Salve a tutti, sono tornato
con l’attessimo seguito! (atteso da chi?ndtutti)
Prima rispondo a coloro che
gentilmente e assiduamente commentano:
@Strowberry_sin: Grande! Una
nuova lettrice, evviva! Speriamo che tua madre non chiami di nuovo il 118,
hanno da fare all’ambulanza!
@Suikotsu: Grazie mille!
@gittypanda: Adesso basta!!!!
Non è Denethor!!!! Questa è l’ultima goccia! Guarda, il capitolo con Denethor
sarà il seicentesimo, se non la finisci, capito????
@Mishka: Come, e il tasso
nell’armadio te lo sei già scordato? E poi molti altri, ne parlerò in seguito!
@beba7: Bene, sono contento
che ti sia piaciuta!
Ringrazio anche coloro che leggono
senza recensire (moriranno mooolto lentamente!).
Il processo – Parte prima
Qualche ora dopo, grazie alle
cure di Natail, Diìana e dello sconosciuto, rinvennero tutti.
“Che piacere rivederti,
Glorfindel! Che cosa ti porta qui a Gran Burrone?” disse Elrond allo sconosciuto,
che era Glorfindel, lontano nipote di Elrond ed eroe in varie guerre contro gli
orchi e i goblin. Era un elfo con i capelli biondi quasi bianchi e con una
fisionomia facciale simile a quella di Legolas.
“Può darsi che sia venuto
solo per vedere ancora la bellezza della tua casa, mio nobile arciprozio,
oppure solo per darti in ritardo il tuo regalo di compleanno da parte di
Galadriel.” rispose Glorfindel porgendo a Elrond un pacchettino contenente
un’orrenda statuina rococò superkitsch.
“Vedo con dispiacere che i
gusti di mia suocera non sono migliorati, eh?” disse Elrond sarcastico notando
il maglione violetto con una “G” arancione ricamata al centro che indossava il
suo interlocutore.
Il mattino dopo i genitori di
Legolas e quelli di Gimli se ne andarono da Gran Burrone per la gioia di Erlond
che non poteva sopportare tutti quei casinisti.
Poi la scuola riprese e così
i nostri eroi continuarono le lezioni di Elrond, con infiniti nomi e date da
ricordare, quelle di Beorn, con legnate e risse continue, e quelle dello
stregone Radagast il Bruno, con uccelli molto incavolati dal momento che
continuavano a sbagliare i richiami.
Insomma, la vita ritornò a
essere normale, o quasi, finchè una sera a cena Elrond chiese a Glorfindel di
raccontargli cosa aveva fatto nei tanti anni in cui non si erano visti.
“Beh, ho fatto molte cose,
caro zio, e non credo di poterle raccontare tutte... mi ricordo che una volta
tre anni fa stavo passando attraverso Dale, la città nella Valle sotto la
Montagna Solitaria, e ho visto Bard, il re degli uomini di Valle, che inseguiva
un elfo del quale non mi ricordo bene il nome... lo inseguiva perchè aveva
distrutto mezza città e...” in quel momento Glorfindel si irrigidì guardando
Legolas che tirava il suo cibo addosso a Gimli. “Ma certo! È lui!” urlò
indicando il nostro eroe “Fu lui a fare quel disastro senza mai essere punito!”
gridò alzandosi e cominciando a inseguire Legolas che si era messo a correre
quando aveva sentito che si parlava di lui.
“Beorn, fermalo!” ordinò Elrond
e l’uomo orso diede a Legolas uno dei suoi proverbiali sganassoni.
Alcune ore dopo, Legolas si
svegliò in una segreta buia e fredda, dove non entrava la luce del sole (anche
perchè era notte).
“Accidenti! Sono in un brutto
guaio! E solo per quel lontano episodio di tre anni fa...” pensò Legolas.
Infatti era stato davvero lui a distruggere mezza città di Valle tre anni prima
facendo perdere le sue tracce.
