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Autore: Shiver414    11/07/2014    3 recensioni
Yuri è una strega, una strega potente che cerca di evitare che la sua vita da semplice proprietaria di un negozio di fiori e quella da cacciatrice di demoni non collidano tra loro. Ci stava riuscendo fino al momento in cui non conosce Kian, un demone dall'aspetto sublime, il carattere forte e un'indole apparentemente egoista. Da quel preciso istante tutta la sua vita precipita in un baratro fatto di morte, sangue e terrore, governato da un demone spietato, il Burattinaio. CHi si nasconderà dietro questo misterioso nome? Yuri e Kian sopravviveranno alla sua furia?
Genere: Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Ecco il capitolo cinque.. Scusate per l'attesa!! Spero vi piaccia... è un po' normale rispetto agli altri.. Però spero vivamente che appreziate!
Un bacionissimo (??)

Capitolo 5.

Mi alzai da terra. Non era più ora di piangermi addosso. Salii le scale e chiusi lo scantinato nascondendo poi la chiave in un posto sicuro. Diedi una rapida occhiata all’orologio in cucina. Erano le sette. Dovevo sbrigarmi, ero già in ritardo per l’inaugurazione del mio negozio. Corsi in bagno e cercai di sistemarmi alla meglio. Un filo di matita nera, un po’ di rimmel e un gloss rosa pesca. Pizzicai le guance pallide sperando di dar loro la parvenza di un colorito sano.
Abbandonai la spazzola, con cui mi ero pettinata fino a pochi istanti prima mentre correvo per casa come una pazza, sul mobile dell’ingresso e corsi verso la fermata dell’autobus. Avevo il disperato bisogno di una macchina.
Arrivai in negozio alle sette e trentacinque, prima di quanto avessi creduto, e lo trovai già aperto. Un ragazzo di spalle dietro il bancone parlava con l’unica dipendente che avevo.
«Kian.» Dissi furiosa. «Che ci fai tu qui?» Sorrise. Avevo voglia di cancellare quel sorriso dal suo volto con un pugno dritto sul naso. «Che ti è saltato in mente? Si può sapere chi ti ha dato il diritto di farlo?» Non mi riferivo al negozio. «Dove hai preso quella maglietta?» Indicai la polo bianca identica alla mia con il logo del negozio scritto in verde.
«Nel magazzino.» Disse semplicemente. Un momento. Come aveva fatto ad aprire il negozio se le chiavi le avevo io nella borsa? Iniziai a cercare freneticamente in quest’ultima. Non c’erano.
«Tu hai frugato nel mio armadio e nella mia borsa.» Lo colpii allo stomaco con la mano. «Sei spregevole. Mi fai schifo.» Volevo piangere dalla rabbia ma dovevo darmi un contegno.
«Yuri smettila. Invece di pensare al negozio pensa a sciogliere il patto.» Ero furiosa.
«Zitta Yuri.» Ringhiai tra i denti. Kian mi guardò con aria strana. Non confusa, solo strana. Teneva le sopracciglia aggrottate e mi fissava. «Smettila di guardarmi e mettiti a lavoro, d’ora in poi io sarò il tuo capo e tu devi sottostare a quello che ti dico.» Mi diressi alla cassa ed estrassi da uno dei cassetti chiusi a chiave un contratto di lavoro. Glielo porsi indicandogli dove firmare.
«Quanto siamo giudiziosi.» Disse ironico chinandosi un poco per porre la sua firma. Essendo un demone possedeva solo un nome e al massimo un cognome del tutto inventato. Lessi al volo i dati che aveva inserito. Kian Olbert, nato il 30 luglio del 1989.
«Hai venticinque anni?» Perché il suo cognome mi sembrava familiare?
«Sorpresa?» Annuii debolmente senza prestare realmente attenzione alle sue parole.
«A lavoro.» Decretai dopo aver controllato, timbrato e firmato il contratto. «Susy,» Mi voltai verso la biondina. «Tu pensa al piccolo buffet, velocemente sistema in modo carino il cibo che è arrivato stamattina.» Mi voltai verso Kian. «Tu seguimi in magazzino.» Senza nemmeno guardarla sapevo che stava pensando di mangiucchiare qualcosa. «Susy sono per i clienti, non mangiare nulla.» Ridacchiò. Avevo capito fin troppo bene le sue intenzioni. «I vassoi con scritto “Riservato” li portiamo in magazzino dopo.» Rispose sommessamente qualcosa, forse un ok. «Sono per noi.» Aggiunsi poco dopo. «Queste, vanno esposte fuori. Dobbiamo anche spostare alcune cose che stanno dentro.» Dissi a Kian indicando tre grosse piante. «Porta anche quei quattro vasi fuori.» Kian borbottò qualcosa. Mi stava scimmiottando.
«A che serve quella porta?» Non ci avevo pensato. Sapendo che ero una strega probabilmente notava qualsiasi cosa avesse l’aria “sospetta”.
«Un’altra parte del magazzino, per ora è vuota.» In realtà c’era un piccolo vivaio di erbe e piante magiche e un armadietto pieno di pozioni. «Non ho nemmeno la chiave con me. Basta chiacchiere. Lavora. Tra meno di venti minuti gireremo in cartello e arriveranno i clienti.» Mi piazzai poco oltre la porta per tenere d’occhio sia Susy che Kian.
«Va bene qui?» Chiese sistemando il primo vaso accanto all’entrata.
«Sai cosa potremmo fare?!» Continuavo ad osservare la pianta sperando che mi venisse in mente un’idea. « Mettiamo le tre piante grandi contro il finestrone.» Allungai una mano verso la parte fatta di vetro, che chiamavo comodamente “finestrone”, accanto all’entrata. «Poi potremmo mettere gli altri vasi, quelli più piccoli con tutti quei fiori colorati in mezzo, tra vaso e vaso.» Kian sembrava ascoltarmi più per cortesia che per vero interesse. «Capito come?» Annuì. «Allora va dentro e prendi le altre cinque piante.»
«Avevi detto solo tre. Ora sono diventate cinque. Forza.» Sembrava fin troppo docile e normale. Non era perché Susy era lì, no. Stava tramando qualcosa.
«Smettila Yuri. Devi pensare prima di tutto alla nostra sicurezza e a quella dei tuoi poteri, non puoi metterti a giocare all’allegra fioraia proprio ora.» Alzai gli occhi al cielo fingendo di non averla sentita. «Non ti rendi conto di quanto è pericolosa questa situazione? Sei facilmente manipolabile da uno come lui, non sai ribellarti.» Mi stavo spazientendo.
«Yuri smettila. Ho capito. Ci penserò dopo a casa. Ora sta zitta.» Sbuffai. «Non voglio più sentirti fino a che non mettiamo piede in casa, anzi nello scantinato.» Sfoggiò la sua solita espressione offesa e svanì. Un po’ di libertà per le mie orecchie. Sentivo dentro di me le sue emozioni agitarsi come mare in tempesta, ma quelle era semplice ignorarle. Bastava fingere che non esistessero e concentrarmi sul lavoro.

