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Autore: Agapi    10/07/2014    3 recensioni
A quella festa sembravano divertirsi tutti, o quasi tutti. Sì, perché in un angolo Noah, solo e pensieroso, sembrava voler essere ovunque a parte che lì ma cos'era? Cosa gli impediva di stare in pace e divertirsi? Solo una parola, anzi solo un nome: Cody.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cody, Noah, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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(Piccolo spazio dell’autrice scema)
 
Allora, volevo solo scusarmi.
La mia storia non è molto seguita ma in ogni caso mi dispiace metterci sempre tantissimo per quel paio di persone che devo aspettare sempre un’eternità prima di poter leggere il continuo.
Detto questo vi lascio al nuovo capitolo, perdonatemi per gli eventuali errori.
Vorrei anche avvertirvi che a un certo punto della storia compare una parola in hindi, il suo significato è congratulazione*(se qualcuno conosce l’hindi e quello che ho scritto non ha senso me lo dica, io ho usato google traduttore quindi sono un po’ preoccupata ahah)
Btw, vi sto rompendo davvero troppo, ciao ciao.
Buona lettura, Giulia.

 Ps. Se mi lasciate una recensione, ve se ama (anche negativa, babes)
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Dopo quella notte passata insieme, Cody e Noah decisero di mettersi ufficialmente insieme.
 
O meglio, decise tutto Cody che appena sveglio iniziò incurante dell’ora a brontolare
“Dopo quello che abbiamo fatto, non possiamo far finta di nulla, insomma, siamo andati fino in fondo: completamente nudi, ansimanti uno sopra l’altro.  Io ero stanchissimo, non credevo di poter resistere nemmeno un attimo in più, ma tu no, non ne volevi saper nulla di fermarti, anzi! Hai iniziato a spingere più velocemente, sprofondando completamente in me mentre con la mano mi fac-”
“Qual è il punto?” sbottò l’indiano con le guance in fiamme.
Quanto diavolo poteva essere imbarazzante quel rompi palle? E come riusciva a parlare così tranquillamente e in modo disinvolto di ciò che la notte prima era successo? Non era mica lui il verginello spaventato? Poteva essere che durante la notte qualcuno lo avesse sostituito? Quello non era il suo Cody.
“Dobbiamo dire a tutti della nostra relazione, non importa se ci accetteranno o no, è giusto così! Perché noi ci amiamo! Vero? Non è stata una cosa di una sola notte, giusto? Giusto?” domandò a un palmo dal viso dell’indiano con uno sguardo severo ma che allo stesso tempo appariva a Noah adorabilmente buffo. Si rimangiò ogni parola detta. Gli venne voglia di baciarlo. “Solo un bacio leggero” pensò ma vedendo il viso dell’altro piegarsi da un lato si ricordò della domanda appena fattagli e si degnò di rispondergli con un secco e freddo“Sì”
“Perfetto” commentò con un sorriso abbagliante “Allora vado a casa a parlare con i miei e tu... Beh, sarà facile per te”
Noah si buttò, ancora stanco, sul suo letto guardando il soffitto pensieroso. No, invece, non sarebbe stato assolutamente facile. Lui non era per niente quel genere di persona in grado di esporsi e di spiattellare le proprie emozioni e le sue faccende personali agli altri e i suoi genitori di certo non avrebbero cercato di facilitare il compito appena datogli dal suo nuovo ragazzo. Che poi perché doveva parlargliene? Proprio non capiva tutto quel bisogno di dare spiegazioni agli altri. Cody aveva ripetuto più volte che il pensiero altrui su la loro relazione era totalmente insignificante ma nonostante ciò riteneva indispensabile far sapere a chiunque — parenti, amici, conoscenti e anche ai fottuti sconosciuti — di quel rapporto appena iniziato. Che senso aveva?
“Ehy” il canadese che intanto si era vestito, già pronto per andarsene, sventolò una mano di fronte al viso del moro che ormai era disteso sul quel materasso con la testa altrove già da minuti “Cosa bisogna fare con te? Vuoi ascoltarmi?”
Noah sbuffò “Lo stavo facendo” mentii
“Bene. Allora ti chiamo dopo per metterci d’accordo e sapere com’è andata, okay?”
L’indiano annuì svogliatamente e allora Cody, dopo essersi infilato la giacca, si avvicinò all’altro come per salutarlo ma a un millimetro da lui e soprattutto dalla sua bocca si fermò.
“No, scusa. Ciao” disse allontanandosi accompagnato da una risata nervosa facendo spuntare un mezzo sorriso sul volto del compagno “Scusa di cosa?”
“Io... N-non lo so” “Se vuoi baciarmi, puoi farlo”lo stuzzicò Noah rendendolo ancora più nervoso e di un colorito rosso che gli ricordò le vecchie Christian Louboutin di sua madre.
 