“Legolas, Legolas sei
sveglio?” disse Aragorn comparendo dal buio con una candela.
“Come hai fatto a venire
qui?” chiese l’elfo.
“-Tutti quelli che vogliono parlare con l’imputato possono farlo- mi
ha detto Elrond e così sono venuto.” rispose l’uomo del Nord “Legolas, la
situazione è peggiore del previsto.”
“Che vuoi dire? Peggio di
così... e comunque non lo è per te!” disse Legolas.
“E invece sì! Devi sapere che
Elrond vuole che Glorfindel sposi Arwen al posto mio e sembra che lui sia
d’accordo!” disse Aragorn disperato.
“Ma tanto Arwen non è
d’accordo, no? E allora...”
“E allora Elrond la
obbligherà!” lo interruppe Aragorn “Perciò sono venuto a proporti un patto: io
ti farò da avvocato al processo e tu mi darai delle idee per screditare
Glorfindel agli occhi di Elrond. Ti va bene?”
“Secondo me ti preoccupi
troppo: mia cugina di chissà quale grado non è certo una che si fa mettere i
piedi in testa e poi adesso è a Lorien, molto lontano da qui. Quando tornerà
dirà di no e finirà lì. Non hai nulla di che temere.”
“Insomma, Legolas, io non
voglio avere nessun rivale, chiaro? Accetti il patto o no?” incalzò l’uomo del
Nord.
“Certo che sì. Ma ci sarà
davvero un processo? E chi sarà il giudice?” domandò Legolas.
“Elrond. E Glorfindel farà
l’avvocato d’accusa.” rispose Aragorn “E nella giuria ci sarà Gimli.”
“Sono proprio decisi a
condannarmi allora. Ma deve ancora nascere l’elfo, l’uomo o il nano che
dimostrerà la mia colpevolezza!” esclamò Legolas.
“Allora sei stato davvero tu!
Sarà più difficile del previsto in tal caso.” disse Aragorn e se ne andò.
Il giorno dopo Legolas fu
condotto legato come un salame in una grandissima sala interna a Gran Burrone
che era stata disposta per ospitare un tribunale. Infatti c’era una scrivania
del giudice in fondo e a lato la tribuna dei giurati. Dopo che il principe si
fu seduto al banco degli imputati, Elrond, seduto sul seggio del giudice,
disse:“Oggi, 27 settembre 29**, siamo qui
riuniti per decidere la colpevolezza dell’imputato Legolas figlio di Thranduil
della dinastia degli Elfi Sindar. Prima di iniziare, signor Legolas, ci può
dire chi sarà il suo difensore?”
“Sarò io.” disse Aragorn,
uscendo dal pubblico.
“Molto bene. Avvocato della pubblica accusa Glorfindel, a lei la parola.”
disse Elrond con un sorrisetto maligno.
“Grazie.” disse Glorfindel
“Le accuse che muovo contro l’imputato sono le seguenti: distruzione quasi completa
della città di Valle, attentato alla vita di re Bard e di re Dain II Piediferro
e spaccio di foglie di Bosco Atro. Infatti ho il grave sospetto che El comerciador, il misterioso individuo
che commercia foglie in moltissimi luoghi, e l’imputato Legolas siano la stessa
persona. Comincierò col provare che fu proprio Legolas a distruggere la città
di Valle e ad attentare alla vita dei due re già citati tre anni orsono. Per
questo fate entrare il mio primo testimone!” concluse Glorfindel e nella sala
entrò un uomo alto, bruno e dall’aspetto fiero, re Bard.
“Vostra Altezza re Bard,
vuole raccontarci cosa successe esattamente il 20 giugno del 29**?” chiese
Glorfindel.
