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Autore: _Hale_    09/07/2014    9 recensioni
Il desiderio che avevo di lei era opprimente. La voglia di averla vicino e sentire il suo odore annientava i miei sensi. La forza che traevo nell'osservarla e nel percepirla era talmente intensa da spingermi a tentare l'impossibile.
Lei era radiosa, solare e felice. Bella. Esattamente tutto ciò che mai avrei potuto avere.
Molti la paragonavano al sole... io, personalmente, odiavo porla in relazione con ciò che più odiavo e che non mi permetteva di vivere. La luna, invece, era un paragone decisamente più azzeccato, qualcosa senza il quale non sarei riuscito ad andare avanti.
La mia esistenza era stata lunga, tortuosa e ricca di talmente tante sfaccettature da non ricordarle neppure nella loro totalità. In verità, tutto quel che esisteva prima di lei scomparve nel momento stesso in cui la vidi, incapace di riflettere sul perchè il suo profumo fosse divenuto la mia unica ragione di vita.
Impossibile dimenticare il momento in cui, per la prima volta, i miei occhi scorsero i suoi, in una giornata di fine estate, quando il mio primo anno all'Istituto di Joskow ebbe finalmente inizio.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Triangolo | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
Capitoli:
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Era in ritardo, era estremamente in ritardo.
No, non lei. Lui.
Annabelle attendeva Gabriel ai cancelli d'ingresso da quasi dieci minuti ormai, ma non potendo certo dare la colpa del ritardo al vampiro, optò per scaldare col fiato le mani infreddolite.
Aveva nevicato appena durante il giorno ma, in quel momento, di fiocchi di neve neppure la misera ombra.
Le dispiaceva. Ricordava l'ultima volta che aveva nevicato presso l'accademia, in realtà dubitava che avrebbe mai potuto dimenticarlo; era stato in quel giorno, in effetti, che lei e Gabriel si erano finalmente avvicinati l'uno all'altra, quando un gruppo di vampiri aveva minacciato di farle del male e Gabriel, incurante di essere ferito, li aveva affrontati uno ad uno, rischiando di morire dissanguato.
Per lei.
Era incredibile rendersi conto di quante volte lui le avesse dimostrato che erano fatti l'uno per l'altra, che dovevano stare insieme. E lei, invece, aveva fatto così poco.
Quel giorno, così come le aveva preannunciato Gabriel la sera prima, avrebbero avuto un normale appuntamento, poiché fino a quel momento si erano limitati a vedersi durante il cambio delle lezioni e a cena, non contando la scappatella della notte precedente e l'evento con i genitori di qualche ora prima.
Anne, però, non riusciva ad essere serena come avrebbe voluto: la vicenda di Daphne ed Elessar l'aveva colpita nel profondo e non poteva fare a meno di sperare che l'amica riuscisse ad appianare il litigio col vampiro, il quale sembrava profondamente innamorato della ragazza.
Anne, per quanto credesse come Rebecca che le cose si sarebbero indubbiamente risolte, non poteva fare a meno di stare in pensiero per Daphne.
Diede un altro sguardo all'orologio e, dopo aver notato che Gabriel era in ritardo di ben venti minuti, decise di andare a controllare che fosse tutto a posto; si erano incontrati fuori dal dormitorio del vampiro e sapevano di avere circa tre ore prima che le lezioni di quest'ultimo ricominciassero, ma quando Selina era uscita dall'ufficio e, con aria complice, aveva chiesto a Gabriel di unirsi a lei per qualche minuto e detto ad Anne di aspettarlo ai cancelli di ingresso, la ragazza non ebbe molto da replicare.
Fece per tornare verso l'istituto, quando un rumore di passi la fece fermare e voltare verso i cancelli.
<< Finalmente! Pensavo non arriv... >>
Ma non era Gabriel il ragazzo che la osservava con un ghigno perverso a deformargli le labbra. E non era Gabriel neppure quello alla sua sinistra o colui che chiudeva la fila.
Anne fece un passo indietro ma tentò di restare calma. In fondo, non era detto che dovesse ripetersi esattamente la scena accaduta settimane prima al villaggio.
