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Autore: MagikaMemy    30/08/2008    3 recensioni
E' arrivato il momento di dirsi addio. Il momento di capire che niente, per Sora e gli altri, tornerà ad essere come prima.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8: baci rubati, distanze colmate e incomprensioni amorose

Roxas rimase paralizzato per qualche secondo.

Le labbra di Axel?!

SULLE SUE?!

Oh…Mio…DIO!!!

Si staccò letteralmente dal viso di Axel, sicuro di essere rosso come i suoi …assurdi capelli, e si alzò veloce, alzando qualche granello di sabbia, coprendosi d’istinto la bocca con un polso.

“TU SEI PAZZO!! SEI UN PEDOFILO PERVERTITO!”

Axel, per nulla scosso o sorpreso, si limitò a sogghignare con aria soddisfatta.

Roxas era a dir poco incredulo

IL SUO PRIMO BACIO!

E GLIELO AVEVA RUBATO QUELLA DANNATA ISTRICE!!

La testa gli pulsava così tanto che, per un attimo, credette che gli ci fosse caduta sopra una cassaforte.

Immaginò la scena e raggiunse la conclusione che sarebbe stato molto meglio farsi UCCIDERE da una scatola di metallo di 300 chilogrammi piuttosto che baciare di nuovo quell’essere immondo!

Ripensò di nuovo al fatto che quello era stato il PRIMO bacio della sua vita, quello che, si diceva, non si scordava mai, quello che uno, teoricamente, avrebbe dovuto sorridere mentre lo raccontava a un figlio adolscente, curioso di sapere le prime esprienze del proprio genitore…oddio, un momento!
Lui non avrebbe mai avuto figli!!
Aveva baciato un ragazzo! Era..era gay!!!

Durante il secondo successivo ipotizzò che fosse tutto un sogno, anzi, un incubo, il peggior incubo di tutti i tempi, quello che auguri soltanto al tuo peggior nemico.

ERA GAY!

G-A-Y!

Ok, era ufficiale: si sarebbe suicidato.

Adesso l’unica cosa che restava da fare era decidere il metodo più veloce e indolore possibile, e poi la sua unica preoccupazione sarebbe stata quella di lasciare testamento.

A Sora avrebbe regalato tutti i suoi manga, compresi Sayiuki (che Sora odiava, ma la cosa gli era indifferente, al momento) e Bleach, che ogni volta si faceva prestare con le lacrime agli occhi perché ‘i tankobon costavano troppo’ ; a Kairi avrebbe lasciato la collezione dei dvd dei film di Neo Genesis Evangelion e Card Captor Sakura, e il suo art-book* di Full Metal Panic, che adorava, e la collezione di foto che ritraeva loro due sulla spiaggia durante le vacanze estive della loro infanzia; a Namichan invece sarebbe rimasta la sua scatoletta da pittore, piena di pastelli e matite e roba del genere, regalo di una vecchia zia, e la sua macchinetta fotografica.

La sua lista sarebbe continuata all’infinito, se Axel non si fosse messo a ridere, distogliendolo dai suoi pensieri e riportandolo alla realtà.

“Ehi, cagnolino, come siamo agitati! Mmmh…ah, forse ho capito…per caso non avevi mai baciato nessuno, prima d’ora?”

Roxas arrossì ancora di più, chiedendosi come fosse possibile che la sua pelle cambiasse tonalità con una rapidità così sconvolgente, e in tutta risposta gli puntò un dito contro, esasperato da tutte quelle terribili sensazioni.

“NON-NON SONO AFFARI TUOI, BAKA**! Mio Dio, tu sei…sei…così…”

Axel avrebbe voluto alzarsi e dargli altri cento o mille baci, molto meno casti di quello, ad essere sinceri, ma pensò che sarebbe stato troppo prevedibile alzarsi e tappargli di nuovo quella (dannatissima) bocca, perciò si limitò a mostrargli la lingua e fargli l’occhiolino.

“…così come? Irritante?”

“ESATTO!” gridò Roxas, fuori di sé, e gli diede le spalle, cercando di strapparsi i capelli con le mani.

Oddio, oddio, oddio!