“Sono qui per questo!” disse
il re con un tono un po’ seccato “Quel giorno stavo compilando delle scartoffie,
come sempre, e così restai chiuso nel palazzo per quasi tutta la mattina. Poi,
verso le 11, sentii dei rumori e, affacciandomi alla finestra, vidi un elfo che
rotolava giù dalla scalinata davanti alla porta della reggia sotto la Montagna
dei nani. Me ne stupii molto e mi riproposi di andare da re Dain per chiedergli
una piegazione per un trattamento del genere. Mi ero appena rimesso a scrivere
quando sentii un baccano infernale, come se fosse crollato un edificio, e,
quando mi affacciai alla finestra, vidi le macerie della taverna centrale di
Dale e un elfo che si allontanava indisturbato. Subito pensai:-Per tutti gli
smeraldi del mio antenato Girion! Quell’elfo mi dovra molte spiegazioni!- e,
radunati dei soldati, uscii dal palazzo. Purtroppo, proprio quando i nani
usciti dalla Montagna e i miei soldati stavano per prenderlo, quel demonio mi
fece rovinare addosso un’altra taverna. Mi salvai per miracolo anche se rimasi
intontito per ore.”
“Re Bard, lei riconosce
nell’imputato Legolas l’autore di quel misfatto?” chiese Glorfindel.
“Certo, è proprio lui!”
esclamò il re osservando Legolas per la prima volta e gli saltò addosso
cercando di strozzarlo.
“Silenzio! Ordine! Beorn
dividili!” urlò Elrond e l’uomo orso, vestito da agente del servizio d’ordine
con un’uniforme che gli stava strettissima, staccò Bard dal collo di Legolas.
“Non ho altro da aggiungere,
vostro onore elfico.” disse Glorfindel.
“Avvocato Aragorn, vuole
reinterrogare il teste?” chiese Elrond.
“Certo.” disse Aragorn “Re
Bard, lei dice di aver battuto la testa, giusto?”
“Sì.” disse il re.
“Perciò, signor giudice, è
chiaro che non possiamo accettare la sua testimonianza come valida, essendo che
il teste non possedeva le sue complete facoltà mentali mentre accadeva il
fatto.” disse Aragorn.
“COSA!?! COME OSI!!!” sbraitò Bard “Ho detto che prima ho visto
l’elfo e poi mi è caduta la taverna addosso! E inoltre non è che se ne vedano
tanti di elfi a Dale e perciò la sua faccia mi è rimasta molto impressa.”
“La sua domanda, avvocato, è
stata provocatoria e priva di fondamento perciò ne terrò conto a sfavore del
suo protetto.” disse Elrond “Avvocato della difesa vuole far entrare un suo
testimone?”
“Certo. Fate entrare
Illilel.” disse Aragorn e dalla porta entrò Boromir camuffato da elfo, con
capelli biondi finti e orecchie a punta finti. Legolas si battè la mano sulla
fronte pensando:“Perchè non ho scelto di difendermi da solo?”
“Signor Illilel, può dirci
cosa ha fatto esattamente il 20 giugno 29**?” chiese Aragorn.
“Ehm, sì... ho giocato a
schacchi elfici tutto il giorno con Legolas.” disse Boromir cercando di
ricordarsi ciò che Aragorn gli aveva detto di impararsi a memoria.
“Perciò, signor giudice, è
impossibile che Legolas abbia distrutto mezza Dale quel giorno.” disse Aragorn.
“Avvocato Glorfindel, vuole reinterrogare
il teste?” disse Elrond.
“Certo.” disse Glorfindel con
uno sguardo perfido “Signor Illilel vuole dirmi quali pezzi degli scacchi
elfici muovono solo in diagonale?”
“Obiezione, vostro onore!”
disse Aragorn “La domanda non è attinente all’argomento!”
“Obiezione respinta.” disse Elrond
“E lei risponda alla domanda, avanti.” aggiunse rivolgendosi a Boromir, che si
contorceva le mani impacciato.
“Ehm... ah... ehr...”
farfugliò l’uomo “Aragorn, in quale foglietto mi hai scritto la risposta a
questa domanda?”
“Zitto, idiota!” bisbigliò
Aragorn mentre Legolas si batteva la mano sulla fronte di nuovo.
