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Autore: Illidan    29/08/2008    5 recensioni
Di come il principe Legolas fosse la disperazione di suo padre e come conobbe Aragorn, Gimli, Eomer, Faramir e Boromir dopo essere stato costretto ad andare a scuola da Elrond, e quel che ne seguì.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, sono tornato con l’attessimo seguito

Salve a tutti, sono tornato con l’attessimo seguito! (atteso da chi?ndtutti)

Prima rispondo a coloro che gentilmente e assiduamente commentano:

 

@Strowberry_sin: Grande! Una nuova lettrice, evviva! Speriamo che tua madre non chiami di nuovo il 118, hanno da fare all’ambulanza!

 

@Suikotsu: Grazie mille!

 

@gittypanda: Adesso basta!!!! Non è Denethor!!!! Questa è l’ultima goccia! Guarda, il capitolo con Denethor sarà il seicentesimo, se non la finisci, capito????

 

@Mishka: Come, e il tasso nell’armadio te lo sei già scordato? E poi molti altri, ne parlerò in seguito!

 

@beba7: Bene, sono contento che ti sia piaciuta!

 

Ringrazio anche coloro che leggono senza recensire (moriranno mooolto lentamente!).

 

 

                                                                                 Il processo – Parte prima

 

Qualche ora dopo, grazie alle cure di Natail, Diìana e dello sconosciuto, rinvennero tutti.

“Che piacere rivederti, Glorfindel! Che cosa ti porta qui a Gran Burrone?” disse Elrond allo sconosciuto, che era Glorfindel, lontano nipote di Elrond ed eroe in varie guerre contro gli orchi e i goblin. Era un elfo con i capelli biondi quasi bianchi e con una fisionomia facciale simile a quella di Legolas.

“Può darsi che sia venuto solo per vedere ancora la bellezza della tua casa, mio nobile arciprozio, oppure solo per darti in ritardo il tuo regalo di compleanno da parte di Galadriel.” rispose Glorfindel porgendo a Elrond un pacchettino contenente un’orrenda statuina rococò superkitsch.

“Vedo con dispiacere che i gusti di mia suocera non sono migliorati, eh?” disse Elrond sarcastico notando il maglione violetto con una “G” arancione ricamata al centro che indossava il suo interlocutore.

Il mattino dopo i genitori di Legolas e quelli di Gimli se ne andarono da Gran Burrone per la gioia di Erlond che non poteva sopportare tutti quei casinisti.

Poi la scuola riprese e così i nostri eroi continuarono le lezioni di Elrond, con infiniti nomi e date da ricordare, quelle di Beorn, con legnate e risse continue, e quelle dello stregone Radagast il Bruno, con uccelli molto incavolati dal momento che continuavano a sbagliare i richiami.

Insomma, la vita ritornò a essere normale, o quasi, finchè una sera a cena Elrond chiese a Glorfindel di raccontargli cosa aveva fatto nei tanti anni in cui non si erano visti.

“Beh, ho fatto molte cose, caro zio, e non credo di poterle raccontare tutte... mi ricordo che una volta tre anni fa stavo passando attraverso Dale, la città nella Valle sotto la Montagna Solitaria, e ho visto Bard, il re degli uomini di Valle, che inseguiva un elfo del quale non mi ricordo bene il nome... lo inseguiva perchè aveva distrutto mezza città e...” in quel momento Glorfindel si irrigidì guardando Legolas che tirava il suo cibo addosso a Gimli. “Ma certo! È lui!” urlò indicando il nostro eroe “Fu lui a fare quel disastro senza mai essere punito!” gridò alzandosi e cominciando a inseguire Legolas che si era messo a correre quando aveva sentito che si parlava di lui.

“Beorn, fermalo!” ordinò Elrond e l’uomo orso diede a Legolas uno dei suoi proverbiali sganassoni.

Alcune ore dopo, Legolas si svegliò in una segreta buia e fredda, dove non entrava la luce del sole (anche perchè era notte).

