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Autore: Allyn    11/07/2014    15 recensioni
Allyn torna con una storia a capitoletti un po' particolare!
Una serata al pub per festeggiare fu l'inizio di tutto.
Un Sasuke ancora vergine e confuso che nega l'evidenza.
Regole a cui il nostro eroe viene immancabilmente meno, con conseguenze disastrose per la sua reputazione e sanità mentale.
Tra risate, ricatti, gelosie, scatti di demenza, riusciranno i nostri eroi a mettersi insieme?
NaruSasuNaru un po' folle e comica, a tratti romantica, a tratti calda, per giocare con i nostri due eroi preferiti, per prendere un po' in giro quella papera di Sasuke, per dire ancora una volta, anche in una AU, che quei due SI AMANO
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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AllynChannel trasmette come promesso.

Sono sempre loro: Sasuke e Naruto. Il compleanno di Mikoto, una tragedia, più che altro per Sasuke, poi per Fugaku, e Madara, ma che vuole? Ahaha Shisui e Itachi daranno il loro meglio.

Io torno con il capitolo ventotto e nel caso le regole non vi bastassero e la curiosità vi scorresse addosso c’è sempre la nuova fic su Naruto, Gaara e Sasuke.

Un bacione!

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Vi aspetto <3 e vi ringrazio, come sempre

 

VENTOTTESIMA REGOLA: le madri sanno sempre tutto, anche quando fai del tuo meglio per fingere. Quando troppe persone iniziano ad essere a conoscenza del tuo segreto forse è il momento di cambiare nome.

“Da quanto va avanti?” Zio Madara non era mai stato un ficcanaso, anzi, più riusciva a mantenersi nell’ombra, lontano dagli affari di famiglia, più si riteneva soddisfatto.

Eccezione fatta per il suo nipote prediletto, e questo Sasuke lo sapeva.

Fin dall’infanzia, Sasuke, era stato il pupillo dello stravagante Zio. Non esisteva compleanno o Natale, o festa, in cui Madara si dimenticasse di regalare un indispensabile consiglio di vita al bambino.

“Non farti mettere sotto da nessuno”

“Noi Uchiha siamo superiori a chiunque”

“Tu mi somigli ragazzo. Non dimenticarlo mai”

“Non dovrai piegarti di fronte alle difficoltà, saranno loro a inchinarsi di fronte a te”

E così via, queste erano più o meno le deliranti perle che lo Zio Madara andava sussurrando nelle piccole orecchie di un Sasuke al tempo ancora bambino.

La condizione mentale attuale di Sasuke però non era totalmente da attribuire alle parole dell’uomo, ma tutti in famiglia sapevano che, invece di riderci su, il più piccolo degli Uchiha aveva preso quei consigli alla lettera.

Forse era un difetto genetico, ma entrambi, zio e nipote, erano a modo loro due pazzi, due pazzi che si rispettavano, esemplari unici nel loro genere, e in quanto speciali non potevano non sentirsi superiori agli altri, complici nella loro misantropia, complici nel loro acume, complici nel cinismo e infine, dopo anni, con grande turbamento di Sasuke, complici anche nelle scelte sessuali e sentimentali…

Il ragazzo aveva sempre provato ammirazione per lo Zio, anche se questo ogni tanto gli incuteva terrore o gli faceva accapponare la pelle con il solo sguardo, ma, dopotutto, quel pazzo con i capelli da metallaro e la pelle da vampiro era l’unico in grado di tener testa a suo padre, Fugaku. E poi Sasuke l’aveva sempre preso da modello, addirittura ricordava un tema delle elementari in cui aveva sostenuto che il rapporto di coppia perfetto fosse quello tra suo zio e…il suo compagno, Hashirama.

Merda.

Sasuke si chiese se la colpa della sua condizione non fosse da delegare all’uomo che ora incombeva su di lui e sul suo attuale –sottocoperturanellavestedimiglioreamicoidiota – ragazzo.

“Zio?” Aveva gli occhi sgranati, mai quanto quelli azzurri di Naruto.