“A proposito, quando mi paghi
per questo lavoro?” chiese Boromir senza accorgersi del disastro che stava
causando.
“Vostra elficità, il
testimone è un impostore!” esclamò Glorfindel.
“Ha ragione, avvocato.
Guardia! Arresta Aragorn e il falso testimone Boromir!” disse Elrond.
“Subito!” disse Beorn
colpendo Aragorn e Boromir con altri due pugni fenomenali.
Ore dopo i due giovani si
svegliarono nel sotterraneo insieme a Legolas.
“Ma che coppia di citrulli!
Vi siete fatti beccare subito e ora siete in galera con me!” brontolò Legolas.
“Speravo che Boromir non
fosse così stupido!” disse Aragorn.
“Ma... non ho ben capito cosa
non dovevo dire....” farfugliò Boromir con aria di colpevolezza.
“La prossima volta chiedetelo
a me prima di cercare di attuare simili piani deficienti. Comunque, ho chiesto
a Eomer di venire qui per aiutarci.” disse Legolas.
“E come ci potrà aiutare?”
chiese Aragorn.
“Lo vedrai!” rispose Legolas.
Poco dopo, scesero nei sotterranei Eomer, Faramir e Gimli.
“Sono venuto per offirvi il
mio aiuto: sarò io a farvi da avvocato.” disse Faramir.
“Mi sembra una buona idea!”
esclamò Aragorn.
“Bravo fratellino! Mi devo
camuffare di nuovo, allora?” domandò Boromir, ma lo ignorarono tutti.
“Sì, va bene. Ma devi
prolungare il processo più a lungo possibile, non cercare di vincerlo. Infatti
solo una persona è capace di imporre il proprio volere su Celeborn, Elrond e
mio padre: mia madre. Però adesso si trova a Lorien ed è difficile contattarla
perchè Elrond non fa andare nessuno in quella direzione.” disse Legolas.
“Ci andrò io!” si offrì Gimli
“Elrond non segue i miei movimenti perchè pensa che non ti aiuterei mai.”
“Ma perchè vorresti farlo?”
chiese Legolas.
“Perchè ho sentito che
vogliono condannarvi tutti a un anno di servizi sociali e, anche se ti conosco
da poco, so che mi annoierei a morte senza di te, caro stupido elfo.” rispose
Gimli.
“Sono commosso!” disse
Legolas “Grazie, nano dal quoziente intellettivo di una pecora. Ma sta attento:
ci sono molti elfi che ti odiano più di me a Lothlorien. Dovrai dire che ti
manda Thranduil e che hai un messaggio per mia madre Natail. Quando finalmente
sarai davanti a lei dovrai dirle che Elrond e Glorfindel stanno per condannarmi
ingiustamente e che sono coinvolti anche Celeborn e mio padre. Hai capito?”
“Sì, non sono stupido!
Partirò subito! Addio!” disse Gimli e se ne andò.
“Io invece cosa devo fare?”
chiese Eomer.
“Devi portare questa lettera
a Melania, la mia fidanzata umana di Pontelagolungo. Sii veloce!” disse Legolas
dando a Eomer una lettera. Dopodichè Eomer e Faramir se ne andarono.
“E adesso che c’entra la tua
fidanzata?” chiese Aragorn stupito.
“Anche se tu mi hai difeso
davvero da schifo, io manterrò la mia parte del patto.” rispose l’elfo
sdraiandosi sulla paglia.
“Ma come?” L’uomo però non
ottenne nessuna risposta, tranne un leggero “Zzzz...”
Il giorno dopo Elrond riunì
di nuovo il tribunale e fece entrare Legolas e i nuovi imputati.
“Molto bene signori imputati, chi è il vostro legale adesso?” chiese
con un sorriso falsamente gentile.
“Sono io, Faramir di Gondor!”
disse Faramir avvicinandosi al seggio del giudice.
“Bene. Avvocato dell’accusa
Glorfindel, a lei la prima arringa.” decretò Elrond.
