Capitolo 8: baci rubati, distanze colmate e
incomprensioni amorose
Roxas rimase
paralizzato per qualche secondo.
Le labbra di Axel?!
SULLE SUE?!
Oh…Mio…DIO!!!
Si staccò
letteralmente dal viso di Axel, sicuro di essere rosso come i suoi
…assurdi
capelli, e si alzò veloce, alzando qualche granello di sabbia,
coprendosi
d’istinto la bocca con un polso.
“TU SEI PAZZO!! SEI
UN PEDOFILO PERVERTITO!”
Axel, per nulla
scosso o sorpreso, si limitò a sogghignare con aria soddisfatta.
Roxas era a dir poco
incredulo
IL SUO PRIMO BACIO!
E GLIELO AVEVA
RUBATO QUELLA DANNATA ISTRICE!!
La testa gli pulsava
così tanto che, per un attimo, credette che gli ci fosse caduta sopra
una
cassaforte.
Immaginò la scena e
raggiunse la conclusione che sarebbe stato molto meglio farsi UCCIDERE
da una
scatola di metallo di 300 chilogrammi piuttosto che baciare di nuovo
quell’essere immondo!
Ripensò di nuovo al
fatto che quello era stato il PRIMO bacio della sua vita, quello che,
si
diceva, non si scordava mai, quello che uno, teoricamente, avrebbe
dovuto
sorridere mentre lo raccontava a un figlio adolscente, curioso di
sapere le
prime esprienze del proprio genitore…oddio, un momento!
Lui non avrebbe mai avuto figli!!
Aveva baciato un ragazzo! Era..era gay!!!
Durante il secondo
successivo ipotizzò che fosse tutto un sogno, anzi, un incubo, il
peggior
incubo di tutti i tempi, quello che auguri soltanto al tuo peggior
nemico.
ERA GAY!
G-A-Y!
Ok, era ufficiale:
si sarebbe suicidato.
Adesso l’unica cosa
che restava da fare era decidere il metodo più veloce e indolore
possibile, e
poi la sua unica preoccupazione sarebbe stata quella di lasciare
testamento.
A Sora avrebbe
regalato tutti i suoi manga, compresi Sayiuki (che Sora odiava, ma la
cosa gli
era indifferente, al momento) e Bleach, che ogni volta si faceva
prestare con
le lacrime agli occhi perché ‘i tankobon costavano troppo’ ; a Kairi
avrebbe
lasciato la collezione dei dvd dei film di Neo Genesis Evangelion e
Card Captor
Sakura, e il suo art-book* di Full Metal Panic, che adorava, e la
collezione di
foto che ritraeva loro due sulla spiaggia durante le vacanze estive
della loro
infanzia; a Namichan invece sarebbe
rimasta la sua scatoletta da pittore, piena di pastelli e matite e roba
del
genere, regalo di una vecchia zia, e la sua macchinetta fotografica.
La sua lista sarebbe
continuata all’infinito, se Axel non si fosse messo a ridere,
distogliendolo
dai suoi pensieri e riportandolo alla realtà.
“Ehi, cagnolino,
come siamo agitati! Mmmh…ah, forse ho capito…per caso non avevi mai
baciato
nessuno, prima d’ora?”
Roxas arrossì ancora
di più, chiedendosi come fosse possibile che la sua pelle cambiasse
tonalità
con una rapidità così sconvolgente, e in tutta risposta gli puntò un
dito
contro, esasperato da tutte quelle terribili sensazioni.
“NON-NON SONO AFFARI
TUOI, BAKA**! Mio Dio, tu sei…sei…così…”
Axel avrebbe voluto
alzarsi e dargli altri cento o mille baci, molto meno casti di quello,
ad essere
sinceri, ma pensò che sarebbe stato troppo prevedibile alzarsi e
tappargli di
nuovo quella (dannatissima) bocca, perciò si limitò a mostrargli la
lingua e
fargli l’occhiolino.
“…così come?
Irritante?”
“ESATTO!” gridò
Roxas, fuori di sé, e gli diede le spalle, cercando di strapparsi i
capelli con
le mani.
Oddio, oddio, oddio!
Che cosa gli stava
succedendo?!
Stava perdendo
completamente il controllo di sé!
Doveva darsi una
calmata…doveva..doveva calmarsi!