“Accidenti! Sono in un brutto guaio! E solo per quel lontano episodio di tre anni fa...” pensò Legolas. Infatti era stato davvero lui a distruggere mezza città di Valle tre anni prima facendo perdere le sue tracce.

“Legolas, Legolas sei sveglio?” disse Aragorn comparendo dal buio con una candela.

“Come hai fatto a venire qui?” chiese l’elfo.

“-Tutti quelli che vogliono parlare con l’imputato possono farlo- mi ha detto Elrond e così sono venuto.” rispose l’uomo del Nord “Legolas, la situazione è peggiore del previsto.”

“Che vuoi dire? Peggio di così... e comunque non lo è per te!” disse Legolas.

“E invece sì! Devi sapere che Elrond vuole che Glorfindel sposi Arwen al posto mio e sembra che lui sia d’accordo!” disse Aragorn disperato.

“Ma tanto Arwen non è d’accordo, no? E allora...”

“E allora Elrond la obbligherà!” lo interruppe Aragorn “Perciò sono venuto a proporti un patto: io ti farò da avvocato al processo e tu mi darai delle idee per screditare Glorfindel agli occhi di Elrond. Ti va bene?”

“Secondo me ti preoccupi troppo: mia cugina di chissà quale grado non è certo una che si fa mettere i piedi in testa e poi adesso è a Lorien, molto lontano da qui. Quando tornerà dirà di no e finirà lì. Non hai nulla di che temere.”

“Insomma, Legolas, io non voglio avere nessun rivale, chiaro? Accetti il patto o no?” incalzò l’uomo del Nord.

“Certo che sì. Ma ci sarà davvero un processo? E chi sarà il giudice?” domandò Legolas.

“Elrond. E Glorfindel farà l’avvocato d’accusa.” rispose Aragorn “E nella giuria ci sarà Gimli.”

“Sono proprio decisi a condannarmi allora. Ma deve ancora nascere l’elfo, l’uomo o il nano che dimostrerà la mia colpevolezza!” esclamò Legolas.

“Allora sei stato davvero tu! Sarà più difficile del previsto in tal caso.” disse Aragorn e se ne andò.   

Il giorno dopo Legolas fu condotto legato come un salame in una grandissima sala interna a Gran Burrone che era stata disposta per ospitare un tribunale. Infatti c’era una scrivania del giudice in fondo e a lato la tribuna dei giurati. Dopo che il principe si fu seduto al banco degli imputati, Elrond, seduto sul seggio del giudice, disse:“Oggi, 27 settembre 29**, siamo qui riuniti per decidere la colpevolezza dell’imputato Legolas figlio di Thranduil della dinastia degli Elfi Sindar. Prima di iniziare, signor Legolas, ci può dire chi sarà il suo difensore?”

“Sarò io.” disse Aragorn, uscendo dal pubblico.

Molto bene. Avvocato della pubblica accusa Glorfindel, a lei la parola.” disse Elrond con un sorrisetto maligno.

“Grazie.” disse Glorfindel “Le accuse che muovo contro l’imputato sono le seguenti: distruzione quasi completa della città di Valle, attentato alla vita di re Bard e di re Dain II Piediferro e spaccio di foglie di Bosco Atro. Infatti ho il grave sospetto che El comerciador, il misterioso individuo che commercia foglie in moltissimi luoghi, e l’imputato Legolas siano la stessa persona. Comincierò col provare che fu proprio Legolas a distruggere la città di Valle e ad attentare alla vita dei due re già citati tre anni orsono. Per questo fate entrare il mio primo testimone!” concluse Glorfindel e nella sala entrò un uomo alto, bruno e dall’aspetto fiero, re Bard.

“Vostra Altezza re Bard, vuole raccontarci cosa successe esattamente il 20 giugno del 29**?” chiese Glorfindel.