Peccato che la volta precedente ci fosse Gabriel a proteggerla da eventuali malintenzionati.
<< Un bel bocconcino, non vi pare? Selina non è stata troppo generosa nelle descrizioni. >>
Selina.
Non appena Anne sentì quel nome si rilassò all'istante. Selina era la cugina di Gabriel e, per quanto potesse non starle particolarmente simpatica - non quanto Aaron, comunque -, la vampira non avrebbe permesso che le succedesse niente di male.
<< Selina è nel suo ufficio, se volete vado a chiamarla. >>
Tuttavia, quei tizi non avevano l'aria di gente per bene, e lei avrebbe volentieri evitato di rimanere più del dovuto in loro compagnia.
Il primo della fila scoppiò in una fragorosa risata e gli altri due lo seguirono a ruota. Anne, nel frattempo, approfittò della situazione per lanciare uno sguardo alle telecamere di sorveglianza dei cancelli: erano spente.
<< Oh, non disturbarti, non verrà nessuno a controllare che tu stia bene. Il tuo ragazzo è alle prese con la sua adorabile cugina. >>
A quel punto il sangue le si gelò nelle vene e le tornarono in mente le parole origliate dall'ufficio di Selina la sera prima: la vampira diceva a qualcuno di farsi trovare dopo il tramonto da qualche parte, quando Gabriel non ci sarebbe stato.
Non poteva crederci. Cosa stava a significare tutto ciò?
<< Se è uno scherzo, dateci un taglio. >>
Altro passo indietro.
Quei tre erano umani, d'accordo, ma questo non significava che non potessero nuocerle. E, come a confermare quel pensiero, il portavoce del gruppo sfilò dalla tasca dei pantaloni un coltello.
<< Che ne dici, dolcezza, diamo una spuntatina a quei capelli? >>
Il volto di Anne divenne cereo e gli occhi sgranati non si riempirono neppure di lacrime. Era terrorizzata, ma piangere non avrebbe di certo migliorato la situazione. Aveva bisogno di aiuto. Avrebbe potuto urlare o correre verso l'istituto, ma non era certa di riuscire a seminarli. 
La sua unica speranza era che Gabriel arrivasse da un momento all'altro e chiamasse aiuto.
Anne sentì qualcosa di freddo pungerle la punta del naso. 
Aveva ripreso a nevicare.

 
*

Erano giorni che non si sentiva al massimo delle proprie forze, con esattezza da quando Lucien aveva organizzato quella stramaledetta festa di compleanno e il suo meraviglioso dono si era manifestato per l'ennesima volta.
Solitamente le serviva del tempo per riprendersi, d'accordo, ma in quell'occasione la visione era stata così potente da sconvolgerla e turbarla per giorni.
Poi, a dirla tutta, la confessione a Devon e il totale disinteresse del ragazzo dopo la cruda verità, non le erano stati certo d'aiuto.
Ciò che più rimpiangeva, però, era il dover rimanere chiusa nel proprio dormitorio a subirsi le lamentele di Brittany. Ancora. E ancora.
Erano le sei e mezzo del pomeriggio e fuori era già buio. I vampiri erano tutti svegli all'interno del dormitorio e qualcuno aveva preferito fare una passeggiata serale prima dell'inizio delle lezioni. Qualcuno come Elessar, Gabriel e Devon. La loro stanza era, in effetti, vuota, a sentire Brittany.
Zafira si portò di fronte allo specchio e infilò il secondo orecchino, poi si dedicò alla collana. Gli occhi dalle iridi gialle scrutavano il proprio riflesso alla ricerca dei segni del suo deperimento. Aveva ancora pesanti occhiaia, la pelle aveva perso parte del pallore di quei giorni, ma l'ansia che lasciava trasparire il suo volto era abbastanza per capire che qualcosa non andasse in lei.
<< ... e io le ho detto di farmelo sapere, ma con quella memoria! >>
Qualcuno bussò alla porta e, con grande fortuna di Zafira, Brittany si interruppe per andare ad aprire.
