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Autore: Walking_Disaster    10/07/2014    3 recensioni
Post-Reichenbach.
Lettera a Holmes da Watson. E poi John si arrende.
Dal testo:
"Holmes, vorrà perdonarmi se non riesco a darle del tu neanche in questo caso, vero?
Holmes, vorrà perdonarmi se sono arrivato a questo punto. È così? Spero lo sia.
Holmes, ho scritto di lei, dopo che è caduto. È caduto come tante altre volte, ma stavolta non si è rialzato. E mi ha lasciato.
Holmes, perché non ha visto una via d'uscita? Perché ha permesso che assistessi? Perché ha buttato il mio cuore oltre un parapetto, giù in uno strapiombo?"
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Holmes, vorrà perdonarmi se torno? Spero lo faccia.




Holmes, vorrà perdonarmi se non riesco a darle del tu neanche in questo caso, vero?
Holmes, vorrà perdonarmi se sono arrivato a questo punto. È così? Spero lo sia.
Holmes, ho scritto di lei, dopo che è caduto. È caduto come tante altre volte, ma stavolta non si è rialzato. E mi ha lasciato.
Holmes, perché non ha visto una via d'uscita? Perché ha permesso che assistessi? Perché ha buttato il mio cuore oltre un parapetto, giù in uno strapiombo?

Sono consapevole di essere un egoista, in questo momento, a scrivere queste parole ed a ricorrere ad una soluzione ben poco nobile, ma assai semplice e veloce. È questa la mia scelta, perché sa, è difficile andare avanti da solo.
Come ha fatto lei prima che si permettesse di affezionarsi a me? È stato forte a sopportare. Ma be', lei forte lo è sempre stato. Ed anch'io pensavo di esserlo, pensavo di poter continuare a camminare, di poter rialzare il viso, ma mi manca, Holmes. Dio, quanto mi manca...
Manca anche a Gladstone, a proposito. Ci crede? Non gli interessa se lo ha ucciso troppe volte per essere contate. Se vuole il mio parere, comunque, io credo in Gladstone, che solleva il muso ogni volta che sente pronunciare il suo nome, anche se non credo ancora che lei possa aver chiuso gli occhi su di me. Credo in Mary, che col passare dei giorni mi ha visto scivolare via in maniera inesorabile, ma non credo nella mia capacità di tirare avanti.
Buffo l'essere umano, non pensa? Credo nei sentimenti di un cane e in una donna che non ho mai amato, ma non credo in ciò che dovrebbe essere reale senza concepire alcun dubbio in proposito.
In ogni caso, è colpa sua, se vuole saperlo.
Ma comunque, Holmes, lei sa che io sono sopravvissuto alla guerra, alle epidemie, all'Afghanistan. Alla paura, alla depressione, al dovermi riprendere una vita da civile che ormai non mi apparteneva più. Holmes, lei sa che io sono un sopravvissuto da tanto tempo, ormai, e sono sempre stato in grado di esserlo. Voglia per necessità, per autoconservazione, per sperare che un domani felice sarebbe arrivato anche per me. Ed era arrivato, che lei ci creda o no: È cominciato nel 1878 ed è finito in Svizzera per una causa da cui io avrei potuto bellamente tirarmi fuori e viverla così da totale estraneo. Ed avrebbe potuto farlo anche lei, egoista che non è altro. Ma invece no: doveva divertirsi, giocare ad un gioco d'ombre più grande di lei, perché una vita in Baker Street con il sottoscritto non era abbastanza.
Non era nulla abbastanza, per lei. O tutto, o niente. O troppo, o troppo poco. O bianco, o nero, niente vie di mezzo, niente riguardo per l'essere altrui. Niente riguardo per il suo compagno.
Io non l'avevo lasciata quando mi aveva chiesto di seguirla in quest'ultimo caso, di non interrompere ancora la nostra "relazione atipica" – come lei stesso l'aveva definita. Io non l'avevo fatto e non l'avevo ferita, ma lei non si è posto il mio stesso problema.
Ho del risentimento nei suoi confronti, Holmes, penso sia chiaro. Lei mi ha guardato in faccia, mi ha detto così tanto in un paio di secondi che ho percepito come anni da non avermi permesso di cogliere il resto del suo viso per un'ultima volta, e poi mi ha lasciato andare.
Ha pensato solo a sé anche mentre cadeva, senza lasciarmi il tempo di dirle addio. Egoista del cazzo. Lo è. Gliel'avevo già detto, giusto? Ma non è esagerato ribadirglielo per un'ennesima volta.
E poi, in via di conclusione, mi chiedo un'ultima cosa: perché non ha urlato mentre cadeva, Holmes? L'avrei sentito. Avrei sentito al di sopra del fragore dell'acqua, delle grida di Moriarty. Ma no, è voluto rimanere in silenzio, impedendomi di imprimermi in mente la sua voce quell'ultima volta. Cos'aveva sigillato tra le labbra, Holmes? Il mio nome? Spero che sia stato così.
Ed alla fine, passando notti insonni e consumandomi le guance di lacrime, mi sono reso conto che aveva ragione: ho sperato tanto, troppo, forse, per un uomo solo. Ho sperato anche quando sembrava che non fosse più tempo. Ho sperato finché ho potuto, ma ora ho finito. Ho finito perché la gamba mi duole, la spalla mi grida, il cuore mi si spezza.
Che visione esageratamente romanzata! - direbbe così, vero? O qualcosa di molto simile.
Ho ripensato a tutto, ad ogni modo. Ho ripensato al viaggio fino a Reichenbach, a quando stava per morire su quel treno, alle sue urla mentre Moriarty la torturava, a quando abbiamo ballato incuranti della comune decenza.
Gliel'ho detto, Holmes: sono stato un sopravvissuto, ma non sopravvivo a lei. Non ce la faccio, Holmes. Non ho risposte alle mie domande, non ho più motivi per restare. Mi capisce? Spero di sì.
E vorrà perdonarmi se torno, quindi.