Che cosa gli stava succedendo?!

Stava perdendo completamente il controllo di sé!

Doveva darsi una calmata…doveva..doveva calmarsi!

Ma come poteva…come poteva resistere alla tentazione di voltarsi e…prenderlo a pugni, fargli uscire il sangue dalle labbra, quelle stesse labbra che gli avevano rubato una cosa così importante, una cosa che avrebbe ricordato per sempre?!

Axel, da dietro, fissava la camicia a quadri sopra la maglietta a maniche lunghe del ragazzo e sorrise, mentre quello, inconsapevole di essere osservato, batteva i piedi a terra per cercare di sfogare l’ira.

Approfittò del fatto che Roxas non lo guardrsse per passarsi rapidamente la lingua sulle labbra.

Sapeva che era un gesto inutile, che erano stati uniti troppo poco perché il sapore di Roxas gli si fosse impresso sulla bocca, ma voleva tentare lo stesso, per poi scoprire che come previsto, le sue labbra erano quelle di sempre, solo un po’ più calde del solito.

Il pensiero, anzi, la consapevolezza di aver rubato il primo bacio di quel cucciolo lo faceva impazzire di divertimento, ma al tempo stesso sentiva la strana, stranissima sensazione di aver fatto qualcosa di troppo importante.

Roxas si girò per guardarlo.

“NON TI AVVICINARE MAI PIU A ME! MAI PIU’, INTESI?!”

Axel non cambiò espressione, consapevole che, così facendo, il più piccolo si sarebbe arrabbiato ancora di più.

“Sei sicuro? In fondo, a tutti piacciono i baci, no?”

Roxas sussultò, semplicemente paralizzato, e ricominciò a gridare, isterico e saltando sul posto: “SEI MALATO! SEI L’ESSERE PIU’ MALEDETTAMENTE BACATO DELL’INTERO UNIVERSO! PROVA A RIAVVICINARTI A ME E SEI MORTO, CHIARO?!”!

Detto questo, e prima che Axel potesse aggiungere qualcosa, fece dietro front e si allontanò correndo, con il polso ancora davanti alle labbra, come a proteggerle da qualcosa.

Aveva le lacrime agli occhi, era tutto accaldato e le scarpe gli facevano un male pazzesco.

E poi, soprattutto, c’era quel dannato, dannatissimo cuore.

Che non aveva smesso di battere forte neanche per un istante.

**

“Che facce che avete, ragazzi…chi è morto?” chiese una Rikku scherzosa e sorridente, con un mazzo di fiori in mano e una fascia che testimoniava la sua vittoria al concorso di bellezza.

Sora e Riku le lanciarono un’occhiataccia quasi mortale, della serie ‘non provare a fare battute’.

Kairi studiò i volti inaciditi e un po’ esausti dei due amici, comprensiva.

“Riku, Sochan…siete sicuri di stare bene? E’ successo qualcosa per caso?”

Sora e Riku sobbalzarono, sentendosi colti in fallo, e Sora portò le mani davanti al volto, come per creare una barriera invisibile, reazione che fece capire a Kairi che ci aveva azzeccato in pieno.

“MA NO, FIGURATI, E’ TUTTO A POSTO! EHEH!” quasi gridò Sora, imbarazzato e per nulla convincente.

Kairi inarcò un sopracciglio, assolutamente convinta che quei due stessero nascondendo qualcosa, ma Rikku spezzò quell’atmosfera pesante facendo ondeggiare il nastro del concorso sulla faccia di Riku, strusciandogliela addosso…letteralmente.

“Ricchaaaaaa-aaaan! Guarda, guarda! Sono la più bella di tutto il villaggio! Ho vinto il concorso!” spiegò, come se già non fosse stata abbastanza chiara “mi dài un bacino per congratularti?”

Riku, che stava quasi per soffocare sotto quella stoffa colorata di rosa, si tolse la fascia di dosso e riprese fiato, guardandosi intorno e cercando una via di fuga.

“Non pensarci nemmeno” rispose secco, mentre la respirazione tornava normale.

Non avrebbe mai baciato né lei né qualsiasi altra ragazza, poteva scommetterci!