Ah, quelle scarpe.
Le ricordava bene, erano state i suoi primi tacchi a spillo. Il ragazzo non amava travestirsi, per nulla, ma all’abbigliamento femminile invidiava pazzamente quelle calzature. Non che andasse in giro con quei trampoli addosso ma gli piacevano — così sexy, aggressivi e allo stesso tempo eleganti. Fin da bambino aveva sempre voluto poter avere l’opportunità di provarli, sapeva che non poteva semplicemente chiedere a suoi genitori dei tacchi per Natale o il compleanno, e quel giorno quando sua madre entrò in casa sorridente annunciando “Guarda un po’ cos’ho comprato” per poi mostrargli quelle splendide Louboutin rosso sangue che poche settimane prima aveva visto ai piedi di Kate Moss non poté farne a meno, era la sua occasione. Trovò il momento più adatto, sgattaiolò in camera dei suoi genitori e se li provò. Quanto gli stavano bene! Non riusciva a staccare gli occhi dallo specchio come ipnotizzato dalla sua stessa immagine riflessa sulla superficie riflettente“Katherine cara,” affermò con una voce fin troppo femminile che non riconobbe  sua “sarai pure una super modella ma in questo momento potrei rubarti qualsiasi ingaggio”.
A quei tempi aveva solo dodici anni ma già da qualche tempo aveva le idee chiare sulla propria sessualità, sapeva esattamente ciò che gli piaceva e ciò che invece non gli interessava ma nonostante fossero mesi che aveva capito chi era realmente e chi sarebbe stato per il resto dei suoi giorni, non aveva proferito parola a suoi genitori sull’argomento.
Quando però sua madre entrò inaspettatamente in camera trovandolo con il suo recente acquisto ai piedi dovette dare spiegazioni sia a lei che al padre.Fu la prima e vera riunione di famiglia di casa Nasami, anche la sua sorellina Jasmin dovette partecipare.
Contrariamente a quello che credeva, i suoi genitori non gli fecero ramanzine e non lo contraddissero, si limitarono ad annuire, ascoltare e comprendere.
“Mio figlio non deve vergognarsi di se stesso. Sii ciò che sei, senza timore.
Pensa però attentamente alle tue decisioni. Sei giovane, ancora troppo giovane e inesperto, il futuro riserva ancora tante sorprese, le cose non sono mai stabili e certe, potrebbero cambiare e se accadesse non vorremmo ti pentissi del passato”
Noah non capii totalmente quel che il padre intendesse ma era la prima volta che gli dava ciò che sembrava un consiglio, quindi annuii serio.
“Grazie. Con permesso” disse prima di alzarsi da uno dei cuscini disposti a terra.
“Ragazzo, prima che tu vada” Lo fermò però il padre prima che potesse uscire dalla stanza“Cerca di non diventare come quei signori nelle strade”.
Il giovane si costrinse a non guardarlo male e si limitò ad annuire, chiedendosi allora se avessero davvero capito cosa gli aveva appena confessato.
 
