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Autore: Lala_tan    11/07/2014    3 recensioni
Un licantropo ha distrutto il suo orto e con esso le sue adorate fragole.Si è trattato solo di uno sfortunato incidente, ma la strega Sevi non può certo fargliela passare liscia. Che punizione avrà deciso di infliggere al lupacchiotto? E chi avrebbe mai detto che ai lupi piacciono le fragole?
Dal racconto:
"Ti odio", ringhiò.
"Buffo detto da una palla di pelo incatenata e che odora ancora dell'anguria su cui ha così delicatamente posato il suo deretano".
.....
"L'unica che può liberarti da quelle catene sono io. Sai, durante la notte ho avuto tempo di pensare e ho deciso in che modo punirti per aver distrutto il mio orto", lo informai sedendomi scompostamente sulla poltrona, con le gambe adagiate su un bracciolo.
"Come?", mi chiese impallidendo leggermente.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Per la centesima volta: Liberami!", ringhiò il ragazzo legato come un salame nel mio soggiorno.
"Per la centesima volta: Non se ne parla. Mi spiace", risposi io, alzando gli occhi al cielo.
"A me non sembri poi così dispiaciuta", mi rimbeccò il ragazzo, alzando un sopracciglio.
"Nemmeno tu sembravi così dispiaciuto quando hai distrutto il mio orto".
"Ti ho già detto che è stato un incidente. Un gruppo di vampiri mi stava inseguendo, ho cercato di dividerli per poterli combattere meglio e per sbaglio sono finito sul tuo orto. Ho già chiesto scusa"
"Si, ma non basta. Sei già fortunato che non ti abbia staccato la testa come ho fatto con quei vampiri, licantropo", ringhiai, usando il nome della sua specie come un insulto.
"Senti qualunque strana pianta o ingrediente per intrugli magici io abbia rovinato, la ripagherò, promesso. Però prima devi lasciarmi andare".
"Cosa?", chiesi confusa. "Non coltivo ingredienti per pozioni nel mio giardino, sei pazzo? Quella roba è spesso tossica o difficilmente reperibile, potrei avvelenare tutti gli animali qui intorno o un altra strega potrebbe rubarmeli. TU", sbottai, indicandolo con l'indice. "palla di pelo troglodita, sei caduto sulle mie adorate fragole e hai distrutto tutte le mie angurie!".
"Aspetta!Mi tieni legato in casa tua da ore perchè ho schiacciato qualche stupido frutto?!?", mi chiese con aria sbalordita.
"Qualche stupido frutto?!?", gridai furiosa. "Quelli erano i miei frutti, idiota! Le mie fragole sono le migliori. Hai idea di quanto tempo abbia aspettato per poterle mangiare?!? E poi arrivi tu e PLOOOP... tutte le mie fragole vengono distrutte dal tuo grosso culone", grido con le lacrime agli occhi per la rabbia.
"Stai davvero piangendo per delle fragole?".
Io mi limitai a lanciargli un occhiataccia, poi mi girai, dirigendomi verso la porta alla mia destra. La aprì e afferro il manico di una scopa.
"Tieni le tue scope volanti in uno sgabuzzino? Questo si che è strano", lo sentì esclamare dietro di me.
"Scope volanti? Perchè dovrei volare su una scopa?", chiesi confusa e mettendo momentaneamente da parte la mia rabbia.
"Ehm... perchè sei una strega?", sussurrò come gli avessi appena chiesto di che colore è il cielo.
"Ah, giusto. E visto che sono una strega dovrei anche ballare nuda sotto la luna, fare l'amore con il diavolo, maledire gente a caso, indossare stupidi cappelli appuntiti e perchè no, anche usare uno scomodissimo pezzo di legno come veicolo quando potrei usare la BMW che ho parcheggiata nel garage".
"Non voli su una scopa?".
"Per gli dei, no!", sbottai. " Se proprio volessi volare su qualcosa preferirei avere qualcosa di più comodo sotto il mio sedere, come un  cuscino o una poltrona".
"Ma io credevo che...".
"La gente crede un sacco di cosa e tu dovresti saperlo bene, palla di pelo. Perchè pensi che sia venuta ad abitare qui, nel bel mezzo del nulla. La gente crede che io sia malvagia solo perchè sono una strega, ma che tu ci creda o no non ho mai maledetto nessuno, non credo nell'esistenza di Satana, non rapisco mocciosi urlanti per sacrificarli a divinità in cui non credo e le uniche pozioni che faccio sono su commissione, le vendo. Perciò cerca quanto vuoi ma in questa casa non troverai ingredienti inquietanti o simboli satanici, al massimo potresti trovare le mie scorte di vodka alla fragola".