Un accenno di sorriso nacque sulle labbra del biondo, che guardò il compagno.

“Cosa andrebbe avanti?” Sasuke incrociò le braccia e sostenne lo sguardo indagatore del parente.

Il sorriso di Naruto si spense.

“Oh, non prendermi per cretino, pivello. Tu e questo coso…avresti potuto trovartelo più…ah, accidenti, sì, quando hai intenzione di dirlo a tuo padre? Mi pare una cosa seria la vostra, no? Cuoricini ovunque, di quel tipo, ecco”

Sasuke imprecò mentalmente, doveva mantenere la calma, uccidere lo zio, che sapeva, uccidere Minato e Kushina, che sapevano, sotterrare tutti insieme a Naruto in una fossa nel deserto…ah, avrebbe dovuto uccidere anche quell’Hippie di Hashirama, perché sicuramente sapeva anche lui.

“Sei vecchio, stai dando i numeri” Negare, fino alla morte, combattere, fino alla morte.

“Non mancarmi di rispetto, moccioso”

Madara non sembrava arrabbiato, ma aveva cambiato postura, il piccolo nipote che prima pendeva dalle sue labbra adesso lo stava sfidando.

“Alla tua età anche io ero come te, negavo. Ho negato per anni fino a quando…” Si interruppe.

“Fugaku non la prenderà bene, oltretutto, tuo fratello…anche lui non è che sprizzi testosterone da tutti i pori” Continuò.

A Sasuke vennero i brividi, ancora ricordava i frammenti di conversazione che aveva sfortunatamente intercettato. Shisui, Itachi…Fugaku sarebbe crollato a terra, infarto assicurato.

“Signor Uchiha…” Naruto si schiarì la voce, aveva la gola secca. Sasuke gli strinse il polso con forza, non voleva assistere ad massacro, dove il biondo, naturalmente, avrebbe avuto la peggio.

“Nar-“

“Sas’ke, lasciami parlare”

“Che vuoi tu, testa gialla!” Madara si avvicinò ancor di più, sfidando il giovane.

Sasuke si guardò intorno, felice di vedere che nessuno era abbastanza vicino da poterli sentire, o notare.

Tutti allegramente coinvolti nelle loro sane conversazioni, nessuno stava sudando sette camicie per dimostrare ad uno zio infallibile di non essere omosessuale.

“Ehm, la prego di non pressare Sasuke. E’ vero, stiamo insieme…”

Fine dei giochi, fine di tutto, il moro pregò il cielo di morire in quel momento, un fulmine, un asteroide, un aereo, una puntura di vespa, un colpo…voleva morire in quel momento ed allontanarsi dal disastro imminente. Era rovinato. Lo aveva saputo fin dall’inizio, fin da quando aveva incontrato quell’idiota con i capelli color del grano. Aveva deciso la sua fine da bambino. Lui l’aveva detto, se lo era ripetuto in testa come un mantra, non avrebbe dovuto portarlo a quel compleanno, era inaffidabile, una mina vagante, li avrebbe traditi…

Piangere avrebbe peggiorato la situazione, e poi lui non era un tipo da lacrime, e queste di certo non avrebbero impedito alle labbra di Zio Madara di diventare così sottili e tirate.

Tre. Due. Uno. Pronti all’esplosione, Naruto sarebbe scoppiato in mille pezzi, colpito dal raggio laser Madara.

“Stiamo insieme e…Sasuke non è pronto, per lui, per me…è stato difficile, lei capirà sicuramente. Anche se oggi le cose sono cambiate rispetto al passato…”

“Mi stai dando del vecchio?” Madara si accigliò, ma non pareva realmente arrabbiato. Sasuke aveva le mani freddissime e la salivazione azzerata, dì li a poco sarebbe collassato a terra.

