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Autore: Iryael    10/07/2014    1 recensioni
Aprile 5402-PF, pianeta Veldin.
Lilith Hardeyns, diciottenne di Kyzil Plateau, trascorre la sua vita tra una famiglia inesistente, un coetaneo che la mette in difficoltà ad ogni occasione e un maestro di spada che per la giovane è anche un padre e un amico.
Sono passati sei anni da quando la ragazza ha incontrato Sikşaka, il suo maestro di spada, e Lilith ha acquisito un’esperienza sufficiente per poter maneggiare tutte le armi presenti nella palestra. Tutte tranne una: Rakta, una scimitarra che perde il filo molto raramente.
Lilith sa che quell’arma, il cui nome stesso significa “sangue”, richiede un’esperienza che ancora non ha.
Non sa che quella scimitarra ha origini molto più antiche di quel che sembra, né conosce il potere di cui è intrisa.
Ignora che qualcuno vuole averla ad ogni costo.
E nemmeno immagina che Rakta sta per diventare parte integrante della sua vita.
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[Galassie Unite | Arco I | Schieramento]
[Personaggi: Nuovo Personaggio (Lilith Hardeyns, Queen, Sikşaka Talavara)]
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ratchet & Clank - Avventure nelle Galassie Unite'
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[ 11 ]
Il fato, creatura curiosa
Kyzil Plateau, settore sud, parcheggio
 
Quando Queen tornò lucida, la prima cosa che notò fu il buio che aleggiava nella navetta.
Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso. L’ultima cosa di cui era sicura erano le parole di teletrasporto che aveva usato per allontanarsi dalla palestra.
La seconda cosa di cui si accorse fu di sentirsi bene. Troppo, a ben pensarci.
Presa dal dubbio si portò una mano sul ventre, lì dove la ferita pulsava. Sotto le dita la crosta era spessa, la pelle gonfia e dolente; ma era indubbio: la guarigione era più avanti di quello che avrebbe dovuto essere.
Si tirò a sedere, seppur compiendo uno sforzo notevole, e tese le percezioni. Nella cabina di pilotaggio c’era un faro di energia avversa, estremamente simile a quella di Chaos, e così forte da procurarle un moto di nausea.
Quell’aura.
C’era una sola persona in tutto l’universo che poteva sfoggiarla, e non avrebbe dovuto essere lì.
 