<< Chi si vede, Devon! >>
Zafira, che aveva appena preso posto sul letto per infilarsi una scarpa, perse la presa su di essa facendola cadere sul pavimento e generando un gran tonfo. Gli occhi di Devon, Brittany e la terza vampira della stanza di cui ancora, dopo mesi, Zafira non ricordava il nome - tale Dorothy, se non sbagliava - si soffermarono su di lei.
Dopo qualche secondo di silenzio decisamente imbarazzante, Brittany si schiarì la voce e, con Dorothy al seguito, uscì dalla stanza, lasciando Zafira e Devon da soli.
Non cambiò molto. Zafira infilò la scarpa e si mise in piedi, incrociando le braccia sotto il seno e lanciando un'occhiataccia a Devon. 
Ma ancora silenzio. Fino a quando...
<< Come... >>
<< Che diavolo ci fai qui? >>
Inutile dire che il tentativo di Devon di partire col piede giusto fu bruscamente interrotto da Zafira che, carica di quella rabbia che l'aveva accecata per giorni nei confronti del vampiro, aveva finalmente l'occasione di scaricarsi.
<< Mi dispiace. >>
<< Non mi interessa. Hai fatto tanto per scoprire quale merda di dono mi fosse stato rifilato e, quando finalmente vieni a saperlo, sparisci? Dì un po', con chi diavolo credi di... >>
<< Ho sbagliato. Ti chiedo scusa. >>
Devon alzò la voce e riuscì a sovrastare quella di Zafira, la quale si zittì e lo lasciò continuare, seppur non esattamente secondo il proprio volere.
Devon la osservò con l'intento di capire se potesse continuare a parlare e, dopo l'alzata di sopracciglia della vampira, si affrettò a proseguire.
<< Non è facile stare vicino a chi conosce il giorno e l'ora della mia morte, probabilmente anche il modo in cui essa avverrà. >>
<< Credi che lo abbia voluto io? Pensi che non farei qualsiasi cosa per liberarmi di questa maledizione? >>
Perché, in fin dei conti, per lei era tutt'altro che un dono.
<< No, non credo che tu ne sia felice ma... dannazione, Zaf, è quello che sei! Come puoi pretendere che gli altri ti accettino se non sei la prima a farlo? >>
La fronte di Zafira si aggrottò e le sopracciglia corsero il rischio di arrivare fino all'attaccatura dei capelli.
<< Mi prendi in giro? Tu, che sei scappato via con la coda tra le gambe quando lo hai scoperto, vieni a farmi questo discorso? >>
<< Ho impiegato dei giorni a capirlo, d'accordo, ma ora sono qui! Non significa niente questo? >>
Zafira si era svegliata da poco, certo, eppure si sentiva più confusa del solito.
Percé Devon era andato a trovarla? Perché proprio in quel momento? E cosa sperava di ottenere dicendole cose che, alla fine dei conti, non avrebbero risolto niente?
Il vampiro, nel frattempo, colse il suo momento di confusione e le si avvicinò. Zafira non poté fare a meno di osservarlo e notare come, in tutto quel tempo, avesse imparato a riconoscere Devon per via del cappuccio di qualche felpa sollevato sulla capigliatura multicolore.
Le mani in tasca erano, in genere, un'altra caratteristica che lo differenziava da chiunque altro.
Ecco perché, nel notare che aveva un semplice maglione e nessun cappuccio e, naturalmente, le mani fuori dalle tasche dei pantaloni, Zafira non poté fare a meno di osservarlo meglio, studiare tutti quei dettagli che fino ad allora aveva dato per scontati.
<< Mi sono comportato da stronzo. >>
<< Puoi dirlo forte. >>
Devon ridacchiò a bassa voce e le sue mani cercarono quelle della vampira. Anche lei sorrise, abbassando lo sguardo prima di incontrare quello di lui.
<< Dovresti rassicurarmi invece che darmi corda. >>
<< Rinunciaci, credo che ti insulterò ancora per moltissimo tempo. >>
<< Posso portarti a letto, almeno? >>
Zafira sgranò gli occhi e fece per allontanarsi, ma Devon l'afferrò al volo e l'avvicinò a sé quanto bastò a scoccarle un breve ma intenso bacio sulle labbra.