“No…No” Naruto alzò entrambe le mani. “Sto solo dicendo che…ognuno ha i suoi tempi e Sasuke non vorrebbe essere una delusione per suo padre o per l’intera famiglia, e sa che lei, rispetto agli altri, riuscirà a capirlo e ad aiutarci”

Sasuke ricominciò a respirare, sentì la mano sudata e fredda di Naruto stringere la sua, con forza. Naruto lo capiva, meglio di chiunque altro era riuscito a spiegare a quell’uomo alto e algido le sue emozioni, le sue paure.

“Sasuke” Madara lo guardò negli occhi, poi guardò Naruto, le loro dita intrecciate. “Da quando fai parlare gli altri per te?” E sorrise. “L’amore ti ha rimbecillito…io almeno ho conservato la mia dignità e…”

“Madara! Ehi, ti avevo perso” Hashirama comparve dal niente, un sorriso enorme ed infantile sul viso abbronzato. Abbraccio il compagno, cingendolo da dietro, per poi posargli un bacio velocissimo sul collo. Madara si zittì, si liberò dalla presa dell’altro e si voltò.

“Tu! Sparisci”

“Dignità, eh?” Sussurrò pianissimo Naruto, Sasuke sorrise, si sentiva stranamente leggero. Averlo detto a qualcuno lo faceva sentire meglio, libero.

“Ma…amore…io” Hashirama mise il broncio.

“Non ora…non vedi che…” Madara pareva improvvisamente impacciato, Hashirama gli aveva preso le mani e l’aveva costretto a guardarlo.

“Stavi parlando con i ragazzi?” Disse, sottolineando la parola “ragazzi”. Sasuke capì che sì, anche Hashirama sapeva.

Numero familiari a conoscenza del segreto: due.

“Sasuke caro, Naruto, l’amore è bellissimo, non fatevi troppi problemi, chi vi ama capirà” E detto questo baciò Madara sulle labbra e se ne andò sorridendo come un ebete.

“Morto, lo voglio morto” Sillabò lo zio, pulendosi con la manica della camicia.

“Voi due…” Sospirò. “Ho capito, cazzo, mi sembra di vivere in una fottuta Soap. Tu, testa bionda, non fare cretinante, Sasuke, polso e… non lasciargli prendere il potere, nella coppia deve esserci il maschio dominante, ricorda!”

Sasuke capì che suo zio stava delirando, che Hashirama l’aveva destabilizzato, che quel sottolineare continuamente l’espressione “maschio dominante” rimandava alla conversazione che avevano avuto poco tempo prima sul “chi sta sotto, chi sta sopra”. A quanto pare, allo zio Madara stava a cuore il didietro del nipote prediletto. Sasuke si sentì in colpa, ma annuì comunque.

“Sta arrivando Fugaku” Li avvertì con un sospiro, prima di congedarsi imprecando.

“Tuo zio è pazzo” Riuscì a concludere Naruto, prima che il capofamiglia li raggiungesse.

“Sasuke…” E guardò prima Naruto, poi il figlio. “C’è la torta in tavola, vai a fare una foto con tua madre e la famiglia”.

Il moro sospirò e si incamminò verso gli altri.

***

“Obito, esci da sotto il tavolo” La voce allegra di Hashirama risuonò tra il borbottio generale.

“Su, accendono le candeline”

“A Rin piaceva spegnere le candeline” Piagnucolò Obito.

“Devo chiamare Madara per aiutarmi a farti uscire?” Lo minacciò l’uomo.

Obitò allargò gli occhi e zampettò fuori dal nascondiglio, si sistemò la giacca, infilò il cellulare in tasca e guardingo seguì Hashirama al tavolo.

Mikoto sorrideva felice, protagonista per un giorno, bambina per un giorno.

Sasuke pensò a come le si sarebbe spezzato il cuore. Ma aveva sempre Itachi, dopotutto, no? Lo stomaco gli si strinse in una morsa.

Kushina non faceva che congratularsi con lei, troppo vicina, così come Minato a Fugaku, gli stringeva la mano, si lasciava andare in racconti sull’infanzia dei figli, a cosa stavano giocando? Ai felici consuoceri?! A Sasuke cominciò a girare la testa.