“Sono qui per questo!” disse il re con un tono un po’ seccato “Quel giorno stavo compilando delle scartoffie, come sempre, e così restai chiuso nel palazzo per quasi tutta la mattina. Poi, verso le 11, sentii dei rumori e, affacciandomi alla finestra, vidi un elfo che rotolava giù dalla scalinata davanti alla porta della reggia sotto la Montagna dei nani. Me ne stupii molto e mi riproposi di andare da re Dain per chiedergli una piegazione per un trattamento del genere. Mi ero appena rimesso a scrivere quando sentii un baccano infernale, come se fosse crollato un edificio, e, quando mi affacciai alla finestra, vidi le macerie della taverna centrale di Dale e un elfo che si allontanava indisturbato. Subito pensai:-Per tutti gli smeraldi del mio antenato Girion! Quell’elfo mi dovra molte spiegazioni!- e, radunati dei soldati, uscii dal palazzo. Purtroppo, proprio quando i nani usciti dalla Montagna e i miei soldati stavano per prenderlo, quel demonio mi fece rovinare addosso un’altra taverna. Mi salvai per miracolo anche se rimasi intontito per ore.”

“Re Bard, lei riconosce nell’imputato Legolas l’autore di quel misfatto?” chiese Glorfindel.

“Certo, è proprio lui!” esclamò il re osservando Legolas per la prima volta e gli saltò addosso cercando di strozzarlo.

“Silenzio! Ordine! Beorn dividili!” urlò Elrond e l’uomo orso, vestito da agente del servizio d’ordine con un’uniforme che gli stava strettissima, staccò Bard dal collo di Legolas.

“Non ho altro da aggiungere, vostro onore elfico.” disse Glorfindel.

“Avvocato Aragorn, vuole reinterrogare il teste?” chiese Elrond.

“Certo.” disse Aragorn “Re Bard, lei dice di aver battuto la testa, giusto?”

“Sì.” disse il re.

“Perciò, signor giudice, è chiaro che non possiamo accettare la sua testimonianza come valida, essendo che il teste non possedeva le sue complete facoltà mentali mentre accadeva il fatto.” disse Aragorn.

COSA!?! COME OSI!!!” sbraitò Bard “Ho detto che prima ho visto l’elfo e poi mi è caduta la taverna addosso! E inoltre non è che se ne vedano tanti di elfi a Dale e perciò la sua faccia mi è rimasta molto impressa.”

“La sua domanda, avvocato, è stata provocatoria e priva di fondamento perciò ne terrò conto a sfavore del suo protetto.” disse Elrond “Avvocato della difesa vuole far entrare un suo testimone?”

“Certo. Fate entrare Illilel.” disse Aragorn e dalla porta entrò Boromir camuffato da elfo, con capelli biondi finti e orecchie a punta finti. Legolas si battè la mano sulla fronte pensando:“Perchè non ho scelto di difendermi da solo?”

“Signor Illilel, può dirci cosa ha fatto esattamente il 20 giugno 29**?” chiese Aragorn.

“Ehm, sì... ho giocato a schacchi elfici tutto il giorno con Legolas.” disse Boromir cercando di ricordarsi ciò che Aragorn gli aveva detto di impararsi a memoria.

“Perciò, signor giudice, è impossibile che Legolas abbia distrutto mezza Dale quel giorno.” disse Aragorn.

“Avvocato Glorfindel, vuole reinterrogare il teste?” disse Elrond.

“Certo.” disse Glorfindel con uno sguardo perfido “Signor Illilel vuole dirmi quali pezzi degli scacchi elfici muovono solo in diagonale?”

“Obiezione, vostro onore!” disse Aragorn “La domanda non è attinente all’argomento!”

“Obiezione respinta.” disse Elrond “E lei risponda alla domanda, avanti.” aggiunse rivolgendosi a Boromir, che si contorceva le mani impacciato.