Ma a distanza di anni, sorrise ripensando a quel momento. I suoi genitori l’avevano sostenuto, niente rimproveri, nessun “non ti accettiamo” o “sei malato”.
Ora gli toccava una parte che rispetto a quella era mille volte più semplice: dire loro che aveva deciso di frequentare un ragazzo che ormai conoscevano da anni.
 A loro Cody non era mai dispiaciuto oltre tanto; il ragazzo restava spesso a cena o anche a dormire a casa Nasami e la sua presenza era diventata talmente scontata che quando mancava era quasi strano.
Che poi, a confronto di certi tizi che aveva frequentato in precedenza, quel piccoletto era da considerarsi un angelo! Come potevano avere qualcosa da ridere su di lui?
 
“Ehy” nuovamente la mano del neofidanzato lo riportò alla realtà “Ma a che diavolo pensi ogni volta?” chiese adorabilmente con una smorfia.
“A quanto sono più sexy di Kate Moss” scherzò il ragazzo ridendo della battuta che solo lui poteva capire, confondendo il più giovane “Sei totalmente fuori di testa. Ora vado, prima di perdere il treno” commentò sbuffando dirigendosi fuori dalla camera.
“E il mio bacio?” “Puoi scordartelo!” quasi sbraitò l’altro.
E anche se Noah non poteva vederlo, ne era sicuro, l’altro era di nuovo arrossito.
Sorridere allora fiero e felice di sapere che quelle reazioni le aveva a causa di quei sentimenti che finalmente sapeva il ragazzo provava per lui. 
 
 
Irrimediabilmente l’ora di pranzo arrivò e così i quattro elementi della famiglia di Noah si ritrovarono a tavola. “È il grande momento“pensò sarcastico il ragazzo senza una minima idea di cosa dire effettivamente.
Quella mattina, si era ripromesso di buttare giù un discorso, tanto per non trovarsi senza parole come un’idiota, ma naturalmente era stato troppo pigro per farlo e aveva speso sei ore a letto leggendo, per l’ennesima volta, uno dei suoi libri.
Mangiò un paio di cucchiaiate del riso al curry che aveva nel piatto, poi si fermò a osservare i suoi genitori consumare lentamente il proprio piatto.
In quella sala da pranzo c’era notevolmente troppo silenzio.
 
Quella casa era così: non si parlava troppo, lo si faceva solo se necessario e se c’erano ospiti. No, tra di loro non servivano parole, bastavano i gesti, le espressioni, gli sguardi soprattutto.
A Noah, quel modo di vivere taciturno era sempre piaciuto ma ora si trovava in difficoltà, aveva bisogno di esprimersi con la voce ma distruggere quel silenzio sarebbe stato talmente imbarazzante. Che avrebbe dovuto dire per cominciare?
 
Abbassò il viso e sospirò e la reazione di sua madre non tardò ad arrivare
“Che succede, figliolo?”
Sua sorella interrupe la sua cena e lo guardò preoccupata con i profondi occhi neri mentre suo padre tra un boccone e l’altro “Spero non sia successo nulla di gradevole” auspicò.
Il ragazzo scosse la testa “No, no. Al contrario” sorrise “Si tratta di Cody” spiegò provocando sul volto della madre un dolce e amorevole sorriso.
Jasmine invece storse il naso contrariata “Ha dormito qua? L’ho visto uscire presto di casa”
“Già, dopo la festa di ieri, si è sentito poco bene” spiegò.
“Sta bene?” si assicurò sua madre mentre il signor Nasami continuava a seguire la conversazione silenziosamente annuendo semplicemente di tanto in tanto.
“Sì, ed è di questo che volevo parlarvi.. Cioè,” si fermò un attimo pensando a cosa dire ma la sorella “Di Cody? Non m’importa, può anche morire, grazie” intervenne ridendo e riportando la propria attenzione al pasto.
 
Già, Jas e Cody non andavano esattamente d’accordo. In realtà la sorella di Noah, il canadese, non lo poteva proprio soffrire.
La minore in ogni momento provava, per l’appunto, a mettere in difficoltà Cody cercando di escluderlo o fargli fare brutte figure in presenza dei loro genitori, lasciando sempre l’indiano basito. Si era chiesto parecchie volte il perché di questi atteggiamenti della sorella ma mai era riuscito a darsi una risposta.
Di una cosa però era certo: la situazione era completamente degenerata quando le aveva confessato i sentimenti che provava per il piccoletto.
 