«Allora va bene?» Chiese asciugandosi la fronte. Per pura cattiveria stavo per dirgli di rispostare tutto ma mi trattenni. Mi limitai ad annuire.
«Sei un demone. Dovresti vergognarti per aver faticato spostando solo cinque vasetti.» Dissi a bassa voce prima di tornare dentro. Diede un calcio a qualcosa, sembrava un sasso, infilò le mani nelle tasche dei jeans e si accomodò sullo sgabello dietro la cassa. Perfetto era ora di girare il cartello da CHIUSO ad APERTO e aspettare i clienti. «Susy, prendi alcuni volantini e distribuiscili ai passanti, non fermarti solo qui davanti. Spostati, vai dall’altro lato della strada anche.» Le posai in mano i volantini. «Tu Kian fermati lì, spero tu sappia usare il registratore di cassa.» Inutile dirlo. Probabilmente non ne aveva mai visto uno in vita sua.
«Si, so come si usa.» Sgranai gli occhi. Sorrise. «So cosa stai pensando. Si ti nascondo qualcosa. Tante cose.» Disse con voce suadente.
«Pensa a lavorare ora.» Sorrise arrogante.
«Ai suoi ordini capitano.» Sensuale come non mai si portò la mano sulla fronte come un soldato e con un fluido gesto l’allontano senza mai staccare gli occhi dai miei.
Yuri due forse aveva ragione. Ero facilmente manipolabile dal suo modo di fare, di parlarmi, di toccarmi… Toccarmi? Ma a che stavo pensando?!
Schifata di me stessa mi voltai verso l’entrata. Clienti. Li accolsi con un sorriso a trentadue denti e li invitai a mangiare e a dare un’occhiata in giro. Susy stava facendo un buon lavoro, ognuno dei clienti che entrava aveva un volantino tra le mani.
«Mi scusi è vero ciò che ha detto la ragazza bionda? Si possono davvero portare qui delle piante malate o secche?» Annuii senza perdere mai il sorriso e risposi.
«Certo, se avete piante che sembrano malandate, malate o secche. Potete portarle qui e le curerò o vi dirò come fare.» Bravissima Susy. Pensai.

Spazzai le ultime tracce di terra, briciole e sporcizia varia dal pavimento e sospirai soddisfatta. «Non male,no?!» Susy sembrava già stanca, Kian indifferente. Guardai l’orologio. Era ora di pranzo. «Mangiamo?» Susy sembrò risvegliarsi all’improvviso. Andai in magazzino a prendere i vassoi e li sistemai sul bancone. C’era di tutto, rustici, pizzette e qualche tramezzino e persino qualche croissant, tartina e un paio di fagottini alla crema. Avevo deciso di mettere un po’ tutto sul buffet, persino un ciambellone al cioccolato. Era mattina e molti attirati dalla scritta buffet ne avrebbero approfittato per mangiare, quindi avevo scelto cibi tipici da colazione e qualche cosa salta. Chiunque sarebbe entrato fingendo anche solo di essere interessato faceva numero e più gente c’era in negozio più ne erano attirati.
«Lo senti anche tu?» Chiese Kian con un tramezzino in mano. «Si sta avvicinando qualcosa.» Susy lo guardava interrogativa. Formulai a bassa voce un incantesimo e la bloccai.
«Si lo sento.» Conoscevo quella potenza. Si stava avvicinando come un terremoto, come un’onda anomala pronta a travolgerci. Il Burattinaio.

Se vi è piaciuto mi raccomando recensite u.u aspetto con ansia vostre impressioni sul capitolo..
Seriamente recensite!! Grazie *3*
Con tanto amore per voi lettrici, Shiver!

   
 
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