Quei due erano fuori dal comune, senza alcun dubbio. Devon non era l'amore della sua vita e Zafira era alquanto convinta che non sarebbero durati poi molto insieme, ma lei era una di quelle che amava vivere il momento. Conoscere il futuro di chi ti sta attorno ti condanna a non poter vivere al fianco di nessuno, poiché saresti costretto a rammentare giorno dopo giorno il momento esatto della sua morte.
E fu mentre ricambiava il bacio di Devon che, in fretta come qualsiasi altra volta, una sequenza rapida e confusa di immagini prese il sopravvento nella sua mente. Voci che si sovrapponevano le une alle altre, una mano che impugnava una spada o... un pugnale, una lama che affettava l'aria circostante e urla di dolore. Gli occhi di una ragazza spalancati dal terrore e un fiotto di sangue che, di umano, non aveva nulla.
Quando Zafira riaprì gli occhi e urlò, si ritrovò seduta sul pavimento tra le braccia di Devon, che l'accarezzava cercando di tranquillizzarla.
<< E' ora... è ora! >>
<< Shh... va tutto bene, piccola, ci sono io qui... >>
Zafira fece per alzarsi ma Devon la trattenne.
<< Non capisci... tu non capisci... è una trappola! >>
A quel punto, Devon osservò Zafira con attenzione, come se la vedesse davvero per la prima volta.
Lei, d'altro canto, non aveva tempo di spiegare. Con il fiato corto ed enorme fatica, si alzò in piedi e si diresse fuori dal dormitorio, con Devon alle calcagna.
<< Zaf, dove stai andando? >>
Le urlò poco lontano.
Gabriel. Doveva trovare Gabriel e assicurarsi che non fosse con quell'umana.
Fece appena in tempo a uscire dal dormitorio che Gabriel fece capolino dall'ufficio di Selina e le rivolse un'occhiata gentile... prima di allarmarsi.
<< Gabriel! Grazie al cielo! >>
Gli si lanciò tra le braccia e il vampiro, che aveva già assistito Zafira durante una delle sue visioni, riconobbe subito i segnali.
Devon li raggiunse pochi secondi dopo e scambiò uno sguardo confuso con Gabriel.
Quest'ultimo, con calma e pazienza, fece staccare Zafira da sé e la osservò attentamente in volto.
<< Che cosa c'è? Cos'hai visto? >>
Zafira respirava a fatica e si reggeva a mala pena in piedi, cosa che spinse Devon a sorreggerla, allontanandola da Gabriel.
La vampira non era in grado di proferire neppure una parola e Devon rassicurò Gabriel dicendogli di non preoccuparsi e di raggiungere Anne.
Gabriel fu sul punto di annuire, ma non appena Zafira sentì pronunciare il nome della ragazza riprese a urlare e tentò di lanciarsi su Gabriel per impedirgli di allontanarsi.
A quel punto, il vampiro le rivolse un'occhiata terrorizzata e si avventò su di lei, afferrandola per le spalle e scuotendola con violenza.
<< Che le accadrà? E' lei, non è vero? E' Annabelle? Dimmi cos'hai visto! >>
<< Gabriel, dacci un taglio! Non vedi che è sconvolta? >>
Devon si frappose tra Gabriel e Zafira ma il vampiro non gli diede alcuna risposta; prese a correre verso la rampa di scala e pochi attimi dopo, quando non fu più in grado di vederlo, Zafira seppe di averlo perduto.

*

<< Non vogliamo farti niente di male, credimi. >>
Inutile dire che gli avvertimenti di quel tizio non fecero che allarmare solo più del dovuto una ragazza sull'orlo del pianto.
Anne non sapeva cosa fare, la sua unica speranza era Gabriel che tardava ad arrivare. I tre ragazzi se l'erano presa con calma fino a quel momento e lei aveva evitato mosse azzardate. Infine, quando due di loro si lanciarono su di lei e l'afferrarono per le braccia, iniziò a urlare.
<< Ti converrebbe abbassare la voce, non vorrei doverti tagliare la lingua. >>
Il terzo ragazzo, quello che stringeva in mano il coltello, le si avvicinò con circospezione, lanciando occhiate complici ai compari che, da quella posizione, si divertivano a osservare la scena.