“Itachi dov’è?” Chiese Obito.

“Con Shisui, no?” Rispose Madara.

“Andatelo a chiamare, voglio una foto con i miei bambini” Disse Mikoto, che nel contempo osservava deliziata le fiammelle appena accese.

Qualcuno andò a chiamare il ragazzo, e tra borbottii e canzoncine di auguri Itachi si presentò mano nella mano con Shisui, entrambi ubriachi fradici.

“Fu-ga-ku?” Chiamò Shisui, tutti lo guardarono. Sasuke stava per vomitare, Naruto era perplesso.

“Questo è per te!” E sbam, il ragazzo prese il viso ridente di Itachi tra le mani e gli stampò un bacio in bocca.

Madara si portò una mano alla fronte, Hashirama scoppiò a ridere, Fugaku impallidì, e con sorpresa di tutti Mikoto scoppiò a ridere.

“Voi ragazzi, siete fantastici, venite qua, facciamo una foto tutti assieme”

Sasuke si chiese se sua madre fosse impazzita, ma la sua risata gioiosa contagiò gli altri, che interpretarono quel gesto come un gioco.

“E questo è per sensibilizzarvi all’amore globale, su su, Sasuke!! Dai un bacio a Naruto pure tu!” Shisui stava cantilenando, esortando il cugino.

Mikoto rise ancora, Fugaku scosse la testa imbarazzato, poi guardò Sasuke e fece un cenno di diniego con la testa.

“Ragazzi, ricomponetevi” Ordinò, affidando la macchina fotografica a Minato che si era fatto triste.

“Tutti intorno a Mikoto, Obito, smetti di ridere, Itachi, anche tu, e dopo faremo un discorsetto”

“Fugaku, amore, non essere così severo, stanno giocando…” Lo riprese Mikoto, che proprio di preoccupazioni, sgridate, brontolii sommessi non ne voleva sapere, non quel giorno.

Si strinsero tutti attorno alla donna e al suo sorriso dolce, Minato impostò l’autoscatto, dieci secondi di lucetta lampeggiante e sorrisi tirati, poi il flash e le candeline che si spegnevano, l’applauso, gli auguri ripetuti, i baci.

***

Mikoto aveva aperto tutti i regali, mostrato un volto gioviale, per niente invecchiato dal tempo, anzi, addolcito da ogni anno passato, occhi comprensivi e pazienti.

“Sasuke?” Lo chiamò con la mano. Il ragazzo la guardò, seduta su una sedia in plastica, elegante come una regina, eppure tanto semplice, tanto bella.

Amava sua madre, anche se non gliel’aveva più detto dai tempi delle elementari, l’amava ancora, proprio come allora.

Si avvicinò, cercando di individuare l’oscura figura di suo padre, l’aveva visto prendere Itachi e Shisui per le orecchie e trascinarli in casa.

“Mamma…” Disse, guardandola negli occhi, capendo perché Naruto insistesse tanto con il dire che per lui era la donna più bella del mondo, semplice, gli somigliava, tantissimo.

“Sasuke” Sorrise lei, scandendo ogni sillaba del suo nome.

“Mamma” Ripetè lui. Lei rise, gettando un po’ la testa all’indietro, ringiovanendo di vent’anni in un secondo.

Lui sapeva che l’avrebbe delusa, soffriva, si sentiva sbagliato, cattivo, un pessimo figlio.

“Vieni qui, vicino, su, come quando eri bambino” Lo richiamò lei.

Il ragazzo annuì, cercando una sedia, non la trovò, così con un sospiro fece quello che non faceva da anni, si sedette sull’erba, vicino alle gambe di sua madre.

Lei gli passò le dita tra i capelli neri, lui arrossì e per un attimo pensò di scostarsi, poi invece chiuse gli occhi e si rilassò.

“Sei felice, Sasuke?” Quando li riaprì sua madre lo guardava con attenzione.

“Perché questa domanda?”

“Rispondi” Gli posò l’indice affusolato sul naso. “E non dire bugie”.

