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Autore: Sad Angel    29/08/2008    1 recensioni
E se i Tokio Hotel fossero i protagonisti di una strana favola?!? Se per sbaglio o per fortuna fossero caduti sotto uno strano incantesimo? Questo il tema di questa fanfiction! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Die schönsten Sterne

Halloooo!!! Grazie a tutti voi che, leggendo, mi fate venir voglia di continuare!!! Viel, viel Dank!

In particolare…Sbadata93: Kyaaaaaa!!! Regan!!! Tu non immagini nemmeno le ghignate che mi sto facendo!!! Ahahah!!! Gott!!! Lo so, cercherò di darmi un contegno^^!!! Davvero il tuo Bill è felice?!? Il mio mi ha detto, o gatto o niente! Come si fa a non accontentarlo?!? Soprattutto quando ti guarda con quegli occhi…canticchiando una canzone, saltellando sul letto?!? Impossibile!!! Comunque, rassicura pure il tuo Tom! Al maiale ci avevo pensato…ma poi il mio Tom, mi si è avvicinato ammiccando e mi sono resa conto che lui ha troppa disinvoltura…Io non ce lo vedo a rotolarsi nel fango!!! Ahahah!!! Comunque grazie ancora per tutto il tuo sostegno! E’ anche merito tuo, se vado avanti a scrivere!!! A presto!^^!

 

Die schönsten Sternefünf

 

Mi svegliai. La stanza debolmente illuminata. Sbattei le palpebre più volte. Bill, sdraiato accanto a me, dormiva sereno, sul suo volto, un sorriso. Anch’io sorrisi.

Tirandomi un po’ su, allungai un braccio, afferrando il cellulare sul comodino. Le cinque e un quarto. Sgranai gli occhi. Un secondo dopo imprecai mentalmente, prima di riappoggiare silenziosamente il telefono e risdraiarmi.

Appoggiai il capo di nuovo al cuscino, osservando Bill attentamente. Lui si mosse, allungò il braccio sinistro. Un attimo dopo sentii la sua mano sul mio fianco. Sussultai. Lui, continuando a dormire, mi tirò più vicina, abbracciandomi. Lo fissai esterrefatta, completamente immobile, mentre spostava il viso ad un paio di centimetri dal mio.

Deglutii, cercando di controllare la mano destra che, come dotata di vita propria, si era avvicinata al suo volto, per accarezzarlo.

All’improvviso, mormorò qualcosa. Talmente piano che non riuscii a comprendere. Aggrottai le sopracciglia. Un secondo di silenzio. Mosse di nuovo le labbra. Mi concentrai immediatamente su di esse.

Bang.

Sgranai gli occhi, il vago ricordo di un bacio. Arrossii, portandomi una mano al viso. Al mio movimento, lui mugugnò ancora, prima di ricominciare a sorridere, continuando a dormire.

Non era possibile che ci fossimo baciati…, mi dissi incredula, continuando a fissare le labbra di lui,…Dio!

La mente completamente sconvolta, continuavo ad osservarlo, incredula. Doveva essere stato un sogno.

Un secondo dopo lui si mosse ancora, spostando la mano dal mio fianco alla mia testa, tirandomi più vicina. Arrossii, incapace di muovermi. Respirò profondamente, poi sorrise. Pronunciò il mio nome, lentamente. Abbassò il viso.

Sgranai gli occhi, sorpresa, mentre lui mi baciava dolcemente. Poco dopo, si staccò, pronunciando nuovamente il mio nome. Un sorriso luminoso sulle labbra.

 

Rimasi lì, immobile, per un paio d’ore. Dopo un bacio del genere, dormire mi sembrava impossibile. Non riuscivo a levarmi dalla testa cioè avevo provato. Perennemente rossa in viso, continuavo a pensarci. Incredula.

La campana del paese suonò le sette. Un secondo dopo, la sveglia dei miei suonò. Qualcuno, nella stanza accanto, si alzò dal letto. Ascoltai ogni piccolo rumore, pregando mentalmente che nulla li portasse a gettare un’occhiata nella mia stanza. Nervosa, deglutii, pensando che, una bomba atomica, di certo, avrebbe provocato meno danni.