Le luci si accesero e, quasi come se l’avesse chiamato, King si materializzò sull’ingresso dell’alloggio. Con la figura slanciata e i capelli nivei che la donna aveva sempre odiato, e quegli occhi color ambra che sapevano cogliere fin troppo di quello che lo circondava.
«Non ti sforzare, stolta. Dovresti essere più cauta con qualcosa che, nonostante tutto, può ancora ucciderti.» le disse avvicinandosi. Le parole, poco più che sussurrate, erano sporcate dal lieve accento esotico di chi parlava l'Idioma.
Queen gli scoccò un’occhiata al vetriolo.
«Non farmi la ramanzina, Figlio di Chaos.» ammonì, secca. «Dimmi perché sei qui. Non cercavi Dravec su Gorn?»
«Visto com’eri ridotta, un “grazie” mi farebbe piacere.»
«Visto che dovresti essere dall’altra parte dell’universo, vorrei sapere perché sei qui. Che c’è, vuoi fare il principe azzurro?»
King storse la bocca. Di tanti ruoli, il principe azzurro proprio no. Non con il suo nemico naturale.
«Dravec non c’era.» spiegò gelidamente, materializzando una sedia con un gesto svogliato della mano. «Sono qui» e si sedette con pacata eleganza «solo perché ho avvertito la vibrazione di Amsu.»
Scese un breve silenzio.
Queen, sotto gli occhi indagatori di lui, si fece più pallida. Tentò di drizzare la schiena, ma una fitta al ventre la costrinse a tornare china.
«Amsu?» soffiò, basita, premendo una mano sulla crosta. «Com’è possibile? L’hai distrutta nella nostra ultima battaglia.»
King non seppe dire con certezza se stesse mentendo. C’era una possibilità concreta, magari mascherata ad hoc dal dolore del taglio. Decise di andarci cauto.
«Lo credevo anch’io.» rispose. «Col quantitativo di incantesimi che infusi in Rakta prima di calare il colpo; quell’arma dovrebbe essere ancora a pezzi. Ma la sua aura era in quel posto, ed era molto recente.»
Ciò significava, per quanto surreale, che qualcuno l’avesse raccolta e riparata. Qualcuno che comprendesse le potenzialità dell’arma, conoscesse l’ubicazione esatta e possedesse l’abilità necessaria a ripararla.
«Non esistono più mastri ferrai in grado di fare quel che insinui. L’ultimo è morto prima che Aluka Limblidor ci sfuggisse, ti ricordo. L’unico che potrebbe averlo fatto è Shine.» concluse Queen.
King annuì. «Lo pensavo anch’io. Ecco perché, se davvero i Toksâme stanno radunando le loro dilette, ci serve un piano d’emergenza.»
Ci fu un secondo istante di silenzio; ma stavolta Queen lo ruppe scoppiando in una risata dai toni acuti. King la fissò, scornato, e ciò non fece altro che aumentare il tono della risata.
Attese con pazienza che la donna finisse, prima di obiettare freddamente: «È evidente che non comprendi cosa ciò comporta.»
«Sbagli: le comprendo eccome.» replicò lei, con un sorriso un po’ folle in volto. «Ma anziché piangere alla mia gonna, goditi la loro debolezza. Sono davvero messi male, se non possono più forgiare altre armi. Probabilmente la forza del loro culto è talmente esile che non riescono più neanche a manifestarsi.»
«Forse hai ragione.» le concesse. «Ma sbagli a prendere questo fatto così alla leggera.»
«Tu pensi troppo.»
«E tu troppo poco. Ecco perché, quando sono arrivato, ho dovuto evocarti e curarti.»
Lo disse per provocarla, e ci riuscì alla perfezione. Era risaputo che, per la figlia di Shine, non poteva esserci umiliazione peggiore che essere guarita dal figlio di Chaos. Sbattergliela in faccia in quel modo l’avrebbe fatta arrabbiare: proprio quello che voleva per ripagarla delle risate.
La donna, infatti, lo fissò prima disorientata, poi livida di rabbia.
«Tu possa finire tra le mani di Kranu, maledetto!» sbottò. «Io mi sono tratta da quel luogo! Io mi sono trasportata qui e curata!»
King denegò con aria decisa.
«Non so dove fossi, ma di certo non eri qui.» la corresse. «E forse ti sei curata prima di perdere del tutto le forze, ma Rakta ti ha procurato dei danni da non sottovalutare. Se non avessi spremuto le mie conoscenze e tutto l’âsa che avevo con me, a quest’ora forse ci saresti tu fra le mani di Kranu. Perciò ti sarei grato se non ridessi delle mie preoccupazioni, dal momento che – sostanzialmente – sei viva grazie ad esse!»
Terminò di parlare con un tono nettamente più alto di quello iniziale e, a quel punto, inspirò lentamente per calmarsi. Stava perdendo la pazienza, e la cosa non andava affatto bene. Queen, conoscendo quanto fosse delicato quel momento, rimase ad aspettare in silenzio.
Quando King ebbe ritrovato la calma, spiegò: «L’unico motivo per il quale non siamo già sulla Ferox è che non sapevo se qui avessi finito.»
Finito? – si chiese la donna, facendo mente locale. No che non aveva finito: aveva condizionato la portatrice, ma c’erano ancora tutti coloro che l’avevano vista da manipolare. Anzi, era d’obbligo farlo quanto prima, affinché non si muovessero sgraditi effetti collaterali.
E quello portava ad una domanda: quanto tempo era passato?
 