Ma come poteva…come
poteva resistere alla tentazione di voltarsi e…prenderlo a pugni,
fargli uscire
il sangue dalle labbra, quelle stesse labbra che gli avevano rubato una
cosa
così importante, una cosa che avrebbe ricordato per sempre?!
Axel, da dietro,
fissava la camicia a quadri sopra la maglietta a maniche lunghe del
ragazzo e
sorrise, mentre quello, inconsapevole di essere osservato, batteva i
piedi a
terra per cercare di sfogare l’ira.
Approfittò del fatto
che Roxas non lo guardrsse per passarsi rapidamente la lingua sulle
labbra.
Sapeva che era un
gesto inutile, che erano stati uniti troppo poco perché il sapore di
Roxas gli
si fosse impresso sulla bocca, ma voleva tentare lo stesso, per poi
scoprire
che come previsto, le sue labbra erano quelle di sempre, solo un po’
più calde
del solito.
Il pensiero, anzi,
la consapevolezza di aver rubato il primo bacio di quel cucciolo lo
faceva
impazzire di divertimento, ma al tempo stesso sentiva la strana,
stranissima
sensazione di aver fatto qualcosa di troppo importante.
Roxas si girò per
guardarlo.
“NON TI AVVICINARE
MAI PIU A ME! MAI PIU’, INTESI?!”
Axel non cambiò
espressione, consapevole che, così facendo, il più piccolo si sarebbe
arrabbiato ancora di più.
“Sei sicuro? In
fondo, a tutti piacciono i baci, no?”
Roxas sussultò,
semplicemente paralizzato, e ricominciò a gridare, isterico e saltando
sul
posto: “SEI MALATO! SEI L’ESSERE PIU’ MALEDETTAMENTE BACATO DELL’INTERO
UNIVERSO! PROVA A RIAVVICINARTI A ME E SEI MORTO, CHIARO?!”!
Detto questo, e
prima che Axel potesse aggiungere qualcosa, fece dietro front e si
allontanò
correndo, con il polso ancora davanti alle labbra, come a proteggerle
da
qualcosa.
Aveva le lacrime
agli occhi, era tutto accaldato e le scarpe gli facevano un male
pazzesco.
E poi, soprattutto,
c’era quel dannato, dannatissimo cuore.
Che non aveva smesso
di battere forte neanche per un istante.
**
“Che facce che
avete, ragazzi…chi è morto?” chiese una Rikku scherzosa e sorridente,
con un
mazzo di fiori in mano e una fascia che testimoniava la sua vittoria al
concorso di bellezza.
Sora e Riku le
lanciarono un’occhiataccia quasi mortale, della serie ‘non provare a
fare
battute’.
Kairi studiò i volti
inaciditi e un po’ esausti dei due amici, comprensiva.
“Riku, Sochan…siete
sicuri di stare bene? E’ successo qualcosa per caso?”
Sora e Riku
sobbalzarono, sentendosi colti in fallo, e Sora portò le mani davanti
al volto,
come per creare una barriera invisibile, reazione che fece capire a
Kairi che
ci aveva azzeccato in pieno.
“MA NO, FIGURATI, E’
TUTTO A POSTO! EHEH!” quasi gridò Sora, imbarazzato e per nulla
convincente.
Kairi inarcò un
sopracciglio, assolutamente convinta che quei due stessero nascondendo
qualcosa, ma Rikku spezzò quell’atmosfera pesante facendo ondeggiare il
nastro
del concorso sulla faccia di Riku, strusciandogliela
addosso…letteralmente.
“Ricchaaaaaa-aaaan!
Guarda, guarda! Sono la più bella di tutto il villaggio! Ho vinto il
concorso!”
spiegò, come se già non fosse stata
abbastanza chiara “mi dài un bacino per congratularti?”
Riku, che stava
quasi per soffocare sotto quella stoffa colorata di rosa,
si tolse la fascia di dosso e riprese fiato,
guardandosi intorno e cercando una via di fuga.
“Non pensarci nemmeno”
rispose secco, mentre la respirazione tornava normale.
Non avrebbe mai
baciato né lei né qualsiasi altra ragazza, poteva scommetterci!
Nonostante tutti,
Sora per primo, fossero convinti che lui avesse già baciato, Riku non
aveva
ancora fatto nulla del genere con nessuno.