Nonostante tutti, Sora per primo, fossero convinti che lui avesse già baciato, Riku non aveva ancora fatto nulla del genere con nessuno.

Ebbene sì, doveva ammetterlo: voleva dare il suo primo bacio a Sora.

C’era forse qualcosa di sbagliato?!

Tutti avevano dei sogni nascosti, e questo era il suo.

Solo perché lo definivano un gran figo o chissà che altro –cosa con il quale lui non era poi così d’accordo, perché ognuno ha una visione diversa, dela bellezza…per esempio, a lui Sora sembrava bellissimo, mentre quando si guardava allo specchio non si piaceva granchè- credevano che fosse un dio dei baci, del sesso e del kamasutra, pensiero che lo faceva alterare non poco.

Insomma, aveva sedici anni compiuti e tutti credevano che avesse una carriera da attore di film porno alle spalle.

Diamine.

“Riku? Cosa fai lì impalato? Non vieni ai bungalow?”

Riku si accorse solo allora che Kairi e gli altri gli davano le spalle, pronti per andare a dormire.

Il ragazzo mostrò una smorfia imbarazzata, rendendosi conto di essere rimasto così intrappolato nei suoi stupidi pensieri da non aver nemmeno visto i suoi amici lasciarlo indietro.

“No, io..arrivo tra un minuto. Chiudo il ristorante, porto le chiavi a Xaldin e vi raggiungo.”

“Ti accompagno.”

Sora gli corse incontro con una faccia stranissima e gli occhi bassi, e sembrò non vedere che Kairi lo osservava contrariata.
“…voi due mi nascondete qualcosa.” Fece, sospettosa.

“Oh, andiamo, lasciali perdere, Kacchan. Lo sai come sono fatti” fece Tidus, dandole una pacchetta amichevole sulla spalla “fanno tanto i santarellini, ma hanno un sacco di segreti. Buonanotte, ragazzi.” Esclamò il biondino, e prese con sicurezza Kairi per un braccio, trascinandola in avanti e senza lasciarle tempo di aggiungere altro.

Riku e Sora, fermi come alberi, videro i compagni allontanarsi, con Kairi che si voltava a guardarli un po’ arrabbiata ogni tre secondi, e quando furono abbastanza distanti Riku, restando in silenzio, si voltò ed estrasse un grande mazzo di chiavi dalla tasca dei jeans.

Sora rimase a fissarlo mentre infilava una chiave nella serratura in ottone come se fosse l’operazione più importante del mondo, e intanto pensava a cosa dire.

Non sapeva neanche lui perché era rimasto.

Sapeva soltanto che si sentiva …lontano da Riku, e quetso lo faceva diventare ancora più matto di quanto già non fosse.

Riku impiegò un minuto per chiudere quella stramaledettissima porta, senza aspettarsi che Sora dicesse qualcosa.

Sora era sempre logorroico ma, chissà perché, quando doveva scusarsi o si sentiva a disagio non sapeva mai cosa dire, manco si trovasse davanti a un parroco e fosse costretto a raccontare che la sera prima era andato su un forum a tema shonen-ai o cavolate del genere.

Sora si succhiò una guancia, ancora in cerca di quelle parole che però proprio non gli venivano in mente, e che invece sarebbero state utilisime per giustificare il fatto che fosse rimasto là con lui invece di andare con gli altri…invece di andare con Kairi.

Aveva agito d’istinto, e non aveva considerato l’idea di poter restare da solo con lei.

Aveva preferito tornare da Riku, forse per scusarsi, o forse perché lo sentiva distante.

Sora aveva sempre avuto paura che le loro strade si dividessero…che, con gli anni, la loro amicizia sarebbe diventata sempre più sottile, fino a scomparire come una scia di fumo.

Non che pensasse che il loro legame fosse debole…solo, sapeva che la vita richiede sempre qualche allontanamento da chi ci è caro.

E Sora aveva bisogno di Riku, della sua compagnia, dei suoi silenzi quando gli raccontava dei problemi con la scuola e coi prof.

