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Autore: Euphemia    10/07/2014    2 recensioni
Halloween, la notte degli spiriti. Qual è il modo migliore per festeggiarlo, oltre al classico porta a porta “Dolcetto e Scherzetto”? Un rituale per bambini che, di certo, ai nostri ormai “grandi” Ash, Paul, Drew, Gary e Barry non si adatterebbe per nulla. Dunque cosa c’è di meglio che una prova di coraggio al cimitero di Lavandonia, per festeggiare la notte dedicata alla paura? Tra spaventi, terrori, lapidi, ombre notturne e un pizzico di comicità riusciranno i nostri protagonisti a superare indenni la notte di Halloween più spaventosa che mai?
~
[Dal 6° Capitolo]
"I ragazzi si voltarono verso colui che aveva parlato: un uomo sulla sessantina con un bastone e un paio di occhiali era dietro di loro, e li osservava con sguardo severo.
“Oddio, ci hanno beccati!” esclamò Barry, facendosi prendere dal panico. “Presto, correte! Fingetevi morti!”"
[...]
"“D’accordo. Ma solo perché sei il nipote di Samuel Oak.”
“Che raccomandato…” commentò Ash con un sorrisetto meschino.
“Zitto, cretino!” esclamò Gary con le guance arrossate."
~
[Pokéshipping; Ikarishipping; Contestshipping; Royalshipping; accenni Egoshipping.]
{Avvertenze: per "un pizzico di comicità" non intendevo davvero "un pizzico". Sarà una cosa molto... altamente demenziale.}
Genere: Comico, Demenziale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Barry, Drew, Gary, Paul | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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A trip to the cemetery

in a Halloween night

 


#Parte terza. 
 