Ebbene sì, doveva
ammetterlo: voleva dare il suo primo bacio a Sora.
C’era forse qualcosa
di sbagliato?!
Tutti avevano dei
sogni nascosti, e questo era il suo.
Solo perché lo
definivano un gran figo o chissà che altro –cosa con il quale lui non
era poi
così d’accordo, perché ognuno ha una visione diversa, dela bellezza…per
esempio, a lui Sora sembrava bellissimo, mentre quando si guardava allo
specchio non si piaceva granchè- credevano che fosse un dio dei baci,
del sesso
e del kamasutra, pensiero
che lo faceva alterare non poco.
Insomma, aveva
sedici anni compiuti e tutti credevano che avesse una carriera da
attore di
film porno alle spalle.
Diamine.
“Riku? Cosa
fai lì impalato? Non vieni ai bungalow?”
Riku si accorse solo
allora che Kairi e gli altri gli davano le spalle, pronti per andare a
dormire.
Il ragazzo mostrò
una smorfia imbarazzata, rendendosi conto di essere rimasto così
intrappolato
nei suoi stupidi pensieri da non aver nemmeno visto i suoi amici
lasciarlo
indietro.
“No, io..arrivo tra
un minuto. Chiudo il ristorante, porto le chiavi a Xaldin e vi
raggiungo.”
“Ti accompagno.”
Sora gli corse
incontro con una faccia stranissima e gli occhi bassi, e sembrò non
vedere che
Kairi lo osservava contrariata.
“…voi due mi nascondete qualcosa.” Fece,
sospettosa.
“Oh, andiamo,
lasciali perdere, Kacchan. Lo sai come sono fatti” fece Tidus, dandole
una
pacchetta amichevole sulla spalla “fanno tanto i santarellini, ma hanno
un
sacco di segreti. Buonanotte, ragazzi.” Esclamò il biondino, e prese
con
sicurezza Kairi per un braccio, trascinandola in avanti e senza
lasciarle tempo
di aggiungere altro.
Riku e Sora, fermi
come alberi, videro i compagni allontanarsi, con Kairi che si voltava a
guardarli un po’ arrabbiata ogni tre secondi, e quando furono
abbastanza
distanti Riku, restando in silenzio, si voltò ed estrasse un grande
mazzo di
chiavi dalla tasca dei jeans.
Sora rimase a
fissarlo mentre infilava una chiave nella serratura in ottone come se
fosse
l’operazione più importante del mondo, e intanto pensava a cosa dire.
Non sapeva neanche
lui perché era rimasto.
Sapeva soltanto che
si sentiva …lontano da Riku, e quetso lo faceva diventare ancora più
matto di
quanto già non fosse.
Riku impiegò un
minuto per chiudere quella stramaledettissima porta, senza aspettarsi
che Sora
dicesse qualcosa.
Sora era sempre
logorroico ma, chissà perché, quando doveva scusarsi o si sentiva a
disagio non
sapeva mai cosa dire, manco si trovasse davanti a un parroco e fosse
costretto
a raccontare che la sera prima era andato su un forum a tema shonen-ai
o cavolate
del genere.
Sora si succhiò una
guancia, ancora in cerca di quelle parole che però proprio non gli
venivano in
mente, e che invece sarebbero state utilisime
per giustificare il fatto che fosse rimasto là con lui invece di
andare
con gli altri…invece di andare con Kairi.
Aveva agito
d’istinto, e non aveva considerato l’idea di poter restare da solo con
lei.
Aveva preferito
tornare da Riku, forse per scusarsi, o forse perché lo sentiva distante.
Sora aveva sempre
avuto paura che le loro strade si dividessero…che, con gli anni, la
loro
amicizia sarebbe diventata sempre più sottile, fino a scomparire come
una scia
di fumo.
Non che pensasse che
il loro legame fosse debole…solo, sapeva che la vita richiede sempre
qualche
allontanamento da chi ci è caro.
E Sora aveva bisogno
di Riku, della sua compagnia, dei suoi silenzi quando gli raccontava
dei
problemi con la scuola e coi prof.