“Ehm... ah... ehr...” farfugliò l’uomo “Aragorn, in quale foglietto mi hai scritto la risposta a questa domanda?”

“Zitto, idiota!” bisbigliò Aragorn mentre Legolas si batteva la mano sulla fronte di nuovo.

“A proposito, quando mi paghi per questo lavoro?” chiese Boromir senza accorgersi del disastro che stava causando.

“Vostra elficità, il testimone è un impostore!” esclamò Glorfindel.

“Ha ragione, avvocato. Guardia! Arresta Aragorn e il falso testimone Boromir!” disse Elrond.

“Subito!” disse Beorn colpendo Aragorn e Boromir con altri due pugni fenomenali.

Ore dopo i due giovani si svegliarono nel sotterraneo insieme a Legolas.

“Ma che coppia di citrulli! Vi siete fatti beccare subito e ora siete in galera con me!” brontolò Legolas.

“Speravo che Boromir non fosse così stupido!” disse Aragorn.

“Ma... non ho ben capito cosa non dovevo dire....” farfugliò Boromir con aria di colpevolezza.

“La prossima volta chiedetelo a me prima di cercare di attuare simili piani deficienti. Comunque, ho chiesto a Eomer di venire qui per aiutarci.” disse Legolas.

“E come ci potrà aiutare?” chiese Aragorn.

“Lo vedrai!” rispose Legolas. Poco dopo, scesero nei sotterranei Eomer, Faramir e Gimli.

“Sono venuto per offirvi il mio aiuto: sarò io a farvi da avvocato.” disse Faramir.

“Mi sembra una buona idea!” esclamò Aragorn.

“Bravo fratellino! Mi devo camuffare di nuovo, allora?” domandò Boromir, ma lo ignorarono tutti.

“Sì, va bene. Ma devi prolungare il processo più a lungo possibile, non cercare di vincerlo. Infatti solo una persona è capace di imporre il proprio volere su Celeborn, Elrond e mio padre: mia madre. Però adesso si trova a Lorien ed è difficile contattarla perchè Elrond non fa andare nessuno in quella direzione.” disse Legolas.

“Ci andrò io!” si offrì Gimli “Elrond non segue i miei movimenti perchè pensa che non ti aiuterei mai.”

“Ma perchè vorresti farlo?” chiese Legolas.

“Perchè ho sentito che vogliono condannarvi tutti a un anno di servizi sociali e, anche se ti conosco da poco, so che mi annoierei a morte senza di te, caro stupido elfo.” rispose Gimli.

“Sono commosso!” disse Legolas “Grazie, nano dal quoziente intellettivo di una pecora. Ma sta attento: ci sono molti elfi che ti odiano più di me a Lothlorien. Dovrai dire che ti manda Thranduil e che hai un messaggio per mia madre Natail. Quando finalmente sarai davanti a lei dovrai dirle che Elrond e Glorfindel stanno per condannarmi ingiustamente e che sono coinvolti anche Celeborn e mio padre. Hai capito?”

“Sì, non sono stupido! Partirò subito! Addio!” disse Gimli e se ne andò.

“Io invece cosa devo fare?” chiese Eomer.

“Devi portare questa lettera a Melania, la mia fidanzata umana di Pontelagolungo. Sii veloce!” disse Legolas dando a Eomer una lettera. Dopodichè Eomer e Faramir se ne andarono.

“E adesso che c’entra la tua fidanzata?” chiese Aragorn stupito.

“Anche se tu mi hai difeso davvero da schifo, io manterrò la mia parte del patto.” rispose l’elfo sdraiandosi sulla paglia.

“Ma come?” L’uomo però non ottenne nessuna risposta, tranne un leggero “Zzzz...”

Il giorno dopo Elrond riunì di nuovo il tribunale e fece entrare Legolas e i nuovi imputati.

Molto bene signori imputati, chi è il vostro legale adesso?” chiese con un sorriso falsamente gentile.

