. In caso di attacco, riuniamoci immediatamente.-asserì Harry come un leader.
Ronald e Hermione annuirono.
Nel frattempo, un altro trio, meno unito, era entrato nella Stanza: Tiger, Goyle e Draco.
Stavano cercando l’horcrux, per portarlo da Voldemort, o almeno così i due tonti pensavano.
Draco in realtà voleva nasconderlo e avvisare Hermione. Non sapeva ancora come avrebbe fatto, ma la follia stava prendendo possesso di lui. O forse la giustizia?
Harry si avvicinò ad un piccolo tavolino di legno, sul suo bordo c’erano tantissime sedie color noce che creavano una fila vertiginosa, alta almeno quindici metri.
Appoggiati nel piccolo spazio rimasto, si scorgevano un piccolo carillon, un piccolo portagioie e altre piccole cianfrusaglie.
Il piccolo cofanetto era di forma rettangolare, era di un color legno chiaro con delle incisioni scure a lato. Emanava un’energia spropositata.
Il Prescelto ne fu subito attratto, così avvicinò cautamente la mano gelida per aprirlo.
-Bene, bene Potter. Cosa ti porta qui?-domandò Draco puntandogli la bacchetta contro.
-Potrei porti la stessa domanda, Malfoy.-
-Hai qualcosa che mi appartiene. La rivoglio indietro.-
Harry sapeva esattamente a cosa si stesse riferendo. Si trattava della sua bacchetta, la rivoleva indietro. Lo capiva perfettamente, persino lui, in cuor suo, sperava che la sua bacchetta si aggiustasse.
-Cos’ha quella che non va?-
-E’ di mia madre. E’ potente, ma non è la stessa cosa. Non proprio… mi capirai, no?-
-Perché non gliel’hai detto a Bellatrix? Sapevi che ero io e non hai detto nulla.-
Hermione si trovava dietro con Ronald a cercare l’oggetto intriso di magia nera, ma non appena sentì la sua voce si voltò immediatamente per controllare che fosse reale.
-Avanti Draco, non fare il codardo.. Fallo!- asserì Tiger.
La mano del giovane Serpeverde tremava, non poteva rispondere alla domanda che il Prescelto gli aveva posto, non poteva dirgli che era per la sua migliore amica.
Non poteva dirgli che l’amava.
Stava per crollargli la mano quando all’improvviso vide Hermione e Weasley porsi al suo fianco.
Guardò Hermione negli occhi e le lesse il dolore. Lo stesso dolore che stava provando lui in quel momento e che, sicuramente, avrebbe provato fino alla fine.
La ragazza abbassò il capo, avrebbe voluto correre tra le sue braccia, ma la mano di Weasley le sfiorò la pelle e lei si immobilizzò.
Sicura che il gesto non era sfuggito a Draco, alzò la testa e rivolse gli occhi ai suoi. Stava cercando di abbozzare un tenue sorriso. Falso.
Tiger puntò la bacchetta e lanciò una delle tre maledizioni, la peggiore contro di lei.
Per un secondo il cuore del giovane Malfoy si fermò.
Non davanti ai suoi occhi, non per mano dei suoi scagnozzi.
Lei si difese immediatamente, senza lasciargli scampo.
Harry tornò a ricercare l’horcrux e Ronald partì all’inseguimento non appena Goyle e Tiger si diedero alla fuga.
-Hey! Quella è la mia ragazza.. IMBECILLI!- urlò con il cuore che gli scoppiava.
Draco si immobilizzò a sentire quelle parole eppure Hermione avrebbe voluto dirgli che non era vero, ma non poteva. Harry avrebbe sentito. Harry avrebbe capito.
-Non è come..-si bloccò,nonostante metà della frase fosse già uscita dalle sue labbra.
Il giovane le fece segno che non c’era bisogno, che non ne valeva la pena.
Le sorrise, ma dentro di sé si sentì spezzare.
Ora sapeva cosa avesse provato lei quando la chiamava con epiteti abominevoli e blasfemi, comprese come potesse sentirsi sapendo che Pansy gli girasse sempre attorno.
