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Autore: little devile    10/07/2014    7 recensioni
Passare l’estate nella campagna dalla nonna può sembrare bello, peccato che ci scapperà il morto…!!!
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scarecrow
 
Finalmente sono iniziate le vacanze estive, niente più scuola, niente più professori, e niente più compagni di classe scassa palle. Peccato che le cose quest’estate non miglioreranno. Pensavo di trascorrere le vacanze estive con la mia migliore amica, invece dovrò passare tre mesi nella campagna di mia nonna, che sfortuna. Sono sicura che non ci sarà niente da fare, solo campagna e spazi aperti, beh almeno uno svago ci sarà, mio cugino Alex, con lui mi divertirò di sicuro. Tra l’altro lui è il mio unico cugino. Gli voglio un mondo di bene ed ho la fortuna di essere ricambiata. Sono così felice di avere lui nella mia vita.
 
Eccomi in viaggio con tutta la mia famiglia: io, James mio fratello, mia madre e mio padre, e naturalmente non può mancare Felpato, il mio cane.
Guardo il panorama dal finestrino, mi è mancato così tanto il sole. Godersi le giornate di sole cocente, farsi il bagno nel laghetto che ha costruito mio nonno. Non so perché ho titubato a venire qui, sono sicura che passare l’estate dai miei nonni sarà uno spasso.
Guardo i campi di grano che si estendono all’orizzonte, gli uccelli che volano felice e spensierati. Felpato guarda gli uccelli volare e abbaia felice, sorrido anch’io “tranquillo amico, tra un po’ potrai correre anche tu fuori.” Gli dico, in tutta risposta lui mi guarda e mi lecca la faccia.
 
Finalmente siamo arrivati, la casa della nonna non è cambiata per niente, una grande casa a tre piani, gialla e blu, grandi finestre bianche, e una veranda grandissima, ornata di fiori e una sedia a sdraio enorme. Qualche metro più in là invece c’è la campagna con tanti alberi di mela, pere, ciliegie ed in fine, le spighe di grano alte almeno tre metri. Da piccola mi divertivo da morire a giocare tra quelle spighe con Alex. Quel posto è un paradiso per giocare a nascondino.
Peccato che il nonno un giorno ci proibì di giocare tra le spighe, ancora oggi non so il perché.
 
La giornata passa serena, cenando tutti intorno al grande tavolo rimembriamo i vecchi ricordi, ci stiamo divertendo un sacco, James scherza con la nonna, io insieme ad Alex, tiriamo del cibo a mio padre, e il cane che insegue un topolino entrato in casa poco prima per colpa mia. La cena prosegue per le lunghe, infondo è quasi un anno che non ci vediamo, dobbiamo aggiornarci su tutte le novità. Dopo la cena io e Alex andiamo a passeggiare un po’ fuori, questa è anche una scusa per far sgranchire le gambe a Felpato. Qui il divertimento bisogna crearselo da soli.
 