“Sono io, Faramir di Gondor!” disse Faramir avvicinandosi al seggio del giudice.

“Bene. Avvocato dell’accusa Glorfindel, a lei la prima arringa.” decretò Elrond.

“Grazie. Fate entrare il mio secondo testimone, sua maestà re Dain II Piediferro della Montagna Solitaria!” disse Glorfindel e dalla porta entrò un nano basso, grassoccio e con barba, baffi e capellli bianchi e lunghissimi. Sulla testa portava una corona di mithril costellata di smeraldi e rubini forgiata dai primi nani del Nord.

“Sua maestà vuole dirmi cosa è successo il 20 giugno 29**?” chiese Glorfindel.

“Prima vorrei sapere dov’è mio cugino e nipote Gimli! Mi deve un sacco di soldi e speravo di poter finalmente riscuotere.” rispose Dain e Legolas capì perchè Gimli era tanto felice di andarsene.

“Non c’è. Deve essere partito. Ma ciò non è rilevante. Risponda alla domanda invece.” disse Elrond.

“Grunf! Va bene.” disse Dain “Era un giorno di estate e mi sembrava un giorno felice perchè bisognava riscuotere le tasse. Ma alle 10 e 50 si presentò alla mia corte un elfo bagnato, sporco e ubriaco fradicio che mi disse di venire da parte di Trottoil o qualcosa del genere. Siccome non esisteva nessun re con quel nome sulla mia lista di tutti i re della Terra di Mezzo, pensai che fosse solo un imbecille e gli dissi di andarsene. Ma lui mi rispose, con il suo parlare da ubriaco, che mi dichiarava guerra. Allora ci mettemmo tutti a ridere fino a che non aggiunse che ero un idiota. A quel punto gli dissi che, ubriaco o no, la doveva smettere di insultarmi e, poichè continuava, ordinai alle mie guardie di buttarlo giù dalla scalinata. Dopo alcuni minuti sentii l’allarme antiorchi a Dale e uscii con le mie guardie. Fuori vidi l’elfo che abbatteva un edificio e quando cercai di fermarlo mi lanciò contro una trave di legno che mi impedii di muovermi per ore.”

“Vostra nanezza vuole dirmi se riconosce nell’elfo Legolas figlio di Thranduil l’energumeno che la insultò e la picchiò quel giorno?” chiese Glorfindel.

“Certo che sì! E’ proprio lui! Anzi, ora che mi ricordo è anche lo stesso elfo che mi rubò due monete d’oro l’anno scorso...” aggiunse Dain e cominciò a calcolare “sommando le spese... insulti... ecc... Mi deve ben 100.000 monete d’oro! Avanti, paga maledetto elfo!” disse Dain avvicinandosi con aria minacciosa a Legolas che lo guardava che un sorriso da ebete e che farfugliava qualcosa per scusarsi.

“Signor testimone, torni a sedere. Dopo che il processo sarà finito e le sue ragioni avranno vinto potrà salassare l’imputato a suo piacimento.” disse Elrond e poi continuò rivolgendosi a Faramir “Avvocato Faramir, vuole reinterrogare il teste?”

“Ma certo. Re Dain, lei ha affermato che Legolas era ubriaco quel giorno giusto?” chiese Faramir.

“Sì, l’ho detto.” rispose re Dain.

“Allora è chiaro, signor giudice, che bisogna tener conto di questo fatto come di un’attenuante nei confronti del mio protetto.” disse Faramir.                                            

“Obiezione, vostro onore!” esclamò Glorfindel “Il fatto che fosse ubriaco è invece un’aggravante: vuol dire che questo elfo si tramuta in un pericolosissimo vandalo quando è in stato di ebrezza. Perciò chiedo che venga condannato anche a vivere in un comunità di alcolisti anonimi per un mese oltre a scontare la pena di un anno di servizi sociali.”    

“Obiezione accolta.” disse Elrond con un sorriso diabolico.