Mosse le labbra senza dargli alcun suono. “Mia Granger.”
Il Prescelto non appena afferrò l’horcrux, si voltò e lesse le labbra di Draco che sparì nello stesso tempo in cui le aveva pronunciate.
Non poteva essere.
 La ragazza rimase lì, a sorridere come se non si accorgesse della realtà.
Il suo migliore amico si avvicinò a lei per chiederle spiegazioni, quando la voce di Ron si sentì in tutta la stanza.
-SCAPPATE! GOYLE A APPICCATO IL FUOCO!- urlò con tutta la voce che aveva.
Prese per mano Hermione e lei fece lo stesso con Harry.
Correvano per scappare dalla bocca di fuoco che minacciava di agguantarli senza pietà.
Il calore che si sentiva era insopportabile, ma non potevano fermarsi. Non ora.
Si bloccarono non appena videro che il cammino gli era bloccato, fecero per tornare indietro, ma la via era ostruita.
Il Prescelto cercò di brandire l’elemento dell’acqua e maledisse Tiger per aver evocato il fuoco senza nemmeno saperlo brandire.
Le fiamme minacciavano di ingoiarli.
Il ragazzo dai capelli rossi ebbe un’idea geniale, vedendo delle scope.
Ne lanciò una a Harry e ne passo dolcemente una a Hermione.
Draco nel frattempo si stava arrampicando il più in alto possibile per sfuggire al pericolo, dietro Tiger e Goyle facevano lo stesso.
Tiger cadde, cercando di aggrapparsi ad una sedia traballante, tra le vampate che lo inglobarono senza lasciarne traccia.
Hermione lo vide subito, mentre tentava di reggersi a dei libri traballanti, insieme a Goyle.
Non poteva lasciarlo morire, ma non poteva parlare.
Stava per prendere fiato e proferire parola, quando Harry guardandola la precedette. –Non possiamo lasciarli qui!-
La sua migliore amica sorrise, sperando che nessuno l’avesse notata.
Lei si reggeva a stento con le braccia al manico, così Ron comprese che avrebbero dovuto aiutarli lui e il suo migliore amico, campioni di Quidditch.
-Harry se moriamo per loro, io ti ammazzo!-
La ragazza rise e non appena il suo migliore amico salvò il ragazzo che amava e il suo attuale ragazzo, o almeno così pareva, Goyle, uscirono velocemente dalla stanza.
Caddero tutti a terra.
I galoppini di Draco scapparono immediatamente, Ronald si avvicinò a Harry e gli passò il dente del basilisco, Harry appoggiò a terra l’horcrux e lo pugnalò.
L’oggetto emanò del fumo nero che impedì a tutti la visuale per qualche secondo.
Hermione, istintivamente, si avvicinò a Draco che la strinse forte.
Non appena la nebbia sfumò, il ragazzo non c’era più.
“Non potrò mai lasciarlo andare completamente…”,pensò la ragazza con suo rammarico.
Il suo attuale ragazzo diede un calcio al diadema, che finì dentro il fuoco.
Gli stessi volti che il Trio aveva visto nella Camera dei Segreti ricomparve per tre volte, minacciando di fargli del male.
Le porte si chiusero, con i tre ragazzi a terra.
Un boato si sentì all’interno della Stanza.
La Stanza delle Necessità non esisteva più. O, se ne fosse rimasta qualche traccia, sarebbero rimaste solo macerie.
Il Signore Oscuro sentì la testa girargli e per un momento dovette reggersi.
Quel giovane ragazzo stava distruggendo ogni pezzo della sua anima.
-Vieni Nagini.. dobbiamo.. metterti al sicuro..- disse smaterializzando se stesso e il suo serpente.
Il Prescelto era a terra, sfinito.
-E’ il serpente.-asserì con difficoltà.
-Dicci dove sta andando. Guarda nella sua mente Harry, puoi farcela!- chiese Ron con tono di supplica.
Il ragazzo si concentrò, chiudendo gli occhi.
Vide una barca, un tratto di fiume.. infine Tom Riddle, come Silente lo chiamava, che parlava con Lucius Malfoy e gli comandava di andare a cercare il Preside, Severus Piton.