Bill si mosse, appoggiando il viso contro il mio petto, continuando a dormire. Perfetto…, mi dissi, troppo preoccupata dai miei, dimenticandomi persino di arrossire.

Passi. Deglutii, stringendo gli occhi. Si fermarono. Deglutii ancora. Un secondo. Si allontanarono, scendendo le scale. Espirai.

 

Aspettai pazientemente di sentire il rumore della macchina poi, non appena furono partiti, sentii tutti i nervi del corpo che si rilassavano. Bill, contemporaneamente, si sistemò meglio contro di me. Alzò un po’ il volto. I lunghi capelli scompigliati gli incorniciavano il viso perfetto. Sorrisi poi, senza riflettere, gli accarezzai la testa. Si mosse ancora. Spostandosi un poco, aprì gli occhi. Vedendomi, sorrise.

Giorno…” disse, la voce roca dal sonno.

Deglutii “Buongiorno Bill…”

Spostò lo sguardo, un secondo, per sincerarsi in quale posizione si era messo mentre dormiva. Sorrise compiaciuto, riappoggiando il viso contro di me.

Lo fissai interdetta, arrossendo. “Torni a dormire..?!?” domandai, anche se in realtà avrei voluto chiedergli tutt’altro.

“E’ ancora presto…” rispose lui, immobile.

“Beh, mentre tu dormi, intanto vado a prepararmi…” proposi.

Sbuffò. “Sono comodo…” si lamentò.

Sorrisi “Guarda che non sono il tuo cuscino!” lo ribeccai.

Alzò il viso, gli occhi scuri brillavano “Sei molto meglio di un cuscino…”

Arrossii, lui sorrise, riappoggiando di nuovo il capo. “E non cercare di approfittare della tua dote di cuscino perfetto per ricattarmi…” scherzò ancora.

Cuscino perfetto?!?” risi “…Sarebbe questa la mia dote?!?” risposi, fingendomi seccata, pensando alla storia che aveva vissuto, che lo aveva portato nella mia vita.

“Più che perfetto…” continuò lui con voce dolce “…perfetto per me…”

Alzò il volto, consapevole che sarei arrossita, cosa che, puntualmente, avvenne. Lo fissai senza parole. Lui rise. Un secondo dopo, mi baciò.

Socchiusi gli occhi, trattenendo il fiato, mentre lui muoveva dolcemente le labbra, sfiorando le mie, modellandole sulle mie. Incapace di trattenermi oltre, mi lasciai completamente andare, ricambiandolo.

Si staccò, alcuni minuti dopo. Sorrise “Beh…anche tu hai più di una dote…” concluse, mentre io arrossivo nuovamente. Si risdraiò contro di me.

Impiegai un paio di minuti prima che il mio cervello ricominciasse a funzionare correttamente. Improvvisamente mi ricordai che, se volevo vivere, magari per essere baciata ancora da lui, respirare era necessario. Quando poi mi fui calmata, ricominciai a pensare alle sue parole.

Bill…Qual è la tua dote…?” domandai, incuriosita.

Lui non si mosse “Beh, come hai potuto notare in questi giorni, sono carino, gentile, intelligente, divertente…” iniziò.

“…modesto…” lo sfottei nuovamente.

Alzò il capo “Terribilmente modesto…” mi sorrise.

“Qualcos’altro…?!?” chiesi, divertita dal suo modo di fare.

Si mordicchiò il labbro, riflettendo, prima di scattare all’improvviso verso di me, baciandomi ancora. Staccandosi di qualche centimetro, sorrise.

E ho buon gusto in fatto di ragazze…”

“Uhm…” mormorai io “…questo te lo concedo…”

Rise, prima di tornare a baciarmi.

 

Restammo sdraiati ancora un po’, abbracciati, finché, quando la campana suonò di nuovo l’ora, non sgranai gli occhi.

“Accidenti!” imprecai, alzandomi di botto.

Lui mi fissò interdetto. “Il veterinario!” esclamai ancora.