“Grazie. Fate entrare il mio
secondo testimone, sua maestà re Dain II Piediferro della Montagna Solitaria!”
disse Glorfindel e dalla porta entrò un nano basso, grassoccio e con barba,
baffi e capellli bianchi e lunghissimi. Sulla testa portava una corona di
mithril costellata di smeraldi e rubini forgiata dai primi nani del Nord.
“Sua maestà vuole dirmi cosa
è successo il 20 giugno 29**?” chiese Glorfindel.
“Prima vorrei sapere dov’è
mio cugino e nipote Gimli! Mi deve un sacco di soldi e speravo di poter
finalmente riscuotere.” rispose Dain e Legolas capì perchè Gimli era tanto
felice di andarsene.
“Non c’è. Deve essere
partito. Ma ciò non è rilevante. Risponda alla domanda invece.” disse Elrond.
“Grunf! Va bene.” disse Dain
“Era un giorno di estate e mi sembrava un giorno felice perchè bisognava
riscuotere le tasse. Ma alle 10 e 50 si presentò alla mia corte un elfo
bagnato, sporco e ubriaco fradicio che mi disse di venire da parte di Trottoil
o qualcosa del genere. Siccome non esisteva nessun re con quel nome sulla mia
lista di tutti i re della Terra di Mezzo, pensai che fosse solo un imbecille e
gli dissi di andarsene. Ma lui mi rispose, con il suo parlare da ubriaco, che
mi dichiarava guerra. Allora ci mettemmo tutti a ridere fino a che non aggiunse
che ero un idiota. A quel punto gli dissi che, ubriaco o no, la doveva smettere
di insultarmi e, poichè continuava, ordinai alle mie guardie di buttarlo giù
dalla scalinata. Dopo alcuni minuti sentii l’allarme antiorchi a Dale e uscii
con le mie guardie. Fuori vidi l’elfo che abbatteva un edificio e quando cercai
di fermarlo mi lanciò contro una trave di legno che mi impedii di muovermi per
ore.”
“Vostra nanezza vuole dirmi
se riconosce nell’elfo Legolas figlio di Thranduil l’energumeno che la insultò
e la picchiò quel giorno?” chiese Glorfindel.
“Certo che sì! E’ proprio
lui! Anzi, ora che mi ricordo è anche lo stesso elfo che mi rubò due
monete d’oro l’anno scorso...” aggiunse Dain e cominciò a calcolare “sommando
le spese... insulti... ecc... Mi deve ben 100.000 monete d’oro! Avanti, paga
maledetto elfo!” disse Dain avvicinandosi con aria minacciosa a Legolas che lo
guardava che un sorriso da ebete e che farfugliava qualcosa per scusarsi.
“Signor testimone, torni a
sedere. Dopo che il processo sarà finito e le sue ragioni avranno vinto potrà
salassare l’imputato a suo piacimento.” disse Elrond e poi continuò
rivolgendosi a Faramir “Avvocato Faramir, vuole reinterrogare il teste?”
“Ma certo. Re Dain, lei ha
affermato che Legolas era ubriaco quel giorno giusto?” chiese Faramir.
“Sì, l’ho detto.” rispose re
Dain.
“Allora è chiaro, signor
giudice, che bisogna tener conto di questo fatto come di un’attenuante nei
confronti del mio protetto.” disse Faramir.
“Obiezione, vostro onore!”
esclamò Glorfindel “Il fatto che fosse ubriaco è invece un’aggravante: vuol
dire che questo elfo si tramuta in un pericolosissimo vandalo quando è in stato
di ebrezza. Perciò chiedo che venga condannato anche a vivere in un comunità di
alcolisti anonimi per un mese oltre a scontare la pena di un anno di servizi
sociali.”
“Obiezione accolta.” disse Elrond
con un sorriso diabolico.
“Obiezione, vostro onore!
Ogni persona ubriaca si comporta senza sapere cosa fa e perciò...” disse
Faramir, ma non riuscì a finire.