"Mia madre mi diceva sempre di stare lontano dalle streghe quando ero piccolo", sussurrò abbassando lo sguardo.
"Per caso una strega le ha fatto qualche sgarbo. O lo ha fatto a qualcuno che conosce?", gli chiesi seccata e offesa.
"No, non che io sappia. Semplicemente crede che voi siate malvagie".
"Capisco, quindi il vostro astio verso la mia specie si basa unicamente su pregiudizi e sciocche superstizioni. Vuoi sapere una cosa, palletta. Anche mia madre mi diceva di stare alla larga dai licantropi, diceva che siete irascibili e maneschi. Io non diedi peso alle sue parole finchè un licantropo non perse il controllo e le staccò la testa davanti ai miei occhi. Ora, credo che sarei IO a dover avere paura di te e non il contrario, palletta".
Gli diedi nuovamente le spalle e mi diressi verso la porta sul retro, quella che dava sul mio orto.
"Dove vai?", chiese in un sussurro.
"A ripulire il disastro che hai fatto nel mio giardino. Poi farò una bella doccia, mi infilerò il mio pigiama di Brontolo, guarderò la mia soap preferita e infine me ne andrò a letto. No aspetta, riavvolgo il filo, mi è venuta un'idea migliore. Indosserò il mio costume da strega di Halloween, volerò fino in città sul mio bastone magico a doppia funzione e spaventerò tutti quanti emettendo strane risate da film dell'orrore. Forse la seconda opzione rispecchia di più le tue aspettative ".
"E credi che tra la visione di una soap e il tuo sonnellino di bellezza troverai spazio per la voce: liberare un povero licantropo dispiaciuto".
"Ehhhhhhhmmmmmmm....No! Ci hai provato. Penserò a cosa fare con te domani".
"Tu sei pazza!".
"E tu non stai aiutando la tua causa, palla di pelo aromatizzata all'anguria", gli dissi con un sorrisetto e uscì dalla stanza seguita dai suoi ringhi infastiditi.
..............
"Sorgi e brilla, palletta!", gridai a mezzo metro di distanza dal licantropo; scomodamente addormentato sul tappeto del mio soggiorno e iniziai a sbattere due coperchi di ferro.
"Ho capito, ho capito. Sono sveglio", gemette il ragazzo girandosi sulla schiena e fulminandomi con lo sguardo.
"Dormito bene?", gli chiesi allegramente.
"Spero tu stia scherzando. Ho dormito qualche ora su un tappeto perchè QUALCUNO ha passato metà della notte al telefono con un gruppo di streghe per commentare il bacio tra il gemello cattivo e la protagonista di una stupida serie tv", sbottò esasperato.
Io ridacchiai. "Ma sempre a lamentarti stai? Su goditi la vita. Avresti potuto guardare anche tu la puntata invece di cercare inutilmente di rompere quelle catene magiche".
"Ti odio", ringhiò.
"Buffo detto da una palla di pelo incatenata e che odora ancora dell'anguria su cui ha così delicatamente posato il suo deretano".
"Liberami o quando riuscirò a scappare da qui te la farò pagare cara".
"L'unica che può liberarti da quelle catene sono io. Sai, durante la notte ho avuto tempo di pensare e ho deciso in che modo punirti per aver distrutto il mio orto", lo informai sedendomi scompostamente sulla poltrona, con le gambe adagiate su un bracciolo.
"Come?", mi chiese impallidendo leggermente.
"Non preoccuparti, non è nulla di orrendo, insomma c'è di peggio. Ho deciso che prima di lasciarti andare dovrai farmi da schiavo per 10 settimane", lo informai facendo comparire un collare di ferro nella mia mano.
"Questo è un collare magico. Solo io posso togliertelo, oppure si toglierà da solo al termine delle 10 settimane. Allora e solo allora sarai libero di andare".
"Immagino che la mia opinione non abbia nessuna importanza".
"No, nessuna. Questa è la mia decisione, prendere o prendere", ridacchiai infilandogli il collare che si chiuse di scatto.