“Io…”Indugiò, pensò al passato e poi agli ultimi mesi, a come si era sentito con Naruto, completo, amato e…felice. Poi però era venuto il senso di colpa, la vergogna, la paura, avrebbe deluso tutti, avrebbe rovinato tutto.

“Io vorrei…”

Lei lo esortò a continuare, con un’espressione che lui non vedeva da tempo, ma che ricordava benissimo. Sua madre era sempre stata in grado di leggergli dentro, di capire come si sentiva anche quando mentiva, era stata lei ad abbracciarlo ogni volta che si sentiva messo da parte per Itachi, era sempre stata lei a sussurrargli, senza che lui avesse avuto il tempo di chiederlo, che suo padre lo amava, anche se non era solito dimostrarglielo.

“Puoi” Lo sorprese dopo pochi minuti di silenzio. “Io ti amo lo stesso, qualunque sia il modo in cui tu scelga di vivere” Lei guardò oltre, Sasuke si voltò, con il cuore a mille, con lo stomaco sottosopra, cosa stava guardando? Poi lo vide, vide che gli occhi neri di sua madre si erano posati sull’altro, su Naruto. Per qualche secondo lo guardarono entrambi, madre e figlio. Naruto che sorrideva, Naruto che gesticolava, Naruto che si voltava, come colpito dal loro sguardo pece e che sorrideva, salutando con la mano, come quando era bambino.

Quante volte lei li aveva visti giocare, quante volte aveva preparato il letto per Naruto, quante volte aveva messo cerotti e bende sulle loro ginocchia, quante volte? Li conosceva, entrambi.

“Io voglio che tu  sia felice…” Lei gli prese le mani, e Sasuke sapeva di averle freddissime, di essere emozionato e confuso e sì, di avere le lacrime agli occhi, come non accadeva da secoli.

Aveva capito bene? Sua madre sapeva? Com’era possibile? Nessuno poteva averle detto niente, lui non aveva lanciato segnali di nessun tipo, e di certo non credeva al detto “le mamme lo sentono”, ma…guardandola in viso, intrattenendo con lei una conversazione muta e profondissima, per un attimo ebbe come la certezza che invece, quel detto che sbeffeggiava, fosse vero, che lei lo aveva sentito, che lei lo aveva visto dentro.

“Ma mamma, io…”

“Qualsiasi strada, qualsiasi scelta, qualsiasi amore…voglio che tu sia felice, voglio poterti vedere felice”

Non poteva crederci. Quel giorno, sveglio nel letto di primo mattino aveva avuto come una premonizione, il compleanno di sua madre, la rovina, il giorno in cui tutti avrebbero saputo. Però si sentiva meglio, sempre più leggero, svuotato dall’angoscia.

Cosa c’era da dire? Doveva confermare, magari aveva capito male, magari sua madre alludeva a qualcos’altro, al percorso lavorativo, ecco.

Ma lei gli strinse la mano.

“Non si sceglie chi amare” Poi si sedette vicino a lui sull’erba, lontani da tutti, invisibili a tutti, gli posò un bacio sulla fronte, sulla guancia e lo strinse forte.

 

***

[EXTRA]

Extra: di qualche settimana prima, di Naruto che proprio non sa tenere un segreto… ma si sa, certe gioie vanno condivise con chi si ama.

 Aveva detto a Sasuke che qualcuno stava male, un parente, uno vecchio.

Sasuke se l’era bevuta, aveva fatto le spallucce, l’aveva guardato preparare lo zaino e i soldi per mettere benzina.

“Allora torno domani, ti saluto mia madre…e” Aveva detto.

“No, non salutarmi né tua padre, né tua madre, né il pesce rosso…poi si insospettiscono” Aveva risposto Sasuke sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Ma se conosci i miei da sempre…”Aveva ribattuto Naruto con il broncio, già colpevole in cuor suo per il vero motivo del suo ritorno a casa.

“E’ uguale!”