“Ah, quindi state pure insieme? Perfetto.” aveva commentato ironica con uno sguardo nuovo, che non le aveva mai visto fare prima d’ora, troppo pieno d’odio per appartenerle.
“Non stiamo insieme. A me lui piace ma non ricambia”
“Cosa?” aveva riso l’altra con un velo di lacrime negli occhi “In pratica mister nullità ti ha scaricato, chi diavolo si crede di essere quello? E tu sei ancora suo amico!”
“Jas, tranquilla.” aveva cercato di calmarla, preoccupato “Lui non sa quello che provo... Sono stupido io a essermi preso una cotta per uno etero”
Lei aveva scosso la testa e passato una mano tra i lunghi capelli castani “Me n’ero accorta” aveva detto in un soffio “Lo vedevo nei tuoi occhi”
Aveva cominciato a piangere facendo rimanere Noah senza parole.
“Jas” aveva provato ad avvicinarsi sentendo il bisogno di abbracciarla e confortarla, ma lei aveva subito indietreggiato “Non ti merita”.
Aveva puntato i suoi occhi in quelli del fratello ripetendo quella frase un paio di volte come per essere sicura che gli si impiantasse nella mente e poi “Non gli permetterò mai di averti” aveva urlato prima di uscire dalla stanza lasciando Noah completamente stordito.
Che ricordasse, quella era stata la prima volta che aveva sentito la sorella alzare la voce.
 
Jasmine era senza dubbio la ragazza più dolce e comprensiva che conoscesse, l’aveva sempre sostenuto. Parlavano spesso di ragazzi e non aveva mai reagito male a una relazione di Noah eppure quella volta era esplosa, e da quel momento, il rapporto tra lei e Cody era diventato qualcosa d’invivibile per il canadese che subiva, ogni volta, qualche tortura da parte ragazzina.
Il moro non avrebbe mai capito il perché ma la giovane odiava il canadese e voleva a tutti i costi distruggere l’amicizia che egli aveva con lui.
 
“Come reagirà?” si chiese Noah profondamente angosciato.
 