10 settimane dopo
Blez entrò nella stanza con un pallone da basket sotto il braccio e un enorme sorriso stampato in faccia.
Blez, pensai ancora divertita. I suoi genitori non dovevano aver avuto molta fantasia per chiamarlo lupo nella lingua dei celti.
"Voglio una rivincita a basket prima che inizi la tua soap preferita. Io contro di te, niente magia e niente super poteri da licantropo. Ci stai, maghetta?", chiese avvicinandosi, ma si fermò di scatto quando vide la mia espressione e il bicchiere di vodka alla fragola che tenevo in mano.
"Hey, tutto okay?", sussurrò con aria preoccupata e si sedette accanto a me.
"4...3...2...1...eee puoi dire addio al collare", mormorai guardando l'orologio appoggiato sul tavolino davanti a me.
Il collare magico che portava al collo si aprì di scatto e cadde sul tappeto con un tonfo sordo.
Io trangugiai la vodka che restava nel bicchiere e mi alzai dal divano.
"Hey, maghetta, dove stai andando?. Non ti va di fare una partita?", chiese nuovamente alle mie spalle.
Io sospirai e mi girai verso di lui.
"Forse non hai capito palletta. Sei libero. Sono passate 10 settimane, puoi andare. Su, tornatene a casa tua. Sciò, sciò".
"E se io non volessi andarmene? Se mi piacesse stare qui? Con te?".
Io mi lascia sfuggire una risatina amara.
"Si, come no. E poi sarei io quella pazza. Non hai più alcun motivo per restare qui. Perchè dovresti rimanere?", gli chiesi.
"Ah, ma io un motivo per rimanere ce l'ho, anzi ne ho più di uno a dire il vero e sono tutti motivi molto validi", disse con un sorrisetto e nei suoi occhi brillò una strana scintilla mentre mi guardava.
"E quali sarebbero questi validi motivi?", domandai alzando un sopracciglio con aria interrogativa.
Un attimo dopo mi ritrovai con la schiena schiacciata contro il muro e le sue labbra calde e morbide coprirono le mie.
"Beh, il motivo principale è una streghetta sexy e solitaria; con gli occhi verdi come le foglie di primavera, la pelle bianca come il latte e i capelli dello stesso rosso acceso delle fragole di cui profuma la sua pelle, il cui sapore dolce aleggia sulle sue labbra carnose e di cui porta il nome".
"Non sapevo che i licantropi potessero essere dei poeti, palletta".
"E io non sapevo che le streghe usassero le BMW e fossero dipendenti dalle soap opere. Possiamo imparare un sacco di cose l'uno dall'altra. Che ne dici, Sevi?Mia dolce streghetta delle fragole", sussurrò al mio orecchio, facendomi sciogliere.
"Io dico... che ti straccio di nuovo a basket", gridai, scivolando sotto il suo braccio. Afferrai il pallone e corsi fuori dalla porta, inseguita dal mio lupacchiotto.
"Hey non è valido, Blez!", esclamai con un gridolino di sorpresa quando mi afferrò per la vita e avvicinò la mia schiena al suo petto muscoloso.
Lo sentì irrigidirsi contro di me e voltai la testa per poterlo guardare in faccia.
Il suo sguardo era reso più scuro dalla passione e dal desiderio.
"Dillo di nuovo", mi ordinò con voce roca.
"Che cosa?", chiesi confusa.
"Il mio nome, è la prima volta che lo dici; di solito mi chiami palletta, lupacchiotto, culo all'anguria o kamikaze delle fragole. Chiamami di nuovo per nome", sussurro baciandomi il collo.
"Blez"
"Ancora, dillo ancora", mormorò girandomi verso di lui.
"Blez". 
I nostri baci si fecero più profondi e affamati mentre lui sussurrava il mio nome contro la sua bocca e io gemevo il suo.
La palla da basket cadde a terra e rotolò via, ormai completamente dimenticata, ma, dopotutto la rivincita poteva aspettare; adesso avevamo cose più importanti e urgenti da fare.
Blez mi alzò tra le braccia e si diresse verso la mia camera da letto.
"Chi avrebbe mai detto che ai lupi piacciono le fragole", sussurrai davanti alla porta della mia stanza facendo scoppiare Blez a ridere.
"Non a tutti i lupi e non tutte le fragole; solo una, la più dolce", mormorò mordicchiandomi il collo e richiudendo la porta alle nostre spalle.











  
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