-So dove si trova.-
I suoi amici lo aiutarono ad alzarsi e si incamminarono verso l’ala est del castello.
Cercarono di essere il più silenziosi possibili, nonostante dovessero correre.
Una piccola piattaforma di legno li reggeva, un fragile vetro con dei ricami oro alla base li copriva.
-Mio signore.- Piton era arrivato e si rivolgeva al suo padrone con fedeltà.
-Severus la bacchetta.. mi resiste..-
-Avete compiuto magie straordinarie con quella bacchetta e solo nelle ultime ore..-
-No Severus, io sono straordinario. Ma la bacchetta… mi risiste.-
-Non c’è bacchetta più potente. Olivander stesso lo ha detto. Stanotte la bacchetta non fallirà.-
Voldemort si avvicinò, di fronte a Piton.
-Risponde a voi e a voi solo. – continuò il Preside.
 -Davvero?- chiese il suo padrone incredulo.
Il suo adepto cercò di simulare un sorriso. –Mio Signore?-
-la bacchetta risponde veramente a me. Sei un uomo intelligente Severus, devi saperlo. In chi è riposta la sua realtà?-
-In voi.-
-La bacchetta non risponde a me perché non sono il suo vero padrone. Essa appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario.-
Severus comprese l’amara verità e le sue intenzioni. Sapeva che sarebbe giunto quel momento. Eppure lui era venuto a conoscenza della verità che voleva fosse realtà.
Non era mai appartenuta a lui, ma aveva fatto una promessa e aveva fatto un Giuramento Infrangilibile.
-Tu hai ucciso Silente, Severus. Finché vivi la bacchetta non può essere mia. Sei stato un servo bravo e fedele ma.. solo IO posso vivere per l’eternità.-
Non poteva morire. Doveva aiutare il figlio della donna che amava. Lo aveva promesso, fin dal giorno in cui Lily era morta e Harry era nato. –Mio Signore..-
Bastò un gesto. Un solo gesto per tagliargli la gola.
L’uomo cadde sulle ginocchia, accasciandosi contro il vetro.
Harry nel suo cuore provò pietà.
-Nagini.. uccidi.- sussurrò con chiarezza Voldemort.
Le fauci del serpente morsero dolorosamente il povero mago che agonizzava senza poter far nulla.
I denti gli affondavano nella carne provocandogli forte uscite di sangue.
Due colpi bastarono per ferirlo più che mortalmente.
Al Prescelto uscivano quasi le lacrime. Avrebbe voluto salvarlo ma non poteva farsi scoprire così.
Cercò di guardare attraverso il vetro, non poteva essere visto.
L’horcrux e il suo padrone si smaterializzarono velocemente, lasciando Piton a terra,intriso di liquido rosso.
Bisognava avere la massima cautela, passo dopo passo sulla scricchiolante piattaforma, aprirono la porta sul retro della stanza, proprio di fianco all’uomo.
Non appena lo vide, si avvicinò abbastanza velocemente e altrettanto cautamente si sedette, portandogli una mano sulla ferita che si trovava nell’incavo tra mento e collo.
Gli occhi del suo professore trasparivano tristezza e una lacrima gli scese dall’occhio destro. Alzò la mano e gliela indicò.
-Prendila. Prendila e portala al pensatoio. Guardami.. agli occhi di tua madre.- disse a fatica.
-Dammi qualcosa, presto! Una fiala!-  ordinò il Prescelto alla sua migliore amica.
Hermione fece il più in fretta possibile. Non appena la prese, l’uomo morì. Lasciando i tre ragazzi al loro destino. In quel momento verso l’ufficio del Preside.
 
La sposa aprì gli occhi, tornando nel presente. Stava per sposarsi e tutto quello che avevano passato tutti insieme era solo un ricordo ormai.