“Jasmine,” la rimproverò la madre “sii educata. Tesoro, continua” aggiunse facendo cenno al ragazzo di proseguire.
“Ecco, questa notte io e Cody abbiamo avuto modo di parlare” cercò di enunciare sembrando il più tranquillo possibile “e diciamo che ci siamo resi conto che, ecco, il nostro rapporto è più… intenso di quello che potrebbe essere tra due semplici amici”
Il padre ridacchiò notando la sua difficoltà nel parlare. Prese l’ultima cucchiaiata del suo riso e con la tipica tranquillità che lo caratterizzava disse “Nuovo fidanzato?”
Prima di rispondere l’indiano diede un’occhiata alla sorella.
Lo stava guardando con le sopracciglia corrugate tra l’ansia e il terrore.
“Noah, no” mimò con la bocca, tremante ma lui distolse lo sguardo, sarebbe stata troppo terribile la vista della reazione di Jasmine al momento dell’imminente risposta.
“Già” affermò “volevo informarvene”
“Impossibile” farfugliò fra sé la ragazza ma nessuno le prestò attenzione.
Badhā'ī hō!*” commentò in hindi accompagnandosi da uno sghignazzo il padre di Noah
“Ah, caro” anche la bella Anya scoppiò in una dolce risata “ci saremmo sorpresi del contrario”
Il ragazzo li guardò per un attimo perplesso ma poi sorrise comprendendo a cosa si stessero riferendo.
Era chiaro, i suoi genitori lo capivano troppo bene e probabilmente avevano notato da tempo che tra lui e Cody c’era qualcosa.
Prima di poter commentare suo padre parlò di nuovo“Finalmente ti sei scelto un bravo ragazzo”
“Bravo ragazzo?” ripeté ironica e incredula Jasmine facendo annuire lentamente la loro madre ”Cody è così tranquillo, pacato. L’unico ragazzo che dopo cena piuttosto che correre in camera con Noah si ferma ad aiutarmi a sparecchiare e a pulire. Un ragazzo davvero gentile”
“Ma è stupido e appiccicoso e.. Fa sempre danni! Sparecchiando rompe quattro piatti su cinque. È inutile, fastidioso e ha sempre quel sorriso ebete stampato in faccia”
Shahid rise di nuovo“Già, è buffo e impacciato ma, credo di parlare per tutti, dicendo che quel ragazzo è come parte della famiglia e lo accettiamo completamente come tuo ragazzo”
Noah sentì una felicità immensa e gli fu impossibile non sorride.
“Grazie” riuscì appena a pronunciare.
La sua gioia però si spense appena un attimo dopo quando “No! Non lo accettiamo e non lo sentiamo tutti parte della famiglia” strepitò la sorella “Io non lo accetterò mai
Il maggiore la fissò scuotendo la testa “Perché deve fare sempre così?” si domandò mentalmente ma ancora una volta non riuscì a darsi una spiegazione, ai suoi occhi quella era una reazione insensata ed esagerata.
“Jasmine sii educata, non è un comportamento da signora questo” la riprese Anya severa senza nemmeno rivolgerle lo sguardo.
La ragazza cercò allora appoggio nel padre senza però ottenere alcun risultato “Davvero? Avete intenzione di permettergli di frequentare quel coso?” gli occhi scuri si riempirono di lacrime “Bene! Con permesso, ho perso l’appetito” pronunciò con una nota di disgusto nella voce uscendo velocemente della stanza in cui immediatamente calò il silenzio.
La mente di Noah si riempì di troppe domande.
Il comportamento della minore era assurdo e sembrava impossibile smuoverla da quello che era il suo pensiero sul canadese.
Stupido, appiccicoso, fastidioso, inutile, perché aveva quest’idea di Cody? Non aveva nemmeno mai provato realmente a conoscerlo,erano solo pregiudizi che non si aspettava da una ragazza come sua sorella, che ottusa che era quando si trattava di quel ragazzo!
Sospirò desolato.
“Forse è meglio che tu le vada a parlare” suggerii sua madre con delicatezza
Noah guardò il padre che con un solo cenno gli fece capire quale fosse la cosa giusta da fare e, seguendo i consigli dei proprio genitori, si alzò da tavola e “Grazie” disse prima di precipitarsi su per le scale per raggiungere la sorella.
 