È stato bello, Holmes,
E chiamatemi romantico, ma sarò per sempre suo,
John.




Watson sorrise quando arrivò a firmarsi col suo primo nome di battesimo. Semplice, chiaro. Inconfondibile.
Chiuse la stilografica che aveva usato, quella di Holmes, e poi sistemò con cura la lettera nel cassetto dove il detective ormai deceduto da troppo tempo teneva l'astuccio contenente e alcune foglie di coca e tutte quelle porcherie che amava assumere. C'era anche un'ampolla con un liquido trasparente, dentro, e Watson, dopo averla stappata ed essersela portata al naso, capì che si trattava di formaldeide.
«Vecchia volpe...» Sogghignò tra sé, tirando un solo angolo delle labbra verso l'alto.
Non doveva più preoccuparsi.
Ripose l'ampolla e chiuse il cassetto, prima di sprofondare nella poltrona di Sherlock. Si prese qualche istante, guardandosi attorno, beandosi dell'aria fumosa e dell'odore di Holmes che ancora impregnava quella stanza nel 221B di Baker Street.
Poi prese la rivoltella che aveva lasciato sulla scrivania e dischiuse le labbra, inserendosi la canna in bocca.
Chiuse gli occhi e premette il grilletto.






Walking_Disaster's corner:
Non odiatemi, pls. Mi odio già abbastanza da sola.

E volevo dedicare questa ff alla figlioletta in arrivo di RDJ e Susan, ma dato che non sarebbe un così bell'augurio, temo, triste com'è, ne approfitto e mi limito a sentite congratulazioni al nostro Holmes preferito e consorte – no, non Watson, in questo caso.
Anche se, ovviamente, RDJude e Johnlock fino alla fine.

Love u all,
WD

   
 
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