Aveva bisogno del suo sguardo taciturno quando lui andava a casa sua, il pomeriggio, senza essere stato invitato, e gli piombava in camera dicendo ‘mi devi aiutare’ e gli spiegava il casino del giorno, parlando a mitraglietta e aspettando una risposta che, puntualmente, non arrivava; eppure, quando tornava a casa, ripensando agli occhi di Riku, capiva che, dietro a quello sguardo, c’era un consiglio, un tentativo di aiuto, o anche solo un velo di tristezza, quando magari non sapeva cosa potergli dire.

Sora, mentre Riku si alzava e teneva le chiavi con cui aveva appena sigillato la porta in mano, ripensò a tutto questo, a tutte le volte in cui Riku lo aveva aiutato fingendo di non farlo, facendogli credere di essere riuscito da solo a risolvere i suoi problemi.

Il più piccolo alzò gli occhi verso le stelle, poco luminose in confronto alla notte precedente, e si rese conto di quanto Riku gli volesse bene, anche se in modo silenzioso e nascosto.

Non come lui, che lo abbracciava e gli diceva ‘grazie’ o lo chiamava ‘my friend’ appena si presentava l’occasione: Riku gli voleva bene semplicemente guardandolo.

Riku si voltò verso Sora, temendo quello che sarebbe successo, ma quando lo vide guardare le stelle con gli occhietti un po’ tristi sentì un dolore terribile allo stomaco.

Era in momenti come questi che la sua autostima diventava inesistente.

Lo stava facendo star male, Riku lo aveva capito, conosceva Sora fin troppo bene per non sapere cosa volesse dire quello sguardo.

Sora si accorse che l’amico lo stava guardando.

Avrebbe voluto girarsi, togliere gli occhi da quello stupido cielo e dirgli che gli dispiaceva, che prima era stato uno stupido ad imbarazzarsi, e che non voleva perdere la sua amicizia; avrebbe voluto dirgli che se c’era un problema poteva parlargliene, perché non era uno stupido, e perché teneva troppo al suo affetto nascosto per poter rimanere senza.

Avrebbe voluto dirgli questo e molto di più, ma per una volta non riuscì a parlare, e finse di continuare ad ammirare le stelle.

Sapeva che Riku non avrebbe mai rotto il silenzio, perché quello era sempre stato il suo ruolo, e infatti il più grande si limitò ad alzare anche lui gli occhi al cielo, tacendo.

Sora provò a dire qualcosa, ma la gola gli faceva troppo male, e anche il collo iniziava ad indolensirsi.

Decise comunque di provare a parlare, anche per dire un’assurdità vergognosa.

“A te non piace guardare le stelle.”

Non aveva usato un tono antipatico.

Era stata solo un’osservazione, e Riku lo sapeva, ma rimase felice che Sora avesse rotto il silenzio.

“Non mi piace nemmeno la notte, se è per questo.”

“Ma la notte è bella!” fece Sora, sentendo che, piano piano, stava tornando lo stesso di sempre, che piano piano stava riuscendo a scrollarsi di dosso quei bruttissimi pensieri.

Riku lo guardò, finalmente, e sorrise.

“A me piace più il giorno.”

“Perché?” fece Sora, quasi offeso che il suo amico non gli desse ragione.

Riku non gli dava mai ragione, e perciò si arrabbiava spesso con lui.

M stavolta l’aveva fatto quasi per scherzo, capendo che, forse, Riku stava cercando di dirgli qualcosa, e lui, per una volta, voleva riuscire a capirlo.

Riku fece una breve risata.

Per un istante pensò di dirglielo davvero.

Di dirgli che a lui il giorno piaceva perché il cielo, quando c’era il sole, aveva lo stesso colore dei suoi occhi; perché, sotto i raggi, la sabbia diventava chiara come i suoi capelli quando non erano impantanati dal gel; perché il giorno era come lui.

Il giorno era un tempo perfetto, erano delle ore sempre uguali, ma che non lo stancavano mai.

Il giorno, anche quando lui si sentiva triste, gli riservava sempre un momento di allegria, un momento in cui…dimenticava tutto il resto del mondo.

Ma si limitò a sorridere guardando il terreno e a voltarsi, dandogli le spalle.