Naruto sbuffò, chiuse la cerniera dello zaino, guardò la stanza dove aveva alloggiato per i primi anni di università e dove ora andava solo per dormire con Sasuke, dato che l’altro letto era solito invaderlo quel pazzo di Suigetsu, che sì, fortunatamente non faceva altro che far nottata con qualcuno, o con Karin.

Ripensò a tutte le volte in cui aveva toccato Sasuke, sopra le lenzuola, sotto le lenzuola, sul pavimento, sotto la doccia. A tutte le volte, silenziose, in cui Sasuke l’aveva svegliato nel cuore della notte, baciandolo sul collo, infilandogli la mano nei boxer, avvolto dalle tenebre come da una coperta sicura, come se si vergognasse della verità.

Naruto si era fatto toccare, si era fatto baciare la schiena, invadere, con una gioia che non avrebbe saputo descrivere a parole. Ascoltava e basta il corpo di Sasuke impattare contro il suo, riempirlo e svuotarlo e avrebbe voluto dirgli che poteva farlo anche alla luce del sole, senza vergogna, poteva desiderarlo così, senza vergogna.

“’Suke” Lo chiamò, prima di aprire la porta e andar via.

“Che c’è?” Sasuke alzò a malapena lo sguardo dal libro che stava leggendo.

Aveva i piedi poggiati sulla scrivania, le caviglie scoperte, i pantaloni del pigiama tutti sgualciti. Era bellissimo, per Naruto, Sasuke era la persona più bella del mondo.

“Io vado” Annunciò, premendo le dita sulla maniglia.

Il moro lo guadò attraverso le lenti degli occhiali, lo guardò negli occhi e sembrava dire: “cosa vuoi che faccia?”.

Naruto avrebbe voluto che si alzasse, posasse il libro e corresse a baciarlo sulle labbra, poi con la lingua, poi…no, così non sarebbe più andato via, però almeno un po’ di affetto…

Si sentì triste, come se tra loro ci fosse un muro invisibile. Sasuke non era di certo la persona più espansiva ed estroversa del mondo, anzi, forse era tutto il contrario, ma almeno con lui, almeno con la persona con cui faceva, insomma, con cui faceva l’amore, a cui aveva detto di amare…ecco, akmeno con lui poteva.

Naruto si morse le labbra, sostenne lo sguardo pece del compagno, poi si voltò e abbassò la maniglia.

“Torno presto” Disse.

Gli sembrò di vivere una scena da film, quando Sasuke lo afferrò per il polso e chiuse la porta sbattendocelo contro.

“Tu, saluta per bene” Gli sussurrò contro le labbra.

Naruto era storidito, con il respiro di Sasuke sul viso, con i suoi occhiali appannati vicino agli occhi.

Boccheggiava, e si sentì in imbarazzo, perché questa cosa lo faceva sentire tanto sciocco, tanto ragazzina delle medie, tanto infantile e innamorato, e debole e…

Sasuke lo baciò con trasporto, gli infilò la lingua in bocca, le dita, che fino a quel momento avevano carezzato solo le pagine ordinate del libro, ora erano tra i suoi capelli dorati.

Naruto non voleva più andar via, neppure per un giorno, neppure per dire ai suoi che tutto era andato bene che lui e Sasuke si amavano.

Rispose al bacio e lasciò cadere lo zaino.

Rispose al bacio, e decise che sarebbe partito dopo, rispose al bacio e lasciò che Sasuke gli sganciasse i pantaloni, che lo  trascinasse sulla scrivania, che lo toccasse ovunque.

Quella volta finirono per combattere, con mezzi vestiti addosso e mezzi sul pavimento.

Combatterono per la supremazia, e finirono per ridere, per metterci più tempo del dovuto, per prendersi entrambi, per ansimare entrambi.

 

***

“Mamma, ritardo” Disse Naruto al cellulare, una volta rivestito e pettinato, con le labbra di Sasuke sul collo per salutarlo ancora una volta.

“Parto ora” Annunciò con un filo di voce, interrompendo la chiamata.