Aveva bisogno del
suo sguardo taciturno quando lui andava a casa sua, il pomeriggio,
senza essere
stato invitato, e gli piombava in camera dicendo ‘mi devi aiutare’ e
gli
spiegava il casino del giorno, parlando a mitraglietta e aspettando una
risposta che, puntualmente, non arrivava; eppure, quando tornava a
casa,
ripensando agli occhi di Riku, capiva che, dietro a quello sguardo,
c’era un
consiglio, un tentativo di aiuto, o anche solo un velo di tristezza,
quando
magari non sapeva cosa potergli dire.
Sora, mentre Riku si
alzava e teneva le chiavi con cui aveva appena sigillato la porta in
mano,
ripensò a tutto questo, a tutte le volte in cui Riku lo aveva aiutato
fingendo
di non farlo, facendogli credere di essere riuscito da solo a risolvere
i suoi
problemi.
Il più piccolo alzò
gli occhi verso le stelle, poco luminose in confronto alla notte
precedente, e
si rese conto di quanto Riku gli volesse bene, anche se in modo
silenzioso e
nascosto.
Non come lui, che lo
abbracciava e gli diceva ‘grazie’ o lo chiamava ‘my friend’ appena si
presentava l’occasione: Riku gli voleva bene semplicemente guardandolo.
Riku si voltò verso
Sora, temendo quello che sarebbe successo, ma quando lo vide guardare
le stelle
con gli occhietti un po’ tristi sentì un dolore terribile allo stomaco.
Era in momenti come
questi che la sua autostima diventava inesistente.
Lo stava facendo
star male, Riku lo aveva capito, conosceva Sora fin troppo bene per non
sapere
cosa volesse dire quello sguardo.
Sora si accorse che
l’amico lo stava guardando.
Avrebbe voluto
girarsi, togliere gli occhi da quello stupido cielo e dirgli che gli
dispiaceva, che prima era stato uno stupido ad imbarazzarsi, e che non
voleva
perdere la sua amicizia; avrebbe voluto dirgli che se c’era
un problema poteva parlargliene, perché
non era uno stupido, e perché teneva troppo al suo affetto nascosto per
poter
rimanere senza.
Avrebbe voluto
dirgli questo e molto di più, ma per una volta non riuscì a parlare, e
finse di
continuare ad ammirare le stelle.
Sapeva che Riku non
avrebbe mai rotto il silenzio, perché quello era sempre stato il suo
ruolo, e
infatti il più grande si limitò ad alzare anche lui gli occhi al cielo,
tacendo.
Sora provò a dire
qualcosa, ma la gola gli faceva troppo male, e anche il collo iniziava
ad
indolensirsi.
Decise comunque di
provare a parlare, anche per dire un’assurdità vergognosa.
“A te non piace
guardare le stelle.”
Non aveva usato un
tono antipatico.
Era stata solo
un’osservazione, e Riku lo sapeva, ma rimase felice che
Sora avesse rotto il silenzio.
“Non mi piace
nemmeno la notte, se è per questo.”
“Ma la notte è
bella!” fece Sora, sentendo che, piano piano, stava tornando lo stesso
di sempre,
che piano piano stava riuscendo a scrollarsi di dosso quei bruttissimi
pensieri.
Riku lo guardò,
finalmente, e sorrise.
“A me piace più il
giorno.”
“Perché?” fece Sora,
quasi offeso che il suo amico non gli desse ragione.
Riku non gli dava mai
ragione, e perciò si arrabbiava
spesso con lui.
M stavolta l’aveva
fatto quasi per scherzo, capendo che, forse, Riku stava cercando di
dirgli
qualcosa, e lui, per una volta, voleva riuscire a capirlo.
Riku fece una breve
risata.
Per un istante pensò
di dirglielo davvero.
Di dirgli che a lui
il giorno piaceva perché il cielo, quando c’era il sole, aveva lo
stesso colore
dei suoi occhi; perché, sotto i raggi, la sabbia diventava chiara come
i suoi
capelli quando non erano impantanati dal gel; perché il giorno era come
lui.
Il giorno era un
tempo perfetto, erano delle ore sempre uguali, ma che non lo stancavano
mai.
Il giorno, anche
quando lui si sentiva triste, gli riservava sempre un momento di
allegria, un momento in cui…dimenticava tutto
il resto
del mondo.
Ma si limitò a
sorridere guardando il terreno e a voltarsi, dandogli le spalle.