“Obiezione, vostro onore! Ogni persona ubriaca si comporta senza sapere cosa fa e perciò...” disse Faramir, ma non riuscì a finire.

“Obiezione respinta!” disse Elrond “Ora possiamo passare a un’altro testimone. Avvocato della difesa, chi vuole portare a testimoniare?”

“Il mio teste è Legolas.” disse Faramir. Legolas allora si tolse di dosso tutte le catene con un solo gesto e si mise sul tavolo dei testimoni.

“Ma come diavolo ha fatto?” chiese Beorn raccogliendo le catene e guardandole come se fossero guaste.

“Signor Legolas, ci vuole raccontare cosa ha fatto esattamente il 20 giugno 29**?” chiese Faramir.

“Allora, prima di tutto devo raccontare ciò che successe il giorno prima, cioè il 19. Mi alzai dopo una notte passata fuori da casa in vari luoghi e mio padre mi diede un foglietto su cui c’era scritto qualcosa di incomprensibile. Mi disse che era elfico antico e che certamente avrei capito quello che c’era scritto. Poi mi disse anche che dovevo assolutamente fare quello che c’era scritto perchè altrimenti sarei stato punito: infatti, mi spiegò, quello era un foglio incantato indistruttibile che avrebbe fatto sparire tutti i capelli al proprietario se non avesse obbedito alle istruzioni su di esso scritte. Naturalmente erano tutte frottole, ma io ci credetti. Ero disperato, ma non gli chiesi di tradurmelo perchè mi vergognavo di supplicarlo. Perciò uscii di casa e andai dai miei amici Adrenalin, Imlelil e Araldin per chiedere aiuto. Dopo che ebbero guardato il foglio, Adrenalin mi disse che c’era una sola cosa da fare: rapire Librelil, il secchione della nostra classe, avvolgerlo in un tappeto e buttarlo giù da un ponte. Poi si mise a ridere sguaiatamente come al solito. Gli altri due miei amici dissero che, secondo loro, bastava rapirlo perchè traducesse l’elfico antico. Così andammo in biblioteca, lo prendemmo alle spalle, lo legammo e lo portammo su una casa su un albero dove c’era (e c’è) un nostro rifugio. Disgraziatamente poi arrivarono le guardie che erano state informate del rapimento e noi scappammo via lasciando là Librelil, senza avergli potuto chiedere cosa ci fosse scritto sul foglio. Allora decisi di andare da solo a una taverna a pensare e lì l’oste mi prestò un vocabolario di elfico antico. Cercai di tradurre ciò che c’era scritto e, per non scordarmelo, me lo appuntai su un altro foglio che ho messo nel mio diario segreto insieme a una copia dell’originale. Beorn, per favore puoi prendermi quel librone enorme non di scuola che si trova nella mia cell... ehm, stanza?” disse Legolas.

“Posso?” chiese Beorn, sempre costretto nel suo vestito da guardia giurata.

“Sì, vai pure e sbrigati.” rispose Elrond un po’ seccato. Dopo un po’ tornò Beorn con un librone enorme strabordante di fogli, foglietti e fogliettini e lo consegnò a Legolas.

“Oh, bene. Ecco qui il foglietto con la traduzione.” disse l’elfo e lesse:“Dichiarare guerra al re dei tappi, insultarlo con alate parole e infine distruggere tutte le osterie di Dale.”

Siccome mi ero ubriacato, caddi in letargo dopo aver finito di tradurre. Mi svegliò l’oste alle undici di sera perchè doveva chiudere e allora vagai tutta la notte per la foresta ed ebbi delle strane visioni che però ora non vi voglio raccontare.

[Visto che Legolas non vuole, dirò io quali furono queste sue visioni: sognò che la sua fidanzata Melania gli portava un altro boccale di birra; che il foglio con gli ordini si animava, gli spuntavano gli occhi, le braccia e delle fauci piene di denti affilati e lo voleva mangiare; che Galadriel gli compariva lontana e vicina sotto la luna con due nuvole e diceva frasi senza senso riguardo a un certo anello e infine che Thranduil arrabbiatissimo lo minacciava di chissà quali orribili torture nel caso non avesse fatto ciò che c’era scritto sul foglietto.]