 
“Eccola.”
Una folata di vento gelido seguì quell’affermazione di stupore pronunciata dal castano, scompigliando i capelli di tutti e cinque i giovani ragazzi, i quali, fermi come statue marmoree fissavano la modesta lastra di pietra e granito che si stagliava davanti a loro.
Di color grigio scuro, la lapide incuteva un certo terrore anche se solo veniva guardata; su di essa non c’era nulla che potesse servire a identificare colui che giaceva sotto quella terra. Né una foto né tanto meno un nome mostravano l’identità del possessore di quello che doveva essere divenuto un mucchietto di ossa – se non già polvere –; solo una misera e misteriosa scritta descriveva in un qualche modo la persona a cui la tomba era stata donata.
“Il Mangia-anime...” sussurrò il biondino, mentre leggeva a voce alta quelle parole incise in maniera alquanto rozza sulla lastra di pietra.
Barry non poté fare a meno di rabbrividire, una volta venuto a contatto con un soprannome tanto inquietante, a detta sua. Lo scherzo inammissibile che poco prima avevano architettato Gary e Drew non l’aveva certo aiutato a spronare il suo coraggio, che invece, a quanto pare, si stava pian piano rintanando nel suo animo, mentre faceva spazio alla paura. Il multatore scosse la testa, al pensiero di dover mostrare agli altri e a se stesso di avere timore ancora una volta, dopo quel maledettissimo scherzo; lui, orgoglioso com’era, non avrebbe mai e poi mai ammesso di avere paura, perché lui era Barry Thunder, e non poteva spaventarsi per gli stupidi giochetti di Gary e Drew e per leggende altrettanto sciocche e infondate. Lui era coraggioso, e l’avrebbe dimostrato a tutti, lì.
Deglutì, schiarendosi successivamente la voce, e si voltò verso il nipote del Professor Oak.
“È questa la lapide della leggenda di cui parlavi, Gary?” Domandò, incuriosito.
“Esattamente, Thunder. Questa è la ragione per cui vi ho sfidati a questa prova di coraggio.”
Gli occhi del castano si illuminavano sempre di più, mentre guardava la lapide umida e ricoperta in parte dal muschio. Era estasiato di potersi trovare di fronte a quella che era stata uno degli oggetti delle sue ricerche sul paranormale, che tanto lo appassionavano; di notte, quella lastra di pietra acquisiva un aspetto molto diverso rispetto a quello che aveva durante il giorno.
E, durante quella notte in particolare, quella terrificante apparenza avrebbe dovuto essere mille volte più agghiacciante.
“Penso proprio che sia arrivato il momento di spiegarvi tutto nei minimi dettagli.” Fece Gary, osservando tutti i lì presenti. Poi, aggiunse qualcos’altro con un grosso ghigno che andava allargandosi sulle sue caratteristiche seducenti labbra. “Così potrò essere sicuro di vedervi completamente terrificati... Specialmente Ash.”
“Ma... Ma la pianti?!” esclamò il corvino, dopo aver deglutito.
In fondo, Ash non era per niente sicuro di voler ascoltare quella storia; e adesso, si stava chiedendo per quale maledettissimo motivo aveva accettato di partecipare a una gara di coraggio così spaventosa – fin troppo, per i suoi standard.
Il volto preoccupato dell’Allenatore non fece altro che compiacere il suo storico rivale, il quale, più che soddisfatto, si leccò le labbra, prima di rivolgersi nuovamente ai suoi compagni.
“Quello che andrò a raccontarvi, in breve, è il frutto di tutte le mie ricerche in merito a questo luogo e, in particolar modo, alla leggenda che riguarda questa particolare lapide.” Gary cominciò a raccontare più entusiasmato che mai: era contento di poter mostrare a tutti quello che era riuscito a scoprire, e soprattutto andava molto fiero delle sue grandi capacità di ricercatore. “Ebbene, credo che già tutti voi conosciate, più o meno, la storiella su quest’ uomo...”
“Aspetta... Se non sbaglio parli dello spirito di un uomo misterioso che si risveglia ogni notte del 31 Ottobre per punire chi disturba il suo sonno, vero?” Intervenne Barry, grattandosi la nuca. “Mio padre mi ha raccontato quella storia un paio di volte...”
“Sì, è proprio lui... Il fatto che tu sia informato mi sorprende, dato il tuo essere capra.”
“Non ti permettere! Io ti multo, capito?!”
“Sì, sì. Fammi finire.” Gary fece un cenno della mano per indicare al biondino di tacere e, prima che questo potesse ribellarsi e sclerare per l’ennesima volta come un povero dannato, il castano riprese con il racconto della leggenda legata alla misteriosa lapide davanti alla quale i cinque si trovavano. “La leggenda narra quindi dello spirito di questo misterioso individuo, la cui identità rimane tutt’oggi totalmente ignota, persino a Mr. Fuji, il sindaco di questa piccola cittadina. Molto probabilmente, la tomba risale a tempi così antichi che attualmente non è possibile poter identificare il cadavere seppellito qui sotto – sempre che ne sia rimasta traccia, dopo così tanto tempo. La tomba davanti alla quale ci troviamo adesso è definita uno dei più grandi misteri di Kanto; più precisamente, uno dei misteri più spaventosi di Kanto. Secondo tantissime testimonianze, durante la notte tra il 31 Ottobre e il 1 Novembre sono accaduti tanti strani fenomeni collegati alla lapide in questo cimitero... C’è gente che afferma di aver sentito urla provenienti da qui, altri invece credono di aver visto l’ombra di un uomo – e l’hanno descritta come spaventosa, totalmente terrificante. In giro si racconta che tale inquietante presenza  sia proprio l’anima di questo “Mangia-anime”...”