Sora gli lanciò un piccolo insulto, che aveva cercato di rendere volgare con un tono di voce da adulto, senza ovviamente riuscire a concludere niente, e aspetttò che Riku si fermasse e lo chiamasse, gli dicesse qualcosa come ‘che fai, resti lì come un demente? Sbrigati’, e lui lo avrebbe raggiunto.

Eppure Riku non si girò, continuò a camminare, guardando dritto avanti a sé.

Sora non si mosse per qualche istante, poi si arrese al fatto di essersi sbagliato.

Iniziò a cammminare, dietro di lui, con le mani in tasca, chiedendosi se Riku stesse davvero bene, se non se la fosse presa con lui per qualche motivo.

“Ehi, pulce, che fai, rimani indietro come i bambini?”

La voce del più grande gli fece alzare lo sguardo.

Riku si era fermato, e lo guardava.

E sorrideva.

Sora, senza aggiungere niente, corse e lo raggiunse, e accanto ripresero a percorrere la strada per il bungalow di Xaldin.

Sora, senza pensarci, prese la mano di Riku e la strinse con forza.

Riku sussultò a quel contatto inaspettato, e senza capire guardò l’amico, che osservava il cielo, stavolta con il suo bellissimo sorriso di sempre.

Capì che non aveva niente da spiegare, che Sora lo aveva fatto d’istinto, per cercare di colmare quel vuoto tra i loro corpi, quel vuoto inaspettato che a volte si creava tra loro.

Riku rimase nel panico per qualche minuto, ma poi scosse la testa leggermente, quel poco che bastava perché Sora non lo vedesse.

Decise che non era il momento di farsi problemi, non era il momento di pensare a niente.

Per una volta, voleva soltanto allontanare tutti i problemi e tutte le preoccupazioni.

Per una volta, capì che l’unica cosa da fare era ascoltare il silenzio e stringere anche lui la mano di Sora, piano, ma forte allo stesso tempo, come se quella presa potesse saldare il loro legame.

Come se potesse unirli per sempre.

**

Quel depravato schifoso!!

Quello schifossissimo insetto gigante!!!

Quel..quel ninfomane!!

Roxas non sapeva più come altro chiamare quell’essere immondo che, la sera prima, gli aveva fregato il primo bacio come se fosse la cosa più inutile del mondo.

Smembrò il pollo fritto*** con cui stava facendo colazione, e masticò così forte da farsi male alla mascella, sfogando la sua rabbia sul boccone.

Pensava e ripensava a quel dannatissimo bacio senza sosta, e nella sua mente vedeva la stessa scena come fosse stato al cinema, nonostante il suo unico desiderio fosse quello di scordare l’accaduto il prima possibile.

Ma, per sua grandissima sfiga, avev sempre avuto una memoria infallibile.

Si ricordava ancora di quando Sora, due anni prima, in classe, gli aveva mandato un bigliettino di nascosto dal prof, il primo di una lunghiiiiissima serie, e le parole scritte sulla carta gli tornarono in mente con orrore: “Roku, stavo pensando…ma non è che sei gay?”

Addentò un'altra porzione di pollo, ripensando alla spiegazione che Sora gli aveva fornito durante l’intervallo: secondo quel decerebrato, solo perché non era mai stato con una ragazza si sentiva in dovere di chiamarlo omosessuale.

Roxas ricordò di aver risparmiato a Sora la delusione di ricordargli che anche lui non era mai stato con nessuna, e si pentì amaramente di non averglielo fatto presente allora.

Ormai era troppo tardi, e ripensare a quell’avvenimento o ad altri mille perfettamente inutile: di certo tormentarsi di ricordi ridicoli come quello non avrebbe cambiato le cose.

Roxas capì che poteva prendere due strade: o andare avanti come se non fose accaduto nulla (ciò significava non dire assolutamente niente a nessuno, né a Kairi né tantomeno a quel menomato di Sora), oppure costruire una macchina del tempo nell’arco di ventiquattr’ore e tornare alla sera prima, e sarebbe stato attento a non ridere, altrimenti Axel lo avrebbe colto alla sprovvista e lo avrebbe baciato ancora, e lui avrebbe dovuto rifare di nuovo tutto da capo e…

Scuotendo la testa, optò per la prima ipotesi, anche perché sarebbe dovuto essere un genio per avverare la seconda, e il massimo che lui poteva vantare era un otto in storia.