La mattina mi svegliai in mezzo a un deserto e mi disperai, pensando di essermi perduto, perchè non mi ricordavo assolutamente come ci ero arrivato. Poi però passò un uomo che mi disse:“Elfo, levati da lì che devo scaricare i rifiuti di Dale e dei nani della Montagna Solitaria.” Mi trovavo infatti in mezzo alla discarica e grazie alle informazioni di quel gentile signore riuscii ad arrivare alla reggia di re Dain. Poi quello che è successo lo sapete perchè accadde ciò che vi hanno detto Bard e Dain. L’unica differenza è che non volevo affatto ucciderli e che ero proprio ubriaco fradicio. Infatti quando, dopo aver fatto perdere le mie tracce, tornai a casa e mio padre mi chiese se avessi fatto ciò che c’era scritto nel foglio, io glielo ridiedi e poi svenni. Dopo che ritornai in me non mi ricordavo più nulla e mi tornò in mente solo dopo un mese, quando Adrenalin mi parlò dell’elfo distruttore di Dale e mi disse che, secondo lui, avrebbe dovuto prendere Dain e Bard, avvolgerli in un tappeto e buttarli giù da un ponte. Poi rise sguaiatamente. Ma non dissi nulla a mio padre perchè lui non ebbe modo di sapere ciò che avevo fatto. E infatti nessuno mi aveva mai riconosciuto, almeno fino a l’altroieri.” concluse Legolas.

“Imputato e testimone Legolas, ci vuole dare il foglio con gli ordini scritti in elfico antico?” chiese Faramir e Legolas tirò fuori dal diario un frammento di una pergamena scura tutta macchiata e fradicia di alcool.  

“Lo può tradurre?” chiese il giovane uomo a Elrond, porgendogli l’orrendo fazzoletto.

“Non è certo un’impresa da poco... Sembrano gli scarabocchi di un troll che prova ad usare un pennino...” borbottò il giudice “Ecco, ho capito! C’è scritto:“Rinnovare l’alleanza con il re dei nani, elogiarlo e fare lo stesso con il re di Dale.” Nella traduzione di Legolas c’erano più errori che lettere.”

“Quindi si è trattato di un malinteso, un grave malinteso, ma comunque solo e soltanto un malinteso.” disse Faramir “Perciò chiedo che il mio protetto sia punito di meno, considerando il fatto che le sue azioni non erano intenzionali.”

“Obiezione, vostra elficità!” disse Glorfindel “Il fatto che l’imputato sia un tale idiota da non saper tradurre l’elfico antico non a niente a che vedere con ciò che ha fatto. E inoltre, siccome dopo ne era consapevole e non lo ha confessato, è doppiamente colpevole.”

“Obiezione accolta!” disse Elrond.

“Ma io non ho detto di essermelo ricordato...” cominciò Legolas.

“Signor stenografo Idrel, che cosa ha detto l’imputato poco fa?” chiese Elrond con fare maligno.

“Ha detto esattamente:“Dopo che ritornai in me non mi ricordavo più nulla e mi tornò in mente solo dopo un mese, quando Adrenalin mi parlò dell’elfo distruttore di Dale e mi disse che, secondo lui, avrebbe dovuto prendere Dain e Bard, avvolgerli in un tappeto e buttarli giù da un ponte. Poi rise sguaiatamente. Ma non dissi nulla a mio padre perchè lui non ebbe modo di sapere ciò che avevo fatto.” E niente di più nè di meno.” rispose Idrel con voce suadente.

“D’oh!” disse Legolas con rammarico (E va bene lo ammetto: questa espressione non esiste fra gli elfi, ma è più facilmente comprensibile per noi uomini).