<< Dimmi, ti diverti a frequentare un lurido succhia sangue? >>
Anne, che sapeva di non poter risolvere nulla urlando a squarciagola, tentò di recuperare un briciolo di lucidità. Prendere tempo sarebbe stata la cosa più saggia da fare e Gabriel sarebbe arrivato a momenti. Decise di optare per una bella chiacchierata.
<< Perché? Perché state facendo questo? Non vi conosco nemmeno! >>
Il ragazzo di fronte a lei si fermò e le rivolse un'occhiata curiosa. Poi scoppiò a ridere.
<< Non prenderla sul personale, bellezza, non ho nulla contro di te. Selina ci ha pagati per levarti dai piedi e noi... >>
<< Selina? >>
Non che non lo avesse capito, ma a quel punto tanto valeva comprenderne anche il motivo.
<< Già. A quanto pare non le va a genio che tu frequenti il suo adorato cuginetto. >>
<< Non farebbe mai una cosa simile! >>
Non ne era del tutto sicura, ma qualunque argomentazione andava bene per allungare il brodo.
<< Non mi importa nulla che tu mi creda o no, ma le cose stanno così. >>
Il ragazzo si passò il coltello tra le mani e si soffermò a osservarlo con attenzione, per quanto la flebile luce dei lampioni potesse permetterglielo.
Poi sollevò lo sguardo verso Anne e la ragazza notò nuovamente quell'orribile ghigno che le aveva rivolto poco prima.
<< Ora sta ferma, non vorrei sgualcirti i vestiti... >>
Avvicinò il coltello alla faccia di Anne e lei lanciò un ultimo, assordante grido di paura, preparandosi a sentire la lama del coltello penetrarle nella carne... non ci fu alcuna lama, ma Anne venne scaraventata a un metro di distanza, sul terreno duro e ricoperto da un leggero manto di neve. 
Seppur scossa da quanto era appena accaduto, sollevò lo sguardo in direzione del punto in cui si trovava un attimo prima, e quello che vide le diede una sensazione di sollievo così come di terrore: Gabriel aveva scaraventato contro un albero uno dei ragazzi che l'aveva trattenuta poco prima e se la stava vedendo col secondo. Dopo un paio di minuti anche quest'ultimo era stato messo fuori combattimento e, senza alcun ripensamento, il vampiro si lanciò sul terzo e ultimo rimasto.
E poi avvenne tutto troppo rapidamente: Gabriel che affondava i denti nel collo di quel ragazzo, l'urlo di dolore di quest'ultimo e un gesto veloce del braccio per allontanare il vampiro da sé, il sangue che colava a fiotti dalla ferita del ragazzo e dal mento del vampiro e, infine, il corpo dell'umano, esanime, che si accasciava sul terreno.
Quando Anne vide cadere il coltello tirò un sospiro di sollievo e si alzò, pronta per recarsi tra le braccia di Gabriel...
Ma non vi fu alcun abbraccio in cui recarsi. Gabriel le rivolse uno sguardo confuso, quasi terrorizzato, e provò a dirle qualcosa, prima di accasciarsi sulla neve fredda e appena caduta.
Anne non capì cosa gli stesse succedendo, continuava a ripetere il suo nome senza sosta. Poi vide una chiazza di sangue dilatarsi sull'addome del vampiro e invadere la purezza della neve.
A quel punto non capì più nulla. Si lanciò su Gabriel pronta a sorreggerlo, tamponandogli la ferita che, evidentemente, il pugnale di quel ragazzo gli aveva procurato. Il vampiro respirava a fatica ma, quando si sdraiò sul manto di neve e poggiò la testa sulle gambe di Anne, si limitò a guardarla, regolando il respiro in base alle istruzioni di lei.
<< Anne... >>
Lei gridava ma nessuno si avvicinava. Nessuno poteva sentirli.
Fece per andare a chiamare aiuto ma la mano di Gabriel, per quanto debole, si strinse sulla sua, impedendole di allontanarsi.
<< Ti prego... oh Dio, ti prego, lasciami andare... >>
Piangeva, le lacrime le rigavano copiose le guance e fu sul punto di abbandonarlo per correre all'istituto. Ma quando alzò la testa e scorse delle sagome in lontananza che si avvicinavano, decise di rimanere con lui.