Il castano fece una pausa, per poter ammirare nuovamente la meravigliosa quanto terrificante lapide ai suoi piedi.
“Se la leggenda è vera, suppongo che questa sera avremo un incontro ravvicinato con questo tipo, giusto Gary?” domandò Drew, incrociando le braccia.
“Già. Sarebbe semplicemente magnifico. Sempre che qualche cagasotto non si metta a frignare...”
Gli occhi del castano scrutarono i visi di Ash e Barry, fino a quando quest’ultimo non si batté una mano al petto dopo essersi schiarito la voce.
“Io sono coraggiosissimo! Altroché! Vorresti per caso insinuare il contrario?!”
 “No no, per carità...”
“Paul è d’accordo, vero?”
Il povero Allenatore dai capelli viola non poté che sospirare, sentendosi nuovamente nominare dal biondino. Il carattere allegro che contraddistingueva quel pazzoide gli cominciava a dare sui nervi; come poteva un solo individuo essere affetto da così tanta idiozia? Come se non bastasse, gli ronzava sempre attorno. Aveva seriamente rischiato quando Barry gli aveva chiesto di potergli fare i capelli, i suoi bellissimi capelli viola che nessuno, nessuno poteva neanche minimamente toccare.
Paul si risvegliò dai suoi pensieri quando vide il biondo avvicinarglisi pericolosamente alla spalla, superando il limite massimo di distanza che il viola gli aveva precedentemente imposto. Quando Barry gli posò un braccio attorno alla spalla, era ormai troppo tardi per potersi scansare.
“Visto? Io e Paul siamo best friends. Anche lui pensa che sono coraggiosissimo e fighissimo!” esclamò il biondino appoggiando una mano sul suo fianco, con un’aria di superiorità.
Dal canto suo, il viola s’irrigidì talmente tanto da sembrare un pezzo di legno; il volto s’adombrò immediatamente, mentre stringeva i denti in una morsa ferrea.
“Ti avevo detto di stare lontano.” Sussurrò, con una voce d’oltretomba quasi più agghiacciante della visione stessa della lapide.
“Oh, giusto!” Era come se Barry non avesse minimamente sentito le parole pronunciate dall’Allenatore di Sinnoh, chiaramente innervosito dalla sua presenza. “Ora capisco perché sei così silenzioso, questa sera. Ti sei offeso perché non ti ho mostrato la mia crema idratante per il viso, vero?”
“Come scusa?” La reazione del viola fu immediata, dal momento che credeva – e sperava con tutto se stesso – di aver sentito male.
“Mentre tiravo fuori i bigodini ho accidentalmente fatto cadere anche la mia crema idratante e tu l’hai vista. E te la sei presa. Ma se vuoi puoi usarla anche tu. Perché tu sei Paul. E meriti una pelle morbida come la mia.”
A quel punto, la faccia del povero Allenatore di Sinnoh era ormai incredula. Restò immobile sul posto per qualche secondo, prima di scansarsi dalla presa del biondo e di mettere ancora una volta le distanze tra loro due; non sapeva cosa pensare, se non a quanto nonsense ci fosse in tutta quella situazione.
“Tu hai qualche rotella fuori posto!” disse a braccia conserte.
“La fama è quella, insomma.” Intervenne Gary, anche lui abbastanza sconcertato da quel che aveva udito dire dal figlio dell’Asso della Torre Lotta. “Ma perché stiamo parlando di creme idratanti, per la miseria?!”
“Perché Thunder ha l’incredibile capacità di rendere qualsiasi momento insensato.” Ancora una volta, l’eleganza del verde venne sfruttata da quest’ultimo per poter esprimere con un’innata raffinatezza un concetto offensivo nei confronti del biondo, il quale, indispettito, non poté evitare di guardare i presenti in cagnesco, mentre era in procinto di fare a tutti quanti una salatissima multa. “In ogni caso, lasciamo da parte le quisquilie e proseguiamo con ciò che avevamo programmato per questa sera – non vorremo mica aspettare il 31 Ottobre dell’anno prossimo, no?”
“Mi fa piacere notare che qualcuno con un po’ di sale in zucca abbia compreso il concetto.” Rispose il castano squadrando Barry e, con uno schiocco di dita, attirò l’attenzione dei presenti. “Vediamo se non ve la fate sotto, in questo piccolo esperimento. Amici, compagni o semplici idioti, questa sera andremo a risvegliare di proposito il fantasma della leggenda.”
Un “Eh?!” esclamato da Barry e Ash seguì quelle parole, facendo sussultare Paul per l’acutezza delle voci dei due più ingenui  del gruppo. Il corvino indietreggiò istintivamente di qualche passo, come se avesse timore che il fantasma si facesse vivo in quel preciso istante, nel momento in cui Gary lo aveva, in un certo senso, chiamato.
“E come pensi di fare?” Fu l’unica domanda del viola, che per la prima volta in quella serata si era dimostrato per un minimo incuriosito dall’intero piano del castano.
“Ci fermeremo proprio qui, attorno a questa lapide, e proveremo a chiamarlo. Se non dovesse funzionare, allora ricorreremo alle maniere forti.”
“Sarebbero?”
“In breve, ci metteremo a fare casino attorno alla sua tomba.”
“Insomma, della serie che se s’incazza poi è amara.”
“Provare non costa niente, giusto?”
Il castano si sedette a gambe incrociate per terra proprio di fronte alla pietra tombale, con gli occhi fissi su di essa e sull’incisione scolpita sulla superficie, e fece cenno agli altri di sedersi: niente e nessuno l’avrebbe fermato dal suo obiettivo. Dopotutto, era un Oak; e gli Oak avevano sempre successo, in ciò che facevano.
 