Arrivato davanti alla porta della camera della minore, bussò leggermente e “Tesoro,” chiamò amorevolmente “posso entrare?”
Immediatamente la ragazza fece capolino alla porta e con un sopracciglio alzato lo invitò a entrare “Finalmente ti sei deciso a venire a parlarmi” enunciò con finto fastidio sedendosi sul proprio letto “pensavo fossi andata dal tuo Cody”
Noah alzò gli occhi al cielo cogliendo nella voce della sorella il disprezzo insopportabile che provava per il suo neo fidanzato.
La raggiunse sul giaciglio e “Mi spieghi che hai?”le domandò
“Non lo sopporto, non lo sopporto più” sbottò solamente lei come fosse una cosa naturale agitando teatralmente le mani
”Jas, ma che diavolo?” commentò spiazzato l’altro “Insomma, non ti ha fatto nulla”
”Nulla? Certo.” rise ”Sono cattiva io a trattarlo così! Lui è buono, è dolce, è gentile” disse prendendo a modello i gesti e le parole dette poco prima da Anya infuriata e agitata.
Il maggiore prese un lungo respiro e “Calmati” affermò con tranquillità guardando la sorella dritta negli occhi e poggiando le proprie mani sulle sue spalle “Non sei cattiva, sei la ragazza più dolce e adorabile sulla faccia della Terra ma quando si tratta di Cody.. Jas, sai essere anche perfida con lui! E, assolutamente, non se lo merita, okay? Ha provato a essere tuo amico ma sei così aggressiva che a volte pare che tu possa staccargli un braccio a morsi, non ho idea di come lui sia riuscito a non farsela sotto, cioè fai proprio paura e questa non sei te, lo so bene ma se-” “Allora proprio non te ne accorgi?” lo interruppe lei
Il ragazzo scosse lentamente la testa alzando le spalle e “Illuminami” esortò.
“La tua amicizia con quel ragazzo sta rovinando il nostro rapporto, lui sta distruggendo quello che c’è tra noi” affermò con un’inquietante serietà “Ci sta dividendo, Noah, e diamine! Lo fa di proposito”“Jasmine, smettila” la riprese il fratello ma lei non ne tenne conto “Si mette sempre tra di noi, monopolizza il tuo tempo e tu lo lasci fare come se nulla fosse. Poi, cavolo, vogliamo parlare di quanto tu sia sprecato con quell’essere superfluo? Non è tipo neanche un ventesimo di quello che sei tu!”
“Ferma.” la bloccò lui“Stop. Respira. E soprattutto pensa a quello che dici prima di parlare, Dio! Quanto mi fai incazzare”.
Si passò una mano tra i lunghi capelli mori guardando una delle tante foto appese nella stanza e “Cazzo, sei un’idiota”affermò ridendo debolmente “Tu credi davvero che io sarei talmente stupido e cieco da permettere a un tipo qualsiasi di mettersi tra noi? Se avesse mai provato a farlo, e ti assicuro non l’ha fatto, gli avrei spezzato entrambe le gambe, okay?”.
Lei scosse energicamente la testa “Noah, tu non te ne rendi conto ma è esattamente ciò che sta facendo”.
L’indiano le prese le mani tra le sue ”Sei la persona più importante della mia vita, lo sai, vero?” e solo dopo aver visto la sorella annuire continuò il proprio discorso “E mai nessuno riuscirà a cambiare questo. Se sei arrivata a pensare una cosa come quella, è ovvio che una motivazione ci sia e mi rendo perfettamente conto che la colpa è principalmente mia” “No” provò a correggerlo la ragazza ma lui la zittii “È colpa mia, Jas, perché ho messo Cody, anche se solo per un secondo, davanti a te e questo non va bene. Voglio che sia chiaro: lui non è più importante di te e non ho alcuna intenzione di ignorarti o darti per scontata, sei mia sorella, la mia migliore amica, la mia confidente e nessuno può dividerci
La mora abbassò lo sguardo in lacrime “Non ce la posso fare senza di te” “Ehy, ehy” la richiamò cercando di riacquistare il contatto visivo “Fino alla fine, ricordi?”
E a quella frase lei sorrise perché sì, ricordava:
 
Gli occhi di Noah la guardavano con dolcezza nonostante quelle che uscivano dalla sua bocca fossero parole di rimprovero.
“Ti sembra il momento di piangere?” le aveva chiesto con durezza.
“Ma la ma-mamma..” aveva cercato di giustificarsi tra un singhiozzo e l’altro
“La mamma starà bene” le aveva assicurato lui nei suoi bermuda azzurri “ma solo se la appoggeremo e le staremo a fianco”
Lei aveva incrociato le mani corrugando la fronte e “E tu come lo sai? Sei solo un bambino” gli aveva ricordato con sufficienza
“Infatti non lo so ma di certo piangere non la aiuterà e papà dice sempre che se mamma c’è la farà sarà solo grazie alla forza”.
Jasmine, dopo averci riflettuto sopra un attimo, sorrise dando ragione al fratello ma irrimediabilmente le lacrime continuarono a scorrerle giù per il viso e allora il maggiore le si avvicinò  per confortarla prendendole le mani “Dobbiamo essere forti. Ce la faremo, okay? Insieme, fino alla fine
Lei aveva annuito e si era asciugata le lacrime “Fino alla fine” ripetendo.
 
Fino alla fine” confermò nuovamente a distanza di anni lanciando le sue braccia al collo di un ormai cresciuto Noah e stringendosi al suo corpo.
I due rimasero abbracciati per minuti e senza una vera e propria ragione iniziarono a ridere.
“Ti voglio bene” disse infine lei.
“Anche io. Più che a chiunque altro, te lo giuro” “Per sempre?”
“Te lo prometto” Affermò carezzandole la schiena e baciandole la fronte.
  
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