“Obiezione respinta!” disse
Elrond “Ora possiamo passare a un’altro testimone. Avvocato della difesa, chi
vuole portare a testimoniare?”
“Il mio teste è Legolas.”
disse Faramir. Legolas allora si tolse di dosso tutte le catene con un solo
gesto e si mise sul tavolo dei testimoni.
“Ma come diavolo ha fatto?”
chiese Beorn raccogliendo le catene e guardandole come se fossero guaste.
“Signor Legolas, ci vuole
raccontare cosa ha fatto esattamente il 20 giugno 29**?” chiese Faramir.
“Allora, prima di tutto devo
raccontare ciò che successe il giorno prima, cioè il 19. Mi alzai dopo una
notte passata fuori da casa in vari luoghi e mio padre mi diede un foglietto su
cui c’era scritto qualcosa di incomprensibile. Mi disse che era elfico antico e
che certamente avrei capito quello che c’era scritto. Poi mi disse anche che
dovevo assolutamente fare quello che c’era scritto perchè altrimenti sarei
stato punito: infatti, mi spiegò, quello era un foglio incantato
indistruttibile che avrebbe fatto sparire tutti i capelli al proprietario se
non avesse obbedito alle istruzioni su di esso scritte. Naturalmente erano
tutte frottole, ma io ci credetti. Ero disperato, ma non gli chiesi di
tradurmelo perchè mi vergognavo di supplicarlo. Perciò uscii di casa e andai
dai miei amici Adrenalin, Imlelil e Araldin per chiedere aiuto. Dopo che ebbero
guardato il foglio, Adrenalin mi disse che c’era una sola cosa da fare: rapire Librelil,
il secchione della nostra classe, avvolgerlo in un tappeto e buttarlo giù da un
ponte. Poi si mise a ridere sguaiatamente come al solito. Gli altri due miei
amici dissero che, secondo loro, bastava rapirlo perchè traducesse l’elfico
antico. Così andammo in biblioteca, lo prendemmo alle spalle, lo legammo e lo
portammo su una casa su un albero dove c’era (e c’è) un nostro rifugio.
Disgraziatamente poi arrivarono le guardie che erano state informate del
rapimento e noi scappammo via lasciando là Librelil, senza avergli potuto
chiedere cosa ci fosse scritto sul foglio. Allora decisi di andare da solo a
una taverna a pensare e lì l’oste mi prestò un vocabolario di elfico antico.
Cercai di tradurre ciò che c’era scritto e, per non scordarmelo, me lo appuntai
su un altro foglio che ho messo nel mio diario segreto insieme a una copia
dell’originale. Beorn, per favore puoi prendermi quel librone enorme non di
scuola che si trova nella mia cell... ehm, stanza?” disse Legolas.
“Posso?” chiese Beorn, sempre
costretto nel suo vestito da guardia giurata.
“Sì, vai pure e sbrigati.”
rispose Elrond un po’ seccato. Dopo un po’ tornò Beorn con un librone enorme
strabordante di fogli, foglietti e fogliettini e lo consegnò a Legolas.
“Oh, bene. Ecco qui il foglietto
con la traduzione.” disse l’elfo e lesse:“Dichiarare guerra al re dei tappi,
insultarlo con alate parole e infine distruggere tutte le osterie di Dale.”
Siccome mi ero ubriacato, caddi
in letargo dopo aver finito di tradurre. Mi svegliò l’oste alle undici di sera
perchè doveva chiudere e allora vagai tutta la notte per la foresta ed ebbi
delle strane visioni che però ora non vi voglio raccontare.
[Visto che Legolas non vuole,
dirò io quali furono queste sue visioni: sognò che la sua fidanzata Melania gli
portava un altro boccale di birra; che il foglio con gli ordini si animava, gli
spuntavano gli occhi, le braccia e delle fauci piene di denti affilati e lo voleva
mangiare; che Galadriel gli compariva lontana e vicina sotto la luna con due
nuvole e diceva frasi senza senso riguardo a un certo anello e infine che
Thranduil arrabbiatissimo lo minacciava di chissà quali orribili torture nel
caso non avesse fatto ciò che c’era scritto sul foglietto.]