Amareggiato, sparecchiò il suo posto, evitando di rispondere alla scomoda voce di Sora che, sporco di latte come un bambino, gli chiedeva “Ha già finito, Rokuchan?”, e, ben attento a non incrociare lo sguardo di Axel, che chiacchierava con Demyx e Xigbar in un angolo del tavolo lì accanto, lasciò il salone ristorante con la colazione sullo stomaco.

Kairi vide suo cugino uscire da lì con la stessa faccia di uno che ha ricevuto un pessimo regalo per Natale, e arrabbiata si alzò per prendere dell’altro caffè.

Insomma, cosa avevano tutti quanti?

Riku e Sora che si comportavano come due amichetti di dieci anni che condividono un segreto che non riveleranno a nessun altro, Roxas che non le aveva raccontato di come era andata con Axel, Selphie e Wakka che, da quando si erano incontrati, si erano isolati dal resto del cosmo per scambiarsi bacetti e imboccarsi tra loro…cos’era, il mondo stava impazzendo e nessuno le aveva fatto la cortesia di avvertirla?!

**

“Le porto subito il suo takoyaki****, signora Tatewakii” esclamò Sora, pimpante, facendo sorridere la cliente e tornando nelle cucine a passo svelto.

“Xal-san, è pronto il takoyaki per il tavolo trenta?” chiese, affacciandosi ai fornelli e acchiappando rapido un menù, facendosi largo tra il fumo e gli odori che riempivano la stanza.

C’era un via vai pazzesco, tra cuoci, camerieri e lavapiatti, ma la voce di Xaldin gli arrivò così forte da far sembrare il caos proveniente dalla clientela il cinguettio di un uccellino contro il rombo di una sega elettrica.

“Sora, ti sembra che mi stia divertendo qui dietro?! Ho solo due mani, porca miseria!”

“E allora usale alla svelta, al tavolo nove aspettano ancora l’Agedashi Tofu*****!” disse Roxas, facendo irruzione rapido nella cucina e dando una pacca sulla spalla a Sora.

“So-chan, sbrighiamoci a portare quei menu ai signori Haminabe”

Sora fece un cenno serio col capo, meravigliandosi di quanto zelo riuscisse a mettere nel lavoro, proprio lui, che era sempre stato di una pigrizia vergognosa, e con una strana acrobazia acchiappò atri menù che porse a Roxas, e assieme tornarono in sala, quasi correndo.

Yuna, che aveva assistito alla scena, le ginocchia doloranti piegate sul pavimento e un piatto gocciolante in mano, si asciugò un attimo il sudore sulla fronte, e riprese piano a togliere il grasso dalla superficie del piatto con una spugna maleodorante.

Odiava quel lavoro, ma in fondo non era male avere così tante occasioni di guardare Sora, perciò non se la sentiva di lamentarsi.

Però era anche vero che non aveva un minuto libero, e non riusciva mai neanche a chiamarlo con una scusa, giusto per vedere il suo volto sorriderle senza un motivo preciso.

Sospirò pesantemente, gesto che richiamò l’attenzione di Paine, che distolse lo sguardo dalla pentola che stava sgrassando e le dedicò un’occhiata gelida.

“Problemi, Yucchan?” chiese, secca.

Paine non era mai stata una tipa di molte parole, ma Yuna sapeva che la sua amicizia nei confronti suoi e di Rikku era sincera, e sorrise lievemente per non preoccuparla in modo inutile.

“No, va tutto bene.”

Paine studiò l’amica che, indispettita, riprese a pulire il piatto.

Una voce squillante ruppe il piccolo silenzio che si era creato tra loro, facendole ussultare entrambe, e dalla spalla di Yuna comparve un Tidus esuberante.

“Ehy, ragazze, cosa sono quei musi lunghi? Coraggio, manca poco alla fine del turno! Poi andiamo tutti in spiaggia!”