Sora gli lanciò un
piccolo insulto, che aveva cercato di rendere volgare con un tono di
voce da
adulto, senza ovviamente riuscire a concludere niente, e aspetttò che
Riku si
fermasse e lo chiamasse, gli dicesse qualcosa come ‘che fai, resti lì
come un
demente? Sbrigati’, e lui lo avrebbe raggiunto.
Eppure Riku non si
girò, continuò a camminare, guardando dritto avanti a sé.
Sora non si mosse
per qualche istante, poi si arrese al fatto di essersi sbagliato.
Iniziò a cammminare,
dietro di lui, con le mani in tasca, chiedendosi se Riku stesse davvero
bene,
se non se la fosse presa con lui per qualche motivo.
“Ehi, pulce, che
fai, rimani indietro come i bambini?”
La voce del più
grande gli fece alzare lo sguardo.
Riku si era fermato,
e lo guardava.
E sorrideva.
Sora, senza
aggiungere niente, corse e lo raggiunse, e accanto ripresero a
percorrere la
strada per il bungalow di Xaldin.
Sora, senza
pensarci, prese la mano di Riku e la strinse con forza.
Riku sussultò a quel
contatto inaspettato, e senza capire guardò l’amico, che osservava il
cielo,
stavolta con il suo bellissimo sorriso di sempre.
Capì che non aveva
niente da spiegare, che Sora lo aveva fatto d’istinto, per cercare di
colmare
quel vuoto tra i loro corpi, quel vuoto inaspettato che a volte si
creava tra
loro.
Riku rimase nel
panico per qualche minuto, ma poi scosse la testa leggermente, quel
poco che
bastava perché Sora non lo vedesse.
Decise che non era
il momento di farsi problemi, non era il momento di pensare a niente.
Per una volta,
voleva soltanto allontanare tutti i problemi e tutte le preoccupazioni.
Per una volta, capì
che l’unica cosa da fare era ascoltare il silenzio e stringere anche
lui la
mano di Sora, piano, ma forte allo stesso tempo, come se quella presa
potesse
saldare il loro legame.
Come se potesse
unirli per sempre.
**
Quel depravato
schifoso!!
Quello
schifossissimo insetto gigante!!!
Quel..quel
ninfomane!!
Roxas non sapeva più
come altro chiamare quell’essere immondo che, la sera prima, gli aveva
fregato
il primo bacio come se fosse la cosa più inutile del mondo.
Smembrò il pollo fritto*** con cui stava facendo colazione, e
masticò così forte
da farsi male alla mascella, sfogando la sua rabbia sul boccone.
Pensava e ripensava
a quel dannatissimo bacio senza sosta, e nella sua mente vedeva la
stessa scena
come fosse stato al cinema, nonostante il suo unico desiderio fosse
quello di
scordare l’accaduto il prima possibile.
Ma, per sua
grandissima sfiga, avev sempre avuto una memoria infallibile.
Si ricordava ancora
di quando Sora, due anni prima, in classe, gli aveva mandato un
bigliettino di
nascosto dal prof, il primo di una lunghiiiiissima serie, e le parole
scritte
sulla carta gli tornarono in mente con orrore: “Roku, stavo pensando…ma
non è
che sei gay?”
Addentò un'altra
porzione di pollo, ripensando alla spiegazione che Sora gli aveva
fornito
durante l’intervallo: secondo quel decerebrato, solo perché non era mai
stato
con una ragazza si sentiva in dovere di chiamarlo omosessuale.
Roxas ricordò di aver
risparmiato a Sora la delusione di ricordargli che anche lui non era
mai stato
con nessuna, e si pentì amaramente di non averglielo fatto presente
allora.
Ormai era troppo
tardi, e ripensare a quell’avvenimento o ad altri mille perfettamente
inutile: di
certo tormentarsi di ricordi ridicoli come quello non avrebbe cambiato
le cose.
Roxas capì che
poteva prendere due strade: o andare avanti come se non fose accaduto
nulla
(ciò significava non dire assolutamente niente a nessuno, né a Kairi né
tantomeno a quel menomato di Sora), oppure costruire una macchina del
tempo
nell’arco di ventiquattr’ore e tornare alla sera prima, e sarebbe stato
attento
a non ridere, altrimenti Axel lo avrebbe colto alla sprovvista e lo
avrebbe
baciato ancora, e lui avrebbe dovuto rifare di nuovo tutto da capo e…
Scuotendo la testa,
optò per la prima ipotesi, anche perché sarebbe dovuto essere un genio
per
avverare la seconda, e il massimo che lui poteva vantare era un otto in
storia.