È quasi mezzanotte, decidiamo di tornare a casa per dormire, io sono molto stanca così appoggio la testa sulle spalle di Alex mentre camminiamo. Lui per scherzo mi prende in braccio e si mette a correre tra le spighe di grano. “Alex no, lo sai che non possiamo andare lì.” Dico aggrappandomi al suo collo.
“Dai non avere paura.” Cerca di rassicurarmi lui. Ovvio che non ho paura, soltanto non voglio disubbidire al nonno.
“Fammi scendere, così cadiamo.” Gli dico.
Lui mi sorride e dice semplicemente: “no.” Inizio a scalciare sul suo grembo lamentandomi, ho l’impressione che la cena stia per risalirmi su.
“Oddio Alex fermati sto per vomitare.” Gli urlo quasi contro. Lui si ferma di botto e mi getta letteralmente a terra. Il mio sedere urta in modo strano il terreno, per questo mi sento l’intera schiena che mi fa male. “Ma sei scemo? Mi hai fatto male!” Mi lamento. Lui si mette a ridere e mi aiuta a rimettermi in piedi. “Scusa dolcezza, vuoi che ti dia un bacino sulla bua?” Domanda imbronciato. Il suo modo di fare da mascalzone mi fa ridere sempre. “Se non la smetti ti tiro un calcio nelle palle.” Improvvisamente si fa tutto serio e con una smorfia che mi fa ridere corre in mezzo al campo di spighe. Istintivamente lo inseguo ridendo.
“Vieni qui fifone.” Lo chiamo sorridendo.
“Nooo, mi vuoi castrare, col cazzo che vengo da te.” Mi urla da non so dove.
“Alexxxx, non ti farò del male.” Mento spudoratamente, “ma per favore vieni da me.” Lo supplico.
Sento dei rumori provenire dalle spighe, non faccio in tempo a voltarmi che qualcosa mi si getta addosso. Sapendo che si tratta di Alex nemmeno urlo. Semplicemente lo guardo nei suoi brillanti e divertiti occhi azzurri.
Sbuffo e cerco di togliermelo di dosso, “perché devi sempre gettarmi a terra” mi lamento. Lui fa un sorriso da birichino e inizia a farmi il solletico. Sa quanto odio quando mi fanno il solletico, infatti lo usa sempre contro di me. Urlo ma lui mi tappa la bocca con la mano, “Shh, vuoi svegliare tutti così?” Mi dice ridendo a crepapelle. Scalcio per un po’ e finalmente me lo tolgo di dosso, mi spolvero i jeans pieni di polvere, “torniamo a casa dai, sono stanca sul serio.” Alex mi bacia su una guancia e acconsente, “okay andiamo a casa… fifona.” Lo fulmino con lo sguardo, “non sono fi…” mi blocco a metà frase, l’aria all’improvviso si fa pesante, non si riesce a respirare, un odore di muffa si sente in lontananza. Alex pensa subito che potrebbe trattarsi di un animale morto nelle vicinanze, così non ci facciamo molto caso e proseguiamo il nostro camino verso casa. Neanche il tempo di fare pochi passi, che in lontananze sentiamo dei rumori, sembra che qualcuno stia camminando, anzi correndo in mezzo alle spighe, io inizio ad allarmarmi. Senza pensarci due volte inizio a correre verso casa, ma la mia mano è ancora ancorata a quella di Alex. Lo guardo con il cuore in gola, tutte quelle raccomandazioni che ci ha fatto il nonno ora mi mettono paura. Guardo Alex supplichevole, “ti prego andiamo a casa.” Lui su guarda in giro con la fronte aggrottata, poi finalmente si muove. Ma non riusciamo a fare molta strada, il cammino ci viene interrotto da un essere. Alto, indossa una vecchia tunica rovinata, i piedi e le mani sembrano fatte di paglia, e la testa sembra avvolta in un sacco, gli occhi sono color rosso sangue, sembra uno spaventapasseri. Con il sorriso indemoniato mi fissa, io inizio ad urlare e allo stesso tempo a correre, mi volto e vedo Alex che corre verso di me, lo spaventapasseri fa la stessa cosa, è più veloce di me. Con tutta la forza che ho in corpo corro più veloce che posso, sento il cuore uscire dal petto.
Finalmente riesco a vedere la casa della nonna, cerco di fare uno sforzo per correre ancora più velocemente ed infilarmi in casa per chiamare aiuto.  L’aria sembra essere ritornata normale, pulita e respirabile, vedo Alex alle mie spalle, non ha più fiato, entrambi sfiniti entriamo in casa. Guardo Alex con puro terrore in corpo, “ma che cazzo era?” Domando terrorizzata, lui respira affannosamente e cerca di rispondere, “non ne ho idea.”
 
La mattina seguente le cose sembrano essere normali, io e Alex parliamo dell’accaduto in privato, ci chiudiamo in camere e parliamo per ore ed ore dell’accaduto. Il pomeriggio lo trascorriamo al laghetto, facciamo una lunga nuotata, infatti dopo parecchie ore, in lontananza sento la mamma urlare che la cena è pronta. È già ora di cena, scendiamo le scale con molta fretta, io e Alex ceniamo in silenzio e molto velocemente, abbiamo intenzione di andare di nuovo in mezzo al campo di spighe. Sembra una cosa stupida da fare, ma la curiosità è tropo forte. Sono sicura che tutte le raccomandazioni del nonno ci hanno influenzato. Forse!
 