“Guida piano, imbecille” Lo ammonì l’Uchiha, piantandogli lo zaino tra le braccia e buttandolo fuori dalla camera.

“Finalmente un po’ di relax” Borbottò a voce abbastanza alta per farsi sentire dal biondo, che rise, e una volta chiusa la porta sussurrò.

“Ti amo anche io, Sasuke”

***

“Io lo sapevo” Squittì Kushina abbracciandolo.

Naruto aveva dato fondo a tutto il suo coraggio per confessare ciò che i suoi genitori già sapevano da tempo. Non riusciva bene a capire come, ma avevano sempre saputo, e avevano sempre tifato per Sasuke, sperato che lui lasciasse Hinata, che fosse felice.

Loro volevano che fosse felice senza imbrogli o menogne, e non c’era gioia più grande, perché Naruto si sentiva bene, e completo e amato, e… sarebbe potuto esplodere nel salotto di casa sua, tra le braccia di sua madre, di fronte al sorriso strano e dolce di suo padre.

“Mi dispiace, Pa’” Disse guardandolo. Minato gli posò una mano sulla spalla.

“Abbiamo avuto il tempo per capirlo…per guardarti, per parlare” E puntò gli occhi azzurri su Kushina.

“Ma avresti preferito un figlio…normale” Naruto stava piangendo.

Minato li abbracciò entrambi, li avvolse.

“Naruto, tu non sei diverso”

“E poi Sasuke è bellissimo” Si intromise Kushina.

“Eh?” Naruto si trovò a sorridere.

“E’ la verita” Rise lei. “E’ il benvenuto in casa nostra, come membro della nostra famiglia, lo è sempre stato, dopotutto”.

“Mamma, non esagerare, Sasuke non credo abbia intenzione di…”

“Ognuno ha i suoi tempi” Esordì Minato sciogliendo l’abbraccio.

“Oh, se aspettiamo i tempi degli Uchiha dovranno vivere per sempre nell’ombra” Ribattè Kushina.

“Mamma…ti prego, va bene cosi”

Lei si addolcì, ma Naruto le vide comunque negli occhi il fuoco della rivolta, aveva preso molto a cuore la questione e la cosa lo preoccupava, oltre a rallegrarlo molto, ma soprattutto lo preoccupava, di certo non voleva che Sasuke venisse a conoscenza del fatto che ora i suoi genitori sapevano.

******

Extra: buone norme di comportamento alle feste in famiglia

Fugaku si era sempre considerato un buon genitore. Aveva considerato Itachi un buon figlio. Ora, chiuso nel salotto si stava chidedendo cosa avesse sbagliato.

“Shisui, smetti di ridere. Itachi, da te non me lo sarei proprio aspettato. Davanti agli zii per giunta!” Sentenziò con le braccia incrociate e lo sguardo severo.

Shisui si portò una mano davanti alla bocca, cercò di trattenersi, guardò in direzione del cugino poi del divano, dove si sedette, poi nuovamente Fugaku, poi scoppiò a ridere di gusto.

“Oddio! Guarda che faccia, è incazzato nero!” E giù risate.

Fugaku attinse a tutta la sua pazienza per non gridare, lasciò perdere Shisui, il ragazzo aveva perso qualsiasi facoltà mentale, ne avrebbe riparlato con lui quando i fumi dell’alcool lo avrebbero abbandonato. Si concentrò sul figlio, che sedeva silenzioso, lo sguardo pece puntato sui piedi.

“Tu sei quello responsabile, tu dovevi dare il buon esempio, tu…cosa ti è saltato in mente?” Iniziò.

Fugaku era sconvolto, proprio non capiva il perché di quel gesto, non capiva perché avessero dovuto baciarsi, con tutti gli scherzi che esistevano, proprio quello? E poi sua moglie, ma che gli era preso? Ridere così…erano forse tutti impazziti e lui non se ne era proprio accorto?

Prese forza e tornò a guardare Itachi che si guardava le scarpe.

“Non avete pensato che con quella trovata qualcuno si sarebbe potuto offendere? Tuo zio…insomma, tuo zio Madara…”

Indugiò.