“Il veterinario?!?” ripeté lui.

Saltando giù dal letto, corsi fuori dalla stanza, iniziando a scendere in fretta le scale “Ho promesso alla mamma di portare il cane dal veterinario!” spiegai.

Bill, seduto nel letto, sbuffò, poi mi corse appresso.

 

In macchina, guidavo tranquilla. Bill, seduto accanto a me, guardava fuori dal finestrino, continuando a scherzare. Ogni tanto poi lanciava un’occhiata alle sue spalle, controllando il cane.

Raggiunto il paese vicino, dove si trovava lo studio veterinario, parcheggiai. Bill scese, iniziando a guardarsi attorno, esaltato dalla presenza di tanti animali. Sorrise.

Aprii il bagagliaio. Il cane, senza bisogno di incitamento alcuno, scese subito. Afferrai il guinzaglio.

“Chissà se oggi saremo fortunati…” mi sussurrò Bill mentre entravamo nello studio.

 

“Niente, vero?!?” domandò poco dopo, seduto su una sedia.

Lasciai scorrere nuovamente lo sguardo sulla moltitudine di animali presenti. Sospirai. “Mi dispiace…”

“Non importa…” disse lui, accarezzando con la mano la testa del mio cane.

Arrivato il nostro turno, entrammo nello studio.

Un pastore tedesco, chiuso in una gabbia, ricambiò il mio sguardo, prima di mettersi a fissare Bill. Si osservarono. Un secondo. Bill si slanciò in avanti.

Georg!” esclamò pieno di entusiasmo.

Il cane abbaiò, scodinzolando felice.

Il veterinario lo fissò esterrefatto, prima di spostare lo sguardo su di me, che fissavo la scena sorridendo, le lacrime agli occhi.

Ma…cosa…?” domandò

“Grazie al cielo ti ho trovato, Georg!” disse Bill, saltellando felice davanti alla gabbia. Il cane, dietro le sbarre, faceva altrettanto.

“E’ il suo cane…” spiegai, cercando di mostrarmi convincente, mentre mi arrampicavo sugli specchi “E’ scappato…tre giorni fa…”

Il veterinario vedendo l’entusiasmo dei due, annuì, alzandosi “Non lo metto in dubbio…”

Si avvicinò alla gabbia, aprendola. Il lupo si slanciò in avanti, atterrando Bill. Il ragazzo rise. Il cane poi iniziò a saltargli attorno, abbaiando pieno di entusiasmo. Bill si mise a sedere, abbracciandolo. “E’ davvero bello, vederti, amico!” Georg abbaiò ancora.

Il veterinario mi gettò un’occhiata. Entrambi, il sorriso sulle labbra.

 

Finita la visita, uscimmo in strada. Georg saltellava ancora felice, abbaiando in direzione di Bill. Lui rideva. Vedendolo così, non potevo che sorridere a mia volta.

Aprii il bagagliaio. Il mio cane saltò subito dentro. Georg, continuando a scodinzolare, si avvicinò alla portiera. Abbaiò.

“Credo che voglia sedersi dietro…” spiegò Bill, gettandomi un’occhiata interrogativa.

Sorrisi, piegandomi vicino a Georg “Nessun problema…Però mi devi promettere che starai tranquillo…”

Georg abbaiò, poi si slanciò in avanti. Prendendomi alla sprovvista, mi leccò una guancia.

Ehy, ehy!” esclamò subito Bill, attirando l’attenzione di entrambi “Cercatene un’altra perché lei non è più disponibile…”

Georg fissò Bill. Si scrutarono negli occhi, alcuni secondi, poi Georg abbaiò di nuovo. Bill sorrise.

Mi alzai, aprendo la portiera. Georg, saltò subito in macchina, sdraiandosi sul sedile.

Io e Bill salimmo subito dopo.

“Siamo pronti?!?” domandai, allacciando la cintura, gettando un’occhiata alla strada attraverso lo specchietto.

Georg, seduto sul sedile posteriore, abbaiò ancora, entusiasta. Bill si voltò a guardarlo. Sorrise.

 

 

Continua…

 

 

 

 

  
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