Amareggiato,
sparecchiò il suo posto, evitando di rispondere alla scomoda voce di
Sora che,
sporco di latte come un bambino, gli chiedeva “Ha già finito,
Rokuchan?”, e,
ben attento a non incrociare lo sguardo di Axel, che chiacchierava con
Demyx e
Xigbar in un angolo del tavolo lì accanto, lasciò il salone ristorante
con la
colazione sullo stomaco.
Kairi vide
suo cugino uscire da lì con la
stessa faccia di uno che ha ricevuto un pessimo regalo per Natale, e arrabbiata si alzò per prendere dell’altro
caffè.
Insomma, cosa
avevano tutti quanti?
Riku e Sora che si
comportavano come due amichetti di dieci anni che condividono un
segreto che
non riveleranno a nessun altro, Roxas che non le aveva raccontato di
come era
andata con Axel, Selphie e Wakka che, da quando si erano incontrati, si
erano
isolati dal resto del cosmo per scambiarsi bacetti e imboccarsi tra
loro…cos’era, il mondo stava impazzendo e nessuno le aveva fatto la cortesia di avvertirla?!
**
“Le porto subito il
suo takoyaki****, signora Tatewakii” esclamò Sora, pimpante, facendo
sorridere
la cliente e tornando nelle cucine a passo svelto.
“Xal-san, è pronto
il takoyaki per il tavolo trenta?” chiese, affacciandosi ai fornelli e
acchiappando rapido un menù, facendosi largo tra il fumo e gli odori
che
riempivano la stanza.
C’era un via vai
pazzesco, tra cuoci, camerieri e lavapiatti, ma la voce di Xaldin gli
arrivò
così forte da far sembrare il caos proveniente dalla clientela il
cinguettio di
un uccellino contro il rombo di una sega elettrica.
“Sora, ti sembra che
mi stia divertendo qui dietro?! Ho solo due mani, porca miseria!”
“E allora usale alla
svelta, al tavolo nove aspettano ancora l’Agedashi Tofu*****!” disse
Roxas,
facendo irruzione rapido nella cucina e dando una pacca sulla spalla a
Sora.
“So-chan,
sbrighiamoci a portare quei menu ai signori Haminabe”
Sora fece un cenno
serio col capo, meravigliandosi di quanto zelo riuscisse a mettere nel
lavoro,
proprio lui, che era sempre stato di una pigrizia vergognosa, e con una
strana
acrobazia acchiappò atri menù che porse a Roxas, e assieme tornarono in
sala,
quasi correndo.
Yuna, che aveva
assistito alla scena, le ginocchia doloranti piegate sul pavimento e un
piatto
gocciolante in mano, si asciugò un attimo il sudore sulla fronte, e
riprese
piano a togliere il grasso dalla superficie del piatto con una spugna
maleodorante.
Odiava quel lavoro,
ma in fondo non era male avere così tante occasioni di guardare Sora,
perciò
non se la sentiva di lamentarsi.
Però era anche vero
che non aveva un minuto libero, e non riusciva mai neanche a chiamarlo
con una
scusa, giusto per vedere il suo volto sorriderle senza un motivo
preciso.
Sospirò
pesantemente, gesto che richiamò l’attenzione di Paine, che distolse lo
sguardo
dalla pentola che stava sgrassando e le dedicò un’occhiata gelida.
“Problemi, Yucchan?”
chiese, secca.
Paine non era mai
stata una tipa di molte parole, ma Yuna sapeva che la sua amicizia nei
confronti suoi e di Rikku era sincera, e sorrise lievemente per non
preoccuparla in modo inutile.
“No, va tutto bene.”
Paine studiò l’amica
che, indispettita, riprese a pulire il piatto.
Una voce squillante
ruppe il piccolo silenzio che si era creato
tra loro, facendole ussultare entrambe, e dalla spalla di Yuna
comparve
un Tidus esuberante.
“Ehy, ragazze, cosa
sono quei musi lunghi? Coraggio, manca poco alla fine del turno! Poi
andiamo
tutti in spiaggia!”