“In spiaggia ci vai tu, Ticchan. Io ho bisogno di sfogarmi, vale a dire che me ne andrò in piscina a sfottere Rikku che lavora mentre io mi riposo con una bibita e il mio bikini preferito” fece Yuna, scherzosa.

Tidus avrebbe voluto risponderle che non era un cosa molto carina, ma la visione di Yuna in costume bastò ad ammutolirlo e a convincerloa tornare ai tavoli.

Paine lo vide allontanarsi, poi osservò Yuna che, non essendosi accorta di nulla, approfittava del caos generale per mandare un messaggio col suo cellulare fucsia.

Doveva fare qualcosa, non ce la faceva più a vedere Tidus in quello stato patetico!

Decise di agire, di farli andare incontro, e non per buonismo o affetto.

Semplicemente, non sopportava tutti questi casini amorosi.

Insomma, era talmente ovvio che a Tidus piaceva Yuna, perfino quello scemo di Sochan ne era al corrente!

Cercò di pensare a un piano, ma sul momento non le venne in mente niente di così geniale da essere segnato.

Decisamente,, non era proprio il tipo da fare da consulente matrimoniale, e presa dalla rabbia di sentirsi inutile sfregò così forte la spugna nella padella che quelle croste schifose si stacarono con un suono altrettanto disgustoso.

Che razza di vacanza!!

Note dell’autrice:

Mi scuso se ho aggiornato in ritardo, ma ero in vacanza e non ho avuto possibilità di scrivere.

Allora, inizio col dire che ODIO questo capitolo con tutto il cuore, perché mi sembra assolutamente inutile sotto tutti i punti di vista, ma è anche vero che senza questi capitoli intermediari la storia non finirebbe più, quindi sono necessari e, allo stesso tempo, terribilmente irritanti, ma tant’è ^^.

Spero comunque che almeno voi lo gradiate; per quanto mi riguarda, non penso che lo rileggerò mai XD mi è venuto spaventosamente mieloso in certi punti e totalmente merdoso in altri!

L’unica parte che mi ha DAVVERO soddisfatta è stata quella di Riku e Sora 0w0 ma loro renderebbero dolce anche una torta al carciofo, quindi non conta *_*.

Adesso spiegherò le parti con gli asterischi, che sono davvero tante XD forse sto esagerando, con questi asterischi o__O

* : gli art-book sono praticamente dei libri che raccolgno immagini inedite, a colori e non, di anime, manga, videogiochi etc. Sono dei veri e propri volumi che raccolgono appunto disegni fatti dai creatori del suddetto prodotto a scopo pubblicitario e non, e sono una vera e propria chicca per ogni fan che si rispetti (piccola nota: io non ne ho neanche uno XD ma mi considero lo stesso una brava fangirl u__u). Sono facilmente reperibili anche qui in Italy.

** : la parola baka in giapponese significa “idoita” o “stupido”, a seconda delle occasioni. So che vi state chiedendo: perché ho inserito un insulto giapponese se scrivo in italiano? La verità è che non so cosa rispondere XD morivo semplicemente dalla voglia di mettere questa parola in una mia storia, prima o poi XD chiamatemi pazza se volete ma la trovo divina ^^

*** : ebbene sì, avete letto bene: pollo fritto, e Roxy lo mangia (anzi, lo sbrana) per colazione ^^. I Giapponesi mangiano cose strane, di prima mattina. Poco importa se dopo due righe dico che Sora si beve il latte XD cosa che è molto raro avvenga u___u. Aggiungo anche che in Giappone la colazione è salata, non dolce come da noi. Ciò nonostante, a volte mangiano anche cappuccini e brioches, ecco perché in un capitolo precente (non ricordo quale XD) Roxas (sempre lui) mangiava invece un cornetto e non roba salata ^^.

**** : i takoyaki sono praticamente degli spiedini di polpo. Dico sul serio! Il polpo si fa a polpettine, si cucina e poi lo si infilza nel bastoncino. Ecco a voi i takoyakiii!! *ride*

***** : l’Agedashi Tofu è il Tofu fritto. Il tofu è conosciuto da noi come ‘formaggio di soia’ (non l’ho ami assaggiato, chissà com’è? Voi lo assaggiareste? XD) Il tofu può essere cucinato in tantissimi modi. Uno di questi è appunto friggerlo ^^.