~ ° ~
 
Il buio di quella notte sembrava ancor più scuro del solito, a detta della bluetta, la quale incerta s’incamminava dietro alle altre tre amiche all’interno di quell’inquietante cimitero che l’oscurità non faceva altro che rendere ancor più spaventoso; oltre a ciò, si aggiungeva il freddo pungente di una notte di fine Ottobre e un venticello gelido molto simile al fiato di qualche creatura dei film horror.
Un maledetto postaccio da brividi, non faceva altro che pensare la Coordinatrice di Sinnoh, ogni volta che si guardava attorno e scorgeva le lapidi o le ombre degli alberi che al buio assomigliavano molto a delle mani artigliate.
“Mh... Ragazze, non sono più tanto sicura che quel che stiamo per fare sia una buona idea...” Sussurrò, leggermente atterrita dal paesaggio spettrale che la circondava.
“Non vorrai rinunciare proprio adesso che siamo a un passo dalla nostra vendetta, Lucinda!” Esclamò Misty voltandosi verso di lei con aria imbronciata, ma al contempo un po’ delusa. Sperava davvero tanto che il timore più che ragionevole dell’amica fosse soltanto passeggero, al pensiero di quel che sarebbe accaduto a quegli ingrati dei ragazzi di lì a poco per mano loro. Voleva farla pagare ad Ash, ma nonostante tutto teneva molto anche allo stato d’animo delle sue amiche più care. Anche più della vendetta.
“Dai, Lucinda!” Intervenne la castana poggiando una mano sulla spalla della Coordinatrice di Sinnoh. “Non sei l’unica a cui questo posto mette i brividi. Ma dopo tutta la strada che abbiamo intrapreso per arrivare fin qui, penso che valga la pena provare. E non sei da sola, ricordalo! Ci siamo noi qui con te!”
“Giusto!” La Coordinatrice di Hoenn sorrise dolcemente all’amica dai capelli blu, afferrandole la mano con entrambe le proprie. “E poi, pensa alla faccia che faranno i ragazzi quando li vedremo ancor più impauriti di noi! Non credi che sarebbe più divertente?”
Lucinda guardò i visi di tutte e tre: in effetti, dopo tutta la fatica che avevano fatto per giungere da Celestopoli fino a Lavandonia, valeva davvero la pena andare avanti con il loro piano, senza farsi prendere dal timore che quel posto incuteva – un altro ostacolo che impediva la riuscita della loro dolce vendetta. Erano giunte lì in groppa ai loro Pokémon volanti, con grandi difficoltà di orientamento, giacché era buio ed era difficoltoso poter capire quale fosse la direzione giusta da prendere. Trasportare i materiali per il loro piano, in più, era stato abbastanza faticoso per i poveri Pokémon che avevano dovuto faticosamente riuscire a percorrere quella distanza durante la notte, dopo una delle solite giornate d’allenamento. Si trattava più che altro di costumi e maschere di Halloween, nonché di articoli per poter fare scherzi, come ad esempio del sangue finto o dei vermi tanto realistici quanto totalmente innocui, dal momento che erano di plastica. Avrebbero fatto prendere un bello spavento ai ragazzi, guadagnandosi il dolce sapore della vendetta, ma il timore che Lucinda provava in quel momento stava mettendo tutto a repentaglio, e di questo la bluetta ne era cosciente. Per degli attimi aveva seriamente avuto terrore, ma pensare al volto di Paul spaventato – cosa rara a vedersi, data la sua solita inespressività facciale – trasmetteva alla Coordinatrice la giusta carica per poter affrontare le proprie paure e farsi coraggio.
Con un sorrisetto deciso strinse i pugni e si rivolse alle altre tre, che la guardavano speranzose. Non appena si accorsero dell’espressione determinata della bluetta, non poterono che sorridere anche loro, con gli occhi pieni di contentezza. Erano sì felici di poter continuare con il loro piano, ma erano ancor più contente del fatto che l’amica stesse bene e si sentisse tranquilla, assieme a loro.
“Scusatemi, mi sono lasciata trasportare ancora una volta dalle mie insicurezze. Adesso però sto meglio. Le vostre parole e la faccia di Paul mi hanno dato coraggio!” fece, facendosi scappare un risolino dalle labbra rosee.
“Grande!” esclamò Vera, tirando l’amica verso di lei e stringendola a sé in un affettuosissimo abbraccio.
Insieme, quelle quattro erano un team inarrestabile, e lo sapevano benissimo. Anche se solo fosse mancata una di loro, non sarebbero riuscite a fare nulla in maniera impeccabile – cosa a cui invece erano solite quando svolgevano un lavoro di squadra. Erano in perfetta sincronia per via dei loro caratteri che, riuniti, combaciavano splendidamente in un gruppo le cui capacità erano decisamente invidiabili a molti.
“Se siamo tutte pronte, allora,” fece Misty, non appena Vera e Lucinda si staccarono da quell’abbraccio durato qualche minuto, come al solito, “possiamo cominciare a mettere in pratica ciò che avevamo pensato. Senza farci beccare dai ragazzi, naturalmente!”
“Nah, Misty, non c’è da preoccuparsi. In fondo, sono maschi; la loro acutezza è nettamente inferiore a quella femminile!” esclamò la castana portandosi le mani ai fianchi con un sorrisetto dipinto sul volto, in attesa di iniziare a lavorare con il loro malefico piano. “Hai mai sentito di un ragazzo più...”
Improvvisamente, l’Allenatrice di Sinnoh si interruppe, immobile come una statua e con lo sguardo ancora diretto verso le iridi smeraldine di Misty. Solo qualche attimo dopo si decise a voltare leggermente la testa prima a destra e poi a sinistra, osservandosi attorno minuziosamente, prima di voltarsi definitivamente e di fare un giro su se stessa a passi incerti.
“Avete sentito anche voi?” sussurrò, ancora in allerta sul paesaggio spettrale che la circondava.
“No... Che cosa hai sentito, Elena?” domandò Lucinda perplessa, con gli occhi che si muovevano a scatti di qua e di là leggermente intimoriti dalla reazione dell’amica.
L’Allenatrice di Sinnoh era convinta di aver sentito qualcosa ed era abbastanza certa di non essersi confusa. Sembrava un fruscio proveniente dai cespugli che attorniavano il luogo in cui si erano fermate quando la bluetta si era dimostrata impaurita da quel luogo inquietante – e solo allora, mentre si guardava attorno, Elena poteva accorgersi di quanto fosse davvero spaventoso il cimitero di Lavandonia. Non poteva essere stato il vento a provocare quel fruscio, di questo ne era sicura al cento per cento; una soluzione plausibile poteva essere quella di un Pokémon selvatico introdottosi nel camposanto per errore – ma se così non fosse stato?
Un altro fruscio, stavolta più vicino, la fece sussultare assieme alle altre tre, che stavolta avevano sentito e, sull’attenti, si accingevano a guardarsi attorno per capire quale fosse la causa di quel rumore.
Che diavolo è?, pensò la castana, mentre posava gli occhi sull’arbusto da cui aveva sentito provenire il fruscio.
“Che cos’è stato?” La voce di Vera era più tremolante del solito, a indicare di quanto timore cominciasse a provare durante quegli attimi in cui assolutamente nulla poteva renderla serena.
L’Allenatrice di Sinnoh avrebbe voluto risponderle con qualche frase incoraggiante per tranquillizzarla, ma fu battuta sul tempo da un rumore assordante proveniente da dietro le sue spalle che la fece sussultare ed emettere un gridolino spaventato.
Solo per una frazione di secondo riuscì a distinguere un paio di terrificanti occhi rossi, prima di sprofondare nel buio più totale assieme alle altre – un buio ancor più oscuro del cielo di quella notte di Halloween.
Una notte che difficilmente avrebbero dimenticato.
Le urla disperate delle quattro, che non ebbero il tempo di reagire neanche per un momento, riecheggiarono all’interno di tutto il cimitero, agghiaccianti e stridule come mai erano state.  