«Dimmi data e ora.» ordinò, sovrappensiero.
L’uomo non gradì l’ordine, ma soprassedette.
«È il 20 Aprile e sono le prime ore del mattino.»
Queen fece rapidamente i conti. Erano passate all’incirca ventiquattr’ore, quindi.
Davvero un sacco di tempo, accidenti!
«Sia maledetto quel lombax...» imprecò a denti stretti, tirando i piedi giù dalla branda.
King la guardò con aria stupita: non riteneva che fosse già in grado di muoversi così fluidamente (per quanto fluidamente rimanesse una definizione grossa).
«Devo finire il lavoro.» grugnì a mo’ di spiegazione, prima di allungare la mano con fare imperioso. «Dammi la scarsella.»
L’uomo si limitò a indicarle una mensola alle sue spalle, sulla quale faceva mostra di sé il sacchettino pieno d’âsa.
Queen, capito che non avrebbe ubbidito al suo ordine, ingoiò un po’ d’orgoglio e riformulò la frase.
«Per favore, dammi la scarsella.»
E lui, con quel sorriso che lei tanto odiava, l’accontentò.
Quando il sacchettino fu tra le sue mani, la donna lo svuotò sulle sue gambe con un gesto spazientito.
«Che devi fare?» domandò King, mentre lei divideva grossolanamente l’âsa gô-mjä dall’âsa cê-ffa rimettendo nel sacchettino le monete dai bagliori biancastri.
«A questo punto e in queste condizioni, mi limiterò a cambiare qualche ricordo e spargere ordini.»
«...a quanti mortali?» incalzò l’uomo, vedendola accumulare un considerevole quantitativo di monete.
Queen gli scoccò un’altra occhiataccia, prima di borbottare in risposta: «Inizialmente avevo pensato a tutta la popolazione, ma ora non è possibile. Perciò saranno sei persone chiave: i due razziatori che sono sopravvissuti, Sikşaka Talavara, Matej Zimler e poi anche i due poliziotti che sono arrivati nel mentre e mi hanno visto stesa lì in terra. E poi mi servirà un po’ d’âsa extra per rafforzare gli ordini impressi nella portatrice di Rakta.»
King annuì con aria interessata.
Ha optato per una portatrice, eh? Immagino che non possiamo cambiare del tutto la nostra natura, nonostante ci sforziamo di essere più resistenti...
 
«Hai intenzione di portarla con noi?» domandò, incuriosito.
«Chi?»
«La portatrice.»
Queen scosse appena la testa.
«Troppo giovane e troppo inesperta, ma ha il potenziale giusto.» asserì. «Ho disposto che vada all’Accademia e intanto si alleni con l’attuale utilizzatore. Ha la determinazione che serve: tra quattro anni salirà a bordo della Ferox.»
«Lo sai che la Ferox accetta solo esper.» la redarguì l’uomo.
«È una termoalterante. Un potere che ritengo inutile, ma è sufficiente perché salga a bordo. E poi... è una persona speciale.»
Mostrò un sorriso beffardo e rivelò: «È l’allieva dell’allievo prediletto di Gazda Sherwick. Non è delizioso il fato a volte?»
King inarcò le sopracciglia per la sorpresa. L’allieva dell’allievo dell’ex Guardiano del Fuoco sarebbe stata la portatrice ai loro ordini?
, – si disse. – Il fato è una creatura quanto meno curiosa.

Uh, il fato, questa cosa strana! =D
 
E così vi ho riempito la testa con un po' di nomi nuovi, eh? Dravec, Amsu, Aluka Limblidor... sì, sono una persona dispettosa quando mi ci metto.
Mi piacerebbe che, almeno i primi due, li conosceste già, ma ho l'impressione che nessuno si sia mai filato il fantastico glossario che io linko all'inizio di ogni capitolo XD
Pertanto complimenti a chi già li conosce, sennò vi invito - se voleste togliervi la curiosità - a consultare la parte IV, perché Dravec e Amsu le trovate lì. Sennò, se siete pigri e non avete voglia, potete sempre aspettare che facciano la loro comparsa all'interno della saga =)
Quanto ad Aluka... Beh. Vi dico solo di tenere questo nome a mente perché avrà in un futuro non meglio specificato un ruolo abbastanza importante.
 
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito la storia fin qui e vi saluto.
Alla prossima!
 
Iryael

 

   
 
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