Spero di esservi stata d’aiuto, con tutte queste note! Anzi, mi spiace se vi ho annoiati, ma vorrei cercare di rnedere la fanfiction il più fedele possibile a tradizioni e culura giappnese. Inoltre, lo ammetto, mi piace citare cibi, manga e altre cose simili, fa sentire un po’ orientale anche me!

Ma bando alle ciance, rispondiamo alle recensioni!!! YATTAAAAA!!!

Nancy92: è la prima volta che recensisci la mia storia, vero? Felicissima di conoscerti, Nancy, e grazie di apprezzare tanto la mia storia! Axel ci ha messo sette capitoli per dare un bacetto mini a Roxas, spero non impieghi tanto anche per il secondo! Ahah *ride* (come speri?! GUARDA CHE L’AUTRICE SEI TU! Nd tutti i personaggi) (ma voi sfuggite al mio controllo, quando scrivo u.u. Non fate mai quello che vorrei ordinarvi nd me) (Eh ci credo, te scriveresti porctae yaoi da mattina a sera >////< nd tutti) (bugiardi, non è vero! Non riesco a scrivere cose erotcihe, e voi lo sapete! Nd me) (è perché mai? Nd tutti) (…perché ogni volta che provo a descrivere una situazione spinta sbotto a ridere XD nd me) (tu non sei normale =___= nd tutti *se ne vanno e la lasciano sola*)

Spero continuerai a seguirmi ^^

Piccola_Stella (ho abberviato, tanto ormai siamo amiche ^^): anche stavolta la tua recensione è lungaaaa!! ADORO i commenti sostanziosi com il tuo, sono divertentissimi!!

Roxas: RIECCOTI! SEI TU!

Me: che ci fai qui? Torna nel capitolo!!

R: non ci penso neanche! A Piccola Stella rispondo io!

Me: cosa vorresti fare tu?

R: hai capito bene!

M: ma io…

*Memy viene improvvisamente rinchiusa nello stesso sgabuzzino dove l’altra volta aveva lasciato Axel e Roxas*

R: Piccola Stella, io non ho cercato conforto proprio da nessuno, chiaro?! Ho guardato quel beota solo per caso!!

Me: se se come no

R: ARGH! Ma come hai fatto ad uscire?

M: ho la copia delle chiavi *___*

R: =___= *Memy lo chiude di nuovo nello sgabuzzino*

Stavamo dicendo? Ah, sì, Roxy e Axel! Pucciosi, vero? Già già, anche io credo che la spiaggia sia stata un’ottima ambientazione ^^ E’ molto romantica, soprattutto al chairo di lunaaaa! Sono stra felice che la scena della song ti sia piaciuta, ne vado particolarmente fiera!! E’ bellissimo sapere che una storia che diverte voi a leggere fa morire dalle risate me mentre la scrivo! Oddio aspetta, la frase mi è uscita male..vabbè fa niente, spero sia arrivato il concetto XD. Aspetto una tua recensione dal profondo sud anche per questo chappy, mi raccomando Stellina *___*

Coco Bandicoot: grazie mille per avermi inserita tra i preferiti!! Davvero, ne sono super contenta! E’ bello vedere che la storia sta piacendo a molti! In effetti sta riscuotendo successo un po’ ovunque, e sinceramente non me lo aspettavo XD voglio dire, avevo cominciato a scriverla più che altro perché mi annoiavo, però ora sta diventando parecchio importante anche per me! Spero mi dirai cosa ne pensi di questo capitolo!!! Grazie mille ancoraaaaa

INFINE, UN ABBRACCIO FORTE FORTE ANCHE A CHI MI SEGUE SENZA RECENSIRE E A CHI HA AGGIUNTO LA STORIA TRA I PREFERITI ! UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI^^

Spero vi sia piaciuto il capitolo! Al prossimo chappy ^

*MagikaMemy*

   
 
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