Angolo zuccheroso di Euphy ~

Ok, sono riuscita a scrivere anche questo capitolo – un po’ più corto, come avrete notato voi lettori – nei limiti di un tempo più o meno accettabile. Insomma, meglio aggiornare un mesetto dopo che tra otto mesi come ho fatto con il secondo capitolo – ma shh. <3
Ho voluto fare questo capitolo più corto del solito perché, a mio parere, mettere sempre uno dopo l’altro capitoli chilometrici dopo un po’ diventa qualcosa di troppo pesante, così ho preferito finirlo un po’ prima. In più, non potevo allungare i tempi della storia ulteriormente, altrimenti avrei reso il testo troppo noioso.
Naturalmente, mi sono impegnata anche nella stesura di questo terzo capitolo, che avevo cominciato del tempo fa e che ho finito solo l’altro ieri sera sul tardi, ritagliandomi un po’ di tempo prima di andare a dormire. Spero sia all’altezza delle vostre aspettative! c:
Come al solito, ho voluto interrompere il capitolo a un punto critico della storia. Non vi anticiperò nulla, ma posso assicurarvi che questa fine – per certi versi simile a quella del primo capitolo – sarà totalmente diversa da quella, appunto, del primo capitolo. Ma niente spoiler perché se no non c’è gusto. <3
Vi ringrazio infinitamente per seguire questa storia e per essere arrivati fin qui a leggerla. Le opinioni e i consigli sono ben accetti dalla sottoscritta, ovviamente. <3
Alla prossima,
Euphemia >.^
  
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