La mattina mi svegliai in
mezzo a un deserto e mi disperai, pensando di essermi perduto, perchè non mi
ricordavo assolutamente come ci ero arrivato. Poi però passò un uomo che mi
disse:“Elfo, levati da lì che devo scaricare i rifiuti di Dale e dei nani della
Montagna Solitaria.” Mi trovavo infatti in mezzo alla discarica e grazie alle
informazioni di quel gentile signore riuscii ad arrivare alla reggia di re
Dain. Poi quello che è successo lo sapete perchè accadde ciò che vi hanno detto
Bard e Dain. L’unica differenza è che non volevo affatto ucciderli e che ero
proprio ubriaco fradicio. Infatti quando, dopo aver fatto perdere le mie
tracce, tornai a casa e mio padre mi chiese se avessi fatto ciò che c’era
scritto nel foglio, io glielo ridiedi e poi svenni. Dopo che ritornai in me non
mi ricordavo più nulla e mi tornò in mente solo dopo un mese, quando Adrenalin
mi parlò dell’elfo distruttore di Dale e mi disse che, secondo lui, avrebbe
dovuto prendere Dain e Bard, avvolgerli in un tappeto e buttarli giù da un
ponte. Poi rise sguaiatamente. Ma non dissi nulla a mio padre perchè lui non
ebbe modo di sapere ciò che avevo fatto. E infatti nessuno mi aveva mai
riconosciuto, almeno fino a l’altroieri.” concluse Legolas.
“Imputato e testimone
Legolas, ci vuole dare il foglio con gli ordini scritti in elfico antico?”
chiese Faramir e Legolas tirò fuori dal diario un frammento di una pergamena
scura tutta macchiata e fradicia di alcool.
“Lo può tradurre?” chiese il
giovane uomo a Elrond, porgendogli l’orrendo fazzoletto.
“Non è certo un’impresa da
poco... Sembrano gli scarabocchi di un troll che prova ad usare un pennino...”
borbottò il giudice “Ecco, ho capito! C’è scritto:“Rinnovare l’alleanza con il
re dei nani, elogiarlo e fare lo stesso con il re di Dale.” Nella traduzione di
Legolas c’erano più errori che lettere.”
“Quindi si è trattato di un
malinteso, un grave malinteso, ma comunque solo e soltanto un malinteso.” disse
Faramir “Perciò chiedo che il mio protetto sia punito di meno, considerando il
fatto che le sue azioni non erano intenzionali.”
“Obiezione, vostra elficità!”
disse Glorfindel “Il fatto che l’imputato sia un tale idiota da non saper
tradurre l’elfico antico non a niente a che vedere con ciò che ha fatto. E
inoltre, siccome dopo ne era consapevole e non lo ha confessato, è doppiamente
colpevole.”
“Obiezione accolta!” disse Elrond.
“Ma io non ho detto di
essermelo ricordato...” cominciò Legolas.
“Signor stenografo Idrel, che
cosa ha detto l’imputato poco fa?” chiese Elrond con fare maligno.
“Ha detto esattamente:“Dopo
che ritornai in me non mi ricordavo più nulla e mi tornò in mente solo dopo un
mese, quando Adrenalin mi parlò dell’elfo distruttore di Dale e mi disse che,
secondo lui, avrebbe dovuto prendere Dain e Bard, avvolgerli in un tappeto e
buttarli giù da un ponte. Poi rise sguaiatamente. Ma non dissi nulla a mio
padre perchè lui non ebbe modo di sapere ciò che avevo fatto.” E niente di più
nè di meno.” rispose Idrel con voce suadente.
“D’oh!” disse Legolas con
rammarico (E va bene lo ammetto: questa espressione non esiste fra gli elfi, ma
è più facilmente comprensibile per noi uomini).