“Molto bene!” disse Elrond “Domani continuerà il processo con l’arrivo di nuovi testimoni. Beorn, riconduci gli imputati in cella.” Ma prima che gli potesse dire che non c’era bisogno di far loro altro, l’uomo orso mollò un ceffone per uno agli imputati e li portò in prigione.

Dopo le solite tre ore, si svegliarono e mangiarono il miele che Beorn gli aveva lasciato per scusarsi. Ma non lo perdonarono, credo, perchè insieme al miele si era scordato là un orsacchiotto, ovviamente addestrato da lui, che li riempì di legnate per il fatto che non gli avevano dato neanche un po’ di miele.

“Sei proprio cattivo!” disse Beorn rimproverando l’orsetto che ormai aveva ricoperto di lividi i tre prigionieri. Dopo che se ne fu andato, arrivò Faramir di corsa.

“Legolas, sei nei guai! Ho sentito che Glorfindel ha trovato un testimone per provare che sei tu El comerciador!” disse all’elfo che rimase indifferente.

“Non importa che cosa potrà provare domani. Se Eomer farà ciò che gli ho detto in fretta, domani l’udienza durerà meno del solito.” disse Legolas sogghignando malvagiamente.

Il giorno dopo Beorn li prelevò di nuovo dalle prigioni e li portò di nuovo al tribunale.

“Avvocato della pubblica accusa Glorfindel, vuole far entrare il suo testimone?” chiese Elrond, di nuovo vestito da giudice.

“Certo. Fate entrare il prigioniero!” disse a due elfi dietro di lui che portarono nell’aula del tribunale un elfo alto con i capelli biondi, magro, con un espressione beota, con un naso rosso causato dalla sbornia quasi perenne, con i vestiti strappati e sporchi di vino e con le mani e i piedi legati. Legolas lo riconobbe subito: infatti era Adrenalin, uno dei suoi tre amici e complici.

“Signor Adrenalin, lei conosce questo elfo?” chiese Glorfindel indicando Legolas, che faceva dei gesti di diniego con le mani e gli occhi.

“Ma scierto scie sci, buonnuomo! Hic!” rispose Adrenalin dondolando la testa.

“E chi è?” chiese Glorfindel.

“È Legolash, figlio di Thranduil. Hic!” rispose lo sciocco e ubriaco elfo.

“Legolas e El comerciador sono la stessa persona?” chiese Glorfindel.

“Ma sciertamente, buonnuomo. Hic! Ansci Legolash mi aveva mandato qua per vendere le foglie di Boshco Atro e Lofftloh... Lotlort... inshomma di Lorien. Hic! Ma non devo dirlo a neshuno pershchè è un shegreto. E persciò, shhhhhh! Hic!” disce... ehm, volevo dire disse Adrenalin, mentre Legolas si metteva a piangere per la sua stupidità (di Adrenalin, non sua, eh! No, perchè... non si sa mai...).

“Ha confessato!” esclamò Glorfindel “Quello che il teste ha appena detto è una inconfondibile e inconfutabile prova d’accusa contro sè stesso e l’imputato Legolas.”

“Inshcon... shche? Pershchè mi deve dire le parolacceee??? Ora mi metto a piangere! Iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiih!!!” disse Adrenalin e si mise a piangere in quel modo orribile.  

“Dev’essergli venuta la sbornia triste.” borbottò Beorn.

“Ma tu che ne sai di sbornia? Non ti ho mai visto bere!” disse Boromir.

“Beh, quando mangio troppo miele mi ubriaco con quello.” rispose l’uomo orso arrossendo.

“Silenzio!” urlò Elrond “Allora, avvocato Faramir, ha qualcosa da chiedere al teste o ne ha uno suo prima che la giuria condanni gli imputati?”

 

E vi lascio qui con questa suspence! Commentate o non saprete mai come va a finire! Muhahahaha!!!!

 

   
 
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