Draco le si avvicinò. –Ricordare ci fa male..-
-Non più di quello che provo ogni singolo giorno della mia vita.-
-Eppure mi hai detto che ami Weasley.-
-Lo sto sposando infatti..-
-Granger non ti sto accusando. Spero davvero che tu sia felice. Anche se credo che uno come Weasley non sarà mai alla tua altezza.-
-Lui mi dà molto.-
-Tutto quello che io non avrei mai potuto darti, questo è certo.-
-Tu mi hai dato molto di più da quello che un semplice amore può darti. Sposo Ron perché sono innamorata di lui. Ma se le cose fossero andate diversamente, l’anello che lui porta sull’anulare.. sarebbe sulla tua mano.-
-E’ stato difficile per me.. lasciarti andare.-
Hermione rise. –Lo è stato più per me. Anche se vedo che comunque tu e Pansy vi state riavvicinando..-
-ODDIO COSA? Ma che ti dice il cervello?- disse scuotendo la testa. –Ti ho già detto che sto con Astoria.-
-La sorella di Daphne? –
Draco annuì, alzando gli occhi al cielo. –Dopotutto questo tempo sei ancora così gelosa e io lo adoro. Ma che dovrei dire io?-
-Tu cosa?-
-Ti stai sposando, stai mettendo su una famiglia.. stai dimenticando tutto, com’è giusto che sia. Devi andare avanti.-
-E’ difficile quando doni il tuo cuore e la tua anima a qualcuno. Sai qual è stato il momento più doloroso per me?-
Draco fece un’espressione avvilita.
-Quando la tua famiglia ti ha portato via dalla battaglia.-
Se lo ricordava benissimo. Ma quella volta era schierato dalla parte giusta.
Harry era svenuto tra le braccia di Hagrid, che piangeva.
Voldemort si fece avanti. –Harry Potter è MORTO!-
Ginny si buttò avanti, bloccata dalle braccia di suo padre. –NO!- urlò in preda al più completo dolore. Si sentiva spezzare.
Sentiva le gambe deboli, sentiva di non aver più ragione di combattere.
Suo padre la teneva in piedi e sembrava persino che la stesse tenendo in vita.
Draco si voltò verso Hermione che piangeva silenziosamente.
Strinse i pugni per provocarsi dolore.
-Ahahahah. Stupida ragazzina! Harry Potter è Morto!-ripeté con gioia.
Poi, due figure sbucarono dalla massa; erano i suoi genitori. –Draco.. vieni.- sussurrarono in tempi alternati.
Non voleva andare dalla parte sbagliata, così diede uno sguardo a Lei che annuì, simulando un sorriso.
Si avvicinò cautamente, bloccato dal Signore Oscuro che lo abbracciò fermamente, brandendo con la mano destra la Bacchetta di Sambuco.
Si avvicinò alla sua famiglia e si voltò verso i suoi compagni.
Hermione abbassò il capo, lo rialzò e mostrò le lacrime che a fiotti le inondavano il viso.
Erano per lui. Era un addio e lo sapevano.
Lei prese con l’indice una gocciolina che gli stava per scendere dalla guancia e la soffiò via, sussurrando “Wingardium Leviosa”.
La piccola stilla volò fino alla mano di Draco che aprì dolcemente la mano e con un movimento discreto l’afferrò e la portò al petto. Una lacrima gli scese sul volto. Era il suo modo per dirle per sempre e lei lo aveva capito, sorridendogli.
Draco scosse la testa per ritornare alla realtà, la ragazza che amava stava per diventare la sposa di un altro.
Com’era ingiusta la vita!
Si avvicinò e senza pensarci due volte o avere riguardi la baciò appassionatamente.
Le loro labbra si sfioravano dolcemente e delicatamente, le loro lingue si accarezzavano in una lotta sentita e interminabile.
Entrambi sapevano che non era giusto per ciò che stavano facendo ai loro partner, ma sapevano che era giusto verso di loro.
Era una complessa lotta tra sentimento e ruolo, di giustizia tra i vari punti di vista.
La teneva con un braccio saldamente alla vita, in modo che fosse vicinissima a sé e una mano tra i capelli, per sostenerle il viso contro il suo.
Ma c’era una cosa che lui poteva donarle prima di andarsene, ma prima voleva godersi con lei ogni secondo.
   
 
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