“In spiaggia ci vai
tu, Ticchan. Io ho bisogno di sfogarmi, vale a dire che me ne andrò in piscina a sfottere Rikku che lavora mentre
io mi riposo con una bibita e il mio bikini preferito” fece Yuna,
scherzosa.
Tidus avrebbe voluto
risponderle che non era un cosa molto carina, ma la visione di Yuna in
costume
bastò ad ammutolirlo e a convincerloa
tornare ai tavoli.
Paine lo vide
allontanarsi, poi osservò Yuna che, non essendosi accorta di nulla,
approfittava
del caos generale per mandare un
messaggio col suo cellulare fucsia.
Doveva fare
qualcosa, non ce la faceva più a vedere
Tidus in quello stato patetico!
Decise di agire, di
farli andare incontro, e non per buonismo o affetto.
Semplicemente, non
sopportava tutti questi casini amorosi.
Insomma, era
talmente ovvio che a Tidus piaceva Yuna, perfino quello scemo di Sochan
ne era
al corrente!
Cercò di pensare a
un piano, ma sul momento non le venne in mente niente di così geniale
da essere
segnato.
Decisamente,, non
era proprio il tipo da fare da consulente matrimoniale, e presa dalla
rabbia di
sentirsi inutile sfregò così forte la spugna nella padella che quelle
croste
schifose si stacarono con un suono altrettanto disgustoso.
Che razza di
vacanza!!
Note dell’autrice:
Mi scuso se ho
aggiornato in ritardo, ma ero in vacanza e non ho avuto possibilità di
scrivere.
Allora, inizio col
dire che ODIO questo capitolo con tutto il cuore, perché mi sembra
assolutamente inutile sotto tutti i punti di vista, ma è anche vero che
senza
questi capitoli intermediari la storia non finirebbe più, quindi sono
necessari
e, allo stesso tempo, terribilmente irritanti, ma tant’è ^^.
Spero comunque che
almeno voi lo gradiate; per quanto mi riguarda, non penso che lo
rileggerò mai
XD mi è venuto spaventosamente mieloso in certi punti e totalmente
merdoso in
altri!
L’unica parte che mi
ha DAVVERO soddisfatta è stata quella di Riku e Sora 0w0 ma loro
renderebbero
dolce anche una torta al carciofo, quindi non conta *_*.
Adesso spiegherò le
parti con gli asterischi, che sono davvero tante XD forse sto
esagerando, con
questi asterischi o__O
* : gli
art-book sono praticamente dei libri che raccolgno immagini
inedite, a colori e non, di anime, manga, videogiochi etc. Sono dei
veri e propri
volumi che raccolgono appunto disegni fatti dai creatori del suddetto
prodotto
a scopo pubblicitario e non, e sono una vera e propria chicca per ogni
fan che
si rispetti (piccola nota: io non ne ho neanche uno XD ma mi considero
lo
stesso una brava fangirl u__u). Sono facilmente reperibili anche qui in
Italy.
** : la parola baka
in giapponese significa “idoita” o
“stupido”, a seconda delle occasioni. So che vi state chiedendo: perché
ho
inserito un insulto giapponese se scrivo in italiano? La verità è che
non so
cosa rispondere XD morivo semplicemente dalla voglia di mettere questa parola in una mia storia, prima o poi XD
chiamatemi pazza se volete ma la trovo divina ^^
*** : ebbene sì,
avete letto bene: pollo fritto, e Roxy lo mangia (anzi, lo sbrana) per
colazione ^^. I Giapponesi mangiano cose strane, di prima mattina. Poco
importa
se dopo due righe dico che Sora si beve il latte XD cosa che è molto
raro
avvenga u___u. Aggiungo anche che in
Giappone la colazione è salata, non dolce come da noi. Ciò
nonostante, a volte mangiano anche
cappuccini e brioches, ecco perché in un capitolo precente (non ricordo
quale
XD) Roxas (sempre lui) mangiava invece un cornetto e non roba salata ^^.
**** : i takoyaki
sono praticamente degli spiedini di polpo. Dico
sul serio! Il polpo si fa a polpettine, si cucina e poi lo si
infilza
nel bastoncino. Ecco a voi i takoyakiii!! *ride*
***** : l’Agedashi
Tofu è il Tofu fritto. Il tofu è conosciuto da noi come ‘formaggio di
soia’
(non l’ho ami assaggiato, chissà com’è? Voi lo assaggiareste? XD) Il
tofu può
essere cucinato in tantissimi modi. Uno di questi è appunto friggerlo
^^.