Con delle torce in mano e il cuore che batte a mille ci addentriamo nei campi di spighe. Adesso ripensandoci non è stata una buona idea. Sto per dirlo ad Alex, ma lui su è già addentrato nei campi. “Aspettami Alex” gli sussurro dietro, molto velocemente lo raggiungo.
Siamo nello stesso punto dove ieri abbiamo visto quella cosa, adesso il cuore mi batte ancora più velocemente, lo sento nelle orecchie. Le mani iniziano a sudarmi e il respiro lo sento molto più pesante.
Ci guardiamo intorno ma non vediamo nulla, per terra ci sono le nostre impronte di ieri sera… e altre impronte che non sappiamo di chi siano. Guardo Alex terrorizzata, nel momento esatto che ci guardiamo negli occhi, proprio come ieri sera l’aria inizia ad essere irrespirabile. In lontananza si vedono delle ombre, ho paura di avere le allucinazioni, ma in cuor mio so che non sono allucinazioni.
No, infatti non sono allucinazioni, è di nuovo la creatura di ieri sera, vedo che ci guarda e in un secondo vedo che corre verso di noi, io inizio a correre, ma Alex mi ferma, “che cavolo stai facendo” gli urlo contro, “corriamo via.”
L’essere si ferma a pochi metri da noi, vedo del vapore uscirgli dal naso, con lo stesso sorriso di ieri mi fissa, piano piano alza il braccio e con un gesto mi fa capire che tra poco morirò. Non so come faccio a capirlo, ma il suo sguardo mi dice tutto, il suo sguardo dice morte.
Faccio un respiro profondo, chiudo gli occhi, inizio a tremare tutta, dopo una decina di secondi alzo le palpebre molto lentamente e vedo mio cugino pietrificato dalla paura, la creatura nella stessa posizione di prima. Vorrei scappare, ma non ci riesco, ho troppa paura, lo spaventapasseri inizia a camminare vero di me, tra me e me penso che la fine sia arrivata, ma…
CRACK, sento le ossa di mio cugino che si spezzano, la testa non è più attaccata al corpo, inizia a rotolare verso di me, il sangue scorre a fiotti dal collo. Lo spaventapasseri butta il corpo vicino a me, alcune gocce di sangue mi finiscono in faccia, la creatura si avvicina a me, sento l’odore di sangue entrarmi nelle narici. ‘Oddio, Alex’ le lacrime iniziano a scorrermi copiose sul viso, non riesco a vedere nulla, la vista mi si è oscurata per le troppe lacrime…
Lo spaventapasseri mi si avvicina molto lentamente, sono pietrificata dalla paura. Non riesco a vedere molto con le lacrime agli occhi. Così me ne sto ferma a piangere… e ad aspettare.
Lo spaventapasseri si avvicina sempre di più al mio viso, sembra annusarmi, sembra cibarsi della mia paura. Alza una delle sue mani fatte di paglia e mi accarezza una guancia impregnata di lacrime e del sangue di Alex. Lo spaventapasseri mi annusa di nuovo, riesco a sentire il suo odore di putrefazione, questo mi fa venire il volta stomaco. Cerco di resistere ai conati, ma invano. Vomito sul corpo senza vita di mio cugino, questo mi fa piangere ancora di più. Vorrei che questo essere facesse la finita con me, vorrei che mi uccidesse subito. Sembra che riesca a leggermi nel pensiero, perché alza una mano pagliata… 
Tutto si ferma, l’aria è calma, non si sente neanche un alito di vento, il mio respiro è sempre più affannoso, faccio un respiro in segno di rassegnazione, mi avvicino ancora di più a lui e mi lascio prendere. Lo spaventapasseri fa lo stesso trattamento fatto a mio cugino, con un colpo secco mi mozza la testa, ora sono morta, finalmente.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Salve a tutti, allora l’ispirazione per questa storia mi è venuta guardando una puntata di Doctor Who, ma rileggendola somiglia anche a un racconto di piccoli brividi. 
Spero vi piaccia, dato che non era una storia programmata è uscito questo scempio… ecco, detto questo io vado.
Si un'altra cosa, spero non ci siano errori gravi di grammatica, rileggendo la storia io non ne ho trovati xD però dato che sono cieca lascio fare a voi, ciao e buona serata a tutti.
  
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