Gli accarezzò la fronte in maniera quasi febbrile, cercò di tranquillizzarlo ma non riusciva a smettere di piangere. Lui continuava a sanguinare e quella sua dannata linfa vitale le scorreva tra le dita. 
<< Per favore, ti prego non lasciarmi... devi resistere... >>
Gabriel la guardava con un'attenzione quasi commovente, sembrava fosse lei ciò che lo tratteneva su quella terra.
Lo vide sollevare una mano in direzione del suo viso e tentò di fermarlo.
<< No no no, non sforzarti, cerca di stare tranquillo. >>
Notò le sagome farsi sempre più vicine e scorse Selina tra loro.
L'odio che provava nei suoi confronti poteva aspettare. Sarebbe persino svanito nel tempo se quella vampira avesse salvato Gabriel.
Lui riuscì ad alzare la mano e a sfiorare il suo viso. A quel contatto l'attenzione di Anne fu nuovamente tutta per lui.
Il vampiro si limitò ad asciugarle le lacrime, scuotendo appena il capo e provando a parlare.
L'unica cosa che gli importava, anche in quell'occasione, era che lei non soffrisse.
Anne cercò di smettere di piangere e gli sorrise, stringendogli la mano, più gelida del solito, nella propria.
<< Tutto... bene... tutto... >>
Anne gli pose le dita sulle labbra e annuì.
<< Andrà tutto bene, tu resterai con me... devi farlo per me... >>
Per un momento, le parve che a quelle parole Gabriel reagisse. Poi, lui schiuse nuovamente le labbra ma non ne uscì alcun suono. Anne lo osservò con attenzione e, nonostante la vista appannata, riuscì a comprendere quelle ultime due parole.
*

Era bella. Bella come la prima volta in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli di lei.
Luce e ombra. Sole e luna. Così diversi, eppure così incredibilmente simili e bisognosi l'uno dell'altra. E in quel momento, all'ombra di un cielo cosparso di stelle, la persona più importante della sua vita lo osservava dall'alto. E soffriva.
Perché stava piangendo? Lui stava bene, era solo una ferita superficiale, la sua. Ma l'aveva salvata, era questa la cosa più importante.
Perché piangeva? Non si rendeva conto che tutto ciò che lui voleva era tenerla al sicuro? E c'era riuscito, per l'ultima volta.
"Non piangere" avrebbe voluto dirle. Eppure, non ci riusciva.
Si sentiva stanco, così stanco... avrebbe chiuso gli occhi per qualche attimo e, una volta riaperti, si sarebbe risvegliato tra le sue braccia, con la sua Anne che gli dormiva accanto.
Ma prima aveva bisogno di riposare.
La guardò di nuovo, memorizzò ogni dettaglio di quel viso perfetto che lo aveva fatto innamorare. Persino con gli occhi gonfi di lacrime e la punta del naso arrossata era la cosa più bella che lui avesse mai visto nella sua intera vita.
Ed era sua. Lei lo amava. E lui le sarebbe sempre stato accanto.
Fu con quella consapevolezza che le disse che sarebbe andato tutto bene, o ci provò.
Lui sarebbe rimasto con lei, così come Anne gli aveva chiesto. Perché lui le apparteneva, completamente.
Ma lei... seppur per pochi mesi, Anne era stata la sua vita, mentre lui era stato solo un capitolo di quella di lei.
La guardò per un'ultima volta, notando come la neve sostasse sui capelli scuri della sua ragazza. Le accarezzò il volto, conservando la sensazione di quel contatto in eterno.
E le disse di amarla, ancora una volta.
Tre mesi erano stati sufficienti per farlo innamorare, ma l'eternità non sarebbe bastata per far sì che smettesse di sentire la sua mancanza.
Quando chiuse gli occhi la sentì urlare, disperata.
La sua unica consolazione era che non sarebbe rimasta sola.



Angolo dell'autrice:
Non dico altro. Insultatemi pure ma mi farebbe piacere sapere se sono riuscita nell'intento di strapparvi il cuore, ecco.
Ora sono in lutto.
Al prossimo capitolo <3

 
   
 
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