“Molto bene!” disse Elrond
“Domani continuerà il processo con l’arrivo di nuovi testimoni. Beorn,
riconduci gli imputati in cella.” Ma prima che gli potesse dire che non c’era
bisogno di far loro altro, l’uomo orso mollò un ceffone per uno agli imputati e
li portò in prigione.
Dopo le solite tre ore, si svegliarono
e mangiarono il miele che Beorn gli aveva lasciato per scusarsi. Ma non lo
perdonarono, credo, perchè insieme al miele si era scordato là un orsacchiotto,
ovviamente addestrato da lui, che li riempì di legnate per il fatto che non gli
avevano dato neanche un po’ di miele.
“Sei proprio cattivo!” disse
Beorn rimproverando l’orsetto che ormai aveva ricoperto di lividi i tre
prigionieri. Dopo che se ne fu andato, arrivò Faramir di corsa.
“Legolas, sei nei guai! Ho
sentito che Glorfindel ha trovato un testimone per provare che sei tu El
comerciador!” disse all’elfo che rimase indifferente.
“Non importa che cosa potrà
provare domani. Se Eomer farà ciò che gli ho detto in fretta, domani l’udienza
durerà meno del solito.” disse Legolas sogghignando malvagiamente.
Il giorno dopo Beorn li
prelevò di nuovo dalle prigioni e li portò di nuovo al tribunale.
“Avvocato della pubblica
accusa Glorfindel, vuole far entrare il suo testimone?” chiese Elrond, di nuovo
vestito da giudice.
“Certo. Fate entrare il
prigioniero!” disse a due elfi dietro di lui che portarono nell’aula del
tribunale un elfo alto con i capelli biondi, magro, con un espressione beota,
con un naso rosso causato dalla sbornia quasi perenne, con i vestiti strappati
e sporchi di vino e con le mani e i piedi legati. Legolas lo riconobbe subito:
infatti era Adrenalin, uno dei suoi tre amici e complici.
“Signor Adrenalin, lei
conosce questo elfo?” chiese Glorfindel indicando Legolas, che faceva dei gesti
di diniego con le mani e gli occhi.
“Ma scierto scie sci,
buonnuomo! Hic!” rispose Adrenalin dondolando la testa.
“E chi è?” chiese Glorfindel.
“È Legolash, figlio di Thranduil.
Hic!” rispose lo sciocco e ubriaco elfo.
“Legolas e El comerciador
sono la stessa persona?” chiese Glorfindel.
“Ma sciertamente, buonnuomo.
Hic! Ansci Legolash mi aveva mandato qua per vendere le foglie di Boshco Atro e
Lofftloh... Lotlort... inshomma di Lorien. Hic! Ma non devo dirlo a neshuno
pershchè è un shegreto. E persciò, shhhhhh! Hic!” disce... ehm, volevo dire
disse Adrenalin, mentre Legolas si metteva a piangere per la sua stupidità (di
Adrenalin, non sua, eh! No, perchè... non si sa mai...).
“Ha confessato!” esclamò
Glorfindel “Quello che il teste ha appena detto è una inconfondibile e inconfutabile
prova d’accusa contro sè stesso e l’imputato Legolas.”
“Inshcon... shche? Pershchè
mi deve dire le parolacceee??? Ora mi metto a piangere! Iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiih!!!”
disse Adrenalin e si mise a piangere in quel modo orribile.
“Dev’essergli venuta la
sbornia triste.” borbottò Beorn.
“Ma tu che ne sai di sbornia?
Non ti ho mai visto bere!” disse Boromir.
“Beh, quando mangio troppo
miele mi ubriaco con quello.” rispose l’uomo orso arrossendo.
“Silenzio!” urlò Elrond
“Allora, avvocato Faramir, ha qualcosa da chiedere al teste o ne ha uno suo
prima che la giuria condanni gli imputati?”
E vi lascio qui con questa
suspence! Commentate o non saprete mai come va a finire! Muhahahaha!!!!