“E’ gay, papà?”  Itachi alzò lo sguardo.

Fugaku si morse le labbra.

“Sì, quello” Borbottò.

Shisui afferrò un cuscino e ci rise contro, poi sussurrò. “Omofobo, come cazzo fa ad essere omofobo, con Madara…insomma….” E rise ancora.

Fugaku l’aveva sentito, si vergognò per un solo istante, poi tornò sui suoi passi.

“E’ proprio perché non lo sono che il vostro comportamento mi ha deluso, poteva offendere…”

“Non ha offeso nessuno, papà”

“Non sono cose da fare” Si puntò lui.

“Cosa? Baciare un altro maschio?” Shisui si posò il cuscino sulle ginocchia e si sporse verso Itachi, che sorrise.

“E se tuo figlio fosse…gay?” Chiese il ragazzo.

Fugaku li guardò con attenzione, poi esplose.

“Finitela, entrambi!” Corse a separarli. “Itachi, spiegami cosa ti è preso”

“Mi dispiace solo che tu non sia poi così aperto come vuoi dare a vedere” Sussurrò, e pensava al fratello, pensava al suo sguardo triste, pensava al modo in cui si tratteneva, a come evitava di strare troppo vicino a Naruto.

“Io sono aperto”

“Non è vero, non riesci neppure a dire la parola gay” Protestò a voce abbastanza alta, non avrebbe gridato così se fosse stato sobrio.

“Come fai a dire una cosa del genere quando sono anni che Madara e Hashirama frequentano casa nostra come coppia? Non sarei aperto?” Fugaku si sentì colto nel vivo.

“Non è questo, loro non sono tuo figlio” Esplose.

Shisui si trattenne dal battere le mani e applaudire, la loro causa sosteniamoilpiccologayrepressosasukesatavaprendendolapiegagiusta.

“E adesso cosa vorresti insinuare?” Fugaku era in preda ad un attacco di rabbia repressa.

“Che va bene tutto, ma se fosse tuo figlio ad essere gay tu non saresti così aperto, per te sarebbe una delusione” Spiegò.

“Il problema non si pone. Tu non sei gay” Rispose Fugaku.

“Non hai un solo…”Sussurrò Itachi, poi si zittì.

“E neppure Sasuke lo è, perciò la questione mi pare conclusa. Finitela con queste cretinate” Detto questo si congedò con una certa ansia sullo stomaco.

Lui, che aveva accolto Madara ed Hashirama a braccia aperte, lui che tollerava le loro sceneggiate, lui che…se Itachi o Sasuke…cosa c’era che gli scatevava quel moto di nausea improvviso.

Niente, si disse, i suoi figli erano normalissimi ragazzi a cui piacevano le ragazze, il problema non si poneva.

Indossò un sorriso algido e tornò in giardino.

Cercò Mikoto con lo sguardo e la trovò, bella come sempre, seduta sull’erba, abbracciava Sasuke.

Sasuke, con i suoi lineamenti sottili. Sasuke che non era più stato fidanzato con una ragazza dai tempi di quella…quella Sakura.

Sasuke che era venuto con quello scemo biondo di Naruto.

Naruto e quei genitori strani. Minato che non gli si scollava un secondo, e quella madre con i capelli rosso fuoco e lo sguardo troppo, troppo gentile.

Cosa gli sfuggiva?

 

 

 

ECCOCI qua! Per farmi perdonare per tutti i ritardi torno con un capitolo più lungo e due extra. Il primo risale a prima del compleanno di Mikoto, il secondo invece è in linea con la storia.

Itachi si è messo in testa insieme a Shisui di aiutare Sasuke con Fugaku, ma l’uomo pare non capire. Dopotutto credo sia dura accettare una realtà del genere.

In ogni caso lui non facilita le cose ahahah nega l’evidenza

Insomma, spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che continuerete a scrivermi, a farmi sapere le vostre impressioni e a leggere questa fic.

Un bacione, vi aspetto!

Allyn

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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