Spero di esservi
stata d’aiuto, con tutte queste note! Anzi, mi spiace se vi ho
annoiati, ma
vorrei cercare di rnedere la fanfiction il più fedele possibile a
tradizioni e
culura giappnese. Inoltre, lo ammetto, mi piace citare cibi, manga e
altre cose
simili, fa sentire un po’ orientale anche me!
Ma bando alle
ciance, rispondiamo alle recensioni!!! YATTAAAAA!!!
Nancy92: è la prima
volta che recensisci la mia storia, vero? Felicissima di conoscerti,
Nancy, e
grazie di apprezzare tanto la mia storia! Axel ci ha messo sette
capitoli per
dare un bacetto mini a Roxas, spero non impieghi tanto anche per il
secondo!
Ahah *ride* (come speri?! GUARDA CHE L’AUTRICE SEI TU! Nd tutti i
personaggi)
(ma voi sfuggite al mio controllo, quando scrivo u.u. Non fate mai
quello che
vorrei ordinarvi nd me) (Eh ci credo, te scriveresti porctae yaoi da
mattina a
sera >////< nd tutti) (bugiardi, non è vero! Non riesco a
scrivere cose
erotcihe, e voi lo sapete! Nd me) (è perché mai? Nd tutti) (…perché
ogni volta
che provo a descrivere una situazione spinta sbotto a ridere XD nd me)
(tu non
sei normale =___= nd tutti *se ne vanno e la lasciano sola*)
Spero continuerai a
seguirmi ^^
Piccola_Stella (ho
abberviato, tanto ormai siamo amiche ^^):
anche stavolta la tua recensione è lungaaaa!! ADORO i commenti
sostanziosi com il tuo, sono divertentissimi!!
Roxas: RIECCOTI! SEI
TU!
Me: che ci fai qui?
Torna nel capitolo!!
R: non ci penso
neanche! A Piccola Stella rispondo io!
Me: cosa vorresti
fare tu?
R: hai capito bene!
M: ma io…
*Memy viene
improvvisamente rinchiusa nello stesso sgabuzzino dove l’altra volta
aveva
lasciato Axel e Roxas*
R: Piccola
Stella, io non ho cercato conforto
proprio da nessuno, chiaro?! Ho guardato quel beota solo per caso!!
Me: se se come no
R: ARGH! Ma come hai
fatto ad uscire?
M: ho la copia delle
chiavi *___*
R: =___= *Memy lo
chiude di nuovo nello sgabuzzino*
Stavamo dicendo? Ah,
sì, Roxy e Axel! Pucciosi, vero? Già già, anche io credo che la
spiaggia sia
stata un’ottima ambientazione ^^ E’ molto romantica, soprattutto al
chairo di
lunaaaa! Sono stra felice che la scena della song ti sia piaciuta, ne
vado
particolarmente fiera!! E’ bellissimo sapere che una storia che diverte
voi a
leggere fa morire dalle risate me mentre la scrivo! Oddio aspetta, la
frase mi
è uscita male..vabbè fa niente, spero sia arrivato il concetto XD.
Aspetto una
tua recensione dal profondo sud anche per questo chappy, mi raccomando
Stellina
*___*
Coco Bandicoot:
grazie mille per avermi inserita tra i preferiti!! Davvero, ne sono
super
contenta! E’ bello vedere che la storia sta piacendo a molti! In
effetti sta
riscuotendo successo un po’ ovunque, e sinceramente non me lo aspettavo
XD
voglio dire, avevo cominciato a scriverla più che altro perché mi
annoiavo,
però ora sta diventando parecchio importante anche per me! Spero mi
dirai cosa
ne pensi di questo capitolo!!! Grazie mille ancoraaaaa
INFINE, UN ABBRACCIO
FORTE FORTE ANCHE A CHI MI SEGUE SENZA RECENSIRE E A
CHI HA AGGIUNTO LA STORIA TRA I PREFERITI !
UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI^^
Spero vi sia
piaciuto il capitolo! Al prossimo chappy ^
*MagikaMemy*